giovedì 30 luglio 2009

Le cavallette

Tratto da L'Espresso del 30.07.2009

N.B.: pregasi NON commentare con str.....e sull'orientamento politico del periodico suddetto. In questo blog si parla della terra su cui poggiamo i piedi, non della lotta tra il bene e il male secondo i diversi punti di vista.

Dagli anni Novanta i comuni italiani stanno autorizzando nuove costruzioni a ritmi vertiginosi: oltre 261 milioni di metri cubi ogni 12 mesi. Nel giro di tre lustri, dal 1991 al 2006, ai fabbricati già esistenti si sono aggiunti altri 3 miliardi e 139 milioni di metri cubi di capannoni industriali e lottizzazioni residenziali. È come se ciascun italiano, neonati compresi, si fosse costruito 55 scatole di cemento di un metro per lato. Il record negativo è del Nordest, con oltre un miliardo di metri cubi, pari a una media di 98 scatoloni di cemento per ogni abitante. Il risultato, secondo l'Istat, è «impressionante ». Al Nord l'intera fascia pedemontana è diventata un'interminabile distesa di cemento e asfalto «quasi senza soluzioni di continuità»: città e paesi si sono fusi formando «una delle più vaste conurbazioni europee». Una megalopoli di fatto, cresciuta senza regole e senza alcuna pianificazione, che dalla Lombardia e dal Veneto arriva fino alla Romagna. Al Centro «stanno ormai saldandosi Roma e Napoli». E nel Mezzogiorno «l'urbanizzazione sta occupando gran parte delle aree costiere». L'escalation edilizia, come certifica sempre l'Istat, non ha alcuna giustificazione demografica. Tra il 1991 e i 2001, date degli ultimi censimenti, la popolazione italiana è lievitata solo del 4 per mille, immigrati compresi, mentre «le località edificate sono cresciute del 15 per cento». Nonostante questo, dal 2001 al 2008 il consumo di territorio è aumentato ancora: in media del 7,8 per cento, con punte tra il 12 e il 15 in Basilicata, Puglia e Marche e un record del 17,8 in Molise. Fino agli anni '80 la Liguria era la regione più cementificata. Negli ultimi sette anni le capitali del mattone, come quantità assolute, sono diventate Lazio, Puglia e Veneto. Solo quest'ultima regione ha perso altri 100 chilometri quadrati di campagne. A colpi di condoni Le statistiche dell'Istat segnalano un rapporto diretto tra i nuovi fabbricati e le sanatorie dei vecchi abusi, varate sia dal primo che dal secondo governo Berlusconi. Nonostante i proclami di regolarizzazione che accompagnavano ogni condono, l'edilizia selvaggia ha continuato ad arricchire i furbi: nel 2008 l'Agenzia per il territorio ha scoperto, solo grazie alle foto aeree, oltre un milione e mezzo di immobili totalmente sconosciuti al catasto, cioè non registrati neppure come abusivi. Uno scandalo concentrato al Sud. Al Nord invece la legge Tremonti del '94, che detassava gli utili per farli reinvestire in nuovi macchinari aziendali, in realtà ha fatto esplodere la costruzione e l'ampliamento dei capannoni industriali e commerciali: oltre 156 milioni di metri cubi all'anno. Dietro la cementificazione del territorio c'è anche un'altra ingiustizia fiscale. Damiano Di Simine, responsabile di Legambiente in Lombardia, spiega che «l'assurdità del caso italiano è che i comuni sono costretti a finanziarsi svendendo il territorio »: «Gli oneri di urbanizzazione, da contributi necessari a dotare le nuove costruzioni di verde e servizi, si sono trasformati in entrate tributarie, per cui le giunte più ricche e magari più votate sono quelle che favoriscono le speculazioni». Nei paesi europei più avanzati succede il contrario: apposite "tasse di scopo" puniscono chi consuma territorio. Mentre in Italia, come segnala l'Istat, la pressione edilizia è tanto forte da scaricare i cittadini perfino «in aree inidonee per il rischio sismico o idrogeologico ». E tra migliaia di enti inutili, non esiste neppure un ufficio pubblico che misuri l'avanzata del cemento. La distruzione del verde L'unico studio di livello scientifico è stato pubblicato all'inizio di luglio da un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano, dell'Istituto nazionale di urbanistica e di Legambiente. L'Istat infatti può quantificare, scontando i ritardi delle burocrazie locali, solo i «permessi di costruire», cioè le licenze legali. Alle statistiche ufficiali, dunque, sfuggono tutti gli abusi edilizi, oltre alle chilometriche colate di asfalto, dalle strade ai parcheggi, che accompagnano e spesso precedono le nuove costruzioni. Mettendo a confronto foto aree e mappe della stessa scala, disponibili solo in tre regioni e in poche altre province, i ricercatori di questo "Osservatorio nazionale sui consumi di suolo" hanno scoperto che in Lombardia, tra il 1999 e il 2005, sono spariti 26.728 ettari di terreni agricoli. È come se in sei anni fossero nate dal nulla cinque nuove città come Brescia. La media quotidiana è spaventosa: ogni giorno il cemento e l'asfalto cancellano più di 10 ettari di campagne in Lombardia e altri 8 in Emilia, dove tra il 1976 e il 2003 (ultimo aggiornamento geografico) è come se Bologna si fosse moltiplicata per 14. Lo studio smentisce anche il luogo comune che vede nel cemento l'effetto dello sviluppo produttivo. In Friuli, tra il 1980 e il 2000, è scomparso meno di un ettaro al giorno. Mentre il Piemonte ha perso più di 68 chilometri quadrati di campagne nel decennio 1991-2001, quando il suolo urbanizzato è aumentato dell'8,7 per cento, mentre la popolazione è scesa dell'1,4. Gli urbanisti del Politecnico ammoniscono che questo modello di sfruttamento (l'Istat lo chiama «consumismo del territorio») ha ricadute pesantissime sulla vita delle famiglie. «Il fenomeno delle seconde e terze case è legato anche alla fuga dalle città sempre più invivibili», riassume il professor Arturo Lanzani: «Ma la scarsissima qualità dei nuovi progetti finisce per spostare il traffico e lo smog verso nuovi spazi congestionati ». Paolo Pileri, il docente che dirige l'Osservatorio, fa notare che «in Germania, Olanda, Gran Bretagna, Svezia e Svizzera i governi cambiano le leggi urbanistiche per limitare fino ad azzerare i consumi di suolo. Mentre in Italia non abbiamo neppure dati attendibili». Anzi, il governo punta tutto su un nuovo boom edilizio. Le pagelle al piano casa Per il presidente di Italia Nostra, Giovanni Losavio, la riforma berlusconiana «è peggio di un condono, perché abolisce le regole anche per il futuro: permessi e controlli diventano inutili, ora basta la parola del progettista». «Bocciatura piena » anche da Legambiente, che ha fatto l'esame delle singole leggi (o progetti) regionali di attuazione: «promosse» solo Toscana, Puglia e provincia di Bolzano, che oltre a salvare parchi e centri storici, impongono rigorose migliorie ecologiche e risparmi energetici. A meritare i voti peggiori sono i piani casa delle regioni più cementificate: in Veneto la legge Galan concede aumenti di volume perfino ai capannoni più orribili, in Sicilia la giunta progetta «bonus edilizi fino al 90 per cento acquistabili dai vicini». E in Lombardia spunta il "lodo Cielle": un premio del 40 per cento per l'edilizia sociale, ma con «possibile vendita a operatori privati». «Rimandate con debiti» tutte le altre regioni, mentre in Val d'Aosta è pronto il «piano camere»: più cubatura anche per gli alberghi. Il bilancio nazionale è «un puzzle urbanistico con regole diverse in ogni regione». E se in generale le giunte di sinistra resistono al Far West edilizio, la Campania fa eccezione. Vezio De Lucia, urbanista di Italia Nostra, e Ornella Capezzuto, presidente del Wwf Campania, sono i primi firmatari di un appello che descrive il piano casa varato dalla giunta Bassolino come «un nuovo sacco edilizio»: «Il solo annuncio della liberalizzazione delle nuove residenze nelle aree dismesse, senza neppure il limite che le fabbriche interessate siano davvero già chiuse, ha fatto triplicare in pochi giorni il valore dei capannoni». Il consigliere regionale della sinistra Gerardo Rosania, che da sindaco di Eboli fece demolire 437 villette abusive, lancia una mobilitazione antimafia: «Ci si dimentica che qui siamo in Campania. Chi può fare incetta di industrie abbandonate pagando subito è solo la camorra». Alleluja.

venerdì 24 luglio 2009

Il caso Zunino e la lezione per le banche

Riprendo quasi integralmente dal Corriere della Sera del 22 luglio 2009, il commento dell'editorialista economico Massimo Mucchetti. Segue postilla.

Lo spigoloso profilo del cavalier Luigi Zunino proietta l’ombra di 3-4 miliardi di sofferenze sui bilanci delle banche e, in particolare, mette alla prova la più esposta fra loro, quell’Intesa Sanpaolo che all’atto di fondazione si propose — e non a torto date le dimensioni, la storia e la cultura — come banca del Paese, ma anche Banco Popolare e Unicredit. Tra sette giorni il tribunale di Milano deciderà se dichiarare fallita l’immobiliare Risanamento. [...]

La sentenza è attesa. Potrebbe fare giurisprudenza nell’Italia alle prese con tante ristrutturazioni imposte dalla crisi. Ma comunque vada, la storia di Zunino, uomo d’affari piemontese dall’ego smisurato («sono il pilota di Formula Uno del mattone», diceva di sé), rischia di rivelarsi fonte di imbarazzi per quanti gli hanno dato fiducia pressoché sulla parola, mentre alla clientela minuta si pratica l’esame del sangue com’è anche giusto che si faccia quando si maneggiano i soldi degli altri.

L’imbarazzo nasce dal bilancio 2007 della Zunino Investimenti Italia, la holding non quotata che possiede le immobiliari Tradim e Nuova Parva, anch’esse non quotate, e la Risanamento. Ebbene, lo stato patrimoniale consolidato esponeva 3,5 miliardi di debiti a fronte di 96 milioni di capitale e riserve. La leva finanziaria era pari a 35 volte, e con una singolare postilla: la quota di capitale e riserve di Zunino e della moglie Stefania Cossetti era pari a 421 mila euro. Sull’immobiliare circolano molte teorie. Il campione dei campioni del ramo, Francesco Gaetano Caltagirone, lavora con una liquidità su cui aleggia la leggenda. Nel 2007, la Beni Stabili aveva 2,1 miliardi di capitale e 2,2 di debiti finanziari. E gronda affitti e può contare sul prestigio di Leonardo Del Vecchio, il signor Luxottica. Ma c’è anche chi ritiene che, per costruire o per comprare e vendere palazzi, si possa far leva con tanto debito su poco capitale.

Quasi vent’anni fa, Salvatore Ligresti aveva spinto la Premafin fino ad avere 12 lire di debito ogni lira di capitale. E però Mediobanca gli organizzò il rientro attraverso un aumento di capitale garantito obtorto collo dalle banche. Era una forzatura. E infatti la Borsa non sottoscrisse l’intera offerta. Ma fu comunque una soluzione rigorosa. E forse anche per questa memoria—o forse perché Zunino era un antico cliente Cariplo, altro «giro» milanese — l’attuale dirigenza di Mediobanca ha sempre manifestato riserve sulla tenuta dell’immobiliarista, ancorché fosse entrato nel suo azionariato comprando un 4% con i soldi delle altre banche. Il consiglio di amministrazione della Zunino Investimenti Italia, invece, ha presentato ai primi del 2008 un piano di dismissioni e di rinegoziazione del debito con le banche. Nessun aumento di capitale. Ma tanto basta agli amministratori per «garantire» la continuità aziendale e alla Reconta Ernst Young di concedere la certificazione dei conti, dopo averne evocato le tensioni finanziarie. Il bilancio 2008 non è ancora disponibile sul Cerved nonostante siamo alla fine di luglio.

La sua lettura sarebbe interessante per vedere quale impatto hanno avuto sui conti le poche dismissioni effettuate, tra cui quella in perdita di azioni Mediobanca, e la svalutazione verticale della partecipazione in Risanamento. Nell’attesa ci si chiede come sia stato possibile non mettere alle strette Zunino e costringerlo a metterci i soldi se li aveva o a passare la mano, a vendere aree e palazzi anziché emettere altri 220 milioni di obbligazioni. La crisi ha fatto crollare i prezzi degli immobili, ma che senso aveva, anche prima, finanziare lo sviluppo di un costoso quartiere by Norman Foster nella periferia di Rogoredo quando la città di Milano perde centinaia di migliaia di abitanti solo in parte rimpiazzati dalla cittadinanza extracomunitaria? Ora Zunino si è dimesso.

Ma sono gli interi consigli di amministrazione che dovrebbero seguirlo se a questi organismi si riconoscono un ruolo e una responsabilità. Al di là della sentenza, tocca alle banche assumersi le loro responsabilità: avendo concesso crediti inesigibili sono azioniste di fatto. E poco importa se, a questo punto, la diversa qualità delle garanzie — il palazzo affittato a Sky non è la stessa cosa dell’area vuota di Sesto San Giovanni— farà emergere anche la diversa qualità dei rapporti di banche e banchieri con il cavaliere che, con il quartiere di Santa Giulia, voleva conquistarsi la fama per i prossimi 200 anni.

POSTILLA
Non vogliamo certo fare paragoni tra Zunino e l'Alta Quota, sarebbero improbabili, se non altro per le dimensioni e per le cifre in gioco, ma una domanda ce la permettiamo: è stra-noto che le operazioni immobiliari si fanno prendendo a prestito soldi dalle banche, fornendo in cambio garanzie, spesso proprio ipotecando gli edifici da costruire. Al Comune di Piazzatorre ed ai futuri felici acquirenti di una seconda casa, l'Alta Quota quali garanzie di solidità offre? Chi certifica i suoi bilanci? Le voci che concorrerebbero a formare il megainvestimento galattico da 55 mln di euro non sono mai state descritte in dettaglio (e infatti i conti non tornano), perché?

Non siamo soli

Beh, in realtà lo sapevamo già di non essere i soli ad averne le scatole piene di rilanci turistici a colpi di cazzuola, però, anche se la solitudine non ci spaventa neanche un po', fa sempre piacere sapere che c'è qualcuno che la pensa come noi.

La notizia è vecchiotta, io però l'ho letta solo oggi e quando ho visto l'ultimo commento, quello del signor Gioan, mi si è aperto il cuore.

martedì 14 luglio 2009

Ucci ucci, sento odor di ricorsucci

Rumors provenienti dall'alta valle danno notizia di una riunione carbonara in un condominio della Rossanella, nel corso della quale alcuni congiurati avrebbero deciso di tentare il tutto per tutto: ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Della serie "o la va o la spacca".

Sarà vero? Sarà una bufala? Chi può dirlo? Staremo a vedere.

Attendiamo l'edizione straordinaria "tutti i particolari in cronacaaaa!!!"