martedì 23 novembre 2010

Interceptor

Pronto.
Ciao, com'è?
Solito, tranquillo, tu piuttosto, ha chiuso la faccenda?
Quella?
Sì, quella.
Macché, non ne va dritta una dio***!
Cos'è successo ancora?
Non lo so, eravamo pronti, già fissato l'appuntamento, telefona chi sai da Milano, (omissis), prima lui, poi il suo capo, poi ancora lui..
E?
Eeee, dice, aspettate, dobbiamo fare delle verifiche, fermatevi un attimo...
Cioè?
Cazzo ne so! Ci eravamo sentiti prima dell'estate, tutto ok, poi a settembre, inizio ottobre, tranquilli dice. Adesso richiama mezzo agitato e dice di star fermi ancora qualche giorno. Perché, cosa succede? No no, niente, solo una verifica perché...perché ci han chiesto di approfondire e sapete, c'è di mezzo la (omissis).
Ah.
Eh. No, senti, volevo chiederti...
Dimmi.
Non è che provi tu a capire che cazzo è successo ancora, perché qui c'è nervosismo e non so cosa inventare ancora.
Ok, ti richiamo. Ciao.
Ciao.

Ciao, eccomi.
Allora?
Allora, la cosa sembra stare così, si è mosso (omissis) in persona, ha mandato uno dei suoi a chiedere e quelli là non sapevano che cazzo rispondergli, hanno farfugliato qualcosa, ma non l'hanno convinto sicuro, perché poi (omissis) ha parlato con (omissis) e gli detto chiaramente che non vuole scazzi, che facciano fuori la questione e che se qualcuno ha toppato che se l'inculi pure!
Os***!
Sta in campana anche te che tira aria pesante.
Ma porca p******! Ma che cazzo ne sapevo io, ho chiesto "è tutto a posto?" m'han detto di sì dio****, io non se capisco un cazzo di 'ste cose di chi cazzo devo fidarmi allora???
Ma no, dai, tranquillo, rimediamo, non è mica morto nessuno, le procedure si sistemano, capirai, ne han fatte peggio di Bertoldo in altri casi, questa è una cazzata.
Sì eh ma hai capito, prima una cosa poi l'altra poi il ricorso poi quegli altri rompicoglioni poi quell'altro che dà forfait senza dire un cazzo, poi 'sta storia.
Va ben, però i lavori li hai iniziati no?
Ma sì, quelli su sì, lì li finiscono in un amen, ma se non chiudiamo quegli altri se ne fottono, se ne vanno e ci tocca tirarli fuori noi i soldi. Le banche stanno alla finestra, ce l'han detto chiaro e tondo "o arrivate con i documenti a posto o soldi non ce n'è", ma lo sai cosa vuol dire no?
Eh sì.
Eh.
Senti.
Dimmi.
Ma chi c'è dietro a 'sta cosa? Non è che ci troviamo sull'Eco incorniciati eh? No, voglio dire, personaggi strani non ce n'è vero?
Ma scherzi?! Cosa vai a pensare...
No qui se ne sente una al giorno...
Lì?
In generale dicevo...
Ma no, stai tranquillo, non c'è niente del genere, ci mancherebbe... Senti, ti lascio, ci si sente più tardi o domani ok?
Sì, ciao. Mi raccomando.
Tranquillo, ciao.

Ciao.
Buongiorno.
Novità?
Nessuna nuova, buona nuova eh eh eh...
Mmmhhh
Cosa?
No, pensavo, non è che quelli vogliono che i lavori li prenda una delle imprese amiche loro?
Ma no, non credo almeno, è roba piccola per loro, e poi comunque si farebbero sentire no?
Mah, sì, sì.
Senti, è inutile strizzarsi i coglioni prima del tempo, se sarà il caso ci si penserà ok? Se m'han detto che è un problema di procedure sarà così, e una soluzione la trovano sicuro.
Però che smarronamento!
Eh beh...
Che poi, io mi domando, ma come fanno quelli là a sapere tutto un minuto dopo? Ma chi cazzo sono? Chi cazzo c'è dietro?
Non lo so, non lo so, apparentemente nessuno, ma va a sapere com'è davvero! Qui è un mondo complicato, ti ritrovi dietro al culo gente che non t'eri manco accorto ti seguiva. Ma la cosa che dà da pensare è che qualche volta le cose le sanno un minuto prima! E allora davvero ti chiedi come fanno e se rispondono a qualcuno. Guarda che qui ne vediamo di ogni, lascia stare, che se da 'ste parti arriva Report ci fanno un puntatone!
Guarda, io chiusa 'sta cosa mollo tutto e chi s'è visto s'è visto, perché se poi va buca è meglio essere a duemila chilometri di distanza.
Eh ciao, dove vai? A Antigua anche te? Ah ah ah, ma dai dai, rilassati, tra un mese manco te la ricordi più la menata.
Eh...fanculo va!

Oh, oh!
Eh?
Ma cos'hai stanotte? Continui a borbottare, a scalciare, calmati no!
Niente, niente, solo un brutto sogno. Scusa, 'notte.
Eh, 'notte.

True lies or fake trues?

mercoledì 17 novembre 2010

L'equivoco

Leggendo un commento sul forum vallare, relativo al topic sul progetto "di rilancio" di Piazzatorre, mi ha colpito questa frase: "Forse perderemo un po' di pineta? Forse vedremo qualche abitazione in più? Forse un pochino più di cemento? Sicuramente chi darà il benestare alle costruzioni sarà attentissimo alla tipologia estetica di ambientazione dei nuovi edifici e poi ....... ??? Vogliamo contare che le due colonie del paese riprenderanno vita? Che non saranno più delle costruzioni orride e maltenute? Quanto valore aggiunto ci sarà nella Piazza del paese??? Avete la minima idea di cosa dicono gli amici che porto a PIAZZATORRE, appena passano di fianco alla colonia Bergamasca??? Io direi che il giusto compromesso ci sarà e tutto quello fatto fino adesso non merita commenti negativi. Da adesso anche tecnicamente parte una NUOVA ERA!!!".

Ho evidenziato in neretto alcune parole, perché più di altre mi hanno convinto che, in generale e non solo per lo specifico caso di Piazzatorre, l'atteggiamento di molte persone verso certi progetti urbani sia condizionato da un equivoco di fondo.

Questo equivoco vuole che "urbanistica" e "edilizia" siano sinonime, due parole ma un unico significato. Solo così mi spiego come si possano pesare, come fossero posate su una bilancia a due braccia, due parole che hanno un significato totalmente diverso.

Come si fa, altrimenti, ad ammettere senza esitazioni che "un po'" di pineta in meno e "un pochino" di cemento in più, saranno compensati dalla (peraltro, ipotetica) attenzione all'estetica delle nuove abitazioni? Come si fa a sentenziare di "giusto compromesso"?

Attraverso, appunto, quell'equivoco alimentato almeno negli ultimi due decenni, ovvero dopo la prematura morte dell'urbanistica in Italia [1], per il quale non (ed almeno) l'architettura, bensì la tecnologia edilizia, sarebbe la panacea per i mali della città. Equivoco ben pasciuto a forza di leggi che hanno inculcato nella mente di progettisti e costruttori prima, degli immobiliaristi poi, che con gli imbellettamenti tecnologici, con la medaglietta della bioedilizia, con le innovazionni impiantistiche, avremmo costruito edifici sempre più belli, più eleganti, più vivibili, più, più, più....

Indottrinati della falsa coscienza autoassolutoria di tutti coloro (dai legislatori, agli Ordini professionali, ai tecnici pubblici) che da tempo hanno dimenticato che una città si costruisce a partire da un concetto, da un'idea, avendo ben chiaro un obiettivo da raggiungere, ci siamo convinti che i nostri paesi in fondo siano nati come sommatoria di edifici costruiti qua e là quasi per caso, senza una ragione precisa se non quella di avere un tetto sopra la testa, e che, allora, la bacchetta magica della tecnologia edilizia sia la salvifica ricetta per avere non solo edifici migliori ma città migliori.

Ecco che, a queste condizioni, le regole basilari del "costruire la città" perdono significato, tutto si amalgama in un indigesto porridge per il quale anche il peggio quartiere della più disumana periferia diventa un bijoux se metti il fotovoltaico sui tetti, i doppi vetri alle finestre, il cappotto esterno per isolare i muri, scaldi l'acqua con la geotermia e dipingi le pareti con le vernici "biologiche".

Insomma, il piatto di portata te lo puoi anche scordare, tanto t'abbiam riempito di contorni.

La "nuova era" del commentatore citato è vecchia quanto il mondo.

A mille, invece, il relativismo inconsapevole: quando quattro ettari di pineta sono "un po' di pineta"? Quando 16.000 mq di Superficie Lorda di pavimento sono "un pochino di cemento"? Quando circa 250 appartamenti sono "qualche abitazione in più"? Quale è il parametro di riferimento, Milano? Bergamo? la Lombardia?

Il legittimo desiderio di vedere "rivivere" due ex colonie (non rivivranno come tali, saranno, giustamente, altro) e di vedere gli amici non più perplessi o schifati di fronte al loro abbandono, rende così acritici da far digerire qualsiasi cosa? Accidenti, meglio dell'Alka Seltzer.


[1] almeno di quella poca buona che c'era, quella pessima vive e lotta in mezzo a noi.

lunedì 15 novembre 2010

Basta convegni. Si cambi la legge.

Questo post vuole essere una lettera aperta all'Assessore regionale al Territorio, il bergamasco Daniele Belotti.

Il Suo ultimo intervento ad un convegno durante il quale avrebbe dichiarato di aver venduto la casa di famiglia a Oltre il Colle, un po' "indispettito dal continuo consumo di suolo in montagna e dal vedere, di anno in anno, nuove abitazioni e nuove costruzioni pronte a spuntare", ci porta a dirLe che il tempo dei convegni, degli annunci, delle recriminazioni è finito, e da un pezzo anche.

Lei è il rappresentante dei cittadini lombardi cui è stato affidato, tra gli altri, l'incarico di stabilire come e a quali condizioni il territorio della nostra regione possa essere trasformato.

A Lei, non ad altri, spetta fare proposte, prendere iniziative, promuovere azioni concrete. Agisca dunque!

Ha il potere per farlo, non lo sprechi, non si lasci condizionare da coloro che da anni stanno sfasciando la direzione generale che dipende dal Suo assessorato.

Se davvero crede nelle dichiarazioni che sul tema delle seconde case ha rilasciato più di una volta negli ultimi mesi, intervenga subito, ogni giorno che passa è un giorno in meno per cercare di ridare un senso e una dignità alla pianificazione urbanistica e per salvare quanto del territorio della nostra regione è ancora salvabile.

Lei può intervenire sulla legge 12, lo faccia. Lei può ancora evitare scempi come quelli di Piazzatorre, intervenga.

Lei può dimostrare che uno slogan del Suo partito ("difendiamo la terra dei nostri padri") non è solo un'espressione vuota ma un programma ben preciso. E allora la esorto: non indugi oltre.

sabato 13 novembre 2010

Aggio e Taggio

Riceviamo e (pur perplessi) pubblichiamo, omettendo, di nostra iniziativa, luogo, data, ragione sociale e firma.


"In relazione all’eventuale firma della convenzione del PII ex Colonie in località Piazzatorre, rilevato che stante la palese illiceità dell'atto (che verrebbe posto in essere oltre i termini di legge), il trasferimento all’operatore privato, Alta Quota S.r.l., dell’ingente entità immobiliare rappresentata dal c.d. “bosco della Tagliata”, attualmente di proprietà pubblica, costituirebbe manifestazione del reato di cui all'art. 501 codice penale, si comunica che è intenzione della scrivente procedere alla segnalazione di rito presso la Procura della Repubblica territorialmente competente.
Quanto sopra ritenuto che il Comune di Piazzatorre si appresti a conferire una proprietà pubblica ad un soggetto privato, dopo averne artificiosamente innalzato la rendita fondiaria, affinché tale soggetto possa accedere ai finanziamenti che gli consentirebbero di avviare la costruzione delle nuove unità abitative previste dal PII.
Con preghiera di pubblicazione...."

...eccetera, saluti.

Vabbé, pubblichiamo, però, SIA BEN CHIARO, ci sembra una teoria strampalata. Oltretutto, la Vostra lettera, magari, bisognava indirizzarla al Comune, non a noi.

martedì 9 novembre 2010

Critiche giuste (almeno un po')

Valbrembana News riprende un post nel topic del forum vallare dedicato al PII di Foppolo.

Tra Foppolo e Piazzatorre corrono alcune differenze, ma nulla di sostanziale, se non per il fatto che la prima, quanto ad eccessi edificatori, è anche peggio della seconda.

Posto dunque che non condivido minimamente il silenzio dell'autore del post circa il core del progetto di Foppolo, rappresentato anche in questo caso da un PII che porterà nuove abitazioni dove ce ne sono già in soprannumero, mi sento invece di sottoscrivere il resto dell'intervento, soprattutto perché l'autore scrive a chiare lettere che nel progetto per Foppolo manca totalmente una prospettiva dedicata al turismo estivo.

Esattamente come a Piazzatorre.

Cambia il ristorante, cambiano i cuochi, ma il menù è sempre uguale: indigesto.

domenica 7 novembre 2010

Domande senza risposta e con sorpresa finale

Finalmente il Sindaco parlò.

«La firma della convenzione con la società “Alta Quota” che fa capo all’imprenditore Marco Vigani – ha detto – è prevista dal 15 al 20 di novembre». «Una normativa di luglio, che, in sostanza, obbliga a una maggiore precisione nell’accatastamento dei beni immobili, ci ha costretti a lavori in più. Con il risultato che i tempi si sono allungati. Tuttavia l’iniziativa di “Alta Quota” di realizzare lo skiweg e la campagna di marketing in corso sono la dimostrazione che da dicembre partirà il comprensorio unificato». Fonte: L'Eco di Bergamo.

Bene, anzi male, perché la firma della convenzione sancirà, al minimo, un illecito amministrativo, stante il fatto in-con-fu-ta-bi-le che il PII è decaduto.
L'aspetto più comico però riguarda la motivazione del ritardo:

n. 1 - la normativa di luglio. Luglio??? Vabbè, posto che il PII doveva essere convenzionato entro marzo (un anno dall'approvazione), e che quindi la normativa eventualmente sopravvenuta gli faceva un baffo, citare una norma significa fornire i suoi estremi (tipo, numero, anno). Il virgolettato non li riporta, sono stati omessi o, semplicemente, non esplicitati? E perché?

n. 2 - l'imprenditore. Erano due, uno s'è sfilato. Al di là di tutte le possibili illazioni, visto che Alta Quota si sarebbe impegnata, anche, a realizzare alcune (modeste) opere pubbliche oltre che a gestire gli impianti di risalita, sarebbe il caso di rendere pubbliche ed ufficiali le vere motivazioni per le quali qualcuno ha sentito il bisogno di abbandonare la nave prima ancora che fosse varata. Aggiungo, ribadendo quanto abbiamo scritto più volte, che una società che si presenta come "salvatrice della Patria" dovrebbe avvertire il dovere di rendere pubblici i propri bilanci. Non è un obbligo, certo, è una questione di opportunità, e la parte pubblica del PII, il Comune, dovrebbe essere il primo ad esigere trasparenza.

n. 3 - OFF TOPIC. Non c'entra con le dichiarazioni del Sindaco, ma sono stato da poco informato della cosa e quindi vi rendo edotti. Come alcuni sapranno, a febbraio di quest'anno è entrato in vigore il Piano Territoriale Regionale. Questo strumento si porta in dote il progetto della Rete Ecologica Regionale redatto dalla Fondazione Lombardia Ambiente su commissione della Regione. Indovinate un po' com'è classificato il bosco della Tagliata? Tranquilli, ve lo dico io: ELEMENTO PRIMARIO della rete ecologica. Sticazzi! (direbbero a Roma). Cosa comporta questo piccolo dettaglio? Oh, niente, solo, una criticità grossa come una montagna, perché trasformare un bosco d'alto fusto, elemento primario della rete ecologica regionale, nel momento in cui il PII è morto e sepolto (anche se tutti fan finta di non saperlo), porterà dritti ad una bella denuncia penale nei confronti di almeno tre soggetti: chi chiederà l'autorizzazione, chi la concederà, chi materialmente dovesse tagliare le piante. E la denuncia sarà d'ufficio, ovvero sia non ci sarà bisogno che si scomodino i cattivoni che sono contrari al taglio del bosco, potranno provvedere direttamente la Forestale, la Soprintendenza, o (poco probabile visti i soggetti) la Regione medesima. Bingo!

mercoledì 3 novembre 2010

Ahi ahi!

Faccio ammenda, persino ad un segugio come me erano sino ad ora sfuggiti due documenti frutto di ricerche e valutazioni economiche affrontate nella vicina Svizzera per avere un quadro più completo sul "se" e sul "quanto" rendano le attività sportive invernali e gli impianti di risalita, e su quale sia la loro incidenza nell'economia turistica delle località interessate.

Il primo documento è un piccolo abstract di poche pagine, si intitola "Successo e competitività dal turismo alpino", risale al 2006/2007, e lo trovate qui.

Il secondo documento è più corposo, sono quasi cento pagine, si intitola "Impianti di risalita in Ticino. Rapporto finale 2008", scaricabile qui.

In quest'ultimo certi numeri sono da brivido. Fuori da ogni metafora, la gestione degli impianti è un bagno di sangue finanziario. Non trovo paragoni con nessun'altra attività privata, e persino pensando allo scassato settore pubblico fatico a trovare attività così insostenibili economicamente (salvo Alitalia e Ferrovie dello Stato, ma lì siamo ad altri livelli di follia, inarrivabili).

Non aggiungo altri commenti, vi invito a leggere da soli entrambi i documenti. Vi prego di soffermarvi, in particolare, sul Capitolo 8, nel quale troverete interessanti conclusioni sulla formidabile capacità di queste strutture in quanto a creazione di ricchezza e posti di lavoro (se riuscirete a non strapparvi i capelli postate un commento).

Soprattutto, rivolgo l'invito a quegli amministratori pubblici che, presto o tardi, saranno chiamati a sostenere, con denaro pubblico (cioè di tutti!) la sopravvivenza dei "nuovi" comprensori sciistici, ovunque essi siano e a qualunque società di gestione facciano capo.

In tutta sincerità, e con la massima serenità possibile, se ero scettico, ma tutto sommato speranzoso, circa le capacità taumaturgiche degli impianti di risalita e delle piste da sci in relazione al risanamento ed al rilancio di una piccola località turistica come Piazzatorre, ora sono un po' più pessimista.

Infine, un messaggio ed un appello liberista: cari sciatori, se volete gli impianti, manteneteveli da soli, grazie.