domenica 26 dicembre 2010

Giusto

Questo signore ha ragione. Sperando che il suo commento non venga eliminato.
Ma nel caso, ve lo trascriviamo:

"Sempre se i moderatori mi passano la pubblicazione di altro sito...

http://www.les2alpes.com/it/hiver/accueil.html


Non per scimmiottare , ma sicuramente di spunti ce ne sono da prendere...Anche se dubito che l'atavico egoismo/campanilismo vallare ,dove le varie amministrazioni comunali si scontrano talvolta con sistemi medioevali ,possa portare alla realizzazione di qualcosa di buono...

Già partire volendo rilanciare Piazzatorre, o Foppolo o San Pellegrino Terme senza interagire in un unico sistema vallare secondo me è sbagliato. L'unico marchio da usare,se veramente si vuol ottenere un serio ritorno ed una più efficacie promozione è quello dell'intera "VALLE BREMBANA" con le sue varie opportunità che siano invernali o estive"
.

mercoledì 22 dicembre 2010

Oh ciao cavo, anche tu qui a Covtina?

Tennis e sci sono ancora sport troppo d'elite

"Erano [tennis e sci, ndr] sport d’elite e purtroppo sono rimasti sport d’elite. Andare a sciare costa ancora molto, tra attrezzatura, pernottamenti, costi degli impianti. Se una persona non ha una buona famiglia alle spalle è molto difficile emergere. Idem anche per il tennis: per chi vuole emergere i costi sono stratosferici, e non c’è storia, non c’è federazione che possa aiutare".

E se lo dice lui, ci possiamo credere. Anche se lo sapevamo già.

In tutta franchezza non ci vedo nulla di sbagliato, mi sembra sciocco pretendere che uno sport che, per sua natura, può essere praticato solo in determinate aree e stagioni, che richiede quindi trasferte ed attrezzature adeguate, possa essere alla portata di tutti.

Per anni ('70 e '80 soprattutto) si è venduta la favola che lo sci era ormai divenuto uno sport di massa e che andare a Courmayeur in torpedone era una simpatica iniziativa, sai che cantate tra un autogrill e un casello. Lo ricordiamo tutti il rag. Ugo Fantozzi "ex nazionale della valanga azzurra", in trasferta a Cortina dalla Granduchessa De Troionis no?

Beh, quella bella favoletta è un po' svaporata ultimamente, sarà colpa della globbalizzazione (con due "b"), chissà.

Insomma, se dopo un paio di stagioni in parecchi spediscono gli sci in garage e riesumano le scarpette da jogging, ci sarà il suo bel motivo.

venerdì 17 dicembre 2010

55 milioni di fuffe

Sono sempre stata molto scettica rispetto agli strilloni che annunciavano, a proposito del Programma Integrato di Intervento "ex Colonie", un investimento da 55 milioni di euro. La cifra è imponente, solo uno sbruffone sottovaluterebbe un importo simile, salvo che per qualche motivo non dovesse rischiare nulla di suo.

A Foppolo la Jupiter di De Benedetti è entrata nel gioco giusto per non rimanere con un pugno di mosche targate Foppolo Evolution. Col concordato Jupiter evita di restare a bocca asciutta.

A San Pellegrino, Percassi cerca una medaglia da mettersi sulla giacca, e non è detto riesca nell'intento, non del tutto almeno.

E a Piazzatorre? Cosa spinge Alta Quota a "investire" la cifra sparata sull'Eco di Bergamo e ripresa da Valbrembananews? Certezza dell'investimento? Poco probabile. "Logica vorrebbe che il guadagno fosse certo" (appuntatevi questa frase), ma così certo non è, a meno di essere il Primo Teurgo della Chiesa dei Viventi, difficile poter vaticinare in materia.

Più probabile che l'Anonima Telgatese di suo investa una piccola percentuale del cifrone pubblicizzato (diciamo intorno al due per cento, dai, tanto per stare in media) e che tutto il resto arrivi dai soliti canali. Con quali garanzie? Classicamente le ipoteche, gonfiando adeguatamente i conti si può ottenere un fido sufficiente a tenere in piedi il minimo sindacale dell'operazione, raggiungere insomma la soglia vitale di dodici - quindici milioni di euro, tutti generati da rendita immobiliare creata ad hoc con i numeri (in termini di volumetria) del PII. In garanzia gli immobili (non di carta) graziosamente ricevuti in dote dal Comune di Piazzatorre (sapete com'è, tralicci, funi e sedute si piazzano molto meno).

Ora vi racconto una storiella che si svolge a Saronno, la città dei famosi amaretti. Una società immobiliare, la ISI, ora affidata alle amorevoli cure di un, appunto, curatore fallimentare, s'è trovata con un bel passivo di 23 mln di euro ed il patron in gabbia (auguri). ISI aveva in ballo un grosso intervento immobiliare del quale per ora resta un cantiere abbandonato. Per riprendere occorerebbe un investimento di 40 - 50 mln di euro.

A Saronno, faccio presente per chi non lo sapesse, per anni il mercato immobiliare è stato non florido, floridissimo, ed ha generato rendite pazzesche. Ancora adesso la città e il suo intorno (comuni più piccoli, come Gerenzano e Caronno Pertusella in provincia di Varese, Garbagnate e Cesate in provincia di Milano - o forse Cesate è già MB, boh) sono interessate da una crescita insediativa con tassi superiori alla media delle loro provincie, e dalla localizzazione di funzioni produttive che spaziano dall'industria, al commercio, al direzionale.

Beh, sapete quanta gente s'è trovata finora disposta ad investire i 40 - 50 milioni di euro di cui sopra? NESSUNO!

Il curatore ha già messo le mani avanti, se va bene per uscire dal pantano serviranno otto, forse dieci, anni.

"Logica vorrebbe che il guadagno fosse certo, mentre in giro, nel mondo dell'edilizia, si vedono sempre più morti". Sono parole sue, eh!

Tanti auguri Piazzatorre, ne hai bisogno, perchè l'unificazione dei comprensori è una gran bella cosa, ma il resto rischia di essere fuffa.

mercoledì 15 dicembre 2010

La Svizzera. Un altro pianeta.

Eh sì, tutto è relativo, ma rispetto a quanto ordinariamente avviene da noi, ciò che accade nella vicina Svizzera è davvero cronaca da un altro pianeta.

Cos'è successo di così (relativamente) eclatante è presto detto: dopo dibattiti accesi, iniziati un paio d'anni fa, il Consiglio nazionale ha deciso che i "letti freddi" vanno disincentivati.

Traduco dallo svizzero-italiano all'italiano: stop alle seconde case, e per quelle che già ci sono incentivi all'occupazione.

In Svizzera, paese profondamente conservatore e non tacciabile di ambientalismo d'assalto o di comunismo (così stoppiamo subito le idiozie di chi vede rosso anche quando il colore è un altro) le Zweitwohnungen (abitazioni secondarie) non vanno più di moda. Punto e stop. Viste le esperienze negative si volta pagina.

Da noi le esperienze sono anche peggiori, ma guai a chi osa dirlo e, peggio, osa proporre di invertire la rotta.

L'atavica arretratezza dell'Italia si vede anche in queste cose.

Per i curiosi, la notizia è linkata.

martedì 14 dicembre 2010

Comuni a sovranità limitata

Suona strano parlare di sovranità limitata dei Comuni, almeno nella nostra regione. In Lombardia il refrain della sussidiarietà è stato instillato così massicciamente nella testa di tutti, attraverso anni ed anni di propaganda, che una delle banalità più diffuse è proprio quella che vuole i Comuni principali artefici dei propri destini.

Veniamo da un decennio e più di affermazioni in tal senso, dal classico "padroni in casa nostra", giocato in tutte le possibili salse ("casa" è una parola che si presta a molti usi), al riconoscimento costituzionale del Comune quale istituzione territoriale fondamentale (cosa che subito dopo l'approvazione della legge costituzionale n. 3/2001, diede il "la" ad iniziative strampalate da parte di amministrazioni comunali che s'inventarono degli Statuti per i quali poco mancava che da quel momento in poi, secondo loro, si sarebbero occupati pure di politica estera. Iniziative, ovviamente e giustamente, massacrate dai Tribunali amministrativi).

L'urbanistica, in Lombardia, è stata ed è, un ulteriore banco di prova della nouvelle vague politico istituzionale. Con la legge regionale per il governo del territorio, la n. 12 del 2005, di fatto, i Comuni sono diventati gli unici artefici delle loro scelte.

E' la sussidiarietà bellezza! Forse.

In realtà, il principio di sussidiarietà, di per sé sensato, dovrebbe accompagnarsi a quello di adeguatezza: scegli pure in autonomia, ma sappi che quelle scelte che, per loro natura, si riverberano su altri (per importanza, impatto o quant'altro), le devi condividere con altri soggetti, ai quali spetta, al limite, decidere in tua vece. La teoria però, per quanto scritta nella legge, è stata da subito superata dalla pratica, nel senso che l'adeguatezza, semplicemente, non è scomparsa dalla scena, non c'è proprio mai entrata in scena.

Massima autonomia possibile ai Comuni, poche e sempre meno incisive possibilità di intervento alle Province, totale disinteresse da parte della Regione (brava solo a scrivere aulici indirizzi e orientamenti dei quali è lesta a dimenticarsi subito dopo averli scritti), e il gioco è fatto.

Il messaggio passato è, pressappoco: "cari Comuni, voi fate quello che vi pare, io (Regione) non vi scoccio, in cambio voi non scocciate me su quelle poche cose che m'interessano (EXPO, aeroporti, fondazioni, fiere)". Messaggio raccolto prontamente.

Una negoziazione anche questa, senza dubbio. In altre parti d'Italia si chiama in altri modi, nessuno con significato positivo.

Il diavolo però, come noto, dimentica di fare i coperchi alle pentole, di questi tempi anche perché, oltre alla capacità, gli mancano i quattrini. Così, il "bel" risultato della deficitaria politica urbanistica regionale è che la maggior parte dei Comuni si sta allegramente fottendo il territorio (che non appartiene alle amministrazioni in carica di volta in volta, sarebbe bene ricordarlo ogni tanto), spacciando speculazioni di basso cabotaggio per "riqualificazioni" o per "valorizzazioni", o, meglio ancora, per "sviluppo" parolina magica mutuata dall'inglese "development" (che nel mondo anglosassone viene utilizzata, a proposito di real estate, con un significato ben preciso: nuove realizzazioni edilizie, ma che da noi è stata tradotta in, un più suadente, sviluppo in senso lato).

Il tutto ha, quasi sempre, una motivazione ben precisa, far quadrare i bilanci comunali massacrati da trasferimenti sempre più esigui, da costi di gestione sempre più alti, da sprechi clientelari. Qualche volta le motivazioni sono meno nobili, e coincidono con interessi personali, un tempo soddisfatti attraverso congrue mazzette, oggi tramite più consone ed eleganti forme di malversazione, dalle finte consulenze agli incarichi farlocchi ad amici e/o prestanome compiacenti.

Ecco allora che la sbandierata "sovranità" dei Comuni è, alla prova dei fatti, tenuta sotto scopa dalle esigenze di bilancio: sei autonomo e sovrano, ovvero, libero di venderti (svenderti) l'argenteria.

Poi c'è un'altra forma di annullamento della sovranità formale. Riguarda i piccoli e piccolissimi comuni con margini di attrattività turistica. Se abbracciano la politica sbagliata si consegnano a mani legate ai turisti, diventando incapaci di scegliere il proprio destino, di fatto delegando (inconsapevolmente) le scelte a chi utilizza il loro territorio ed i loro beni, senza dare null'altro in cambio al di fuori di un obolo sotto forma di ICI.

Territori usa e getta, colonie, niente più. Il turista vuole (fa capire di volere) e il Comune esegue. Fino a quando il giocattolo non piace più, il turista-bambino capriccioso picchia i piedini, se ne va, minaccia di non tornare mai più, e allora il Comune-schiavo (altro che sovrano!) si arrabatta a rinnovare il giocattolo, a farlo più grande, a aggiungergli un gadget, così il ciclo può ricominciare, fino alla noia successiva.

I cicli entusiasmo-noia sono piuttosto lunghi, si misurano in termini di lustri, e spesso subiscono condizionamenti esterni, le località sciistiche alpine lo hanno sperimentato più volte, basta una serie di vittorie o di sconfitte della Nazionale di sci a far "tirare" di più o di meno la passione per quello sport, poi ci si mette la concorrenza di altre forme di svago turistico, magari da paesi esteri, poi le crisi economiche, le mode, fattori insomma "esogeni" e non governabili a livello locale.

Piazzatorre è un perfetto paradigma di tutto ciò, chi non lo ammette mente più a sé stesso che agli altri. L'operazione "ex Colonie" è il gadget da "regalare" ai turisti-bambini capricciosi perché non se ne vadano. Un gadget costoso, molto costoso, per produrre il quale ci si è rivolti a chi non ha interessi particolari affinché il giocattolo duri più del minimo necessario (il tempo di vendere il gadget, appunto). Ora si stappano spumante e champagne per festeggiare l'unificazione dei comprensori sciistici. Ma tutte le sbornie prima o poi passano, e quando la sobrietà sarà tornata, ci si troverà un conto da pagare ed un giocattolo usato per l'ennesima volta, forse, per l'ultima volta.

Benvenuti in Alta Valle Brembana, frazione di Milano e del suo hinterland.

sabato 11 dicembre 2010

Pure i Santuari adesso!

Ciumbia! Ma questi qua non erano quelli del "difendere la terra dei nostri padri"? E adesso vediamo Belotti alla prova del nove.

venerdì 10 dicembre 2010

Ma in quanti siamo a dire stupidaggini!

Tanti, tanti! Per la gioia dei forumendoli vallari che accendono i ceri all'altare dell'Alta Quota e della Jupiter (De Benedetti).

Siamo un esercito di cazzari, non c'è dubbio, e più si è a dir stupidaggini maggiore è la soddisfazione di chi, al contrario, diffonde la Verità. Così ci può dare addosso meglio, no?

Pensa te cosa andavano pubblicando su Leccoprovincia nel febbraio di quest'anno (oh, il commento all'articolo non l'ho inviato io eh!): "Dove il rapporto posti letto in strutture alberghiere e in seconde case è elevato la necessità di offrire proposte di qualità è ovviamente più forte. In Valsassina il turismo è basato in larghissima misura sulla seconda casa. In assenza di un forte settore alberghiero gli stimoli a diversificare e qualificare l'offerta turistica sono meno sentiti, meno immediati. Sono le case vuote, difficili da vendere e ancor più da affittare che spingono a fare qualcosa per ridare valore al 'mattone'. Ma se si pensa di agire sul solo fronte dello sci per risolvere il problema però non si fa altro che ritardare una crisi più grave e profonda. Anche perché altre destinazioni non stanno con le mani in mano". Sostituite pure Valsassina con Val Brembana, l'effetto non cambia.

E con che comunicato se n'è uscito il CAI (Gruppo Regionale Lazio) meno di tre mesi fa? Cose' e pazzi!: "i dati e la letteratura scientifica confermano la maturità del “prodotto sci” e la crisi di domanda del turismo sciistico, in atto da quasi un ventennio a livello globale. In questo quadro, lo spazio per investimenti infrastrutturali per ripristinare, ingrandire e migliorare piste e impianti di risalita è davvero ristretto, soprattutto in Italia, dove esiste già un evidente eccesso di offerta di infrastrutture turistiche per lo sci alpino [questa affermazione, per inciso, l'ha fatta senza troppi peli sulla lingua anche un commentatore del forum vallare, pur favorevole all'intervento di Foppolo]. La domanda si concentra in poche grandi stazioni fortemente competitive, mentre i piccoli comprensori devono realizzare strategie innovative di specializzazione a favore di precisi target (bambini, domanda locale), integrazione delle risorse e di qualità ambientale, limitando entro stretti vincoli di fattibilità economica gli investimenti infrastrutturali".

Eresia! Eresia! Al rogo! Crucifige!

mercoledì 8 dicembre 2010

Fa caldo, no fa freddo. No, fa quel che vuole

Noto che alcuni commentatori si contestano a vicenda riguardo i "segnali" che il clima di queste ultime settimane darebbe loro.

Per quel che mi riguarda il clima fa quel che vuole ed è già un successo che i metereologi riescano, con buona attendibilità, a fare previsioni da qui a tre-quattro giorni.

Sperare di ricavare indizi sufficienti a tracciare scenari futuri partendo da uno o due inverni consecutivi è però una scommessa le cui probabilità di essere vincente sono inferiori a quelle di vincere il jackpot del superenalotto giocando una schedina da un euro.

La climatologia non è una scienza esatta, si sforza di essere quanto più credibile possibile, e fa le sue valutazioni analizzando dati e serie quanto più ampi possibile, nel tempo (decenni) e nello spazio (continenti).

Al momento le teorie più accreditate vogliono che sia in corso un lento ma costante riscaldamento in diverse zone della Terra, e l'Europa è tra queste.

Capito? Si parla di un continente, non di una valle o di una singola regione.

Può piacere o meno ma mediamente i nostri inverni sono più caldi e più corti di quanto non fossero solo quaranta anni fa, e sfido a dimostrare il contrario chiunque abbia età e memoria sufficienti.

Dopodiché "stimare" che la neve sulle Alpi cadrà solo oltre i 3.000, i 2.000 o i 1.500 metri NON è un esercizio semplice. E' un esercizio dal risultato incerto.

Allora il punto, a mio avviso, è questo: un investitore, se non è un finanziere puro (di quelli che abitualmente "gioca" con prodotti finanziari ad alto rischio) non fa scommesse, cerca di investire sul sicuro, soprattutto se non ha realistici margini di rientro nell'arco di un quinquennio (la vicenda dei "patrioti" salvatori di Alitalia - a spese dei contribuenti - dovrebbe avere insegnato qualcosa anche ai più ottimisti).

Voi pensate seriamente, ovvero senza scoppiare a ridere, che Alta Quota si sia fatta avanti perché crede nello sci e nelle sue taumaturgiche capacità di remunerare i soci/socio con lauti dividendi? Beati voi: beati i semplici perché di essi è il Regno dei Cieli.

L'ineffabile società, per mettere quattrini (NON suoi) nell'operazione ha preteso quel che sappiamo, e lo ha fatto per un motivo ben preciso: il "quadrello", in Italia, tira sempre e (finché ci saranno i gonzi pronti ad abboccare a "la vostra casa ai piedi degli impianti di risalita") continuerà a tirare.

Quello è l'investimento e, se le cose andranno come Alta Quota spera, vendute le case ciao ciao a tutti, chi s'è visto s'è visto e arrangiatevi. Oh sì certo c'è la convenzione a "garantire" dieci anni di gestione degli impianti. Chi vivrà vedrà. E voglio proprio vedere cosa succederà qualora AQ decidesse che "no, dieci anni sono troppi, non mi va più", lo voglio vedere il comunello far causa in sede civile ah ah ah!

Chiudo indicandovi alcuni link (ovviamente ce ne sono centinaia) dove potrete approfondire il tema "clima". Avvertenza: qualsiasi sia la teoria, assumere con moderazione e con cautela.

scienza in rete
planat.ch
arctic travel
rivista geografia.it
Enea (14 Mb, serve connessione veloce)

martedì 7 dicembre 2010

Tristezza

Scrivo lentamente, senza molta voglia.
Claudio ha chiuso la sua esperienza terrena il due dicembre scorso. Era già malato quando decidemmo di mettere sulla piazza virtuale i nostri pensieri sull'operazione "ex Colonie", ma volle fortemente partecipare al blog.
I suoi post rimarranno dove sono. Ci mancherà, ma almeno qualche suo pensiero resterà nella rete.
Ha avuto forza e dignità, ha dato filo da torcere al suo male, peregrinando tra i migliori ospedali pur di sfuggirgli, ogni volta una terapia diversa, Milano, Zurigo, Houston, e infine Groningen, dove la fuga è finita.
Non aveva il dono della Fede, ma sono certa che Lassù non chiuderanno la porta.
Good bye and good luck.