lunedì 28 dicembre 2020

Repetita iuvant

Chissà poi se "iuvant" davvero, a giudicare dai pianti dei gestori di impianti chiusi d'imperio in nome della lotta al Covid, non si direbbe, però non si sa mai.

Ci eravamo lasciati lo scorso febbraio con un articolo de "La Stampa" dedicato al fastidioso argomento "la montagna non è solo sci", ed è sempre lo stesso quotidiano a tornare, ora, sul medesimo argomento, tramite questo articolo, il punto nodale del quale è racchiuso in questa frase: "... forse il modello turistico fondato sulla monocultura dello sci va ripensato, se basta tener chiuse le piste durante le feste per rischiare il collasso".

Non sto a fare copia incolla di altri passaggi, leggete l'articolo, dice tutto quel serve.

Buon 2021.

domenica 16 febbraio 2020

Segnali dal presente

No, non sono segnali positivi, ma questo lo sapete già.
La domanda é: vogliamo farcene una ragione, o ci mettiamo lo scolapasta in testa e restiamo in trincea a difendere l'indifendibile?
Quanti altri articoli come questo, servono ancora per accettare che il passato é passato, e che il futuro va progettato se non si vuole subirlo?

sabato 1 febbraio 2020

Cose già dette, ridette, poco o nulla ascoltate

Lunghissima pausa dall'ultimo post, ma del resto che c'é di davvero nuovo da dire? Sono tornata a Piazzatorre ad inizio anno, non ho notato nessun segnale di ripresa, forse perché il mio sguardo é ormai distratto, distante. Chi conoscevo non c'é più, chi frequentavo in paese non si vede più da tempo.
O forse anche, anzi, quasi certamente anche, soprattutto perché il destino é quello da tempo segnato per gran parte delle piccole località alpine cresciute appoggiandosi a un unico pilastro, e ora che quel pilastro é malconcio non hanno null'altro a cui appoggiarsi.
Ce lo ricorda, ancora una volta, un articolo pubblicato a dicembre sul Guardian, dove si parla, mostrandola, della deprimente situazione di una stazione piemontese.
Il cambiamento climatico é il killer, ma, in fondo, é solo il pietoso killer che dà il colpo di grazia a un moribondo già colpito a morte dai cambiamenti della società, dell'economia.
Le parole con cui chiude l'articolo, sono quelle del proprietario di un albergo del posto: "This is my land, it is the story of my family", he said. "I will never leave. Places like Pian del Frais can survive but we need to change our mind and find alternatives to alpine skiing".
Non serve tradurre, serve capire.

sabato 2 febbraio 2019

Senza abitanti la montagna é persa

La neve di questo inizio di febbraio ha rallegrato i gestori degli impianti e, certamente, chi in questo fine settimana, e magari il prossimo, e quello dopo ancora, potrà godersi le sue amate discese. Impianti della Valle Brembana tutti aperti, titola l'Eco. Tutto bene dunque. O no?

Fate voi. Vivendo alla giornata si potrebbe anche dire che qualche giornaliero in più é sempre meglio di nulla, il che é senz'altro vero.
Ma la giornata é corta, sono le stagioni e gli anni a pesare, e i bilanci si tirano alla fine di questi.
Lo dicevamo già quasi tre anni fa, in questo post, lo ribadiamo oggi dopo aver letto questa intervista, che vi raccomandiamo di leggere attentamente a vostra volta.
Se lo farete, capirete anche perché il "decreto sicurezza", fortemente voluto dal sig. Salvini, contribuirà a rendere più difficile costruire percorsi di ripopolamento delle montagne, rendendole, in definitiva, meno sicure.

Ma tranquilli, scierete benissimo nel deserto, volete mettere la tranquillità.

lunedì 16 aprile 2018

Almeno questa vergogna, a Piazzatorre ce la siamo evitata

La notizia é di quelle che, quando hai naso, ti aspetti di veder prima o poi pubblicata. Forse ancor più triste proprio per questo. Restiamo garantisti, le difese lavoreranno sodo per dimostrare l'innocenza dei loro assistiti, si vedrà come, e quando, la vicenda finirà. Certo l'impianto accusatorio é pesante e ciascuno può fare le sue valutazioni.
La mia, la nostra, é che comunque la si pensi "il re é nudo" e mostra il corpaccione flaccido di vicende che si pensano confinate ad altre latitudini e ad altri campi dell'amministrazione pubblica.
Invece no, chi vedeva negli amministratori dei piccoli comuni gli ultimi eroi del volontarismo e del sacrificio in favore delle loro comunità, farà bene ad aprire di più gli occhi: dietro parole come "investimenti", "territorio", "promozione", si nascondono talvolta altre parole, meno seducenti.

domenica 11 febbraio 2018

Irreversibile il declino per le aree montane più deboli?

Il titolo di questo post é una di quelle domande che si preferirebbe non porsi, per paura della risposta.
Ma domande come questa sono inevitabili se si vuole davvero capire perché la montagna, la sua economia, la sua popolazione, soffrono da decenni, amplificandoli, problemi che le aree di pianura non vivono, o vivono in misura molto minore, al netto del declino complessivo del Paese.
Il Giornale di Scienze Regionali, interviene su questo tema con due recenti articoli, che trovate qui e qui.
Il primo articolo é dedicato a una breve storia dello sviluppo delle stazioni sciistiche nelle Alpi occidentali, ma le analogie con il resto della catena alpina sono evidenti, soprattutto nel paragrafo "I problemi odierni della montagna", dove le due questioni-base, relative al modello sociale e a quello turistico, ripropongono argomenti spesso toccati anche da noi.
Il secondo articolo ci riguarda più da vicino, non solo geograficamente, ma anche per alcune considerazioni da esso sviluppate, e che furono oggetto di ampia disquisizione proprio su questo blog, sin dai suoi inizi.
Rappresentativo di ciò é questo estratto: "Le aree montane più fragili soffrono di limiti che vanno ben oltre la capacità di creare ricchezza. Uno dei principali vincoli allo sviluppo è dovuto alla frammentazione istituzionale e alla connessa incapacità di coordinare iniziative con un respiro sovracomunale, al netto del ruolo pur importante delle Comunità montane. Lo stesso deficit di coordinamento pregiudica l’accesso agli interventi nazionali e regionali (politiche per la piccola distribuzione e il turismo, la tutela del territorio), ai fondi comunitari, e in particolare il programma regionale di sviluppo", che evidenzia l'incapacità di fare sistema come causa prima dell'estrema difficoltà di adottate politiche "di valle" atte ad affrontare problemi solo apparentemente confinati entro un singolo Comune.

domenica 7 gennaio 2018

E' arrivata la Befana

Ed é arrivata in anticipo. Eh sì, perché dopo un triennio di neve scarsa o nulla, la stagione 2017-2018 ha graziato anche Piazzatorre, con abbondanti nevicate che hanno consentito di aprire le piste agli appassionati di discesa. L'afflusso dei giorni scorsi é testimone di una stagione che ha dato ossigeno alla gestione degli impianti.

Ma il vero regalo, ammesso che si sappia approfittarne, lo ha fatto Regione Lombardia.

Con astuta mossa pre-elettorale (il 4 marzo 2018 si voterà anche per le regionali) Maroni, non so dirvi se con lo zampino del bergamasco Sorte, nello scorso ottobre aveva presentato un progetto di legge (PDL n. 377) chiamato "Disposizioni per la promozione e lo sviluppo dei territori montani interessati da impianti di risalita e dalle infrastrutture connesse e funzionali al relativo servizio".

Il 28 dicembre scorso, quel PDL é diventato la legge regionale n. 40/2017.

Ovviamente la legge non vede a sé associato il nome di alcuna località, e si sarebbe persino presuntuosi se si pensasse che sia una legge "ad Piazzatorrem", tuttavia é evidente quali siano oggetto e scopi della stessa.

Senza tirar troppo in lungo la predica inutile circa l'inopportunità di spremere ancora una volta denaro dai contribuenti per sostenere attività decotte, ché lì si andrà a parare, guardiamo alla sostanza: Piazzatorre ha un'opportunità che fino a poche settimane fa non aveva, costruire un pensiero, un progetto, per i propri impianti di risalita, oltre la neve (che ora c'é ma domani chissà), oltre lo sci.

Non a caso la legge qualifica (intelligentemente) gli impianti di risalita come infrastrutture di trasporto locale.

Bene cari piazzatorresi, la palla é nel vostro campo, la concorrenza sarà agguerrita. Non dormite.

mercoledì 2 agosto 2017

Soluzioni ormai necessarie

Meditiamo. Queste soluzioni allo sfaldamento delle comunità di montagna e all'irrilevanza della loro economia sono e saranno sempre più necessarie. Chi pensa a vezzi di idealisti fantasiosi é fuori strada, ci penserà la realtà a bussare alla sua porta ed eventualmente a sfondarla a calci.

A Ornica l'albergo diffuso esiste da anni, anche se qualche disinformato, in un commento a un nostro vecchissimo post, sosteneva di non sapere nemmeno dell'esistenza di Ornica. 

Albergo diffuso significa recupero edilizio, lavoro, ospitalità nel rispetto dell'ambiente. E' un modello di valorizzazione delle piccole comunità alpine che non può essere ignorato.



mercoledì 19 aprile 2017

Cari milanesi, lo sci ora l'avrete fuori porta

Eh sì, basta con le lunghe e noiose code sull'A4 o sulla statale 470, "il Centro" ha pensato a voi: arriverà ad Arese lo Skydome che anni fa voleva Selvino.
E chi ve lo fa fare adesso, di rompervi le palle per raggiungere le valli?

domenica 5 marzo 2017

Di necessità fare virtù

La neve é sempre più scarsa? L'inverno non basta a rimpinguare i bilanci? Qualcuno s'é n'é fatto una ragione e ha studiato le contromisure, ormai da anni, almeno sei o sette.
Funziona anche d'inverno comunque, a dimostrazione che le stagioni non devono essere necessariamente in competizione tra loro.