sabato 28 marzo 2009

La soluzione dell'indovinello

Risolto l’indovinello di Mara? Non era difficile, vero?
Per quanto possa sembrare incredibile è la Lombardia ad essere così disastrata.
Da un lato ha pesato la volontà politica di imporre un modello di governo territoriale basato sulla concertazione tra enti e sulla negoziazione tra pubblico e privato, dall’altro lato la scarsa avvedutezza nel selezionare la dirigenza deputata a tradurre in amministrazione attiva gli indirizzi politici.

Le radici del disastro sono lontane, risalgono a tempi ancora più antichi del regno formigoniano, parliamo di un periodo in cui era ancora vivo e vegeto il pentapartito ed il consociativismo permeava le scelte, un periodo in cui le leggi regionali si scrivevano a Milano, pensando prima alla città di Milano, poi al resto della regione.

Oggi, rispetto ad allora, è mutato radicalmente il quadro politico, non le prassi e meno ancora le finalità (raramente nobili) dell’azione politica.

Rispetto all’urbanistica ed al governo delle trasformazioni territoriali si è puntato sempre più ad abbandonare l’impianto della legislazione nazionale derivante dalla legge n. 1150 del 1942 (norma che, va detto chiaramente, nulla aveva, né ha, di fascista), a favore di un costrutto completamente diverso, nel quale non c’è spazio per la pianificazione territoriale, se non a livello di indirizzi o per poche e circoscritte politiche limitate ad aree specifiche, e nel quale la pianificazione urbanistica generale vede la propria azione depotenziata a favore della programmazione per singoli episodi scoordinati tra loro.

I maldestri tentativi dei governi di sinistra per traghettare l’Italia verso un modello di amministrazione dello Stato più vicino al federalismo, hanno fatto il resto: dare alla periferia il potere di decidere del proprio territorio, riducendo al contempo i trasferimenti di quota parte delle entrate fiscali ha comportato per i Comuni la necessità di puntellare i bilanci attraverso politiche urbanistiche sempre più avventuristiche.
Le leggi finanziarie dei governi Berlusconi hanno fatto il resto del lavoro.

Un quadro già di per sé desolante, come quello descritto, ha trovato in Lombardia elementi congeniali al suo peggioramento ulteriore. Con Formigoni (e CL) le politiche territoriali sono state improntate alla massima liberalizzazione possibile, non però in vantaggio dei cittadini ma dei più forti e strutturati tra immobiliaristi e costruttori, di ogni colore. Ligresti, Cabassi, Percassi, Pirelli, Hines, Zunino, Coop varie, Compagnia delle Opere, e chi ne conosce più ne citi, sono tutti soggetti che hanno ispirato in prima persona le decisioni della Regione riguardo territorio, infrastrutture, casa.
Terreno di prova era quasi sempre Milano, con iniziative scaturite direttamente dal Comune, ai limiti della legalità (e qualche volta anche oltre) poi, esaurita la fase pionieristica, una legge regionale giungeva provvidamente a sancire la “bontà” del prodotto, che poteva così essere “venduto” nell’intera regione.
I PII non sono altro che i “nipotini” dei PIO – Piani di Inquadramento Operativo, con cui negli anni ’80 Milano fece e disfece l’urbanistica cittadina secondo quello che fu battezzato “rito ambrosiano”.

È evidente che il “sistema” non può reggersi solo sulla politica, occorre che a questa si affianchi una burocrazia ben allineata ed asservita, cinica al punto da far strame della Costituzione e dei doveri dei pubblici impiegati, mirando al proprio tornaconto personale in termini di carriere e di prebende.

Nel corso degli anni la Direzione regionale Territorio e Urbanistica ha visto l’allontanamento dei suoi migliori dirigenti, o comunque di quelli che all’occorrenza sapevano tenere la schiena diritta, trasferiti ad altre Direzioni o relegati in ruoli di secondo piano. Per sopravvivere si doveva, e si deve, essere fedeli alla linea ciellina, o almeno non ostili ai suoi desiderata: attaccare l’asino dove vuole il padrone, in fretta e senza discutere, tanto degli effetti collaterali non importa nulla a nessuno (di quelli che contano). Se oggi la Lombardia è quella che è, ricca certo, dinamica sicuro, ma orrendamente invasa dalla melassa della cosiddetta “città infinita”, quella che va da Varese a Brescia, per intenderci, e che ogni giorno fa marcire qualche milione di persone tra code, traffico, inquinamento, costi energetici folli, territorio che scompare e capannoni che appaiono (magari anche solo per rimanere vuoti), lo si deve anche a quei signori che la schiena non la sanno, o non la vogliono, tenere diritta.

E ora veniamo alle note più dolenti, politicamente parlando. Al governo della Regione c’è, da nove anni, una coalizione, ma tutto ciò che muove denaro, urbanistica inclusa, è “affare” di Forza Italia (scommettiamo che il neonato PdL, qui conterà come il due di briscola? È FI a comandare, punto). La Lega Nord lo sa fin troppo bene, e si rode. Con le ultime elezioni (2005) arriva secco l’ultimatum: territorio e sanità alla Lega o salta la baracca. Accordo raggiunto, Boni al Territorio, Cè alla Sanità.

Cè dura poco, è uno di quelli che la schiena la tengono dritta. Boni, uomo più da proclami che da azioni concrete ed efficaci, commette un errore, che però gli garantisce la sopravvivenza: mantiene la struttura ereditata (tranne il Direttore Generale, confinato alle Infrastrutture). L’unico dirigente che si porta in dote è una figura di terzo piano, inidonea ad incidere sulle decisioni importanti, in particolare su quelle che riguardano la pianificazione territoriale e la programmazione negoziata.

La frittatona è fatta e servita, la neonata legge per il governo del territorio (l.r. 12/2005), invisa alla gran parte dei Comuni, è oggetto di continui rimaneggiamenti dettati dalla volontà di correre a soddisfare le esigenze manifestate dai gruppi di pressione più “qualificati”, ogni occasione è buona per servire il “signore” di turno (che si chiami Berlusconi o Ligresti o Tronchetti Provera, poco importa) modificando la legge in chiave generale, ma con ben in mente un “problema” particolare. Ovviamente, essendo così impegnati a semplificare la vita dei loro veri datori di lavoro, gli impavidi dirigenti in quota FI non hanno tempo per gestire come si deve le politiche territoriali, che infatti vengono per lo più abbandonate a sé stesse e alla volontà di altri soggetti (il Piano d’Area Malpensa è un perfetto esempio di questa “strategia”).

Nella palude limacciosa che è diventata la Direzione Territorio nascono così le più incredibili, talvolta vergognose, porcate urbanistiche che la storia italiana ricorderà (se ne avrà la memoria per farlo), dai PII che si trasformano in “strumenti della programmazione negoziata” senza che nessuna legge regionale l’abbia mai previsto (a che serve, se si può agevolmente supplire con un parere anonimo pubblicato sul sito della Regione?), alla disapplicazione indifferenziata di norme statali, senza minimamente verificare la costituzionalità della norma, al caos nelle deleghe autorizzative, con Provincie e Comuni che litigano tra loro perché non sanno con sicurezza a chi tocca emettere un certo provvedimento, al depotenziamento dei piani territoriali provinciali, il cui unico elemento di forza viene annacquato non appena se ne comprende la portata davvero innovativa (e chissenefrega se dalla Direzione Agricoltura giungono bestemmie, che volete che conti quel post missino di Ferrazzi, che manco sa bene perché fa l’assessore lì), a disposizioni per gli studi geologici, scritte nelle deliberazioni della giunta e smentite a voce dai funzionari(!), ai vincoli di fattibilità geologici “compensabili” (una sorta di “chi paga costruisce anche sulle frane”).

L’ultima ciliegina sulla torta è l’emendamento Boni, quello presentato in Consiglio regionale durante la discussione della legge n. 5/2009, pensato e scritto per bloccare il diluvio di PII in quei Comuni riottosi ad abbandonare i Piani Regolatori in favore del PGT.
Passato l’emendamento e la legge, tempo cinque giorni, e qualche tiratina di giacca fa comparire sul solito ineffabile sito web della Regione un comunicato (anonimo) che smonta la portata dell’emendamento. Boni lo sa? E se lo sa ha capito di cosa si sta parlando? Boh!

Chissà se chi ha pensato il comunicato e ha dato ordine di scriverlo, per poi spiegarlo a suo modo all’assessore, ha fatto tutto questo mentre si dedicava al suo lavoro vero: quello di ruffiano e millantatore, gestore di un potere che va oltre la propria effettività, e che gli garantisce credito (e denari) e amicizie interessate attraverso le quali creare, in un circolo perverso, altro potere e altri intrecci d’affari.

Ci crediate o no, poco importa, questa è la situazione nella nostra regione. Un casino, all’interno del quale ogni amministratore pubblico si ritrova non a potere ma, addirittura, a dovere fare ciò che gli pare, perché tanto “qualcuno” ha costruito una macchina capace di sfornare soluzioni in grado di “aggiustare” qualsiasi errore, qualsiasi omissione, qualsiasi furbata. L’unica cosa che quella macchina non è in grado di produrre, è il buon senso.

venerdì 27 marzo 2009

Cagasotto!

Quando me ne sono accorta ho riso come una pazza. Poi mi sono indignata.

Tre, forse quattro giorni fa, sul forum di Valbrembanaweb, un intervento del forumista "trevbg" citava un brano dal nostro post "La lettera c'è", immagino per evidenziare che le voci sull'intervento della Regione non erano campate per aria.

Si badi bene, il PII era già stato approvato, dunque era ben al sicuro, per la gioia dei suoi sostenitori più ferventi.

Bene, tempo poche ore ed il Soviet Supremo del Forum ha cancellato l'intervento del povero trevbg che ora, chissà, forse langue in un Gulag virtuale riservato ai deviati pazzoidi critici della linea ufficiale.

Il forum di Valbrembanaweb raccoglie in un giorno le visite che noi abbiamo raccolto in tre mesi, il PII era approvato, eppure ciò non è bastato a far sopravvivere un commento innocuo.

Facciamo così paura? Siamo la Spectre dell'informazione orobica?

Cagasotto, ecco cosa siete, scribacchini che neppure dietro un nickname hanno la forza di tollerare voci dissenzienti. Fedeli alla consegna del pensiero unico come tanti soldatini con la divisa stirata e il libretto rosso nella tasca sinistra.

E poi c'è che va dicendo che la libertà d'informazione è minacciata da Berlusconi: si aggiorni, certi "informatori" sono assai più efficaci del tycoon di Arcore.

mercoledì 25 marzo 2009

Indovinello

C'è una regione in Italia dove si fa una legge che dice "non fate una certa cosa", e cinque giorni dopo un comunicato che dice "rispetto a quella cosa, fatela lo stesso".

C'è una regione in Italia dove un assessore regionale è in balia dei dirigenti di cui lo hanno circondato.

C'è una regione in Italia dove puoi essere dirigente regionale per l'urbanistica, ma contemporaneamente socio (occulto) di imprenditori che costruiscono i loro stabilimenti attraverso procedure di deroga.

C'è una regione in Italia dove i pareri si danno a voce spiegando "a", e per scritto (ma solo se le Procure sono in allerta) spiegando "b".

C'è una regione in Italia dove un manipolo di pagliacci, circondati da consulenti "coperchio" (nel senso di coperchi buoni per ogni padella) ha passato gli ultimi dieci anni a sputtanare norme, indirizzi, procedure, creando le condizioni perché ognuno, non sapendo più cosa fare e come farlo, può decidere di fare ciò che gli pare, come gli pare, quando gli pare. Salvo poi incappare nelle maglie dei magistrati e ritrovarsi a chiedersi il perché.

INDOVINELLO: quale è la regione di cui parliamo?

La risposta esatta ve la svelerà Paolo nel suo prossimo post.

lunedì 23 marzo 2009

A che servono gli Ordini Professionali?

Qualcuno direbbe "a tutelare la qualità del lavoro prodotto" e dunque "a tutela dei committenti". Qualcun altro suggerirebbe che servono "a garantire assistenza ai propri iscritti in caso di controversie". Poi vi sarebbe chi non mancherebbe di citare "l'attività di aggiornamento e di formazione".
Tutte e tre le cose sono un po' vere (in teoria) e molto poco concretamente applicate (nella pratica).
Di certo gli Ordini, come molte associazioni, servono certamente a loro stessi, quali macchine per gestire un potere, per quanto anacronistico esso sia, costruire l'immagine dei loro Presidenti e Segretari, consolidare il ruolo di questi nei confronti dei colleghi.

Cattiveria la mia? No, affatto, semplice descrizione della situazione più ricorrente.
A proposito, lo sapevate che le "auto blu" esistono anche presso certi Ordini (più al centro-sud che al nord)? Quando si dice "la casta"!
Comunque, mesi fa scrissi alla redazione di AL, la rivista degli architetti lombardi, o meglio della Consulta degli Ordini della Lombardia, questa lettera:
"Spett. redazione di AL, vi scrivo non come membro di uno degli Ordini provinciali degli architetti, ma come persona che, vedendo le profonde trasformazioni che il vostro lavoro porta sul territorio, talvolta, sempre più spesso in verità, si chiede se la disciplina dell'Architettura e dell'Urbanistica, e gli ordini professionali, abbiano ancora un ruolo nel "governare" l'attività, davvero multiforme, di architetti ed urbanisti.Non mi sono ancora presentata, lo faccio ora. Mi chiamo Mara Colombo, sono una commercialista, vivo a Legnano (MI). Sono, per formazione ed attività, quanto di più lontano dalla vostra professione, che ammiro e rispetto, ma sulla quale comincio a pormi domande alle quali spero possiate rispondermi. Il mio interesse verso le "cose da architetti" non è nato da molto, compie un anno proprio in questi giorni, e deriva dall'essermi attivata in prima persona contro un progetto urbanistico promosso in un piccolo comune della Valle Brembana, Piazzatorre, in provincia di Bergamo, paesino di meno di 500 abitanti, un tempo florido centro turistico, oggi in costante e forse irreversibile declino. Personalmente attribuisco una grandissima parte del rovescio turistico di questo paese all'abnorme sviluppo edilizio degli anni '70 e '80 del secolo scorso, allorché furono edificate seconde case sufficienti ad ospitare circa 8.000 persone, depauperando la maggiore risorsa in termini di attrattività,ovvero sia il territorio stesso, a fronte di nessun potenziamento dei servizi da fornire ai residenti ad ai possibili villeggianti. Adesso, per risollevare le sorti e l'economia del paese, si vorrebbe dare il via ad un programma integrato di intervento, per il quale sarebbero realizzati ulteriori alloggi per ulteriori 455 abitanti, al prezzo, evidentemente ritenuto ininfluente, di radere completamente al suolo l'ultimo bosco "urbano" rimasto.Poche persone, tra le quali la sottoscritta sembrano avere colto pienamente i termini dell'operazione, ma questo conta poco. Ciò che mi preme evidenziarvi è l'assoluta inazione di tutti gli enti che dovrebbero essere preposti a governare il territorio, Comune in primis, ma Provincia, Parco delle Orobie e Comunità Montana a seguire. La Regione manco la cito perché ormai ho capito persino io che ha completamente abdicato al proprio ruolo. Però, mi chiedo e vi chiedo, accanto alla latitanza delle istituzioni, o alla loro follia (se penso a un comunello che gioca a "negoziare" programmi urbanistici promossi da gente che fa solo quello di mestiere, tutti i santi giorni, e da anni), ma architetti ed urbanisti hanno o no un ruolo da giocare per evitare scempi come quello che vi ho descritto?Quando leggo, sulla vostra rivista come su altre, termini come qualità del territorio, tutela del paesaggio, armonia con l'ambiente, a cosa esattamente vi riferite? Perché se poi leggo un "documento di sintesi" (vedi allegato) come quello predisposto per evitare la VAS del programma cui vi accennavo, documento redatto da un architetto (e sia chiaro che non intendo muovere una critica alla persona, che neppure conosco, a alla quale sarà stato conferito un incarico ben preciso e disciplinato da un contratto) e nel quale il succo è "tutto va bene madama la marchesa", comincio davvero a pensare che si faccia, a livello culturale, della gran teoria e del gran fumo, ma che poi, quando si scende sul pratico, l'arrosto sia sempre quello: più metri cubi = più quattrini = parcelle più alte, e quindi tanti saluti al territorio e agli articoli stampati sulle riviste. Non vorrei esservi parsa offensiva, nel caso me ne scuso. Se ne avete voglia, per favore, datemi una risposta, personale o sulla vostra rivista, che ormai mi faccio prestare tutti i mesi. Cordiali saluti".

Beh, potete facilmente immaginare com'è andata a finire: un paio di contatti per avere il file (regolarmente recapitato), e poi più nulla, silenzio assoluto. La risposta la sto ancora aspettando.
Certo, magari mi sono persa un numero di AL, ma temo non sia così.
Un silenzio imbarazzato, dietro il quale si cela non la deontologia professionale, alla quale tutti ci inchiniamo, ma la volontà di non farsi nemici, di non mettersi in gioco, di attenersi al sempiterno "lupo non mangia lupo", oggi un incarico a te, domani uno a me.
Disciplina, deontologia, la critica ragionata come elemento che integra il lavoro delle professioni intellettuali, paiono espressioni arcaiche, coniate in una lingua che non ci appartiene più.

Me li vedo anche adesso, molti stimati progettisti, a mentire spudoratamente sul "piano casa" del Governo, denunciandone le distorsioni sui comunicati ufficiali, per poi correre in ufficio a capire quanto potranno fatturare nei prossimi due anni.

Almeno i vituperati geometri sono più ruspanti, non si vergognano di dire che lavorano pensando a cazzuole e fratazzi.

sabato 21 marzo 2009

Copione rispettato

Sono stata fin troppo profetica. Come avevo scritto in questo post, l'epilogo della vicenda cominciata nell'estate 2007 con il documento di inquadramento dei PII, alla fine è stato quello che ci si attendeva.

La vicenda momentaneamente è chiusa. Certo l'illegittimità dell'approvazione del PII, la scorsa notte, è palese. L'intero PII è tranquillamente a rischio di travolgimento qualora qualcuno decidesse di impugnare gli atti al TAR. La legge regionale 5/2009, entrata in vigore, lo ricordo, lo scorso sabato 14 marzo, non è interpretabile in modo diverso da quello voluto dall'assessore regionale Boni: tutti i PII in itinere dovevano (e devono tuttora) fermarsi in attesa dei criteri regionali, per poi essere eventualmente approvati qualora rispondenti a detti criteri.

Nel caso del PII di Piazzatorre le illegittimità erano evidenti già da prima, la vicenda della VAS avviata solo dopo l'adozione ha suscitato il giusto intervento della Regione, la quale ha così scaricato su Federica Arioli l'intera responsabilità circa la conduzione della vicenda.

All'attuale Sindaco di Piazzatorre va dato atto di aver agito con determinazione, fin troppa forse, tanto da sconfinare nella testardaggine degli incoscienti. Le auguro di non incappare in strascichi legali, non penso lo meriti.

Per quanto ci riguarda staremo alla finestra a vedere cosa succederà, incrociando le dita affinché l'attuazione del PII sia meno dannosa di quanto temevamo e temiamo tutt'ora. Le battaglie a volte si vincono a volte si perdono, questa la consideriamo, tranquillamente, persa. Se con onore o meno non sta a me deciderlo.

Ora la cosa importante è che i piazzatorresi si adoperino per la migliore riuscita dell'impresa in cui si sono imbarcati.

Seguiremo gli avvenimenti, per quanto possibile, e magari scriveremo sull'evolversi degli stessi. Prima però, ed a breve Paolo Landoni ed io posteremo ancora due interventi, due sassolini da levarci dalle rispettive scarpe: protagonisti gli architetti e i politici.

venerdì 20 marzo 2009

La lettera c'è!

Non era una bufala, la Regione ha davvero scritto una lettera al Comune richiamandolo alle sue responsabilità.

I nostri agenti all'Avana l'hanno trafugata nottetempo, eccola:



Mentro scrivo il Consiglio comunale è riunito. Sarà rimasto un barlume di coscienza nei consiglieri comunali di Piazzatorre? Lo sapremo più tardi (io domani, perché ora me ne vado a dormire).

Più case per chi?

Non è che solo a Piazzatorre si facciano, o si provino a fare, sfracelli. L'Italia è tutta un fiorire di avventatezza nell'uso del territorio.

Ce lo ricorda oggi Gian Antonio Stella in questo articolo sul Corrierone.

Bello eh?

giovedì 19 marzo 2009

La Regione in campo contro il Programma Integrato!

Se l'indiscrezione che mi è giunta fosse vera saremmo di fronte ad un atto verificatosi, credo, ben poche altre volte.

Sembra che sin dal sei marzo scorso gli uffici della Regione, per mano addirittura del vicedirettore della direzione territorio e urbanistica, abbiano inviato una lettera al Comune di Piazzatorre per segnalare il grave vizio procedimentale messo in atto adottando il PII prima di sottoporlo alla verifica di esclusione e poi alla VAS.

La nota regionale si concluderebbe invitando l'amministrazione comunale, in autotutela, a revocare l'adozione del PII in quanto avvenuta in violazione delle norme regionali e comunitarie.

Ciò che qui sosteniamo da tempo troverebbe avvallo anche a livello della massima istituzione del nostro territorio.

Ora la domanda è: servirà a qualcosa?

domenica 15 marzo 2009

La beffa del destino

Da ieri, sabato 14 marzo 2009, è entrata in vigore la legge regionale n. 5/2009, che modifica le Legge per il Governo del Territorio (l.r. 12/2005), e le novità sono rilevanti.

Quella meno gradita ai Comuni riguarda proprio i PII privi di rilevanza regionale (come quello di Piazzatorre), che da ieri NON POSSONO più essere approvati dai Comuni ancora privi di Piano di Governo del Territorio, a meno che non si tratti di PII che prevedano la realizzazione di infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico di carattere strategico ed essenziali per la riqualificazione dell’ambito territoriale, da definirsi nel rispetto dei criteri e delle modalità stabiliti dalla Giunta Regionale, la quale ha sessanta giorni di tempo (fino al 13 maggio prossimo) per emettere il proprio provvedimento; in caso di inattività della Giunta Regionale, dopo i predetti sessanta giorni e fino all’emanazione di criteri e modalità, i Comuni potranno operare sulla base di un proprio documento di inquadramento (cioè come prima della riforma).

Insomma, Federica Arioli rischia di non potersi fregiare dell’onore di approvare il PII, e di dovere passare la mano al suo successore. Eh sì, perché se la Giunta Regionale non riuscirà ad emanare i criteri entro la metà di aprile, sarà troppo tardi. Bene che vada il 22 aprile saranno già stati pubblicati i bandi per i comizi elettorali, con la conseguenza che a Piazzatorre (dove il 6 e 7 giugno si voterà anche per le amministrative) il Consiglio Comunale potrà essere convocato solo (articolo 38, comma 5, del decreto legislativo n. 267/2000), per “adottare gli atti urgenti ed improrogabili”. Adottare (e non approvare, in urbanistica la distinzione è netta), atti urgenti (e dopo più di un anno dalla sua presentazione, per definire urgente il PII ci vorrebbe una grandissima faccia tosta) ed improrogabili, ovvero per questioni sulle quali sia impossibile decidere in futuro (e neanche questo è il caso del PII).

Intendiamoci, quanto sopra vale in un Paese dove le leggi vengono lette, osservate, rispettate. Qui però siamo in Italia, posto nel quale le leggi sono meri suggerimenti, e dunque niente di più probabile che l’azzeccagarbugli di turno confezionerà un bel parere per Sindaco e Giunta nel quale sosterrà, con sprezzo del ridicolo, che il PII si può approvare eccome.

Del resto chi se n’è impippato di sottoporre a VAS il PII, prima di adottarlo (violando anche le norme comunitarie oltre che quelle nazionali e regionali) e non dopo (e solo perché costretto praticamente a forza), dovrebbe fermarsi di fronte a “solo” due divieti? Suvvia, non scherziamo, la sfacciataggine a Piazzatorre non manca, è il buon senso che non c’è più. Ma quello, forse, è stato abrogato per legge.
AGGIORNAMENTO DELLE ORE 17,56: come immaginavo, sembra che il Consiglio comunale sia convocato per Venerdì 20 alle ore 20,30 e che tra i punti in discussione vi sia anche l'approvazione definitiva del PII. E la legge 5 vada a farsi friggere.

sabato 14 marzo 2009

Tutto come previsto

Non c'era dubbio alcuno che la conferenza finale per la VAS del programma integrato sarebbe andata come è andata.

L'Autorità Competente (sic) ha emesso il proprio decreto sancendo la sostenibilità del PII contro ogni logica razionale. Le osservazioni di quei noiosi che hanno ritenuto di far presenti per l'ennesima volta i pesanti problemi che il progetto dell'Alta Quota S.r.l. trascina con sé, sono state tutte spazzate via senza troppa pena.

In sostanza, la consegna è una sola: il PII si deve fare perché nel suo complesso è di interesse pubblico (sfacciataggine colossale) e quindi non ci sono "ma" che tengano. Al diavolo il bosco della Tagliata, che verrà brillantemente sostituito da due o tre corridoi di piante ed arbusti (nulla a che vedere con l'alto fusto esistente oggi); al diavolo la legge forestale (e la Comunità Montana, che in conferenza ha fatto il pesce in barile, non s'azzardi a fare scherzi); al diavolo dubbi e perplessità d'ogni genere, compresi quelli della Provincia (che ha messo nero su bianco quanto siano illusorie le speranze di campare sul modello turistico che sottende al PII), a Piazzatorre solo certezze. Vincere! E vinceremo!
A qualcun altro, se ben ricordo, non andò esattamente così. Finì male, anzi, malissimo.

Oh, in più c'è una novità: nel documento "Sintesi finale" si farnetica anche di un prossimo Consiglio Comunale in cui sarà esaminata "la proposta di realizzazione di centrali idroelettriche che potrebbero ulteriormente garantire una maggiore quantità di acqua da destinare alle utenze civili attraverso una apposita ricanalizzazione". Eh? Cosa? Prego? Centrali idroelettriche, a Piazzatorre, che garantirebbero più acqua per le utenze domestiche? So che le centrali idroelettriche l'acqua la usano per produrre energia e la restituiscono ai fiumi parecchio più calda di quanto era all'ingresso in centrale. Stop. Mai sentito parlare di acqua potabile in uscita da una centrale idroelettrica, dovrò aggiornarmi!

venerdì 6 marzo 2009

Verso l'epilogo

Il PII è ormai prossimo al traguardo.
Lunedì 9 marzo il rito della conferenza finale sulla VAS, una puntata che si annuncia scontata nell'esito: un po' di appartamenti in meno, trenta, forse quaranta, e qualche misero e triste simulacro di corridoio boscato là dove ora c'è il bosco della Tagliata.

Fine della storia. E' più che probabile che nel giro di pochi giorni verrà convocato il Consiglio Comunale per l'approvazione definitiva. Poi, a chi vorrà tentare in estremo di bloccare una delle peggiori sciaguratezze urbanistiche dell'intera regione, non resterà che il ricorso ai giudici amministrativi, spulciando tra articoli e commi nella speranza di raccattare un qualsiasi vizio di forma che li convinca a bloccare tutto.

Ma quand'anche s'arrivasse davanti al TAR e poi oltre, al Consiglio di Stato, sarebbe una sconfitta comunque. Se nessun argomento tecnico, economico, culturale, è servito a far cambiare idea agli amministratori di Piazzatorre, significa che la lungimiranza non appartiene loro, che alla programmazione di lungo termine preferiscono il piccolo cabotaggio legato al mandato elettorale.

Chi s'è visto s'è visto, chi verrà dopo s'arrangerà, potrà andargli bene e considerarsi fortunato, fregiandosi della medaglia di chi avrà ben attuato scelte altrui, magari fingendo di non averle condivise, oppure potrà andargli male, e avrà qualcuno su cui scaricare le colpe.

Federica Arioli, con buone probabilità, concluderà la sua carriera di Sindaco il prossimo 7 giugno. Noi la ricorderemo come una ragazza partita col piede giusto, ma che ha smarrito la strada dopo averne percorsa neanche un terzo.

Seguiremo ancora l'evolversi della situazione, almeno per un po', magari sino a che inizieranno i primi lavori. Poi spariremo, ma non per sempre. Questo blog, se Blogspot lo permetterà, rimarrà nella Rete, in memoriam di quello che fu un delizioso paese di montagna. In futuro, magari tra dieci anni, chissà, qualcuno di noi tornerà a scriverci, raccontando quel che sarà diventato nel frattempo quel paese.

E per allora speriamo di avere sbagliato tutto, di essere stati, noi, avventati ed incoscienti, paladini dell'arretratezza. Speriamo che un giorno si possa dire che avevano ragione gli altri, e che grazie a loro, in quei dieci anni, Piazzatorre è nel frattempo cresciuta in bellezza e ricchezza.