sabato 20 dicembre 2008

Una firma là e molte qua

Per fortuna si può firmare anche per qualcosa di meglio che non la improbabile abrogazione di enti talvolta dannosi.

Ce lo spiega il sito del prof. Edoardo Salzano, Eddyburg, che illustra un'iniziativa volta a informare su cosa sia il "consumo di suolo", sul perché esso rappresenti un pericolo se spinto oltre certi limiti, sul quanto sia necessario informarsi, valutare, decidere se le cose ci stanno bene come stanno (o come ci viene raccontato che stanno) per poi prendere (o non prendere) una posizione.

Chi ha voglia di perdere un po' del suo prezioso tempo per informarsi sul tema, e poi magari aderire ad una campagna contro il consumo di suolo, legga qui e qui.

Vorrei precisare una cosa: il prof. Salzano appartiene ad una parte politica che non è la nostra, ma ciò non toglie che su molti degli interventi, suoi o comunque ospitati sul suo sito, noi siamo d'accordo. Votare in modo diverso non significa dover per forza sempre dire che il sole è verde solo perché "l'altro" ha detto che è giallo. Su questa barca in cui viviamo, lavoriamo, consumiamo, ci divertiamo, e time permitting ogni tanto proviamo a riprodurci, piaccia o meno ci dobbiamo stare tutti insieme. Che ci sia qualcuno che si ostina a rovinarne il fasciame nella convinzione che la barca poi possa andare più veloce, non importa dove, a noi non va giù proprio per nulla.

Se questi sono amministratori pubblici

Mi associo a Vittorio Feltri. Se le Provincie servono a esprimere amministratori così scarsi come quelli che ci descrive l'Eco di Bergamo, meglio abolirle.

La notizia, di per sé non è una novità. La novità è la faciloneria con cui gli insigni rappresentanti del popolo, capeggiati nientemeno che dall'assessore all'urbanistica della Provincia di Bergamo e dal presidente del Consiglio Provinciale, trattano l'argomento dello "sviluppo" turistico di Piazzatorre.

Una illustrazione della nostra amata sindaca e un sopralluogo sulle recenti nevi della Torcola, e voilà, les jeux sont fait.

Da un assessore provinciale all'urbanistica ci si aspetterebbe un minimo di attenzione al rispetto delle procedure (ricordiamo che il PII è stato adottato in pendenza della VAS, evidentemente percepita come un inopportuno e fastidioso adempimento); macché, scatta invece la promessa di tempi rapidi pur, ça va sans dire, nel rispetto dei sacri crismi dettati dalle norme su Siti di Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale.

La sensazione è che si voglia assicurare la "forma" delle verifiche, annacquandone la sostanza: la politica, quando vuole, è perfettamente in grado di "pilotare" i pareri tecnici.

«Piazzatorre ha potenzialità turistiche ancora inespresse – ha concluso Mazza (presidente del Consiglio provinciale) – e la Provincia le sarà a fianco e di supporto nello sviluppo che passa per il turismo».

Ecco, adesso sì che siamo tranquilli.

Feltri, scusi, dov'è che si firma per abrogare le Provincie?

domenica 14 dicembre 2008

Ma la VAS che fine ha fatto?

Sempre a proposito di ambiente, una domanda: la Valutazione Ambientale Strategica del PII dove è finita? Il Comune aveva concluso il procedimento di esclusione dichiarando che occorreva affrontare il processo di VAS. Lasciamo pur da parte il fatto che ha poi comunque adottato il PII, ma 'sta benedetta valutazione s'era deciso di farla, e allora?

Ci aspettavamo che, a quasi due mesi dall'adozione del PII, il rapporto ambientale fosse reso disponibile sul sito internet del Comune, invece tutto tace, salvo un laconico comunicato sul bollettino comunale del mese corrente, nel quale si precisa che "si sta procedendo".

Boh! Tutta la fregola di adottare era legata al far sì che Alta Quota S.r.l. riaprisse gli impianti il 6 dicembre, va bene, ma adesso che la Società avrà gioco nel rivendicare un "diritto", non è che si pensa di produrre un'altra farloccata come si fece a suo tempo per la verifica di esclusione, o no?!

Il bollino Chiquita. Gaudete fratres!

Annuntio vobis gaudium magnum; habemus certificationem*!

*certificationem: maccheronicismo. Non fateci caso.

Speriamo non suoni troppo blasfemo. Vogliamo salutare con la formula più solenne la notizia dell'ottenimento, da parte del Comune di Piazzatorre, dell'agognata certificazione ambientale UNI EN ISO 14001 (stìc...., direbbero a Roma).

Ci risparmiamo di riportare il pistolotto del Sindaco Arioli, lo potete leggere direttamente nel link indicato sopra. Non ci esentiamo, al contrario, dal commentare, un po' perfidamente se volete, che le certificazioni si rilasciano soprattutto perché il certificatore viene lautamente pagato. E' risaputo ma si fa finta che non sia così.

L'ISO 14001, ma non solo, è ormai trattato alla stregua di un bollino Chiquita: la banana sa sempre di banana, però vuoi mettere la sciccheria!

Ci piacerebbe chiedere al soggetto certificatore come ha genialmente raccordato le politiche ambientali a quelle urbanistiche per stabilire che sì, Piazzatorre merita la medaglietta di comune ambientalmente al top della gamma. Ma forse è meglio tenersi la domanda. La risposta potrebbe essere depressogena.

"Obiettivo: turismo sostenibile". Sì, ciao.

lunedì 8 dicembre 2008

Petizione

Da oggi ci "allarghiamo" e proponiamo una petizione per fermare il famigerato PII.
Si aderisce qui.

sabato 6 dicembre 2008

Robb de matt

Cose da matti. Che altro pensare quando sul Corriere della Sera di oggi, 6 dicembre, si legge che a Castione della Presolana (valle Seriana), paese sepolto sotto una pioggia di seconde case, per non pagare l'ICI, piovono anche richieste di fittizie separazioni consensuali, cosicché uno dei due coniugi, tutt'altro che in vena di separarsi ma molto in vena di risparmiar quattrini, si tramuta in unico proprietario o residente, continuando però a far la vita di prima.

Il sacro vincolo del matrimonio sciolto da un bollettino esattoriale. Nell'Anno del Signore 2008, ogni crisi è buona per scansare l'erario.

Ogni tanto una buona notizia

Come questa, che aspettavamo da tanto tempo. Speriamo in bene, perché è forse la prima volta che parte un'iniziativa di questo genere. Applauso a Giosué Frosio, consigliere regionale promotore del progetto di legge regionale n. 358 del 14 novembre 2008 intitolato: "ISTITUZIONE DELL'ALBERGO DIFFUSO, BAITA DIFFUSA E BAITA&BREAKFAST".

Due soli articoli, ispirati dall'idea di "sviluppare forme di turismo attente alle proposte ed all'ambiente locale. L'idea che sta alla base dell'albergo diffuso nasce dall'opportunità di realizzare nuove strutture ricettive in piccoli centri rurali senza costruire nuovi immobili, ma utilizzando gli edifici già esistenti".

Era ora.


p.s. il link al testo del progetto di legge è corretto, ma non sempre funziona.

lunedì 1 dicembre 2008

Perle ai porci

Riporto per estratto:

"...la montagna italiana è stata riconosciuta dai poteri "romani" (sia politici sia economici) per quello che è: un gigante economico e un nano politico. [...] In montagna si produce l'acqua che disseta le città e irriga le pianure, crescono le foreste che purificano l'aria metropolitana, il territorio montano viene utilizzato per le grandi infrastrutture che collegano fra loro le città e addirittura qui si realizzano le discariche per risolvere i problemi causati dall'insipienza e dall'ignavia della politica cittadina. E cosa torna agli abitanti della montagna per la funzione resa dal loro territorio alla collettività nazionale? Tornano le proposte di sopprimere le Comunità Montane, di sopprimere i plessi scolastici sotto i 50 alunni, arriva la creazione di carrozzoni per la gestione dell'acqua che hanno sedi e poteri nelle città. Tornano i tagli costanti da anni dei fondi per la montagna. [...]".

Enrico Borghi - Presidente Nazionale dell'UNCEM (Unione nazionale Comuni Comunità ed Enti Montani)

Il brano che ho riportato, non integralmente ma solo per brevità, è stato pubblicato sull'ultimo numero di Famiglia Cristiana (30 novembre 2008, se non ho appuntato male la data).

Senza tanti fronzoli: è un lamento greco che ci saremmo risparmiati. Lacrime di un coccodrillo che s'è morso la coda per sbaglio.

Se la montagna è tra gli ultimi pensieri della politica, romana o milanese fa poca differenza, lo si deve anche all'incapacità degli amministratori dei territori montani oltre che alla indifferenza dei politici che hanno preso voti in collegi di montagna e una volta seduti sullo scranno di un Consiglio regionale o del Parlamento si sono scordati la provenienza di quei voti. Sinistra e Destra pari sono, sia chiaro.

Però il signor Presidente dice anche cose giuste, sulle quali dovremmo riflettere tutti: che la montagna sia una miniera di buone cose per tutti è senz'altro vero, dalle cime innevate, ai ghiacciai (molto malmessi ultimamente), alle foreste, a flora e fauna, a usi e tradizioni, tutto ciò è risorsa.

Risorsa ambientale e umana, risorsa economica. Paesaggi da preservare e valorizzare, architetture povere in materiali e composizione ma ricche in storia e in cultura del territorio.

Ecco, appunto, il territorio. Un bene che non appartiene a nessuno. Noi apparteniamo a lui, semmai. Un terreno mi appartiene, un territorio, seppur formato da migliaia o milioni di lotti, non appartiene ai proprietari di quei lotti. Esso è vita, la nostra vita. Si astrae dal concetto di proprietà e diventa bene di tutti, anche di coloro che ancora devono venire al mondo.

Da qui si parte quando si parla di "sostenibilità" delle trasformazioni: usare una risorsa comune senza distruggerla, consentendole di rigenerarsi, affinché chi verrà dopo di noi possa goderne a sua volta.

Che c'è di "sostenibile" in una disseminazione di case e condomini in un paese di montagna? Nulla, proprio nulla.

Un deposito temporaneo per cittadini ai quali non importa nulla della montagna ma molto del loro tempo libero, una discarica per lo stress metropolitano, ecco cosa diventa quel paese. Luogo dove le angosce della città vengono forzatamente stemperate in una natura violentata e scaricate su pochi abitanti smarriti all'idea che il modello economico in cui avevano creduto sia fallimentare, ma incapaci di ammetterlo e di costruirne uno nuovo.

Libiamo libiamo (forse è meglio)

Grande giubilo in Alta Valle e a Piazzatorre. Abbondanti nevicate consentiranno l'avvio della stagione sciistica già a partire dal prossimo sei dicembre.

Eh già, Alta Quota S.r.l. sì che mantiene gli impegni. Bravi, bravissimi.

Certo, a sistemare le piste per metterle in sicurezza ci ha pensato mamma Comunità Montana con un po' di soldini dei contribuenti (309.000 €), ma che importa.

Al "pubblico" che paga per consentire al "privato" di fare utili ci siamo abituati, o no?

E poi che sarà mai di fronte ad un investimento di 55 milioni di euro promessi dall'Alta Quota?

Beh, intanto aspettiamo ancora che, articolesse a parte, qualcuno si degni di spiegare la composizione della cifra: 55 mln de che? Valore totale dell'operazione? Investimenti? Fanfaluche? Boh! E forniti/garantiti come? Banche? Ipoteche? Fideiussioni? Mah!

sabato 29 novembre 2008

Un PII diverso? Proviamoci

Prendendo spunto dai commenti un precedente post, vorrei provare ad esporre la mia personalissima idea circa una possibile modifica al PII di Piazzatorre, muovendo dall'assunto di Mara, a mio avviso più che realistico.

Condivido anch'io l'opinione che le osservazioni al PII potranno essere accettate dal Comune solo se avanzate da soggetti che abbiano in loco interessi diretti e solo se volte a modesti maquillage del Programma.

Qui però siamo svincolati da cautele giuridiche, possiamo anche sbizzarrirci, entro limiti ragionevoli.

La mia idea è che, posto che alla fine il PII si farà (anche solo perché dopo essersi vendute pure la mamma e la zia, li voglio vedere gli amministratori di Piazzatorre fare marcia indietro!), si dovrebbe farlo limitando i danni: nuovo motto "salvare il salvabile".

Cosa salvare? Molto semplice: il bosco della Tagliata. Si facciano tutte le altre nuove costruzioni previste dal programma ma non quelle localizzate dove ora c'è il bosco.

A quale prezzo? Meno impegni per l'Alta Quota: anziché dieci anni di gestione degli impianti (che sono una perdita sparata, non c'è dubbio in proposito), solo cinque, non un giorno di più. E se non bastasse, al diavolo la ricostruzione dell'impianto di risalita a fianco del bar del "Michetti" (così il nostro "simpatico" barista ed i suoi colleghi ed accoliti avranno il pane che si meritano per le focacce che hanno generosamente rifilato al paese).

Ci pensi gentilissima dottoressa Arioli, ci pensi.

Di buone intenzioni sono lastricate le strade per l'inferno

Tempo fa avevamo accennato ad uno dei discussi (e discutibili) progetti già in atto, che inciderà non poco sul paesaggio orobico e sulla sua percezione, il progetto della "strada per l'Arera".

Da pochi giorni i lavori sono in una fase piuttosto avanzata, prossimi all'ultimazione del "grosso" diciamo così, e tanto per cambiare ecco che le polemiche, caute fino a poco tempo fa, esplodono.

Non starò a fornire particolari, li potete trovare qui e qui.
Cosa ci dovrebbe insegnare una vicenda come questa? Secondo me almeno due cose:
  • noi italiani dovremmo deciderci una buona volta a progettare il territorio in cui viviamo in base ad esigenze reali e dimostrate; esigenze, non desideri, per quanto pii essi siano;
  • al contempo dovremmo imparare a discutere i progetti prima di farli, non quando sono fatti o, peggio, realizzati. E questo vale soprattutto per i pubblici amministratori, che spesso straparlano di "partecipazione", illudendosi di poterla gestire nella fase progettuale anziché in quella pre-progettuale.

Ovvietà? Mica tanto visto come vanno le cose (magari non da Bolzano, ma certo da Trento, fino a Lampedusa).

martedì 25 novembre 2008

Idiotismi nevosi

E questa, invece, è una notizia vera, che Terrealte ha ripreso dopo la pubblicazione, risalente al 29 ottobre scorso, sul quotidiano "Alto Adige".

Non aggiungo commenti se non quello che le "perplessità" (stasera mi sento quasi politicamente corretta) dell'autrice del blog, le faccio mie, senza se e senza ma.

Ed immaginando, anche solo vagamente, il giubilo di qualche scervellato, trattengo a fatica un v....o!

Parole parole parole...

... ma non d'amore.
Ieri sera mi ha chiamato la mia amica Carla, una vispa signora milanese, ormai bergamasca d'adozione.

"Mara, sapessi quei ... di Valbrembananews! Mi hanno cancellato un commento, ma come si permettono..." eccetera. Non trascrivo. Erano più gli insulti dei concetti.

E vabbè Carla, te la sei cercata, lo sapevi che quel sito è blindato su posizioni non svelate ma, comunque, piuttosto chiare.

Congedata l'ancora furente sciura (me lo passi il sciura, vero?) vado a leggermi la notizia incriminata, questa.

Non di una notizia si tratta, in realtà, ma di una lettera al Direttore de "L'Eco di Bergamo", scritta da Gianantonio Arnoldi, ex deputato, eletto nel 2001 con Forza Italia.

Devo dire che i contenuti non mi sembrano stratosferici, è un po' il solito refrain sul taumaturgico Expo 2015 (ormai assurto a miracolistica panacea per tutte le sfighe del Belpaese, o almeno del Nord, o al limite della Lombardia, vabbé famo de Milano che nun se sbaglia).

Arnoldi ben si guarda dall'indicare a quali fonti di finanziamento pensa per raggiungere gli obiettivi che lascia intravedere nel suo scritto, salvo un residuale riferimento alle banche, che temo abbiano altri pensieri di questi tempi; però, dettagli trascurabili (ça va sans dire) a parte, alcuni spunti interessanti la sua lettera li offre:

  1. la politica dei grandi comprensori sciistici forse non è azzeccatissima;
  2. la priorità va data all'ammodernamento degli impianti;
  3. la domanda prevalente da soddisfare probabilmente sarà di tipo "mordi e fuggi";
  4. senza viabilità adeguata (e parcheggi, anche di scambio con navette, aggiungo io) ogni ipotesi di sostegno dell'economia rischia di essere velleitaria.

Sommessamente, sottoscrivo tutto quanto, almeno in linea generale. Con ciò non voglio dire che sposerei senza condizioni quanto esposto dall'ex parlamentare, anche perché la declinazione nel particolare delle azioni da mettere in campo per dare corpo ad una politica di rinascita socio economica delle valli bergamasche potrebbe scoprire nervi dolenti. Sapete a cosa mi riferisco.

Il punto più interessante mi sembra il terzo: premesso che lo condivido appieno, da esso discende una indicazione fortissima rispetto al tema dell'accoglienza, della ricettività. Il turista da fine settimana o da giornata singola non ha bisogno di una seconda casa pronta a ristorarne le stracche articolazioni dopo ore ed ore sugli sci, mi sembra lapalissiano.

Molto più probabilmente, con buona pace dei semplicioni lietopensanti, buoni alberghi a costi decenti, pensioni, B&B, affittacamere, sarebbero una soluzione infinitamente più razionale e sostenibile.

E' così sovversivo spingere in questa direzione?

sabato 22 novembre 2008

Pubblicato il PII

Proprio pochi minuti fa ho ricevuto una telefonata da Piazzatorre con la quale sono stato informato della pubblicazione, su un quotidiano di Bergamo, di un avviso relativo all'avvenuta adozione e al deposito del Programma Integrato di Intervento. Per inciso, tanto per cambiare, sul sito del Comune non c'è nulla in proposito (non sia mai che troppa informazione faccia male).

La pubblicazione risalirebbe a ieri o l'altro ieri, sicché i trenta giorni entro i quali presentare osservazioni scadranno il 20 o il 21 dicembre, per prudenza facciamo il 19 così non si sbaglia, i furbetti sono sempre in agguato.

Chi vuole può presentare quindi le proprie osservazioni, scritte, al Comune di Piazzatorre, segnalando quali sono gli aspetti del PII ritenuti sbagliati o comunque necessitanti modifiche, sia per quanto riguarda il progetto sia per quanto riguarda la convenzione tra Alta Quota S.r.L. e Comune.

Sarà interessante vedere se le associazioni ambientaliste, fino ad oggi del tutto latitanti, decideranno di svegliarsi in extremis o se preferiranno continuare a dedicarsi solo a progetti più noti (tipo rilancio di San Pellegrino o comprensorio sciistico della Val di Scalve), forse pensando che contestare questi dia più lustro ai contestatori.

domenica 16 novembre 2008

Quando si dice la coerenza

Come saprete, e se non lo sapete ve lo diciamo noi, il Comune di Piazzatorre ha avviato anche la Valutazione Ambientale Strategica del futuro PGT (piano di governo del territorio). Il primo passo consiste nell'elaborazione di un documento, detto di scoping, attraverso il quale definire le linee guida, i primi obiettivi, le prime considerazioni, sulla politica urbanistica comunale.

Il testo di tale documento è reperibile qui. Occhio, è un po' pesantino, circa 9 Mb.

Leggiucchiando qua e là, compare, davvero interessante, la tabella a pagina 76, di cui vi riportiamo l'immagine:

Indovinate un po'! Quale è l'azione meno sostenibile? Eh già, proprio lei: "riqualificare gli ambiti territoriali gravitanti attorno alle due ex colonie", quattro bei quadratini rossi e cinque quadratini gialli, uno solo verde e quattro neutri (bianchi) tra i quali compare (che beffa eh?) quello relativo a "maggiore efficienza nel consumo e produzione di energia" (alla bella faccia delle case "a basso consumo", Classe A o B).

Ci sembra che chi ha redatto questo documento abbia scritto il vero (che sia perché l'incarico l'ha ricevuto dal Comune? Mah, chissà), avvalorando, nei fatti, la sensazione che il documento di sintesi, a suo tempo predisposto per schivare la VAS del programma integrato, fosse un documento farlocco.

C'è però un'ombra: uno dei redattori dello scoping, salvo omonimie, è un funzionario della Provincia di Bergamo, che lavora presso il Servizio Aree Protette. Non si discute la possibilità per un dipendente pubblico, debitamente autorizzato, di svolgere incarichi per altre Amministrazioni, ma che un soggetto appartenente ad un Ente (Provincia) chiamato a partecipare al processo di VAS, in qualità di ente territorialmente interessato, e che dovrà esprimersi sulla compatibilità con il Piano Territoriale Provinciale, sia tra coloro che predispongono i documenti per la valutazione ambientale, pare inopportuno.

Si adombra, ennesimo caso, tipicamente italiano, la figura del controllore di sé stesso.

La lettera scarlatta

Sottotitolo: non esattamente quella del romanzo di Nathaniel Hawthorne, ma qualcosa del genere, fatte le debite differenze.

Piazzatorre sull'orlo del baratro è il titolo di una "Lettera al Direttore" pubblicata da Bergamo News sabato 8 novembre 2008. Scarlatta? Sì, perché al pari della ben più illustre lettera "A" apposta sul petto dell'adultera Hester, a simbolo della vergogna e del disonore della sventurata donna, ciò di cui parliamo è un normale scritto di denuncia e di richiamo alla ragione, letto il quale occorrerebbe provare se non vergogna e disonore, almeno, imbarazzo rispetto al nuovo ed entusiasmante corso dell'urbanistica piazzatorrese.

Macché, in un battibaleno, G. e A., due impavidi sostenitori del PII di Piazzatorre, o almeno del principio "padroni a casa nostra" (vostra forse, pagata da altri certamente) giungono in difesa del loro sogno e si producono in commenti deprimenti, lanciando accuse di malafede, di scarsità d'idee, di fare solo bla-bla, per non parlare di un folgorante "Siete turisti? Allora fate i turisti" (e non rompete i c..... n.d.r. Giusto?) che suscita, comprensibilmente, le ire di una commentatrice.

A. si produce addirittura in riferimenti terapeutici, vagamente offensivi, ed in richiami (ullallà) a Voltaire, che probabilmente si starà chiedendo il motivo di tanta passione a sproposito nei suoi confronti.

Che dire? Niente, meglio, molto meglio tacere. Come disse qualcuno di cui non ricordo le generalità, mai mettersi a discutere con uno sciocco, dopo un po' chi ascolta non coglie più la differenza tra i contendenti.

sabato 15 novembre 2008

XXX Rated - Adults only!!!

PORNOGRAFIA URBANISTICA. Questo è il PII "ex Colonie". Vogliamo dirlo con la massima chiarezza possibile e con tutta la determinazione necessaria. Occorre una buona dose di perversione per non vedere in quel progetto l'oscenità che lo permea, che lo accompagna dalle origini, che trasuderà da ogni granello d'intonaco delle sue creature, statici ultracorpi generati dall'infoiamento immobiliarista.
Ennesimo effetto della panspermia cementizia che ciclicamente si scatena nelle valli, lungo le coste, da un capo all'altro delle pianure.

Ed ora, per voi onanisti del mattone, una galleria di leccornie, di prelibatezze. Che la lussuria sia con voi! Godete!

















Piaciuto eh? Porcelloni!


Questo post è dedicato ad un paio di personaggi, autorevoli commentatori di una lettera a Bergamo News, di cui vi parlerò prossimamente.

Spiegazione delle immagini: dall'alto, schifomostri a Foppolo e all'Aprica, villettopoli varie nelle montagne dello Stivale.

Troppa carne (uguale) sulla griglia?

Passateci il titolo "culinario", crediamo renda piuttosto bene l'immagine di una Valle nella quale il fermento urbanistico è particolarmente attivo.

Uno sguardo a San Pellegrino Terme e compare il progetto del francese Dominique Perrault per la riqualificazione dell'intero complesso termale.

Ti giri a nord-est, verso Foppolo, e compare un altro PII, a proposito del quale, senza entrare nel merito del Programma, osserviamo subito due cose:

  • attraverso il sito appositamente predisposto, il Comune di Foppolo si pone anni luce avanti a quello di Piazzatorre per trasparenza, completezza di informazione e documentazione. Si noti che stiamo parlando di due Enti Locali che per dimensioni e organizzazione sono assolutamente analoghi.
  • le reazioni ed i commenti a questo PII sono del tutto diverse rispetto a quelle registrate per il PII di Piazzatorre. Nel caso di Foppolo si parla senza troppe perifrasi di "pazzia" e di "bruttura". Una reazione che incuriosisce.

Ora, posto che il giudizio su un progetto, urbanistico o edilizio che sia, non riesce quasi mai a prescindere (anche) da elementi soggettivi, a noi sorge una domanda: ma in tutto questo attivismo a riqualificare, rilanciare, sviluppare, e altri "...are" a piacere, a parte gli obiettivi immobiliari, c'è un disegno, una strategia (come si usa dire da un po' di tempo), un coordinamento, o ognuno si muove per i fatti suoi senza preoccuparsi minimamente di quel che succede oltre i propri confini amministrativi?

In altre parole, non è che si sta andando inconsapevolmente verso la replica, a scala locale, di un unico modello indifferenziato, che condurrà alla omogeneizzazione ed alla banalizzazione dei singoli territori, rendendo il "sistema" turistico della Valle, complessivamente, meno competitivo nei confronti di altre realtà montane alpine o di altri "sistemi" che, al contrario, si attrezzano sempre più, attraverso sinergie interne, per competere a scala globale e contrastare l'attrazione di località italiane ed estere?

Metri cubi in cambio di lavoro

Il titolo di questo post è ripreso tal quale da un articolo pubblicato nel febbraio di quest'anno sul numero 59 de "Il Giornale dell'Architettura", mensile edito dalla Umberto Allemandi & C.

Autore dell'articolo è Fabrizio Bottini, esperto di urbanistica, i cui scritti più noti sono reperibili nel sito http://mall.lampnet.org/.
Riproponiamo un ampio estratto di quell'articolo.
"In una serata alle soglie del dicembre 2007, il consiglio comunale di Piazzatorre, centro con meno di 500 anime nelle valli bergamasche, viene scosso dall'applauso liberatorio del folto pubblico presente [segue sintetica descrizione del PII]. [...] il sogno del rilancio turistico pare avere messo tutti d'accordo.
[...] Vale forse la pena riflettere sull'insediamento diffuso, sul pendolarismo di lungo corso, sulla produzione e il consumo di spazi per il tempo libero, che condizionano la qualità insediativa e la relativa tutela dell'ambiente e del paesaggio. Le valli bergamasche sono storico bacino di manodopera per l'edilizia padana e caposaldo del turismo montano; col tempo si inseriscono in un sistema metropolitano allargato (l'isocrona di riferimento è delle due ore in macchina), sia degli spostamenti per lavoro, sia nell'uso delle seconde case come "prima casa e mezza".
Il ruolo socio-economico dei comuni come Piazzatorre, integrati dunque nel ciclo edilizio turistico, si avvicina a quello di una periferia milanese, per quanto anomala.
Dai prati ancora liberi di questo borgo [...] è forse il caso di alzare lo sguardo verso montagne sulle quali c'è sempre meno neve, e rispetto alle quali un vero rilancio dei comprensori sciistici appare surreale; e verso i livelli superiori di governo, che spesso sembrano interpretare la sussidiarietà nel senso unico che, caso per caso, appare più conveniente. Lasciando i sindaci, volenti o nolenti, a occupare uno spazio per il quale sono ormai anche istituzionalmente inadeguati [...].

sabato 8 novembre 2008

I nuovi (ma mica tanto) mostri

Commento che amareggia, uno di quelli alla notizia dell'adozione del P.I.I. ripresa dal sito Valle Brembana News.

Scrive tale Carlo: "il 90% dei villeggianti che ha comprato casa a Piazzatorre (io compreso, tu fai parte del 10%), lo ha fatto perché amante dello sci e la località era appetibile".

Più o meno come dire "a me interessa sciare, chissenefrega di quel che succede al paese". Un atteggiamento inqualificabile, oltre che improntato ad attribuire nientemeno che al 90% dei proprietari di case motivazioni tutt'altro che accertate. Ci piacerebbe davvero sapere quali indagini o sondaggi abbia svolto il signor Carlo per fare certe affermazioni con tanta certezza.

Molto più probabile che cerchi di vendere per dati di fatto convinzioni basate su triti luoghi comuni.

Ciò che ferisce la nostra sensibilità è l'assoluto disinteresse per ciò che consegue alla, sia pure legittima beninteso, volontà di realizzare un desiderio personale. Quel che va bene per me va bene per tutti. Un pensiero che ha accompagnato molti nel corso della storia, accomunando condottieri e fanfaroni, re e bifolchi. Ma se a condottieri e re va almeno riconosciuto di aver perseguito disegni di gloria e potenza per le nazioni che guidavano, a fanfaroni e bifolchi si può riconoscere solo la loro misera protervia e l'arroganza degli ignoranti.

Lo sguardo al proprio giardinetto, al breve termine, agli interessi esclusivi del proprio clan, pessima abitudine che da sempre accompagna le vicende italiane e che condanna il nostro Paese all'imputridimento.

Nota a margine: eccezionale per tempismo il solito bashir che, annusata l'aria di dissenso agli obbligatori entusiasmi per la notizia dell'adozione, ha chiuso i commenti invitando a postare nel topic apposito all'interno del forum di valbrembanaweb.com, nel quale come già sappiamo, i dissensi non sono ammessi.

mercoledì 29 ottobre 2008

Ribaltini orobici

Nella posizione espressa lunedì 27 ottobre dal Consiglio comunale di Piazzatorre, in merito al PII, c'è un aspetto particolarmente interessante.
Se l'articolista de "L'Eco di Bergamo" non ha riportato dati errati, l'adozione del PII è intervenuta grazie al voto favorevole dell'opposizione. Tra i consiglieri della (fu) maggioranza si registrano, infatti, tre dei quattro voti contrari e l'astensione.

Un fatto del genere è politicamente molto rilevante e merita attenzione. Che l'amministrazione di Federica Arioli fosse allo sbando da almeno un anno e mezzo, si sapeva, ma il voto dell'altra sera ha drammaticamente evidenziato che la scelta più rilevante per una piccola comunità come quella di Piazzatorre l'hanno consentita coloro che gli abitanti non avevano voluto alla guida del paese.

Non parliamo di ribaltone perché la dimensione dell'ente è tale che un simile sostantivo, già di per sé abbastanza idiota, qui sarebbe del tutto ridicolo. Ma che il voto elettorale del 2004 sia stato gettato alle ortiche è fuor di dubbio.

Federica Arioli, se la decenza sta ancora di casa dalle sue parti, dovrebbe ora trarre le opportune conclusioni. Dopo aver ceduto all'oltraggioso ricatto dell'Alta Quota S.r.L. "o adottate il PII o noi non riapriamo gli impianti nella stagione 2008-2009", sfidando peraltro la legalità (e sarà interessante vedere, in caso di ricorso al TAR, se il procedimento utilizzato reggerà o se sarà travolto) ha recitato appieno la parte in cui si era maldestramente calata, quella di agnello da sacrificare sull'altare della rendita fondiaria.

Ora però prenda atto che la maggioranza alla quale è costretta a sostenersi ha cambiato colore (e sulla scelta più impegnativa per la comunità, mica sui contributi alla bocciofila), si dimetta e passi la palla ad un Commissario straordinario che guidi Piazzatorre sino alle prossime elezioni amministrative e chiuda l'infame partita del PII.

Se l'approvazione (Dio scampi noi e Piazzatorre) di quell'oscenità fosse confinata nell'atto dovuto di un burocrate dello Stato, tutto sommato la dottoressa Arioli, alla quale, umanamente, non è mai mancata la nostra stima, avrebbe ancora di che salvare la faccia.


martedì 28 ottobre 2008

8 - 4 - 1. Maggioranza sì, unanimità no.

Ieri sera, come ci si aspettava, il Consiglio comunale di Piazzatorre ha adottato il PII, in pendenza degli esiti della Valutazione Ambientale Strategica. Procedura scorretta a dir poco, ma non è questo che ci interessa. La nostra azione vuole essere informativa; è una "battaglia" di tipo culturale, non giuridico. Altri, se vorranno, agiranno nelle sedi opportune per provare a riportare la legalità in questa vicenda.

La cosa che ci ha stupito, colti di sorpresa direi, e dalla quale nasce il titolo di questo post, è che la presunta unanimità, che eravamo convinti accompagnasse la scelta sciagurata del PII, non si è verificata.

Otto voti a favore, quattro contrari, un astenuto. Sarà interessante capire, ammesso che ci si riesca, quali motivazioni hanno sostenuto i voti contrari e l'astensione.

Ci auguriamo solo che non siano meri interessi di bottega o la malsana convinzione che il PII sia eccessivamente morbido in quanto a previsioni, perché allora ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli prima e armarsi di forcone poi. Vabbè, non siamo sanguinari, un battipanni può bastare.

sabato 25 ottobre 2008

Stazioni sciistiche e attenzione per l'ambiente

Non nascondiamocelo, affermare che realizzare o innovare una stazione sciistica siano azioni prive di conseguenze per l'ambiente è un'azione da raccontaballe patentati. Però, pretendere che l'economia montana possa fare a meno degli sport invernali è una teoria difficile da dimostrare.

Al solito, la virtù sta nel mezzo, in questo caso nel cercare un equilibrio tra le ragioni dell'economia e quelle dell'ambiente, riflettendo a fondo sull'evidenza che quando la prima ritiene di poter fare a meno del secondo, il disastro è dietro l'angolo, non fosse altro perché, e proprio Piazzatorre lo insegna perfettamente (tranne ai suoi amministratori, pare), un ambiente svilito e impoverito dalla cupidigia di chi considera il denaro l'unico argomento degno di guidare le sue azioni, finisce per diventare motivo di ripulsa in coloro (turisti) che si pensava di attrarre e fidelizzare.

Oltreoceano, negli USA, c'è chi l'ha capito da tempo e, per tempo, si è dato da fare per costruire un sistema di gestione ambientale delle stazioni sciistiche, al fine di offrire ai suoi clienti qualche motivo in più per recarsi a sciare in un determinato luogo, che non fosse solo una pista più o meno bella ed impegnativa o uno skilift ultimo modello o un giornaliero / settimanale all inclusive.

Quegli "eccentrici" americani gestori di impianti sciistici, non avvezzi a difendere l'ambiente a forza di bla-bla, lo difendono perché sanno benissimo che da esso traggono il proprio sostentamento, e allora si preoccupano di pianificare urbanisticamente i loro impianti con raziocinio e non calcolando i metri cubi da vendere, si preoccupano che le costruzioni siano gradevoli e tali da non far pensare ad un newyorkese di essere partito da Manhattan convinto di andare in Oregon per ritrovarsi però al Queens solo con un po' di neve in più, prestano la massima attenzione ai consumi di acqua ed energia se devono ricorrere all'innevamento artificiale, gestiscono con attenzione il ciclo dei rifiuti, evitano di rompere le scatole alla fauna selvatica, considerano le foreste non come legna da ardere casualmente messa in verticale e ricoperta da foglie.
Giusto per gradire, se conoscete un po' d'inglese (non serve essersi laureati ad Oxford, garantisco), provate a leggere qui, poi provate a pensare a qualcosa di analogo in Italia. A me non viene in mente nulla di simile, ma magari qualcuno, e lo spero davvero, potrà smentirmi.

martedì 21 ottobre 2008

Black Monday

Lunedì nero.
Pare che il prossimo 27 ottobre, il consiglio comunale di Piazzatorre sia convocato alle ore 20.30 per discutere l'adozione del PII.
La prima pietra per l'affossamento definitivo del paese sarà dunque posata.

sabato 18 ottobre 2008

Mali comuni (senza gaudio per alcuno)

Sembra che l'interesse nei confronti delle Orobie bergamasche si desti solo di fronte alla possibilità di infrastrutturare, urbanizzare, incrementare la quantità di piste per lo sci (ogni riferimento al progetto del comprensorio sciistico delle valli Seriana e Scalve, non è casuale). Quello del PII di Piazzatorre è solo uno dei temi che tengono banco in relazione alle trasformazioni del territorio della valle Brembana.

Sia chiaro: i progetti in campo non sono tutti uguali, non possono essere tutti considerati negativi a priori. Se pensiamo al progetto del Gruppo Percassi per San Pellegrino Terme (bassa valle), pur con le dovute cautele, siamo dell'idea che esso possa effettivamente rappresentare una occasione di rinascita economica per la cittadina e per la valle in genere, o almeno per una sua parte.

Non ci convincono, al contrario, i progetti che ripercorrono logiche urbane ("da città") nei territori di alta valle. In questo mancato convincimento non siamo più soli, e questa ci sembra una buona notizia.

E' recente la pubblicazione di un articolo riguardante la realizzazione, già in corso, della strada "Plassa - Monte Arera" sui monti di Oltre il Colle.
Non entriamo nel merito del progetto, qui ci interessa evidenziare alcuni tra i commenti alla notizia, perché ci sembrano il segnale di una emergente sensibilità rispetto a temi più generali:
  • l'accessibilità alla montagna come elemento di supporto alla sua attrattività,
  • la relazione tra fruizione e tutela, quando la garanzia di entrambe sia affidata ad un soggetto pubblico, ed in particolare ad un Parco regionale (Consorzio Parco delle Orobie Bergamasche).

Leggiamo:

Carlo scrive:
Se non riconosci più l’ambiente, e ti dispiace, dovevi nascere al tempo della clava.. di sicuro la Conca di Oltre il Colle era integra.. senza quelle orribili casettine di villeggianti che ci sono ora, altro che strada.

Mauro scrive:
Ma il Parco delle Orobie Bergamasche non “sembra”, “è” un fantasma. Come, non lo sapevate???

Fabio scrive:
Credo che si stia esagerando un po’ troppo con questa strada, credo invece che sia un buon biglietto da visita per tutte quelle persone che per svariati motivi nono possono raggiungere a piedi i vari rifugi, vedere il suggestivo sentiero dei fiori, anzi speriamo che ripristino anche una seggiovia che colleghi 1600 all’Arera e che dia slancio alla conca che al contrario sta morendo

Stefano scrive:
le strade di montagna servono per farci arrivare di lì a poco le villette di cartone a 49.000 euro da usare 2 settimane all’anno, così come in pianura le nuove strade servono per fare arrivare i capannoni che restano prevalentemente vuoti perché l’economia non é più quella di qualche anno fa.

A.t. scrive:
Venite nel Parco dei divertimenti delle Orobie, qui potrete andare a caccia liberamente anche nelle zone di protezione speciale, qui potrete comprare una villetta con giardino di proprietà senza acqua potabile e senza scarichi fognari, qui potrete salire in cima le montagne con la macchina, col fuoristrada é meglio fa più tendenza, potrete fare il barbecue di fianco la strada, tagliare piante per accendere il fuoco, lasciare cumuli di immondizia la domenica nelle aree picnic prima o poi qualcuno le raccoglierà. L’unica cosa che é severamente vietata fotografare l’orso JJ5, dimenticare o lasciare cibo pena l’arresto, per il resto fate tutto ciò che vi pare e che vi passa nella mente……….Per il turismo e il rilancio della valle questo ed altro.

Ci sembra che i sentimenti espressi in questi commenti, al di là di qualche spunto sarcastico (peraltro ispirato alla realtà) siano, fondamentalmente, di smarrimento a fronte di azioni, od inerzie, non condivisibili o giustificabili a priori, i cui esiti hanno sino ad ora manifestato bilanci non sempre in attivo.

domenica 12 ottobre 2008

Ma un'alternativa esiste?

Abbiamo già molto scritto riguardo il Programma Integrato di Intervento che pende come una spada di Damocle sopra Piazzatorre, molto scritto e, soprattutto, molto criticato. Si dirà che criticare è sempre facile, suggerire o almeno ipotizzare proposte concrete, invece, è molto più faticoso. Tuttavia, fare uno sforzo è ora doveroso e necessario per tutti, per l'amministrazione comunale di Piazzatorre, che non può restare indifferente alle scoppole ricevute da Comunità Montana e Provincia attraverso i pareri che queste hanno rilasciato nella conferenza di valutazione del PII, ma doveroso anche per chi come noi guarda a quella proposta di PII come ad un rimedio peggiore del male.

Qualche idea, magari sballata, l'abbiamo. Proviamo allora a "giocare" al brainstorming, pratica aziendale inventata negli USA e subito scopiazzata anche in Europa: ognuno provi a sparare la prima cosa che gli passa per la testa, una trovata intelligente in mezzo a novantanove scemenze ci sarà pure.

Prima però qualche pietruzza dalla scarpetta me la vorrei togliere: c'è un forum nel web (http://forum.valbrembanaweb.com/), di cui faccio il nome non per portargli immeritata pubblicità ma per denunciarne apertamente l'ipocrisia (ovvero la faccia di bronzo di chi muove da interessi di parte e non vuole o non sa ammetterlo apertamente), che tra i vari argomenti trattati vede un intero topic dedicato al cosiddetto progetto di rilancio di Piazzatorre. In quel forum, i cui amministratori sono smaccatamente a favore del PII, si leggono cose del tipo: "... ma queste sono valli da seconda casa...", "...senza sci e senza impianti non c'è sviluppo che tenga...", "...in Trentino sì che saprebbero come creare ricchezza e posti di lavoro...", ed altre amenità, tutte ampiamente smentite dai FATTI esposti nei nostri post dedicati, guarda caso, alle seconde case, all'esperienza trentina, alle difficoltà che gli impianti di risalita soffrono ovunque nell'arco alpino. Ecco, a quel forum, almeno per il topic che ho citato, auguro cordialmente di andare al diavolo, visto che "loro" non ci hanno pensato un secondo a cancellare l'account di chi ha osato dissentire rispetto alla linea che spacciano per verità dogmatica.

Veniamo alle proposte, o almeno al loro primo abbozzo (Sindaco Arioli, mi raccomando, siccome lo so che ci legge, prenda nota, magari anche solo per cestinare):
  • quante abitazioni ci sono a Piazzatorre? in che condizioni sono? vengono utilizzate? Rispondere a queste domande è un punto di partenza da cui non si può prescindere.
  • anche ammettendo di ricorrere ad un PII per pianificare un paese come Piazzatorre, non sta scritto nel Vangelo che si debba per forza ricorrere ad una massiccia nuova urbanizzazione (soprattutto perché quella esistente è tutt'altro che efficiente)
  • le Politiche, con la "P" maiuscola, servono: incentivare attività imprenditoriali e punire le rendite parassitarie non è mica un peccato, anzi! Incoraggiare la ricettività familiare anziché l'affitto "alla garibaldina" si può e si deve.
  • e se per una volta provassimo a dar ragione a chi sostiene che un apparente problema può essere un'opportunità? Fa così schifo impostare un sistema di ospitalità che magari si trasformi in qualcosa di più, a favore di particolari categorie di utenti quali sono gli anziani ed i bambini? Se invece di deprimersi al pensiero dei nonnetti che ciondolano dal Piè delle Rocce alla sorgente Santa Lucia, si cominciasse a pensare a loro come "clienti" prima e, magari, come possibili cittadini residenti poi, sarebbe così scandaloso? Tra l'altro, non a caso, vecchi e bambini spesso vanno molto più d'accordo tra loro che con i rispettivi figli e genitori, non è una novità.
  • servizi, servizi, servizi: parola d'ordine a cui non si sfugge se si vogliono attirare (e fidelizzare) i turisti.
  • qualità e quantità nell'offerta di intrattenimento: di mercatini e bancarelle, siamo sinceri, se n'ha fin sopra i capelli, soprattutto se son sempre quelle. O si ha voglia di prendere l'iniziativa e andare a cercare altrove merci e prodotti da proporre sulla piazza locale o è meglio lasciar perdere e organizzare tornei di bocce e tiro con l'arco. Non è una battuta, di società sportive poco conosciute e bisognose di pubblicità ce n'è a bizzeffe, se un paio d'albergatori s'ingegnassero ad ospitarne qualcuna a prezzo stracciato purché in cambio organizzi attività per il pubblico, un ritorno ci sarebbe per tutti.
  • finanziamenti: l'ha ordinato il dottore che debbano essere reperiti attraverso iniziative edilizie? No. E se al privato non si può chiedere di investire senza un preciso ritorno in termini di profitto, si può anche sbattersi un po' per trovare sostegno da parte di enti che i soldini a disposizione li hanno. Regione e Provincia non saranno madri prodighe, ma di fronte ai buoni progetti non si tirano indietro, e non parliamo di edilizia, ovviamente, ma di progetti che mettono assieme ricettività, servizi alla persona, assistenza domiciliare, iniziative parascolastiche, tutta robetta che in termini di posti di lavoro ha un'incidenza elevata e non necessariamente gravante impieghi gestiti dal pubblico.
  • impianti di risalita? Sì, grazie, ma non solo per sciare e non solo per un rifugietto. Gli eventi si possono organizzare anche non in Piazza AVIS - AIDO (i baristi se ne faranno una ragione), e anche quando non c'è neve: un concerto serio in cima al Torcola lo si ascolta più volentieri degli Aironi Neri (con tutto il rispetto) sotto l'anfiteatro.

Follie? Non crediamo. Fatica? Sì, certo, è senz'altro più faticoso che far costruire qualche centinaio di appartamenti in più, ma faticare è inevitabile se si vuol pensare al futuro proprio e dei propri figli piuttosto che al conto in banca di qualche immobiliare.

martedì 7 ottobre 2008

Siti che ci piacciono

A chi non considera la montagna un posto come un altro, consigliamo una visita a questi siti:
Una visita costa nulla e magari si apprende qualcosa di nuovo.

Buone notizie

Non tutto può essere dato per scontato nella vicenda del PII di Piazzatorre. E' di pochi giorni fa la pubblicazione sul sito del Comune del decreto con cui la "autorità competente" per la valutazione del PII ha stabilito che esso deve essere sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica e non può essere escluso da tale processo.

Fondamentali i pareri espressi da Comunità Montana e Provincia, entrambi particolarmente pesanti.

Scrive la Comunità Montana Valle Brembana: "[...] la trasformazione permanente di un'estesa superficie di bosco d'alto fusto, [...] avrà sicuramente effetti considerevoli dal punto di vista paesaggistico". Rincara la dose la Provincia: "L'intervento è posto in relazione alla prospettiva di sviluppo del turismo legato agli sport invernali. Tuttavia non si tiene conto delle problematiche connesse ai cambiamenti climatici e delle difficoltà crescenti delle stazioni invernali ubicate a quote non particolarmente elevate a disporre di un adeguato e duraturo innevamento".

Il testo completo del decreto, con tanto di citazioni per esteso dei pareri, lo trovate a questa pagina.

Non commentiamo la serie di osservazioni riguardanti flora, fauna, servizi, risorse idriche. Ognuno può valutare da sé quanto siano pertinenti e sensate.

C'è però un punto particolarmente preoccupante: nel parere della Comunità Montana Valle Brembana, ente a tutt'oggi non dotato del Piano di Indirizzo Forestale (PIF), si parla di bosco "d'alto fusto": se la memoria è ancora buona, ci sembra che la legge forestale della Lombardia, in assenza del PIF, vieti la trasformazione dei boschi d'alto fusto salvo su autorizzazione della Giunta Regionale e limitatamente ad opere di pubblica utilità per realizzare le quali non esistano alternative.

Sindaco Arioli, ce lo dice una buona volta come pensa di scucire a Formigoni una simile autorizzazione per trasformare in palazzine il bosco della Tagliata???


p.s.: in tutta questa storia brilla per assenza e/o inconsistenza il Parco delle Orobie Bergamasche, pure annoverato tra le autorità competenti in materia ambientale, a dimostrazione che questo Ente (forse ancora commissariato) è un ectoplasma.

sabato 27 settembre 2008

Chi ci guadagna dal programma integrato?

I post precedenti dovrebbero aver contribuito parecchio sia alla conoscenza del fenomeno seconde case e dei suoi riflessi sui territori montani, sia a chiarire che affidare le sorti di Piazzatorre al programma integrato di intervento che l'amministrazione comunale vuole adottare è un rimedio peggior del male.

A proposito del famigerato PII, quand'è che qualcuno si decide a chiarire da dove arriva la stima di investimenti per 55 milioni di euro sbandierata sulla stampa?

A volte questi chiarimenti arrivano anni dopo l'ultimazione dei lavori, quando ormai è chiaro a tutti che a guadagnarci è stato un manipolo di persone, a perderci un'intera comunità. In alcuni casi particolarmente "felici" è la magistratura a chiarire come sono andate davvero le cose, e allora non resta che piangere sul latte versato.

Noi vorremmo chiarire subito chi saranno i beneficiari del PII qualora esso trovi attuazione:
  • al primo posto, vincitori con distacco, i soci della Alta Quota S.r.l., immobiliaristi puri;
  • al secondo posto, i costruttori (le imprese) che, vada come vada, i loro soldi se li accatteranno tutti;
  • al terzo posto gli acquirenti "seriali" (quanti ne conosciamo eh? baristi, negozianti), piazzatorresi già proprietari di numerosi appartamenti, intestati a figli, cugini, nipoti, zie e nonne (tutte prime case, of course, sapete com'è, vorremo mica pagare anche l'ICI), pronti ad affittare mesate (agostane) e settimane (di fine anno), rigorosamente "in nero", lucrando interessanti rendite che consentono loro di lavorare per hobby, conducendo attività che, in qualunque altra situazione ordinaria, sarebbero da tempo cessate causa introiti insufficienti. Costoro saranno lesti ad accaparrarsi qualche nuova unità immobiliare da aggiungere al loro già ricco carniere. Non a caso sono i più ferventi sostenitori del PII, addirittura qualcuno di loro s'è sbattuto mica poco per convincere i suoi amici di partito, tra cui un consigliere regionale, a indirizzare i due immobiliaristi in quel del paesello tra i monti (e chi ha cervello per intendere, intenda).

E i gestori degli impianti di risalita? Beh, finché ci pensa l'Alta Quota sai che le importa, mica è quello il suo business, le perdite le ha già messe in preventivo, a pagarle ci penseranno gli incauti acquirenti "non seriali" dei suoi meravigliosi appartamenti tutti Old Alpine Style (stile assiro-brembano), termoautonomi e corredati di pannelli solari. Chi verrà dopo affari suoi, si ritroverà impianti vecchi di dieci anni e un paese ormai definitivamente sputané (perdonate il francesismo).

Capita l'antifona?

Come sappiamo queste cose? Facile, frequentiamo Piazzatorre da abbastanza tempo per aver capito fin troppo bene come "gira il fumo" e chi sono i veri decisori in paese.

See you soon.

giovedì 25 settembre 2008

Seconde case, politiche urbanistiche e turismo

Risale a dieci anni or sono il bell'articolo "Seconde case, politiche urbanistiche e turismo nelle Alpi occidentali italiane", pubblicato sulla Revue de Géographie Alpine, n. 3/1998 "De la connaissance du passé à la gestion du présent".
In quell'articolo veniva descritto in modo facilmente comprensibile il bilancio costi / benefici conseguente alla presenza di seconde case nelle località alpine di Piemonte e Valle d'Aosta, ma i concetti espressi sono del tutto aderenti alla situazione della Lombardia. In sintesi:
  • le seconde case hanno ridisegnato il paesaggio fisico delle montagne;
  • due condizioni, opposte tra loro, ne caratterizzano l'uso. Da un lato il sottoutilizzo da parte di famiglie con figli non più piccoli, dall'altro la conversione in abitazioni per persone orami ritirate dalla vita attiva;
  • la scelta della seconda casa come investimento non risponde a logiche di razionalità economica (tradotto, non è affatto un investimento);
  • la presenza di abitazioni secondarie produce in linea di massima più costi che benefici sulle società e le economie locali;
  • all'afflusso di capitali ed alle opportunità di lavoro nel settore immobiliare si oppone l'incremento dei prezzi degli immobili, con conseguente marginalizzazione dei soggetti a minore capacità di spesa, giungendo a parossismi, nel caso delle stazioni turistiche più importanti, che vedono l'espulsione dei residenti dal mercato immobiliare;
  • le seconde case costruite ex novo provocano ingente consumo di suolo e compromissione delle risorse paesaggistiche e ambientali;
  • all'incremento di abitazioni in seconda casa si accompagna la costruzione o il potenziamento di urbanizzazioni e servizi, i cui costi ricadono per lo più sulle comunità locali (nel caso di Piazzatorre non è così semplicemente perché nessuna amministrazione si è minimamente preoccupata di dotare il paese di servizi!);
  • i posti di lavoro eventualmente creati sono per lo più stagionali e/o sottopagati.

Le ricerche citate nell'articolo dimostrano quello che intuitivamente sosteniamo anche noi: i benefici economici sono decisamente più legati alla presenza di alberghi che non di seconde case.

Tutto ciò ha effetti pesantissimi proprio sulla gestione e la redditività degli impianti sciistici, quegli stessi impianti che a Piazzatorre si vorrebbe tenere in piedi con iniezioni di seconde case, in relazione al tipo di utenza di queste ultime, sbilanciato sui fine settimana e condizionato dalle vacanze scolastiche.

E' evidente l'assenza di politiche pubbliche volte a governare il fenomeno delle seconde case e non semplicemente a subirlo dando per scontata la necessità di tali abitazioni, politiche che peraltro non possono essere assimilate tout court a quelle del turismo e che devono muovere dalla inevitabile considerazione per lo stock immobiliare esistente, in massima parte risalente agli anni '70 - '80 del secolo scorso, e per il quale sono necessarie misure di globale ristrutturazione non tanto, o non solo, edilizia, ma urbanistica ed in un'ottica di lungo periodo.

A dieci anni di distanza dalla pubblicazione dell'articolo possiamo con relativa certezza affermare che nulla è cambiato: le medicine che si continuano a somministrare al paziente, sono le stesse che l'hanno portato al coma.

Qui il link all'articolo.

domenica 21 settembre 2008

The Expansions of Second Homes. Cusé ca t'é dì?

Nella nostra Italia la costruzione di seconde case non è argomento che innesca interesse, curiosità, ricerche. Diciamo che è più vista come un fenomeno naturale, tipo la pioggia o il vento. Del resto, nel Paese dove avvocati fantasiosi hanno inventato il concetto di "vocazione edificatoria" dei suoli, trovando giudici di non acutissima intelligenza a dar loro ragione, perché mai l'ineluttabile destino di un pezzo di terra dovrebbe essere qualcosa di diverso dall'ospitare un edificio e dunque, magari, una seconda (o terza, o quarta secondo le possibilità) casa.

Che pretendere dunque dai nostri amministratori comunali? Che s'arrovellino nel dubbio se anabolizzare o no l'espansione delle loro cittadine? Suvvia, non scherziamo. Alcuni, i più raffinati, si lanciano al limite in azzardate analogie tra la città ed il corpo umano, sostenendo senza mettersi a ridere che una città che non cresce, che non si "sviluppa" è destinata a morire. In quale bigino enciclopedico abbiano letto che sviluppo è sinonimo di crescita e che entrambi siano sinonimi di espansione non è dato sapere, ma in fondo, chissenefrega.

All'estero certi argomenti li prendono un po' più seriamente, tanto da farci persino convegni, pensa un po' che tarlocchi.

Siccome siamo masochisti ci siamo tradotti un'interessante relazione, di cui vi proponiamo una sintesi:

L'ESPANSIONE DELLE SECONDE CASE COME PROBLEMA PER LE POLITICHE DI RICERCA E SVILUPPO
L'uso di seconde case è stato un’importante espressione dell’utilizzo di tempo libero e vacanze, nonché un elemento determinante nei cambiamenti apportati al'uso del territorio e ai modelli di organizzazione spaziale. Addirittura taluni sostengono sostiene che le trasformazioni di intere zone un tempo rurali, connesse al “consumo ricreativo” siano tra i più significativi elementi di ristrutturazione rapporto città-campagna, dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso.
Quello della casa da utilizzare per le vacanze è un fenomeno diffuso in molti Paesi europei, a tutte le latitudini, dalla Scandinavia al Mediterraneo, ed è un fenomeno che dovrebbe essere inteso come un importante indicatore del cambiamento di stili di vita.
In un’analisi condotta nel 2005 sul caso della diffusione di seconde case nella regione di Stoccolma, pur convenendo nel definire la seconda casa come una "privata dimora, temporaneamente utilizzata per il tempo libero da persone che hanno la loro residenza permanente in altro luogo". Si è arrivati a sostenere che esse sono diventate una parte dell’attuale complessità dei modelli di mobilità, e che hanno contribuito alla formazione di una classe di cittadini part-time, residenti in città così come nelle campagne.
Pur rappresentando un importante fenomeno socio-culturale, economico, ambientale e, ipso facto, di uso del territorio e di politica di sviluppo territoriale, nonché un problema di pianificazione, il fenomeno delle seconde case è stato sottovalutato nella ricerca geografica, sia teorica che applicata.
In realtà, è la corretta nozione di seconda casa a “soffrire” come categoria concettuale, come evidenziato quando si cerca di cogliere la complessità delle spinte che muovono la richiesta di questo tipo di abitazione.
Una proposta nata sulla scorta degli studi svolti in Norvegia per comprendere i fattori motivanti l’acquisto e l’utilizzo di seconde case in relazione alle prospettive di investimento e degli scenari di pianificazione, ha visto nascere l’espressione "casa ricreativa", come derivazione diretta dai concetti di attività ricreative e tempo libero assunti quali le più importanti motivazioni ed attività connesse a queste case: un modello alternativo a quello del turismo itinerante, e caratterizzato, al contrario di quello, dalla ripetitività.
Le seconde case sembrano appartenere ad un modello di società in cui è cessato, o comunque assai poco significativo il ruolo economico dei territori extraurbani, nei quali l'uso dei terreni agricoli ha perso d’interesse in favore di attività più redditizie, quali sviluppi urbani, strutture ricreative, infrastrutture.
Una cosa è certa: l’espansione urbana per mezzo di seconde case costituisce un importante agente di cambiamento in molte zone rurali, tuttavia, l'impatto effettivo che tale tipologia di sviluppo può causare sui servizi sociali, le infrastrutture, l'utilizzo del territorio, le attività economiche, la mobilità, non è stato ancora discusso sistematicamente.
Per comprendere quanto ciò sia deleterio basta uno sguardo a quanto è avvenuto nel sud della Spagna, dove l’espansione di seconde case è stata così massiccia da portare all'esaurimento del suolo urbano, ed al degrado del paesaggio e dell’ambiente, al deficit di infrastrutture urbane e di servizi sociale, nonché ad un generale calo di qualità della vita e persino della sicurezza delle città.
In Portogallo il fenomeno è ancor più evidente, l'espansione delle seconde case ha raggiunto livelli abnormi: negli anni ‘90 il numero di seconde case è aumentato del 40%, cosicché nel 2001 corrispondeva al 20% delle abitazioni complessive. Il risultato è stato la crisi della sostenibilità dell’organizzazione spaziale e delle politiche / attività di gestione, trasformando gli utenti di seconde case in gruppi organizzati d’interesse, esercitanti un’influenza estremamente rilevante sulle comunità locali e sui loro amministratori.
Cinque anni più tardi (2006) il governo portoghese nel riconoscere l'importanza strategica del fenomeno “seconda casa” come un fattore di sviluppo regionale o locale, nel programma nazionale per la pianificazione territoriale (2006) raccomandava di controllarne l’espansione, a causa dei suoi effetti sull’uso del suolo e sul paesaggio.


Il testo originale lo trovate qui. Buona lettura.

venerdì 19 settembre 2008

Turismo invernale? Parliamone

A due giorni dalla fine dell'estate è un po' strano parlare di turismo invernale, però può essere il momento buono per discuterne prendendo spunto da un'interessante ricerca, pubblicata proprio nel sito internet del Comune di Piazzatorre.

Alcuni degli argomenti riferiti a Piazzatorre e là riportati, noi li abbiamo trattati più in generale, con riferimento alle intere Alpi qui, nella traduzione di un estratto da un documento di CIPRA.

Leggendo la ricerca è subito evidente come le considerazioni sul rapporto tra sport invernali, sci in particolare, ed economia turistica della montagna, nel bene e nel male, siano le medesime proposte da CIPRA, segno che vi sono elementi pressoché assodati e riconoscibili a descrivere lo scenario di medio/lungo periodo per quanto riguarda i trend del turismo invernale.

Le conclusioni della ricerca ve le sintetizziamo in poche righe:
  • gli sport invernali, incluso lo sci, sono una componente essenziale per il richiamo dei turisti, ma attirano prevalentemente persone giovani, alle quali tuttavia non può bastare la possibilità di praticare sport come motivazione per recarsi in una località e restarci più di due-tre notti;
  • per contro l'ambiente naturale gradevole, anch'esso insufficiente come unico richiamo, è una componente fondamentale dell'attrattività di un luogo, soprattutto per chi, e sono molti, non è interessato alle pratiche sportive;
  • a vero e proprio "collante" tra bellezze naturali e offerta sportiva, è ancora una volta (che strano eh?) l'offerta generale di servizi alla persona a costituire l'elemento vincente di una località.

Non ci soffermiamo sulle considerazioni riguardanti l'unificazione dei comprensori sciistici di Piazzatorre, su questo aspetto le ipotesi della ricercatrice possono trovare concordi o discordi (noi concordiamo), ma non ci sembrano l'elemento dirimente.

La ricerca propone anche un cenno, molto asettico, al ruolo esercitato dalle seconde case esistenti, che costituiscono per molti dei loro proprietari l'unico elemento di richiamo. Al di là di ogni possibile fraintendimento, i motivi sono ben esplicitati e traducibili in una frase come questa: "Ormai ce l'ho (la seconda casa) e mi tocca andarci".

In sostanza, per molti recarsi a Piazzatorre è diventato un obbligo più che un piacere. Non ci sembra che ciò sia esattamente un elemento di forza per una località.

L'acquisto di una seconda casa al momento del rogito sembra un fantastico investimento, ma quando riguarda un edificio costruito dove di seconde case ce ne sono troppe, si rivela una palla al piede. E liberarsene rischia di essere più difficile del previsto. To be continued...

domenica 14 settembre 2008

Programmi Integrati di Intervento

Avevamo anticipato che avremmo dedicato un post a spiegare cosa è un Programma Integrato di Intervento e quali sono i suoi scopi.
Per far questo ci siamo rivolti ad un soggetto particolarmente qualificato, un funzionario pubblico di alto rango, che da molti anni opera nell'urbanistica.
Il nostro interlocutore lavora presso la Regione. Quando gli abbiamo spiegato le ragioni della nostra intervista ha accettato di collaborare, ma solo dopo aver avuto assicurazione del fatto che non avremmo pubblicato il suo nome.
Ciò che segue è l'esatta trascrizione dell'intervista, abilmente stenografata da una mia collaboratrice, Ivana, che ringrazio a nome di tutta la squadra di Salviamopiazzatorre.
Le domande le ho poste io, Paolo.

D. Grazie per avere accettato l'incontro. Ci dice cosa sono i programmi integrati di intervento (PII) e a cosa servono?

R. Cercherò di essere il più chiaro possibile, voi non vi rivolgete ad un pubblico specializzato, giusto?

P. Esatto.

R. Essenzialmente sono strumenti urbanistici, un po' particolari, ma comunque volti a decidere cosa fare in una determinata porzione del territorio di un comune: quali funzioni insediare, in che tipo di strutture, quali opere (strade, piazze, impianti) sono necessarie, quali servizi devono accompagnare la realizzazione delle opere.

D. Si usano spesso?

R. Molto, sì, molto spesso. Sono diventati il mezzo principale per pianificare il territorio, piani regolatori a parte.

D. Piani di Governo del Territorio?

R. Siete preparati vedo. I Piani di Governo del Territorio sono gli strumenti di pianificazione urbanistica generale più recenti. Pochi comuni li hanno già approvati, tutti gli altri dovranno farlo entro l'anno prossimo, ma per ora si devono avvalere dei vecchi prg, ed i programmi integrati vengono utilizzati per apportare varianti ai prg.

D. Quindi i PII vengono utilizzati per apportare varianti urbanistiche.

R. Certo, nella maggior pare dei casi i PII sono varianti ai piani generali, e poi i comuni li utilizzano per "portare a casa" più denaro e più opere.

D. Legalmente?

R. Sì. I PII sono strumenti che prevedono la possibilità, per il comune, di pretendere quelli che sono stati definiti "standard qualitativi" ovvero maggiori oneri a carico degli operatori, in termini di opere o aree cedute, o denaro che viene versato nelle casse del comune.

D. Chi approva un PII?

R. Il comune. Solo in pochi casi, ovvero sia per quei PII che rientrino nella definizione di strumento di interesse regionale, per esempio se c'è di mezzo un centro commerciale o infrastrutture di interesse regionale o statale, allora interviene la Regione attraverso una procedura detta accordo di programma. Altrimenti è il comune a promuovere il programma, ad adottarlo ed infine ad approvarlo.

D. Senza che nessun altro interferisca?

R. Per i PII in variante è obbligatorio chiedere il parere della provincia.

D. Quindi un comune non può approvare un PII se la provincia dice di no.

R. In teoria è così..

D. Ma?

R. Ma i casi in cui una provincia è davvero in grado di incidere su un PII si contano sulle dita di una mano. In realtà le province devono fare sì i piani territoriali di coordinamento, ma la verità è che sono piani quasi totalmente privi di efficacia.

D. Ah! E perché?

R. (esita un po', ndr) La legge regionale non lascia molto spazio alle province, la politica della Regione, in tema di territorio, è di lasciar fare ai comuni quasi tutto quello che vogliono.

D. Per quale ragione?

R. Il peso politico dei comuni è nettamente superiore a quello delle province.

D. E il territorio ne fa le spese.

R. Diciamo che, tecnicamente, la scelta della Regione non è giustificata appieno.

D. Torniamo ai PII. Lei ritiene vengano utilizzati bene?

R. A volte sì, a volte no. Spesso lo spirito originario della legge sui PII, che in Lombardia esistono dal 1999, viene tradito. I PII erano stati pensati per superare le rigidità dei prg, ma anche per innalzare la qualità delle trasformazioni del territorio operate in variante ai prg.

D. E invece?

R. Invece, troppo spesso si sono tramutati in banali piani di lottizzazione, oltretutto utilizzati per "fare le varianti" laddove una variante ordinaria non si sarebbe potuta fare attraverso altri strumenti urbanistici.

D. Chi controlla se un PII risponde alla legge?

R. Nessuno.

D. Prego?

R. Nessuno, i controlli di legittimità sono stati abrogati da anni, in tutta Italia, la norma era nazionale, una delle leggi Bassanini.

D. Quindi uno strumento così delicato, se non è d'interesse regionale e quindi se non ci siete di mezzo voi, il comune se lo approva senza che nessuno dica nulla neppure in caso di violazioni di legge?

R. In teoria è possibile, le province non possono valutare la legittimità degli atti adottati dai comuni. Certo per i sindaci la responsabilità sarebbe gravissima, anche penale.

D. Mi scusi, ma non crede che sarebbe necessario controllare di più l'utilizzo di strumenti come questi?

R. Vede, oggi l'autonomia dei comuni è fortissima, la Costituzione è cambiata, di fatto sono loro i primi artefici del loro destino. Lo Stato non ha pressoché più competenze in materia urbanistica, le regioni dettano la disciplina e quindi è la politica di ciascuna regione a decidere sino a che punto si vuole essere incisivi rispetto all'autonomia dei comuni. La Lombardia ha scelto la strada di una sussidiarietà molto spinta, può piacere o no ma è così.

D. Detto molto brutalmente, lo sapete che ci sono comuni che con i PII ci giocano in modo un po' disinvolto, vero?

R. E' una delle voci che girano.

D. Lasciamo stare. Prima di chiederle l'intervista le ho accennato al caso concreto che ci sta a cuore, senza fornirle dati più precisi, glieli sottopongo ora (gli passo una copia del documento di sintesi del PII ed altri documenti in mio possesso). Li legga al volo e mi dica il suo pensiero. (sfoglia rapidamente la documentazione, per un paio di minuti, soffermandosi sui dati principali)

R. Eh, un bel programmino!

P. Si, eh?

D. Cosa la colpisce?

R. Se quel che si dice qui risponde al vero, con un solo PII realizzano abitazioni sufficienti a raddoppiare la popolazione, certo, è tutto relativo, in un paese di cinquanta anime basta costruire quattro case e la popolazione rischia di aumentare del trenta per cento, qui poi si dice che ci sono seconde case per oltre settemila persone, una bella botta. Certo non mi sembra un programma ispirato alla lungimiranza, però, che vuole che li dica, in sé l'operazione non sembra illecita.

D. Inopportuna?

R. Non saprei.

D. Urbanisticamente inopportuna?

R. Questo è possibile, forse probabile. Urbanisticamente inutile direi.

D. Cioè?

R. Inutile, inadeguata rispetto agli obiettivi del comune. Operazioni di questo genere non sono una novità. Alla fine, ovvero trascorsi tot anni dall'attuazione tutti scoprono che chi ci guadagna davvero sono gli operatori, ai comuni restano le briciole, a volte neppure quelle perché gli tocca mettere i soldi per rimediare ai danni o alle manchevolezze degli operatori privati.

D. Ma i PII non sono strumenti negoziali? Non prevedono una convenzione?

R. Certo, ovvio. Ma lei crede che un comune di questa dimensione (Piazzatorre, ndr) abbia la forza e la capacità di negoziare con gente che negozia tutti i santi giorni da anni, con decine di amministrazioni diverse, anche ben più strutturate e organizzate di questa? E poi chi pensa che scriva le convezioni?

D. I privati?

R. E certo! I Comuni se va bene le modificano un po'. Se no si limitano a firmarle.

D. Un'altra domanda. La valutazione ambientale, può avere un ruolo per limitare i danni?

R. Se ben fatta sì, tuttavia tenga conto che nella maggior parte dei casi la si affronta semplicemente come procedura, non come disciplina scientifica. Una volta redatti documenti come questo (il documento di sintesi, ndr) ci si toglie il pensiero affermando che non ci sono problemi per l'ambiente, ma il più delle volte è vero il contrario.

D. Insomma, sperare in una pianificazione urbanistica più accorta è utopico.

R. (allarga le braccia)

P. Grazie dottore, arrivederci.

R. Arrivederci.

MORALE: i disastri sono dietro l'angolo, ma stavolta, i loro padri, anche se sono più d'uno (la politica ha leggi diverse da quelle della biologia), non sono ignoti.

sabato 13 settembre 2008

Il Sindaco di Piazzatorre si è "replicato"?

Al CERN di Ginevra cercano, tra le altre cose che fanno, di ricreare le condizioni del Big Bang, il momento in cui nacque l'Universo. Un esperimento importante, non c'è che dire.
Noi però conosciamo una persona che è riuscita in un campo dove la scienza ufficiale è ancora agli esordi.
Federica Arioli, Sindaco in carica di Piazzatorre, si è "replicata", ed oggi chi siede sullo scranno più alto del Comune non è l'originale ma la copia.
Un replicante perfetto, alla Blade Runner, ma con una non piccola differenza rispetto all'originale: sullo sviluppo del territorio la pensa molto diversamente, all'opposto oseremmo dire.
L'esperimento di replicazione è riuscito ma con qualche bug.
Fantascienza, direte, no no, realtà. Ecco le prove.
Questa è una vecchia intervista alla vera Federica Arioli, risalente a tre, forse quattro anni fa, quando insomma da poco era stata eletta a Sindaco di Piazzatorre.
Leggete, leggete attentamente, e scoprirete che, allora, il Sindaco esprimeva concetti come questi:

"L'idea di turismo che questa Amministrazione ha è molto ampia: non ci si limita al turismo invernale (legato esclusivamente allo sci) ma si pensa ad un turismo che sia il più possibile destagionalizzato, a 360°. E' evidente quindi che anche il turismo ambientale andrà a far parte delle proposte da sostenere e per le quali attivarsi per ottenere finanziamenti. Abbiamo sul territorio una serie di baite (alcune già ristrutturate in maniera eccellente dagli operai del consorzio forestale) che secondo noi potrebbero rientrare nel pacchetto di offerta turistica, vendibile sia alla gente della nostra valle, sia ai turisti che amano trascorrere le vacanze a contatto con la natura, lontano dagli agi di un albergo".

"[puntiamo, ndr] allo sviluppo del paese che non contempli più l'unica formula delle seconde case (di cui il paese non potrebbe più farsi carico poichè esaurita l'ondata "felice" della vendita, per il resto non si vede alcun ritorno di qualsivoglia natura o per il paese stesso), ma creando dei servizi che possano portare lavoro in paese e far sì che i giovani decidano di vivere a Piazzatorre".

Sono gli indirizzi che ci avevano entusiasmato e che avevano ridato fiducia a molti, residenti e non, che sino ad allora potevano solo sperare per Piazzatorre ad un futuro migliore del presente.
Da allora molto dev'essere cambiato, perché il Sindaco, oggi, promuove ben altro, come sappiamo.
A meno che, come sospettiamo, non sia cambiato il Sindaco, che a Federica Arioli sia succeduto, nell'incoscienza dei più, il suo avanzatissimo replicante.
Ma allora, diventa obbligatorio chiedersi: dov'è finita Federica Arioli?

martedì 9 settembre 2008

Seconde case: fisiologia e patologia

Prendo spunto dal post precedente e dai commenti che ne sono seguiti, per spiegare cosa intendiamo per quota fisiologica di seconde case nelle località turistiche.
Con questa espressione vogliamo esprimere un concetto alla base del quale sta l'affermazione che una località turistica vive "anche" di seconde case, fino a che queste non diventano così numerose da soffocare il territorio con la loro presenza, rendendolo meno piacevole, meno attrattivo.
Consideriamo "fisiologica" una percentuale di seconde case, o meglio di posti letto in seconda casa, pari a quella dei posti letto utilizzati dai residenti effettivi, non in base a dati o sperimentazioni ma sulla base di stime e valutazioni, sia pure empiriche, conseguenti ad esperienze conosciute, o vissute, che riguardano la fornitura di servizi alla comunità e la capacità di un territorio di assorbire senza eccessivi impatti negativi il consumo di una sua parte.
A nostro avviso paesi di montagna occupati permanentemente da poche centinaia di abitanti sono in grado di organizzare una adeguata fornitura di servizi minimi essenziali solo se la popolazione "non residente" (turisti + lavoratori non residenti) non supera ordinariamente quella "residente" e, nei momenti di massimo afflusso contemporaneo, la supera entro limiti contenuti.
Per fare un esempio pratico: se per "x" abitanti residenti un paese arriva con gli occupanti le seconde case ad avere, complessivamente, due volte "x", ci si può organizzare egregiamente, se in quel paese ci sono anche alberghi o altre strutture ricettive (B&B, campeggi, affittacamere professionali), si può anche pensare di arrivare, sempre complessivamente, a tre volte "x", magari con qualche patema in più, ma ce la si può fare, e un territorio può anche non apparire particolarmente assediato da edifici collocati ovunque vi sia un minimo di stabilità dei terreni.
Quando questi valori vengono superati, iniziano i problemi e se da "x" si passa a cinque, sei, dieci o venti (!) volte "x", i problemi diventano sempre più ingestibili.
Nelle più blasonate località alpine italiane, si registra una presenza di seconde case che, da sole, offrono posti letto pari a tre - quattro - cinque volte i residenti, e tutte le analisi convergono nel ritenere che ciò ha contribuito a far diminuire drammaticamente l'attrattività di quei luoghi. A Piazzatorre ci sono seconde case per un numero di posti letto che è pari a circa quindici volte quello dei residenti effettivi, un record (negativo) con pochi rivali nelle Alpi, se non è "patologia" questa.
Vogliamo raccontarci che c'è bisogno di altre seconde case? Vogliamo sostenere, senza metterci a ridere, che una simile prospettiva garantirà la capacità di adeguare l'offerta di servizi alla domanda nei periodi "di punta"? Io ho finito da un pezzo di credere alle favole, non so voi.