domenica 26 dicembre 2010

Giusto

Questo signore ha ragione. Sperando che il suo commento non venga eliminato.
Ma nel caso, ve lo trascriviamo:

"Sempre se i moderatori mi passano la pubblicazione di altro sito...

http://www.les2alpes.com/it/hiver/accueil.html


Non per scimmiottare , ma sicuramente di spunti ce ne sono da prendere...Anche se dubito che l'atavico egoismo/campanilismo vallare ,dove le varie amministrazioni comunali si scontrano talvolta con sistemi medioevali ,possa portare alla realizzazione di qualcosa di buono...

Già partire volendo rilanciare Piazzatorre, o Foppolo o San Pellegrino Terme senza interagire in un unico sistema vallare secondo me è sbagliato. L'unico marchio da usare,se veramente si vuol ottenere un serio ritorno ed una più efficacie promozione è quello dell'intera "VALLE BREMBANA" con le sue varie opportunità che siano invernali o estive"
.

mercoledì 22 dicembre 2010

Oh ciao cavo, anche tu qui a Covtina?

Tennis e sci sono ancora sport troppo d'elite

"Erano [tennis e sci, ndr] sport d’elite e purtroppo sono rimasti sport d’elite. Andare a sciare costa ancora molto, tra attrezzatura, pernottamenti, costi degli impianti. Se una persona non ha una buona famiglia alle spalle è molto difficile emergere. Idem anche per il tennis: per chi vuole emergere i costi sono stratosferici, e non c’è storia, non c’è federazione che possa aiutare".

E se lo dice lui, ci possiamo credere. Anche se lo sapevamo già.

In tutta franchezza non ci vedo nulla di sbagliato, mi sembra sciocco pretendere che uno sport che, per sua natura, può essere praticato solo in determinate aree e stagioni, che richiede quindi trasferte ed attrezzature adeguate, possa essere alla portata di tutti.

Per anni ('70 e '80 soprattutto) si è venduta la favola che lo sci era ormai divenuto uno sport di massa e che andare a Courmayeur in torpedone era una simpatica iniziativa, sai che cantate tra un autogrill e un casello. Lo ricordiamo tutti il rag. Ugo Fantozzi "ex nazionale della valanga azzurra", in trasferta a Cortina dalla Granduchessa De Troionis no?

Beh, quella bella favoletta è un po' svaporata ultimamente, sarà colpa della globbalizzazione (con due "b"), chissà.

Insomma, se dopo un paio di stagioni in parecchi spediscono gli sci in garage e riesumano le scarpette da jogging, ci sarà il suo bel motivo.

venerdì 17 dicembre 2010

55 milioni di fuffe

Sono sempre stata molto scettica rispetto agli strilloni che annunciavano, a proposito del Programma Integrato di Intervento "ex Colonie", un investimento da 55 milioni di euro. La cifra è imponente, solo uno sbruffone sottovaluterebbe un importo simile, salvo che per qualche motivo non dovesse rischiare nulla di suo.

A Foppolo la Jupiter di De Benedetti è entrata nel gioco giusto per non rimanere con un pugno di mosche targate Foppolo Evolution. Col concordato Jupiter evita di restare a bocca asciutta.

A San Pellegrino, Percassi cerca una medaglia da mettersi sulla giacca, e non è detto riesca nell'intento, non del tutto almeno.

E a Piazzatorre? Cosa spinge Alta Quota a "investire" la cifra sparata sull'Eco di Bergamo e ripresa da Valbrembananews? Certezza dell'investimento? Poco probabile. "Logica vorrebbe che il guadagno fosse certo" (appuntatevi questa frase), ma così certo non è, a meno di essere il Primo Teurgo della Chiesa dei Viventi, difficile poter vaticinare in materia.

Più probabile che l'Anonima Telgatese di suo investa una piccola percentuale del cifrone pubblicizzato (diciamo intorno al due per cento, dai, tanto per stare in media) e che tutto il resto arrivi dai soliti canali. Con quali garanzie? Classicamente le ipoteche, gonfiando adeguatamente i conti si può ottenere un fido sufficiente a tenere in piedi il minimo sindacale dell'operazione, raggiungere insomma la soglia vitale di dodici - quindici milioni di euro, tutti generati da rendita immobiliare creata ad hoc con i numeri (in termini di volumetria) del PII. In garanzia gli immobili (non di carta) graziosamente ricevuti in dote dal Comune di Piazzatorre (sapete com'è, tralicci, funi e sedute si piazzano molto meno).

Ora vi racconto una storiella che si svolge a Saronno, la città dei famosi amaretti. Una società immobiliare, la ISI, ora affidata alle amorevoli cure di un, appunto, curatore fallimentare, s'è trovata con un bel passivo di 23 mln di euro ed il patron in gabbia (auguri). ISI aveva in ballo un grosso intervento immobiliare del quale per ora resta un cantiere abbandonato. Per riprendere occorerebbe un investimento di 40 - 50 mln di euro.

A Saronno, faccio presente per chi non lo sapesse, per anni il mercato immobiliare è stato non florido, floridissimo, ed ha generato rendite pazzesche. Ancora adesso la città e il suo intorno (comuni più piccoli, come Gerenzano e Caronno Pertusella in provincia di Varese, Garbagnate e Cesate in provincia di Milano - o forse Cesate è già MB, boh) sono interessate da una crescita insediativa con tassi superiori alla media delle loro provincie, e dalla localizzazione di funzioni produttive che spaziano dall'industria, al commercio, al direzionale.

Beh, sapete quanta gente s'è trovata finora disposta ad investire i 40 - 50 milioni di euro di cui sopra? NESSUNO!

Il curatore ha già messo le mani avanti, se va bene per uscire dal pantano serviranno otto, forse dieci, anni.

"Logica vorrebbe che il guadagno fosse certo, mentre in giro, nel mondo dell'edilizia, si vedono sempre più morti". Sono parole sue, eh!

Tanti auguri Piazzatorre, ne hai bisogno, perchè l'unificazione dei comprensori è una gran bella cosa, ma il resto rischia di essere fuffa.

mercoledì 15 dicembre 2010

La Svizzera. Un altro pianeta.

Eh sì, tutto è relativo, ma rispetto a quanto ordinariamente avviene da noi, ciò che accade nella vicina Svizzera è davvero cronaca da un altro pianeta.

Cos'è successo di così (relativamente) eclatante è presto detto: dopo dibattiti accesi, iniziati un paio d'anni fa, il Consiglio nazionale ha deciso che i "letti freddi" vanno disincentivati.

Traduco dallo svizzero-italiano all'italiano: stop alle seconde case, e per quelle che già ci sono incentivi all'occupazione.

In Svizzera, paese profondamente conservatore e non tacciabile di ambientalismo d'assalto o di comunismo (così stoppiamo subito le idiozie di chi vede rosso anche quando il colore è un altro) le Zweitwohnungen (abitazioni secondarie) non vanno più di moda. Punto e stop. Viste le esperienze negative si volta pagina.

Da noi le esperienze sono anche peggiori, ma guai a chi osa dirlo e, peggio, osa proporre di invertire la rotta.

L'atavica arretratezza dell'Italia si vede anche in queste cose.

Per i curiosi, la notizia è linkata.

martedì 14 dicembre 2010

Comuni a sovranità limitata

Suona strano parlare di sovranità limitata dei Comuni, almeno nella nostra regione. In Lombardia il refrain della sussidiarietà è stato instillato così massicciamente nella testa di tutti, attraverso anni ed anni di propaganda, che una delle banalità più diffuse è proprio quella che vuole i Comuni principali artefici dei propri destini.

Veniamo da un decennio e più di affermazioni in tal senso, dal classico "padroni in casa nostra", giocato in tutte le possibili salse ("casa" è una parola che si presta a molti usi), al riconoscimento costituzionale del Comune quale istituzione territoriale fondamentale (cosa che subito dopo l'approvazione della legge costituzionale n. 3/2001, diede il "la" ad iniziative strampalate da parte di amministrazioni comunali che s'inventarono degli Statuti per i quali poco mancava che da quel momento in poi, secondo loro, si sarebbero occupati pure di politica estera. Iniziative, ovviamente e giustamente, massacrate dai Tribunali amministrativi).

L'urbanistica, in Lombardia, è stata ed è, un ulteriore banco di prova della nouvelle vague politico istituzionale. Con la legge regionale per il governo del territorio, la n. 12 del 2005, di fatto, i Comuni sono diventati gli unici artefici delle loro scelte.

E' la sussidiarietà bellezza! Forse.

In realtà, il principio di sussidiarietà, di per sé sensato, dovrebbe accompagnarsi a quello di adeguatezza: scegli pure in autonomia, ma sappi che quelle scelte che, per loro natura, si riverberano su altri (per importanza, impatto o quant'altro), le devi condividere con altri soggetti, ai quali spetta, al limite, decidere in tua vece. La teoria però, per quanto scritta nella legge, è stata da subito superata dalla pratica, nel senso che l'adeguatezza, semplicemente, non è scomparsa dalla scena, non c'è proprio mai entrata in scena.

Massima autonomia possibile ai Comuni, poche e sempre meno incisive possibilità di intervento alle Province, totale disinteresse da parte della Regione (brava solo a scrivere aulici indirizzi e orientamenti dei quali è lesta a dimenticarsi subito dopo averli scritti), e il gioco è fatto.

Il messaggio passato è, pressappoco: "cari Comuni, voi fate quello che vi pare, io (Regione) non vi scoccio, in cambio voi non scocciate me su quelle poche cose che m'interessano (EXPO, aeroporti, fondazioni, fiere)". Messaggio raccolto prontamente.

Una negoziazione anche questa, senza dubbio. In altre parti d'Italia si chiama in altri modi, nessuno con significato positivo.

Il diavolo però, come noto, dimentica di fare i coperchi alle pentole, di questi tempi anche perché, oltre alla capacità, gli mancano i quattrini. Così, il "bel" risultato della deficitaria politica urbanistica regionale è che la maggior parte dei Comuni si sta allegramente fottendo il territorio (che non appartiene alle amministrazioni in carica di volta in volta, sarebbe bene ricordarlo ogni tanto), spacciando speculazioni di basso cabotaggio per "riqualificazioni" o per "valorizzazioni", o, meglio ancora, per "sviluppo" parolina magica mutuata dall'inglese "development" (che nel mondo anglosassone viene utilizzata, a proposito di real estate, con un significato ben preciso: nuove realizzazioni edilizie, ma che da noi è stata tradotta in, un più suadente, sviluppo in senso lato).

Il tutto ha, quasi sempre, una motivazione ben precisa, far quadrare i bilanci comunali massacrati da trasferimenti sempre più esigui, da costi di gestione sempre più alti, da sprechi clientelari. Qualche volta le motivazioni sono meno nobili, e coincidono con interessi personali, un tempo soddisfatti attraverso congrue mazzette, oggi tramite più consone ed eleganti forme di malversazione, dalle finte consulenze agli incarichi farlocchi ad amici e/o prestanome compiacenti.

Ecco allora che la sbandierata "sovranità" dei Comuni è, alla prova dei fatti, tenuta sotto scopa dalle esigenze di bilancio: sei autonomo e sovrano, ovvero, libero di venderti (svenderti) l'argenteria.

Poi c'è un'altra forma di annullamento della sovranità formale. Riguarda i piccoli e piccolissimi comuni con margini di attrattività turistica. Se abbracciano la politica sbagliata si consegnano a mani legate ai turisti, diventando incapaci di scegliere il proprio destino, di fatto delegando (inconsapevolmente) le scelte a chi utilizza il loro territorio ed i loro beni, senza dare null'altro in cambio al di fuori di un obolo sotto forma di ICI.

Territori usa e getta, colonie, niente più. Il turista vuole (fa capire di volere) e il Comune esegue. Fino a quando il giocattolo non piace più, il turista-bambino capriccioso picchia i piedini, se ne va, minaccia di non tornare mai più, e allora il Comune-schiavo (altro che sovrano!) si arrabatta a rinnovare il giocattolo, a farlo più grande, a aggiungergli un gadget, così il ciclo può ricominciare, fino alla noia successiva.

I cicli entusiasmo-noia sono piuttosto lunghi, si misurano in termini di lustri, e spesso subiscono condizionamenti esterni, le località sciistiche alpine lo hanno sperimentato più volte, basta una serie di vittorie o di sconfitte della Nazionale di sci a far "tirare" di più o di meno la passione per quello sport, poi ci si mette la concorrenza di altre forme di svago turistico, magari da paesi esteri, poi le crisi economiche, le mode, fattori insomma "esogeni" e non governabili a livello locale.

Piazzatorre è un perfetto paradigma di tutto ciò, chi non lo ammette mente più a sé stesso che agli altri. L'operazione "ex Colonie" è il gadget da "regalare" ai turisti-bambini capricciosi perché non se ne vadano. Un gadget costoso, molto costoso, per produrre il quale ci si è rivolti a chi non ha interessi particolari affinché il giocattolo duri più del minimo necessario (il tempo di vendere il gadget, appunto). Ora si stappano spumante e champagne per festeggiare l'unificazione dei comprensori sciistici. Ma tutte le sbornie prima o poi passano, e quando la sobrietà sarà tornata, ci si troverà un conto da pagare ed un giocattolo usato per l'ennesima volta, forse, per l'ultima volta.

Benvenuti in Alta Valle Brembana, frazione di Milano e del suo hinterland.

sabato 11 dicembre 2010

Pure i Santuari adesso!

Ciumbia! Ma questi qua non erano quelli del "difendere la terra dei nostri padri"? E adesso vediamo Belotti alla prova del nove.

venerdì 10 dicembre 2010

Ma in quanti siamo a dire stupidaggini!

Tanti, tanti! Per la gioia dei forumendoli vallari che accendono i ceri all'altare dell'Alta Quota e della Jupiter (De Benedetti).

Siamo un esercito di cazzari, non c'è dubbio, e più si è a dir stupidaggini maggiore è la soddisfazione di chi, al contrario, diffonde la Verità. Così ci può dare addosso meglio, no?

Pensa te cosa andavano pubblicando su Leccoprovincia nel febbraio di quest'anno (oh, il commento all'articolo non l'ho inviato io eh!): "Dove il rapporto posti letto in strutture alberghiere e in seconde case è elevato la necessità di offrire proposte di qualità è ovviamente più forte. In Valsassina il turismo è basato in larghissima misura sulla seconda casa. In assenza di un forte settore alberghiero gli stimoli a diversificare e qualificare l'offerta turistica sono meno sentiti, meno immediati. Sono le case vuote, difficili da vendere e ancor più da affittare che spingono a fare qualcosa per ridare valore al 'mattone'. Ma se si pensa di agire sul solo fronte dello sci per risolvere il problema però non si fa altro che ritardare una crisi più grave e profonda. Anche perché altre destinazioni non stanno con le mani in mano". Sostituite pure Valsassina con Val Brembana, l'effetto non cambia.

E con che comunicato se n'è uscito il CAI (Gruppo Regionale Lazio) meno di tre mesi fa? Cose' e pazzi!: "i dati e la letteratura scientifica confermano la maturità del “prodotto sci” e la crisi di domanda del turismo sciistico, in atto da quasi un ventennio a livello globale. In questo quadro, lo spazio per investimenti infrastrutturali per ripristinare, ingrandire e migliorare piste e impianti di risalita è davvero ristretto, soprattutto in Italia, dove esiste già un evidente eccesso di offerta di infrastrutture turistiche per lo sci alpino [questa affermazione, per inciso, l'ha fatta senza troppi peli sulla lingua anche un commentatore del forum vallare, pur favorevole all'intervento di Foppolo]. La domanda si concentra in poche grandi stazioni fortemente competitive, mentre i piccoli comprensori devono realizzare strategie innovative di specializzazione a favore di precisi target (bambini, domanda locale), integrazione delle risorse e di qualità ambientale, limitando entro stretti vincoli di fattibilità economica gli investimenti infrastrutturali".

Eresia! Eresia! Al rogo! Crucifige!

mercoledì 8 dicembre 2010

Fa caldo, no fa freddo. No, fa quel che vuole

Noto che alcuni commentatori si contestano a vicenda riguardo i "segnali" che il clima di queste ultime settimane darebbe loro.

Per quel che mi riguarda il clima fa quel che vuole ed è già un successo che i metereologi riescano, con buona attendibilità, a fare previsioni da qui a tre-quattro giorni.

Sperare di ricavare indizi sufficienti a tracciare scenari futuri partendo da uno o due inverni consecutivi è però una scommessa le cui probabilità di essere vincente sono inferiori a quelle di vincere il jackpot del superenalotto giocando una schedina da un euro.

La climatologia non è una scienza esatta, si sforza di essere quanto più credibile possibile, e fa le sue valutazioni analizzando dati e serie quanto più ampi possibile, nel tempo (decenni) e nello spazio (continenti).

Al momento le teorie più accreditate vogliono che sia in corso un lento ma costante riscaldamento in diverse zone della Terra, e l'Europa è tra queste.

Capito? Si parla di un continente, non di una valle o di una singola regione.

Può piacere o meno ma mediamente i nostri inverni sono più caldi e più corti di quanto non fossero solo quaranta anni fa, e sfido a dimostrare il contrario chiunque abbia età e memoria sufficienti.

Dopodiché "stimare" che la neve sulle Alpi cadrà solo oltre i 3.000, i 2.000 o i 1.500 metri NON è un esercizio semplice. E' un esercizio dal risultato incerto.

Allora il punto, a mio avviso, è questo: un investitore, se non è un finanziere puro (di quelli che abitualmente "gioca" con prodotti finanziari ad alto rischio) non fa scommesse, cerca di investire sul sicuro, soprattutto se non ha realistici margini di rientro nell'arco di un quinquennio (la vicenda dei "patrioti" salvatori di Alitalia - a spese dei contribuenti - dovrebbe avere insegnato qualcosa anche ai più ottimisti).

Voi pensate seriamente, ovvero senza scoppiare a ridere, che Alta Quota si sia fatta avanti perché crede nello sci e nelle sue taumaturgiche capacità di remunerare i soci/socio con lauti dividendi? Beati voi: beati i semplici perché di essi è il Regno dei Cieli.

L'ineffabile società, per mettere quattrini (NON suoi) nell'operazione ha preteso quel che sappiamo, e lo ha fatto per un motivo ben preciso: il "quadrello", in Italia, tira sempre e (finché ci saranno i gonzi pronti ad abboccare a "la vostra casa ai piedi degli impianti di risalita") continuerà a tirare.

Quello è l'investimento e, se le cose andranno come Alta Quota spera, vendute le case ciao ciao a tutti, chi s'è visto s'è visto e arrangiatevi. Oh sì certo c'è la convenzione a "garantire" dieci anni di gestione degli impianti. Chi vivrà vedrà. E voglio proprio vedere cosa succederà qualora AQ decidesse che "no, dieci anni sono troppi, non mi va più", lo voglio vedere il comunello far causa in sede civile ah ah ah!

Chiudo indicandovi alcuni link (ovviamente ce ne sono centinaia) dove potrete approfondire il tema "clima". Avvertenza: qualsiasi sia la teoria, assumere con moderazione e con cautela.

scienza in rete
planat.ch
arctic travel
rivista geografia.it
Enea (14 Mb, serve connessione veloce)

martedì 7 dicembre 2010

Tristezza

Scrivo lentamente, senza molta voglia.
Claudio ha chiuso la sua esperienza terrena il due dicembre scorso. Era già malato quando decidemmo di mettere sulla piazza virtuale i nostri pensieri sull'operazione "ex Colonie", ma volle fortemente partecipare al blog.
I suoi post rimarranno dove sono. Ci mancherà, ma almeno qualche suo pensiero resterà nella rete.
Ha avuto forza e dignità, ha dato filo da torcere al suo male, peregrinando tra i migliori ospedali pur di sfuggirgli, ogni volta una terapia diversa, Milano, Zurigo, Houston, e infine Groningen, dove la fuga è finita.
Non aveva il dono della Fede, ma sono certa che Lassù non chiuderanno la porta.
Good bye and good luck.

martedì 23 novembre 2010

Interceptor

Pronto.
Ciao, com'è?
Solito, tranquillo, tu piuttosto, ha chiuso la faccenda?
Quella?
Sì, quella.
Macché, non ne va dritta una dio***!
Cos'è successo ancora?
Non lo so, eravamo pronti, già fissato l'appuntamento, telefona chi sai da Milano, (omissis), prima lui, poi il suo capo, poi ancora lui..
E?
Eeee, dice, aspettate, dobbiamo fare delle verifiche, fermatevi un attimo...
Cioè?
Cazzo ne so! Ci eravamo sentiti prima dell'estate, tutto ok, poi a settembre, inizio ottobre, tranquilli dice. Adesso richiama mezzo agitato e dice di star fermi ancora qualche giorno. Perché, cosa succede? No no, niente, solo una verifica perché...perché ci han chiesto di approfondire e sapete, c'è di mezzo la (omissis).
Ah.
Eh. No, senti, volevo chiederti...
Dimmi.
Non è che provi tu a capire che cazzo è successo ancora, perché qui c'è nervosismo e non so cosa inventare ancora.
Ok, ti richiamo. Ciao.
Ciao.

Ciao, eccomi.
Allora?
Allora, la cosa sembra stare così, si è mosso (omissis) in persona, ha mandato uno dei suoi a chiedere e quelli là non sapevano che cazzo rispondergli, hanno farfugliato qualcosa, ma non l'hanno convinto sicuro, perché poi (omissis) ha parlato con (omissis) e gli detto chiaramente che non vuole scazzi, che facciano fuori la questione e che se qualcuno ha toppato che se l'inculi pure!
Os***!
Sta in campana anche te che tira aria pesante.
Ma porca p******! Ma che cazzo ne sapevo io, ho chiesto "è tutto a posto?" m'han detto di sì dio****, io non se capisco un cazzo di 'ste cose di chi cazzo devo fidarmi allora???
Ma no, dai, tranquillo, rimediamo, non è mica morto nessuno, le procedure si sistemano, capirai, ne han fatte peggio di Bertoldo in altri casi, questa è una cazzata.
Sì eh ma hai capito, prima una cosa poi l'altra poi il ricorso poi quegli altri rompicoglioni poi quell'altro che dà forfait senza dire un cazzo, poi 'sta storia.
Va ben, però i lavori li hai iniziati no?
Ma sì, quelli su sì, lì li finiscono in un amen, ma se non chiudiamo quegli altri se ne fottono, se ne vanno e ci tocca tirarli fuori noi i soldi. Le banche stanno alla finestra, ce l'han detto chiaro e tondo "o arrivate con i documenti a posto o soldi non ce n'è", ma lo sai cosa vuol dire no?
Eh sì.
Eh.
Senti.
Dimmi.
Ma chi c'è dietro a 'sta cosa? Non è che ci troviamo sull'Eco incorniciati eh? No, voglio dire, personaggi strani non ce n'è vero?
Ma scherzi?! Cosa vai a pensare...
No qui se ne sente una al giorno...
Lì?
In generale dicevo...
Ma no, stai tranquillo, non c'è niente del genere, ci mancherebbe... Senti, ti lascio, ci si sente più tardi o domani ok?
Sì, ciao. Mi raccomando.
Tranquillo, ciao.

Ciao.
Buongiorno.
Novità?
Nessuna nuova, buona nuova eh eh eh...
Mmmhhh
Cosa?
No, pensavo, non è che quelli vogliono che i lavori li prenda una delle imprese amiche loro?
Ma no, non credo almeno, è roba piccola per loro, e poi comunque si farebbero sentire no?
Mah, sì, sì.
Senti, è inutile strizzarsi i coglioni prima del tempo, se sarà il caso ci si penserà ok? Se m'han detto che è un problema di procedure sarà così, e una soluzione la trovano sicuro.
Però che smarronamento!
Eh beh...
Che poi, io mi domando, ma come fanno quelli là a sapere tutto un minuto dopo? Ma chi cazzo sono? Chi cazzo c'è dietro?
Non lo so, non lo so, apparentemente nessuno, ma va a sapere com'è davvero! Qui è un mondo complicato, ti ritrovi dietro al culo gente che non t'eri manco accorto ti seguiva. Ma la cosa che dà da pensare è che qualche volta le cose le sanno un minuto prima! E allora davvero ti chiedi come fanno e se rispondono a qualcuno. Guarda che qui ne vediamo di ogni, lascia stare, che se da 'ste parti arriva Report ci fanno un puntatone!
Guarda, io chiusa 'sta cosa mollo tutto e chi s'è visto s'è visto, perché se poi va buca è meglio essere a duemila chilometri di distanza.
Eh ciao, dove vai? A Antigua anche te? Ah ah ah, ma dai dai, rilassati, tra un mese manco te la ricordi più la menata.
Eh...fanculo va!

Oh, oh!
Eh?
Ma cos'hai stanotte? Continui a borbottare, a scalciare, calmati no!
Niente, niente, solo un brutto sogno. Scusa, 'notte.
Eh, 'notte.

True lies or fake trues?

mercoledì 17 novembre 2010

L'equivoco

Leggendo un commento sul forum vallare, relativo al topic sul progetto "di rilancio" di Piazzatorre, mi ha colpito questa frase: "Forse perderemo un po' di pineta? Forse vedremo qualche abitazione in più? Forse un pochino più di cemento? Sicuramente chi darà il benestare alle costruzioni sarà attentissimo alla tipologia estetica di ambientazione dei nuovi edifici e poi ....... ??? Vogliamo contare che le due colonie del paese riprenderanno vita? Che non saranno più delle costruzioni orride e maltenute? Quanto valore aggiunto ci sarà nella Piazza del paese??? Avete la minima idea di cosa dicono gli amici che porto a PIAZZATORRE, appena passano di fianco alla colonia Bergamasca??? Io direi che il giusto compromesso ci sarà e tutto quello fatto fino adesso non merita commenti negativi. Da adesso anche tecnicamente parte una NUOVA ERA!!!".

Ho evidenziato in neretto alcune parole, perché più di altre mi hanno convinto che, in generale e non solo per lo specifico caso di Piazzatorre, l'atteggiamento di molte persone verso certi progetti urbani sia condizionato da un equivoco di fondo.

Questo equivoco vuole che "urbanistica" e "edilizia" siano sinonime, due parole ma un unico significato. Solo così mi spiego come si possano pesare, come fossero posate su una bilancia a due braccia, due parole che hanno un significato totalmente diverso.

Come si fa, altrimenti, ad ammettere senza esitazioni che "un po'" di pineta in meno e "un pochino" di cemento in più, saranno compensati dalla (peraltro, ipotetica) attenzione all'estetica delle nuove abitazioni? Come si fa a sentenziare di "giusto compromesso"?

Attraverso, appunto, quell'equivoco alimentato almeno negli ultimi due decenni, ovvero dopo la prematura morte dell'urbanistica in Italia [1], per il quale non (ed almeno) l'architettura, bensì la tecnologia edilizia, sarebbe la panacea per i mali della città. Equivoco ben pasciuto a forza di leggi che hanno inculcato nella mente di progettisti e costruttori prima, degli immobiliaristi poi, che con gli imbellettamenti tecnologici, con la medaglietta della bioedilizia, con le innovazionni impiantistiche, avremmo costruito edifici sempre più belli, più eleganti, più vivibili, più, più, più....

Indottrinati della falsa coscienza autoassolutoria di tutti coloro (dai legislatori, agli Ordini professionali, ai tecnici pubblici) che da tempo hanno dimenticato che una città si costruisce a partire da un concetto, da un'idea, avendo ben chiaro un obiettivo da raggiungere, ci siamo convinti che i nostri paesi in fondo siano nati come sommatoria di edifici costruiti qua e là quasi per caso, senza una ragione precisa se non quella di avere un tetto sopra la testa, e che, allora, la bacchetta magica della tecnologia edilizia sia la salvifica ricetta per avere non solo edifici migliori ma città migliori.

Ecco che, a queste condizioni, le regole basilari del "costruire la città" perdono significato, tutto si amalgama in un indigesto porridge per il quale anche il peggio quartiere della più disumana periferia diventa un bijoux se metti il fotovoltaico sui tetti, i doppi vetri alle finestre, il cappotto esterno per isolare i muri, scaldi l'acqua con la geotermia e dipingi le pareti con le vernici "biologiche".

Insomma, il piatto di portata te lo puoi anche scordare, tanto t'abbiam riempito di contorni.

La "nuova era" del commentatore citato è vecchia quanto il mondo.

A mille, invece, il relativismo inconsapevole: quando quattro ettari di pineta sono "un po' di pineta"? Quando 16.000 mq di Superficie Lorda di pavimento sono "un pochino di cemento"? Quando circa 250 appartamenti sono "qualche abitazione in più"? Quale è il parametro di riferimento, Milano? Bergamo? la Lombardia?

Il legittimo desiderio di vedere "rivivere" due ex colonie (non rivivranno come tali, saranno, giustamente, altro) e di vedere gli amici non più perplessi o schifati di fronte al loro abbandono, rende così acritici da far digerire qualsiasi cosa? Accidenti, meglio dell'Alka Seltzer.


[1] almeno di quella poca buona che c'era, quella pessima vive e lotta in mezzo a noi.

lunedì 15 novembre 2010

Basta convegni. Si cambi la legge.

Questo post vuole essere una lettera aperta all'Assessore regionale al Territorio, il bergamasco Daniele Belotti.

Il Suo ultimo intervento ad un convegno durante il quale avrebbe dichiarato di aver venduto la casa di famiglia a Oltre il Colle, un po' "indispettito dal continuo consumo di suolo in montagna e dal vedere, di anno in anno, nuove abitazioni e nuove costruzioni pronte a spuntare", ci porta a dirLe che il tempo dei convegni, degli annunci, delle recriminazioni è finito, e da un pezzo anche.

Lei è il rappresentante dei cittadini lombardi cui è stato affidato, tra gli altri, l'incarico di stabilire come e a quali condizioni il territorio della nostra regione possa essere trasformato.

A Lei, non ad altri, spetta fare proposte, prendere iniziative, promuovere azioni concrete. Agisca dunque!

Ha il potere per farlo, non lo sprechi, non si lasci condizionare da coloro che da anni stanno sfasciando la direzione generale che dipende dal Suo assessorato.

Se davvero crede nelle dichiarazioni che sul tema delle seconde case ha rilasciato più di una volta negli ultimi mesi, intervenga subito, ogni giorno che passa è un giorno in meno per cercare di ridare un senso e una dignità alla pianificazione urbanistica e per salvare quanto del territorio della nostra regione è ancora salvabile.

Lei può intervenire sulla legge 12, lo faccia. Lei può ancora evitare scempi come quelli di Piazzatorre, intervenga.

Lei può dimostrare che uno slogan del Suo partito ("difendiamo la terra dei nostri padri") non è solo un'espressione vuota ma un programma ben preciso. E allora la esorto: non indugi oltre.

sabato 13 novembre 2010

Aggio e Taggio

Riceviamo e (pur perplessi) pubblichiamo, omettendo, di nostra iniziativa, luogo, data, ragione sociale e firma.


"In relazione all’eventuale firma della convenzione del PII ex Colonie in località Piazzatorre, rilevato che stante la palese illiceità dell'atto (che verrebbe posto in essere oltre i termini di legge), il trasferimento all’operatore privato, Alta Quota S.r.l., dell’ingente entità immobiliare rappresentata dal c.d. “bosco della Tagliata”, attualmente di proprietà pubblica, costituirebbe manifestazione del reato di cui all'art. 501 codice penale, si comunica che è intenzione della scrivente procedere alla segnalazione di rito presso la Procura della Repubblica territorialmente competente.
Quanto sopra ritenuto che il Comune di Piazzatorre si appresti a conferire una proprietà pubblica ad un soggetto privato, dopo averne artificiosamente innalzato la rendita fondiaria, affinché tale soggetto possa accedere ai finanziamenti che gli consentirebbero di avviare la costruzione delle nuove unità abitative previste dal PII.
Con preghiera di pubblicazione...."

...eccetera, saluti.

Vabbé, pubblichiamo, però, SIA BEN CHIARO, ci sembra una teoria strampalata. Oltretutto, la Vostra lettera, magari, bisognava indirizzarla al Comune, non a noi.

martedì 9 novembre 2010

Critiche giuste (almeno un po')

Valbrembana News riprende un post nel topic del forum vallare dedicato al PII di Foppolo.

Tra Foppolo e Piazzatorre corrono alcune differenze, ma nulla di sostanziale, se non per il fatto che la prima, quanto ad eccessi edificatori, è anche peggio della seconda.

Posto dunque che non condivido minimamente il silenzio dell'autore del post circa il core del progetto di Foppolo, rappresentato anche in questo caso da un PII che porterà nuove abitazioni dove ce ne sono già in soprannumero, mi sento invece di sottoscrivere il resto dell'intervento, soprattutto perché l'autore scrive a chiare lettere che nel progetto per Foppolo manca totalmente una prospettiva dedicata al turismo estivo.

Esattamente come a Piazzatorre.

Cambia il ristorante, cambiano i cuochi, ma il menù è sempre uguale: indigesto.

domenica 7 novembre 2010

Domande senza risposta e con sorpresa finale

Finalmente il Sindaco parlò.

«La firma della convenzione con la società “Alta Quota” che fa capo all’imprenditore Marco Vigani – ha detto – è prevista dal 15 al 20 di novembre». «Una normativa di luglio, che, in sostanza, obbliga a una maggiore precisione nell’accatastamento dei beni immobili, ci ha costretti a lavori in più. Con il risultato che i tempi si sono allungati. Tuttavia l’iniziativa di “Alta Quota” di realizzare lo skiweg e la campagna di marketing in corso sono la dimostrazione che da dicembre partirà il comprensorio unificato». Fonte: L'Eco di Bergamo.

Bene, anzi male, perché la firma della convenzione sancirà, al minimo, un illecito amministrativo, stante il fatto in-con-fu-ta-bi-le che il PII è decaduto.
L'aspetto più comico però riguarda la motivazione del ritardo:

n. 1 - la normativa di luglio. Luglio??? Vabbè, posto che il PII doveva essere convenzionato entro marzo (un anno dall'approvazione), e che quindi la normativa eventualmente sopravvenuta gli faceva un baffo, citare una norma significa fornire i suoi estremi (tipo, numero, anno). Il virgolettato non li riporta, sono stati omessi o, semplicemente, non esplicitati? E perché?

n. 2 - l'imprenditore. Erano due, uno s'è sfilato. Al di là di tutte le possibili illazioni, visto che Alta Quota si sarebbe impegnata, anche, a realizzare alcune (modeste) opere pubbliche oltre che a gestire gli impianti di risalita, sarebbe il caso di rendere pubbliche ed ufficiali le vere motivazioni per le quali qualcuno ha sentito il bisogno di abbandonare la nave prima ancora che fosse varata. Aggiungo, ribadendo quanto abbiamo scritto più volte, che una società che si presenta come "salvatrice della Patria" dovrebbe avvertire il dovere di rendere pubblici i propri bilanci. Non è un obbligo, certo, è una questione di opportunità, e la parte pubblica del PII, il Comune, dovrebbe essere il primo ad esigere trasparenza.

n. 3 - OFF TOPIC. Non c'entra con le dichiarazioni del Sindaco, ma sono stato da poco informato della cosa e quindi vi rendo edotti. Come alcuni sapranno, a febbraio di quest'anno è entrato in vigore il Piano Territoriale Regionale. Questo strumento si porta in dote il progetto della Rete Ecologica Regionale redatto dalla Fondazione Lombardia Ambiente su commissione della Regione. Indovinate un po' com'è classificato il bosco della Tagliata? Tranquilli, ve lo dico io: ELEMENTO PRIMARIO della rete ecologica. Sticazzi! (direbbero a Roma). Cosa comporta questo piccolo dettaglio? Oh, niente, solo, una criticità grossa come una montagna, perché trasformare un bosco d'alto fusto, elemento primario della rete ecologica regionale, nel momento in cui il PII è morto e sepolto (anche se tutti fan finta di non saperlo), porterà dritti ad una bella denuncia penale nei confronti di almeno tre soggetti: chi chiederà l'autorizzazione, chi la concederà, chi materialmente dovesse tagliare le piante. E la denuncia sarà d'ufficio, ovvero sia non ci sarà bisogno che si scomodino i cattivoni che sono contrari al taglio del bosco, potranno provvedere direttamente la Forestale, la Soprintendenza, o (poco probabile visti i soggetti) la Regione medesima. Bingo!

mercoledì 3 novembre 2010

Ahi ahi!

Faccio ammenda, persino ad un segugio come me erano sino ad ora sfuggiti due documenti frutto di ricerche e valutazioni economiche affrontate nella vicina Svizzera per avere un quadro più completo sul "se" e sul "quanto" rendano le attività sportive invernali e gli impianti di risalita, e su quale sia la loro incidenza nell'economia turistica delle località interessate.

Il primo documento è un piccolo abstract di poche pagine, si intitola "Successo e competitività dal turismo alpino", risale al 2006/2007, e lo trovate qui.

Il secondo documento è più corposo, sono quasi cento pagine, si intitola "Impianti di risalita in Ticino. Rapporto finale 2008", scaricabile qui.

In quest'ultimo certi numeri sono da brivido. Fuori da ogni metafora, la gestione degli impianti è un bagno di sangue finanziario. Non trovo paragoni con nessun'altra attività privata, e persino pensando allo scassato settore pubblico fatico a trovare attività così insostenibili economicamente (salvo Alitalia e Ferrovie dello Stato, ma lì siamo ad altri livelli di follia, inarrivabili).

Non aggiungo altri commenti, vi invito a leggere da soli entrambi i documenti. Vi prego di soffermarvi, in particolare, sul Capitolo 8, nel quale troverete interessanti conclusioni sulla formidabile capacità di queste strutture in quanto a creazione di ricchezza e posti di lavoro (se riuscirete a non strapparvi i capelli postate un commento).

Soprattutto, rivolgo l'invito a quegli amministratori pubblici che, presto o tardi, saranno chiamati a sostenere, con denaro pubblico (cioè di tutti!) la sopravvivenza dei "nuovi" comprensori sciistici, ovunque essi siano e a qualunque società di gestione facciano capo.

In tutta sincerità, e con la massima serenità possibile, se ero scettico, ma tutto sommato speranzoso, circa le capacità taumaturgiche degli impianti di risalita e delle piste da sci in relazione al risanamento ed al rilancio di una piccola località turistica come Piazzatorre, ora sono un po' più pessimista.

Infine, un messaggio ed un appello liberista: cari sciatori, se volete gli impianti, manteneteveli da soli, grazie.

martedì 26 ottobre 2010

Mamma li Crociati!!!

Allora, giusto per mostrare (ancora una volta) che qui non si fanno Crociate contro nessuno, si cerca, nel nostro piccolo, di fare informazione e discussione (lo so, cose fastidiose, questa storia della libertà di opinione è un virus che non vuol saperne di scomparire), adesso vi sciorino una bella lista di frasi, dichiarazioni, dati, che descrivono lo stato dell'arte riguardo gli sport alpini invernali.

Prima però, la dovuta e necessaria polemica: certi commenti, pur educati, sono un po' la dimostrazione di quanto bene la nostra cialtrona classe politica di destra, sinistra, sopra e sotto, sia specchio dell'elettorato. Basta portare un dato, un numero, una statistica, che minano le certezze del luogocomunismo in voga, e subito si diventa talebani, crociati, disfattisti, seminatori di pessimismo. In compenso le chiacchere fatte con, quante persone, trenta? cinquanta? assurgono a sondaggio di Mannheimer o Pagnoncelli, secondo i gusti. Come diceva Moretti, "andiamo avanti così, facciamoci del male".

da "Impresa Innovazione - Periodico di informazione su progetti e iniziative di Trentino Sviluppo per il territorio", n. 7, aprile 2010

Piste da sci ed impianti di risalita sono il volano di un business che vale complessivamente oltre un miliardo di euro. Eppure i conti delle società funiviarie spesso mostrano segnali di difficoltà. L’indagine condotta dal Dipartimento turismo della Provincia di Trento sui bilanci 2004-2007 delle 41 società di capitali attive sul territorio provinciale parla chiaro: 9 società su 41 (il 22%) posseggono una redditività positiva a livello globale, mentre quelle con andamenti altalenanti rappresentano la maggioranza.
L’analisi evidenzia la ridotta redditività diretta delle società funiviarie (il rendimento del capitale investito non supera mediamente il 3-4%), che abbinata ai bassi livelli di autofinanziamento non consente di sostenere con facilità i rilevanti investimenti di sostituzione e aggiornamento degli impianti o di ampliamento dei caroselli sciistici. Rimane peraltro vero che la redditività va valutata nel suo insieme, comprensivo di attività redditizie quali noleggi, ristorazione e ospitalità, talvolta gestita direttamente dalle stesse società impiantistiche,
nonché attività immobiliari che a loro volta garantiscono nel medio-lungo periodo un’integrazione significativa della redditività aziendale diretta (traduco: in assenza di immobili a reddito, ovvero sia locati, di proprietà delle società di risalita, gli impianti possono essere tenuti assieme solo costruendo palazze a ripetizione. Il che non è gran bello).

Andiamo avanti.

"Il settore dello sci da discesa, come ben evidenziato dallo studio dell’Università Bocconi, è in crisi. Le vendite delle attrezzature sono drasticamente diminuite e l’aumento della pratica dello snowboard sopperisce solo in minima parte al calo iniziato nei primi anni ’90. Da sport di massa lo sci sta inesorabilmente diventando una disciplina sempre più elitaria non più alla portata della maggior parte della popolazione. Conseguentemente il mercato si sta restringendo, inducendo una concorrenza sempre più aspra tra le varie stazioni sciistiche". Fonte: Questo Trentino, 17 maggio 2008

"Certamente non si può dire che nella scorsa stagione invernale sia mancata la neve, tuttavia i dati pubblicati da Skipass Panorama Turismo, evidenziano un calo di presenze nella maggior parte delle località sciistiche del nostro Paese. Considerando la crisi economica globale, la situazione non è drammatica : un calo medio del 5% delle presenze e un rispettivo decremento del 3,1% dei fatturati devono essere considerati il punto di partenza per un'approfondita riflessione sull'attuale proposta turistica". Fonte: Neveitalia, 15 ottobre 2010

"Una recente ricerca condotta dal CISET sul turismo invernale nelle Alpi italiane ha rilevato come nella stagione invernale la pratica sciistica non rappresenti più oggi la motivazione principale per recarsi in montagna. Se il 51,8% dei turisti raggiunge le località alpine italiane per sciare, il 48,1% anche in inverno lo fa per praticare altre attività come "rilassarsi".
Pur rappresentando ancora il core business del turismo invernale della maggior parte delle località alpine l'industria della neve non è certo quella che offre un elevato grado di ricaduta e degli investimenti e della spesa corrente dei turisti sull'economia locale. [...] Stimolati dalle avvisaglie della "crisi di innevamento" molte destinazioni turistiche competitive hanno iniziato negli ultimi anni a proporre formule di turismo invernale "alternative" basate sul benessere, l'enogastronomia, il turismo culturale, le attività sportive soft all'aria aperta.
Dove il rapporto posti letto in strutture alberghiere e in seconde case è elevato la necessità di offrire proposte di qualità è ovviamente più forte. In Valsassina il turismo è basato in larghissima misura sulla seconda casa. In assenza di un forte settore alberghiero gli stimoli a diversificare e qualificare l'offerta turistica sono meno sentiti, meno immediati. Sono le case vuote, difficili da vendere e ancor più da affittare che spingono a fare qualcosa per ridare valore al "mattone". Ma se si pensa di agire sul solo fronte dello sci per risolvere il problema però non si fa altro che ritardare una crisi più grave e profonda. Anche perché altre destinazioni non stanno con le mani in mano"
. Fonte: Ruralpini.it, 24 febbraio 2010

"1. Nelle classiche stazioni sciistiche della Svizzera i ricavi da trasporti ristagnano negli ultimi 15 anni – è in corso una competizione tendente a spiazzare la concorrenza. Nello stesso periodo, i costi relativi all’innevamento artificiale, alla preparazione delle piste, al servizio di soccorso, alla caduta controllata delle valanghe e alla sicurezza sono cresciuti, passando dal 5% ad un quarto delle spese di gestione (esplosione dei costi).
2. In questo contesto il Cantone Ticino offre una cattiva situazione di partenza per la gestione di stazioni sciistiche, situazione certamente destinata a peggiorare in futuro. Tutte le stazioni sciistiche alpine del Ticino lavorano in perdita. Le stazioni sciistiche ticinesi (a confronto con il resto della Svizzera si tratta di aree piccole e piccolissime) non sono riuscite ad affrontare adeguatamente l’esplosione dei costi nel settore.
3. I cambiamenti climatici e il continuo innalzamento del limite con certezza della neve nel Ticino a 1500 m.s.l.m., e a lungo termine a 1800 m.s.l.m., per sempre più stazioni invernali rende la gestione di impianti sciistici nel Ticino insensata dal punto di vista economico ed ecologico.
4. Sono pochissimi i turisti che si recano nel Ticino con l’intenzione primaria di andare a sciare. I target attuali e futuri delle stazioni sciistiche sono per circa l’80-90% la popolazione locale (ticinesi o persone domiciliate in Ticino), per circa il 10-15% italiani della Lombardia o del Piemonte e per circa il 5%-10% diversi. Fra i ticinesi circa il 10-15% sono associazioni sportive o scuole. Ad eccezione degli ospiti italiani, praticamente tutti godono di tariffe fortemente scontate
(Bastar..!). Le stazioni sciistiche quindi operano in un mercato poco interessante (vedi anche il Capitolo 7 sulla Ticinocard; ricavi per primi passaggi: Ticino Fr. 16.40, Splügen Fr. 21.80, Lenk Fr. 25.60, Alta Engadina Fr. 41.00).
5. Per nessuna delle stazioni sciistiche esiste un business plan con scenari realistici degli sviluppi dei ricavi e con una pianificazione finanziaria. La gamma delle offerte è stretta e uniforme.
6. A Carì e Bosco Gurin gli investimenti sono stati eccessivi e, con ogni evidenza, senza alcuna base economico-aziendale. Essi sono basati su argomentazioni di politica regionale e per la maggior parte finanziati dall’ente pubblico. In queste aree i gestori, gli azionisti, i finanziatori ed altri stakeholder si trovano davanti a un mucchio di cocci e di risanamenti inevitabili. I risanamenti finanziari previsti a Carì e Bosco Gurin sono già a priori destinati a fallire in quanto non contengono misure economico-aziendali efficaci"
. Fonte: Messaggio n. 6129/2008 del Consigliere Marco Borradori al Consiglio di Stato del Canton Ticino.

Proseguiamo?

Il turismo sulle Alpi:
- Balneare e lacuale 36%
- Arte e città 28,1%
- termale 3,9%
- Ambientale 1,0%
- sportivo 2,5%
- enogastronomico 0,7%
- montano invernale 4,1%
- montano estivo 10,8%
- business e altro 12,3%

Secondo CIPRA, il turismo alpino estivo realizza un fatturato complessivo
nettamente superiore di quello invernale (dato medio: nelle località a forte vocazione sciistica il fatturato invernale può essere superiore). Sulle Alpi italiane la percentuale di presenze nel periodo invernale è maggiore e più vicina (ma non superiore) a quelle registrate nel periodo estivo. Fonte: CAI - Club Alpino Italiano, "L'impatto ambientale dello sci", 18 settembre 2010

E ancora:
"E’ un dato di fatto ormai assodato da anni che tutte le stazioni sciistiche difficilmente riescono a chiudere i propri bilanci annuali in attivo, facendo affidamento sulle sole entrate derivanti dagli skipass o dall’utilizzo degli impianti di risalita. Da qui la necessità che gli Enti pubblici e la Regione (Piemonte, n.d.r.) per prima si accollino la responsabilità di garantire maggiore sicurezza per i fruitori delle piste (attuando a livello locale la legge nazionale 363/2003) e l’onere anche economico di sostenere tutte le realtà montane, che spesso trovano difficoltà a decollare. Più soldi pubblici per pochi, evviva! Fonte: Eliorostagno.it, sito del consigliere regionale PD Elio Rostagno (bravo Rostagno, bravo, meno tasse per tutti eh?).

Et dulcis in fundo:

"La tecnologia attuale degli impianti di risalita consente indubbiamente un impatto ambientale meno gravoso che nel passato, grazie ad una maggiore portata e a percorsi più lunghi; la sostituzione di impianti obsoleti determina quindi una riduzione degli effetti negativi sull’ambiente. Non è comunque garantito che l’ampliamento del
demanio sciabile, anche attraverso i collegamenti, produca effetti benefici al turismo dell’area. I costi degli interventi sono molto alti, la fruizione dei collegamenti non sempre agevole (specie se effettuata in alta quota), il sistema ricettivo non sempre adeguato a recepire un incremento consistente di domanda (atteso ed economicamente indispensabile per giustificare gli interventi).
In molte piccole stazioni con scarsa offerta di piste, un modesto ampliamento delle piste o degli impianti può significare ben poco in termini di competitività della stazione; diversamente i costi degli interventi e le condizioni di ammortamento, connesse alla fruibilità, possono incidere pesantemente per anni nella gestione degli impianti.
Tutto questo porta a ritenere che sia oggi opportuno intervenire con ampliamenti e collegamenti solo dove vi siano ragionevoli condizioni di effettivo incremento competitivo della stazione. Diversamente sarebbe largamente auspicabile cominciare a prevedere una diversificazione dell’orientamento della località (dallo sci ad altre attività) per quelle stazioni che non hanno più le condizioni (climatiche e di mercato) per reggere la competizione in un mercato del turismo della neve saturo ed estremamente esigente
. Fonte: Macchiavelli A., docente di economia del turismo all'università di Bergamo, in "Problemi e prospettive del turismo della neve", 2006

Può bastare?

lunedì 25 ottobre 2010

Memento

Qua, una galleria degli orrori. Non aggiungo nulla, le immagini, e soprattutto le loro didascalie, parlano da sole.

Chi ancora riesce a farlo, ci rifletta un po' sopra.

domenica 24 ottobre 2010

Della droga edilizia e degli investimenti farlocchi

Questo post riprende parte di un tema affrontato da Uriel Fanelli sul suo Wolfstep.

Riporto, integrato con poche altre considerazioni, un ampio stralcio dell'intervento postato il 13 ottobre scorso da Fanelli. Gli inserti miei sono quelli in blu.


L'immobiliare residenziale italiano NON é guidato dal mercato delle abitazioni.

L'andamento demografico 1990-2010 ha visto una popolazione praticamente costante, dai 57 ai 60 milioni di persone. Se il numero di case fosse rimasto altrettanto costante nel tempo, l'aumento da aspettarsi, nel medesimo periodo, avrebbe dovuto attestarsi tra il 3 ed il 6%. Al contrario, da quando i Comuni hanno cominciato a riscuotere l’ICI sugli immobili, la quantità di case costruita é stata di 4 milioni di abitazioni negli ultimi 15 anni, di cui un milione rimaste sfitte. A dicembre 2005, scriveva il Cecodhas, l'organizzazione che riunisce 46 federazioni di associazioni no-profit impegnate nell'alloggiare i cittadini più poveri, che l'Italia ha il record delle case sfitte in Europa, il 24% sul totale degli appartamenti, contro una media europea dell'11,8%.
Cosa che stride con l'eterna ed assillante richiesta di buttare giù altro cemento.
Richiesta che, per inciso, continuerà ad esserci perché palazzinari ed immobiliaristi di tutte le forme, foggie e colori, spendono tanto in pubblicità, specie sui giornali, ed è "normale" (il che è diverso da giusto) che siano trattati con riguardo.


In Italia ogni anno, infatti, vengono mediamente mangiati da nuove costruzioni 500 km quadrati di suolo pari a circa 3 volte la superficie del Comune di Milano. Complessivamente é pari al 7,1% del territorio nazionale la superficie artificiale edificata in Italia. Tra le Regioni che detengono il primato per superfici artificiali in testa c'é la Lombardia con il 14,1% del territorio artificiale per un'estensione di 3.400 Kmq, seguita da Veneto con l'11,3% pari a 2.100 kmq e Campania (10,7% per 1.450 kmq). Le Regioni che registrano invece meno consumo di suolo sono il Molise con l'1,6% di superficie artificiale per un'estensione del 70%, la Valle d'Aosta che conta il 2% di superficie artificiale per complessivi 70 kmq, e la Basilicata con il 2,1% per 210 kmq.

Lo scorso anno, a dicembre, Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist, l’associazione agrituristica di Confagricoltura (riunisce circa 5 mila aziende) denunciava, dati alla mano: “In 25 anni, fra il 1982 e il 2007, abbiamo perso 3,1 milioni di ettari di superficie agricola utile (Sau) e 5,8 milioni di ettari di superficie agricola totale (Sat) - sulla base di dati Istat - Parte di questa terra sottratta all'uso agricolo è stata convertita in bosco, ma 1,8 milioni di ettari sono stati mangiati irreversibilmente dal cemento, al ritmo medio di 200 ettari al giorno”.

Con questi numeri, ed una popolazione praticamente costante, non ci si aspetterebbe un aumento vertiginoso dei prezzi delle abitazioni. Invece...

Invece, é EVIDENTE che il prezzo delle case in Italia non è guidato da alcun equilibrio tra domanda ed offerta. Chi crede il contrario é, semplicemente, un fesso.

Che cosa é successo per avere un valore delle case più che raddoppiato in 20 anni?

Due semplici cose:
1. Sono stati concessi mutui facili per il 100% ed oltre del valore, a chi semplicemente possedeva un lavoro. Risultato: un’artificiale crescita della domanda, non corrispondente ad alcun aumento di disponibilità delle famiglie.
2. L'indebitamento delle piccole aziende, garantite da firme personali di possidenti di immobili, ha tolto dal mercato più case di quelle costruite, ovvero più di quattro milioni di case.
Questa é la ragione per la quale la Lombardia é la regione che costruisce di più, e che, senza grossi aumenti di popolazione, ha (avuto) prezzi in continua ascesa.

Ma questo, a chiunque abbia un quoziente di intelligenza superiore a 5, dice una semplice cosa: il valore futuro del vostro "investimento nel mattone" é dovuto a fattori che NON hanno nulla a che fare con il valore del mattone. Avete investito su una partita al Casinò di Venezia, signori.

Con una popolazione stabile ed un continuo costruire, l'ultima cosa che si può pensare é che il mercato continui a far alzare i prezzi, quando la domanda rimane costante (se non é drogata) e l'offerta cresce. Chi pensa che in un lungo termine dei fattori INDIPENDENTI dal mercato stesso possano rimanere costanti, o essere prevedibili, é semplicemente un fesso che merita tutto il danno che gli capiterà.

So benissimo che molti di voi hanno la testa piena delle stupidaggini che gli hanno raccontato per convincere all'acquisto. Altri non vorranno ammettere di averci rimesso. Se non deprimessero la stessa economia dove vivo io, me ne fotterei e rimarrei a guardarli mentre affogano. Purtroppo, il fesso avvelena anche te.

Rimarrò a guardare quando arriverà Basilea III, il rubinetto alle aziende si chiuderà e tanti fessi che hanno firmato a garanzia della propria SrL si vedranno togliere l'immobile. Tali immobili verranno messi sul mercato, e faticherete a vendere le case, il vostro "investimento nel mattone". Che magari avrà anche un valore nominale alto, ma che non riuscirete a rivendere! Perché una portaerei vale un sacco, ma venderla NON é così semplice.

Ma ripeto: il destino naturale dei fessi é la miseria.


Un immobile acquistato con un mutuo NON é un investimento, neanche se leggete i numeri al contrario.

Allora, vi propongo un investimento così: in 20 anni mi date 295.000 euro. Alla fine dei 20 anni ve ne rendo 200.000. Mi regalate, cioè, 95.000 euro in 20 anni.

Vi sembra un affare? No. Adesso, invece di rendervi 200.000 euro alla fine del succoso investimento, vi rendo una casa che vale 200.000 euro. Vi sembra un affare?

Questo é circa quel che farete.

Allora i fessi arrivano e dicono: ma io la casa l'ho avuta subito. Non ho pagato affitti.

Ma io vi rispondo: quei 200.000 euro la banca li aveva all'inizio del mutuo. I soldi che avete versato in più la banca nel tempo li ha fatti fruttare.

Allora, facciamo un confronto, tra un VERO investimento (un private banker) e il vostro "investimento".

Investiamo 295.000 euro in un mutuo, e investiamo 295 mila euro in un fondo di risparmio gestito vincolato ad un anno, rinnovandolo 20 volte.

Sapete quanto vi avrebbe reso versare 295.000 euro ad un fondo per 20 anni? Ve lo dico subito: con un piano di risparmio gestito, almeno 532.000.(Ho tenuto conto di un normale conto "SU Vincolato" di IBL banca, vincolato ad UN solo anno, rinnovato di anno in anno a resa garantita. Supponendo di riversare tutto il montante di anno in anno per 20 anni. Possiamo migliorare vincolando di 18 mesi alla volta, il che significa avere ancora un discreto possesso del denaro in caso di emergenza.

• Alla fine dei 20 anni, vi trovate nel caso del mutuo con un valore di 200.000 euro in tasca, cioè la vostra casa.
• Alla fine dei 20 anni, nel caso del risparmio gestito, vi trovate con 532.000 euro in tasca, cioè DUE case come la vostra e 132.000 euro in contanti.

Vi sembra ancora geniale?

Allora, non me lo chiamate "investimento". Non lo é. EVIDENTEMENTE non lo é. É così distante dal concetto di "investimento" che esistono nemmeno parole per spiegare una simile ovvietà.

Gli investimenti sono una cosa diversa, e NO, il mutuo NON é un investimento, nella maniera più evidente possibile. É una buona maniera per indebitarsi, ma da "buon debito" a "investimento" ce ne passa. Due volte e rotti.

Se un'agenzia di rating esaminasse la vostra situazione familiare dopo che avete stipulato un mutuo, il vostro rating sarebbe "Smelling Junk", o qualcosa di ancora peggiore. Se si esaminasse la vostra azienda, coperta di fidi, castelletti fidi col fornitore, pagamenti dilazionati a 60/90/120, macchinari vecchi e zero investimento, il rating sarebbe qualcosa tipo "Junk". Ma voi vi incazzate col governo se il debito pubblico scende da AAA ad AA1. Ahaha. Il governo sta molto meglio di voi, fessi. LA vostra azienda, mediamente, non ha la più pallida possibilità di aspirare ad un AA1, casomai non lo sapeste. E lo stesso per la situazione debitoria della vostra famiglia.

E adesso correte pure ad acquistare l'appartamento che vi consentirà di avere il giornaliero a prezzo ridotto. Un grande investimento.



venerdì 22 ottobre 2010

Fermarsi? Bisognerebbe almeno essere partiti

Scrivo questo post in risposta a due commenti al precedente "Facce di bronzo 2".

Comincio con l'apprezzamento per i toni pacati, di sguaiataggini ce ne sorbiamo troppe tutti quanti e tutti i giorni, quindi GRAZIE ai due anonimi che hanno espresso la loro opinione in maniera urbana.

Cominciamo. Fermarsi, o fermare cosa? Smettere di scrivere? Non è giunto quel momento, lo faremo certo, nessuna battaglia è infinita, non ci sono fanti giapponesi dispersi su un'isola del Pacifico, non qui almeno. Ma per ora, e credo per un po' ancora, di cose da dire ce ne sono e ce ne saranno.

Cosa fermare dunque? Vengo al titolo del post. Per fermarsi si dovrebbe essere almeno partiti, nel senso che si potrebbe fermare un'azione concreta, fattuale, contro il PII, qualora l'avessimo effettivamente intrapresa.

Ma così non è, questo blog nasce per discutere, per provocare reazioni, per non appiattirsi sul pensiero unico del "lo sci è bello e il PII è il suo Profeta", per suggerire alternative praticabili. Certo, lo diciamo nel titolo stesso del blog, il tema è limitato, non facciamo i tuttologi o gli arruffapopoli, non siamo novelli beppigrilli tutti chiacchiere e fuoriserie dodici cilindri. Protestiamo, "alziamo la voce", vogliamo pervicacemente affermare che in un piccolo paese della Valle Brembana si sta percorrendo una di quelle vie lastricate di buone intenzioni, ma che conducono dove sappiamo.

Ecco, questo solo facciamo qui, e non vogliamo, non possiamo, non dobbiamo fermarci.

Altri hanno intrapreso forme diverse di opposizione, chi giudiziarie chi attraverso volantinaggi, ci avevano anche chiesto di aderire, ma abbiamo declinato l'invito.
Non crediamo di poter affrontare certi argomenti attraverso i tribunali, come legittimamente ha scelto Legambiente, o con accuse a raffica espresse in toni francamente poco accettabili da altri soggetti, con i quali pure abbiamo avuto modo di confrontarci, ma dei quali non riteniamo condivisibili i metodi usati per esprimere il dissenso. Con ciò non voglio dire che qui siamo dei bonaccioni, tutt'altro, abbiamo anche noi calcato la mano quando lo ritenevamo opportuno, senza per questo dare del criminale ad alcuno. Magari dell'incompetente e dell'inetto sì.

L'obiettivo era ed è, soprattutto, di tipo culturale. Se certi cattivi esempi di amministrazione proliferano un po' ovunque in Italia, ma soprattutto in Lombardia (e parlo di cattiva amministrazione, non di malaffare o di criminalità, quest'ultima attiva principalmente al Sud anche se, ahinoi, le infiltrazioni in "Padania" sono fatti e non leggende) lo dobbiamo essenzialmente a tre fattori: pessime leggi da un lato, lo sfascio della finanza locale nel mezzo, la PERDITA TOTALE DI CULTURA DEL TERRITORIO dall'altro lato.

Si ha un bel dire che la montagna è debole, che bisogna sostenerla, che lo spopolamento è un danno, che il turismo è una risorsa, e bla bla bla, se poi le politiche LOCALI non sono niente di meglio che scimmiottamenti di quel che avviene in pianura, in realtà urbane assai più e meglio strutturate per sopportare certi interventi di trasformazione.
Tutti, sindacucci e assessorucci vari, di ogni paesuccio delle vallucce, ad invocare la loro essenzialità, la loro conoscenza del territorio, la loro lungimiranza, il loro rispetto "quello serio" per l'ambiente, per poi, all'atto pratico, comportarsi come farebbe un qualsiasi loro collega della bassa: servono i soldi per fare la strada? Facciamo un PII, e i soldi ce li daranno i privati. Quella che doveva essere un'eccezione, la negoziazione urbanistica, è diventata la regola, l'unica regola.
Non che la negoziazione in sé sia un male assoluto, se la si sa fare, ma siccome è ampiamente provato che a saperla fare son solo gli operatori immobiliari e i costruttori (vero Sindaco Moratti? Tutto il mondo è paese, anche se il paese si chiama Milano e pretenderebbe di essere una metropoli europea), sarebbe bene, anzi meglio, se questa formula di (s)governo del territorio venisse cestinata una volta per tutte. Invece no, non si lascia, si raddoppia. Allegria!

Come se non bastasse, al danno si aggiunge la beffa: gli sponsor (sponsores per i puristi) da un lato, i fans dall'altro lato, delle peggiori porcate urbanistiche sui monti, sarà un caso, abitano altrove, in pianura, spesso sono proprietari di seconda casa, a volte semplici colonizzatori da fine settimana. Loro si godranno i frutti della dabbenaggine di quei sindacucci di cui sopra, ai residenti veri le briciole, per un po', poi finite quelle, potranno godersi quel che resta: nulla.

Sfortunatamente per Piazzatorre, come per decine di altre località sulle Alpi, anche gli impianti nuovi tendono (incredibile eh?) ad invecchiare, ancor prima che scadano le convenzioni con i gestori e le concessioni d'uso. A quel punto, visto che s'è costruito anche dove c'era il parchetto per i bimbi e non c'è più un cazzo di fazzoletto (scusate il francesismo) di terra su cui costruire ancora, ci si ritroverà sotto l'anfiteatro a chiedersi in che cosa s'è sbagliato.

Non voglio gufare, la mia è semplice cronaca di ciò che è già successo altrove, e nessuno finora ha potuto dimostrare che non succederà più.

Ma, insomma, nessuno si è posto le domande: "perché gli impianti non hanno retto?", "cosa è cambiato dagli anni '70 e '80, per passare dal boom al declino?", "ma le gestioni erano all'altezza?", "unificare il comprensorio era davvero una priorità in assoluto, o lo si poteva fare per gradi?". Lo chiedo non per retorica, ma perché queste semplici questioni sono scomparse dalla discussione in un amen.

L'altra domanda: "per l'unificazione ed il rilancio era indispensabile un PII così invasivo?", la pongo sì con retorica, e la mia risposta è un NO deciso, convinto, basato su logica e razionalità.

Ho sempre difeso l'intervento sulle ex Colonie, non me ne pento, ricostruire ed ampliare la Bergamasca, ristrutturare ed ampliare la Genovese sono cose da fare senza se e senza ma. E poi stop però. Svendere la Tagliata è demenzialità pura. Agli interventi sulle Colonie si potevano chiedere le risorse per gestire gli impianti cinque anni, non era necessario vendersi anche il deretano per portare la gestione a dieci. Un lustro bastava ed avanzava per capire se l'affare c'era o no, ed eventualmente per attivare misure correttive. Macché, tutto e subito. Chissenefrega di quel "boschetto" (quattro ettari d'alto fusto!).

Ma la beffa nella beffa, quella davvero divertente per quanto odiosa, sapete quale è? Che tra i fautori del PII e della trasformazione della Tagliata c'è gente che qui, a Milano, quando la Regione ha deciso di sacrificare il "bosco di Gioia" per il nuovo centro direzionale, ha fatto un casino dell'anima. E siccome li conosco personalmente questi paladini del verde cittadino (c'è verde e verde evidentemente), ogni volta che mi capitano a tiro mi premuro di sputargli in un occhio, in amicizia s'intende. Capito? Il bosco di casa mia è sacro, quello di casa tua vada pure a farsi fottere, che io voglio sciare.

No gentili Anonimi, perdonateci, io, Mara, Claudio, non ce la sentiamo davvero di fermarci.

sabato 16 ottobre 2010

Facce di bronzo 2

Troppi vincoli per i poveri Comuni a causa di quei cattivi Parchi Regionali che impedirebbero anche di tagliar le piante morte.

Ma a chi pensate di darla a bere?

Che i Parchi siano sempre stati sul gozzo a Comuni e, spesso, anche ai cittadini, non è una novità, ma le ragioni non stavano certo nelle piante morte da abbattere o nei boschi da pulire. Quando mai un parco ha negato interventi di questo tipo? Dai, non scherziamo, per favore.

I vincoli che danno fastidio sono ben altri, lo sappiamo, e riguardano sempre le solite cose: costruzioni, attività estrattive, piste da sci, impianti di risalita, caccia, pesca.

Ma che in provincia di Bergamo ci si esibisca in pianti greci per parchi come quello delle Orobie, fa solo pena. Se c'è un Parco che è non un Ente ma un'entità (astratta ed incorporea) questo è proprio il Parco delle Orobie Bergamasche. Mai visto nulla di più inoffensivo.

I presidenti dei Parchi che propongono di ridurre i perimetri delle aree protette, invocando come scusa la scarsità di risorse, hanno una cosa sola da fare: dimettersi.

Se ne tornino a casa ed evitino di farci fare con l'Unione Europea l'ennesima figura da cioccolatai.

martedì 12 ottobre 2010

Facce di bronzo

da l'Eco di Bergamo del 12 ottobre 2010

[...] Di fatto manca ancora la firma della convenzione tra comune e società, documento che fissa tempi, costi e modalità degli interventi («un ritardo dovuto anche a nuove normative», dice il sindaco Arioli). Ma l'avvio dei lavori rappresenta il segnale concreto della volontà di proseguire nell'operazione di rilancio. [...]

Di grazia, Sindaco, quando mai le normative, vecchie o nuove che fossero, hanno mai rappresentato un problema per gli amministratori di Piazzatorre, incluso Lei?

Ma l'avvio dei lavori rappresenta il segnale concreto della volontà di proseguire nell'operazione di rilancio. Ecco, appunto.

Quando c'è la volontà, perché preoccuparsi delle norme?

lunedì 11 ottobre 2010

Le regole inutili

Da un paio di settimane sono iniziati i lavori sulle piste di Piazzatorre, non sto nemmeno a indicare il link ai nuovi reportage fotografici (by the way, complimenti al fotografo) disponibili sul forum vallare, ormai non sono nemmeno più delle novità.

La novità sarebbe che il buon Sindaco annunciasse urbi et orbi la firma della convenzione del PII. Invece non lo fa. Perché?

Forse perché quella firma latita tuttora.

Del resto, a che serve convenzionare un Programma Integrato di Intervento ormai decaduto per legge? Tanto vale dar seguito egualmente ai lavori, poi, chi vivrà vedrà.

Chissà, magari è un'acuta strategia della premiata Società Comune di Piazzatorre & Alta Quota S.I.I. (Società a Irresponsabilità Illimitata), conscia della scarsissima probabilità che chi (ma chi?) dovrebbe ripristinare la legalità, si decida a destarsi dal letargo ormai perenne.
Ma perché cacchio si scrivono delle regole se poi non si è in grado (meglio, non si vuole) di farle rispettare?

venerdì 24 settembre 2010

Siamo tutti paesaggisti

Anzi no, meglio dire "sono" tutti paesaggisti. A leggere sul forum di valbrembanaweb certi entusiasti commenti per l'inizio dei lavori presso gli impianti della Torcola, c'è da restare stupefatti per la frequenza dell'esaltazione del paesaggio.

Il tono è un po' quello di quelli che sbrodolano elogi sul paesaggio della costa sarda sorseggiando un drink sulla terrazza della megavilla che quel paesaggio ha invaso a sproposito; non ci facciamo troppo caso però, per dirla come la nonna di Tremonti "piuttosto che niente, meglio piuttosto".

A me comunque girano un po' le scatole: possibile che paesaggio sia solo quello che si vede stando sui propri sci e non tutto il resto?

Le Torcole non sono forse una parte di Piazzatorre, esattamente come lo è IL BOSCO DELLA TAGLIATA? E allora perché questo doppiopesismo? Sembra davvero che, pur di sciare, qualcuno sia disposto a qualsiasi compromesso (al ribasso) sul resto del paese e delle sue bellezze.

Siamo alle solite, una minoranza (gli sciatori) autoconvintasi di essere maggioranza, detta le proprie condizioni a tutti gli altri nel momento in cui questi non hanno la forza, la voglia, il coraggio di dire "no, questa cosa è sbagliata". I pochi che lo dicono (e noi tra loro) diventano "una insignificante minoranza", dei poveri eccentrici che non sanno cogliere le meravigliose opportunità che vengono offerte.

Ma la cosa più schifosa, non trovo altri termini per definirla, è che (il forum lo dimostra) le decisioni non appartengono nemmeno ai piazzatorresi, gli sponsor della nuova cementificazione di Piazzatorre abitano quasi tutti altrove. Il loro motto deve essere "Padroni a casa...d'altri".

sabato 18 settembre 2010

Disinformazija

Disinformazija è una parola russa che significa disinformazione o informazione disinformativa, ovvero informazione errata, manipolata, accomodata, presentata in maniera distorta o volutamente parziale, allo scopo di far sapere al pubblico solo quello che interessa a chi la manovra, stravolgere il senso di determinate notizie,
amplificarne esageratamente altre e, così, distogliere l'attenzione da argomenti "scomodi" per chi sta al potere.

Ecco, L'Eco di Bergamo di oggi 18 settembre 2010, nel parlare dell'imminente avvio del lavori per l'unificazione dei comprensori sciistici di Piazzatorre, quando scrive: "un progetto che prevede il collegamento dei comprensori sciistici di Torcola Vaga e Torcola Soliva, una nuova seggiovia quadriposto, nuove piste e impianti di innevamento artificiale, la realizzazione di un albergo con wellness e alloggi turistici nell'ex Colonia genovese, il recupero a residenza dell'ex Colonia dell'Opera Bergamasca (in centro paese), nuovi complessi abitativi in località Rossanella e un centinaio di posti di lavoro, per un investimento di oltre 50 milioni di euro", fa disinformazija.

Modifica i fatti allo scopo di alterarne la percezione. I nuovi complessi abitativi non saranno affatto in Rossanella, bensì alla Tagliata, e prevedono la distruzione di un bosco d'alto fusto di oltre quattro ettari. I presunti cento posti di lavoro sono stagionali, i leggendari 50 milioni di euro d'investimento non sono MAI stati descritti e verificati.

Tanto per la precisione.

venerdì 17 settembre 2010

Gli impianti verranno unificati

La notizia è questa.

Sul forum vallare come si può vedere c'è chi stappa lo champagne.

Siamo sinceramente lieti per l'avvio dei lavori sugli impianti. Qui però non stappiamo nulla. Se il prezzo da pagare sarà quello che sappiamo, chi oggi festeggia si pentirà tra qualche anno.

E ricordiamo anche che se, effettivamente, la convenzione sarà firmata ad ottobre, saremo di fronte ad un'altra palese violazione di legge. Ma del resto siamo pressoché certi che, come spesso avviene in questo paese di Pulcinella, nessuno sarà chiamato a risponderne.

Vedrò di recare un'ultima visita al bosco della Tagliata.

Complimenti a tutti i novelli Attila. Vi auguro di divertirvi sugli sci, e quando scenderete in paese dopo un'entusiasmante giornata sulle rinnovate piste, di ricrearvi gli occhi con la meravigliosa visione dell'ennesima piantagione di villette.

lunedì 13 settembre 2010

Habemus Papam?

Un (tanto per cambiare) anonimo ci informa che il primo ottobre verrà dato "l'annuncio".

Davvero, a questo punto, più che di annuncio sembra doversi parlare, blasfemia permettendo, di Annunciazione.

Staremo a vedere, in fondo siamo curiosi, anche se le possibilità sono ridotte a tre, forse quattro, possibili versioni. Non le cito neppure perché serve davvero pochissima fantasia per intuirle.

Per dirla tutta questa indiscrezione non mi sorprende: forse qualcosa s'è sbloccato al Consiglio di Stato (così m'è giunta voce), anche se l'usignolo che ha cantato (una femmina in verità) non è stato particolarmente prodigo d'informazioni, sicché non so che piega abbia preso il ricorso. Sul quale confermo comunque il mio scetticismo.

Quel che non mi stancherò mai di ripetere è che, CONDIVIDENDO che qualcosa si deve pur fare, il PII come concepito, proposto, e approvato, è un errore. Un errore al quale, con un po' di buona volontà e di iniziativa, si può rimediare, migliorando i contenuti e ridimensionando gli obiettivi, per poi puntare ad altre inziative, COMPLEMENTARI, non necessariamente sostitutive.

Ma per queste ci sarà spazio in un altro post.

venerdì 10 settembre 2010

Oggi onoriamo un eroe normale

Angelo Vassallo era un uomo che amava la sua terra, e per questo motivo è stato ucciso, da coloro che la terra la convertono in denaro.

Oggi, in occasione dei suoi funerali vogliamo ricordarlo anche noi.

Che la sua vita sia di monito ed esempio a noi tutti.

mercoledì 8 settembre 2010

Bulimia edilizia

Si costruisce molto in Italia, troppo a volte, male e a vanvera spesso.

Di facile lettura e comprensione, il dossier 2010 sul consumo di suolo, opera di quei brutti e cattivi di Legambiente, ci mostra un popolo affamato di volumetrie edilizie, bulimico appunto, così ingordo da non accorgersi che si sta progressivamente mangiando il suolo su cui posa i piedi, e da non curarsi nemmeno degli aspetti più deleteri di questo smodato appetito: una quota assai elevata del mercato edilizio fa capo, da un lato, alla speculazione finanziara, dall'altro, alla criminalità organizzata. Soggetti questi che talvolta si incontrano e si intersecano, in un raggelante gentlemen agreement tra banche (e finanziarie, assicurazioni, fondi d'investimento) e cosche.

La crudezza dei numeri non lascia spazio a cazzeggiamenti vari, c'è ancora da sperare che trovi spazio la riflessione.

Il rapporto io l'ho scaricato qui.

domenica 5 settembre 2010

Rassegna stampa

Interessante l'Eco di Bergamo di oggi.

A pagina 33, Federica raccoglie la polemica di Mario (il cognome non serve, è sempre quello, ovvero sia, quello di sempre) e nel rispondergli in merito al progetto sulle centraline idroelettriche di Piazzatorre, ci fa sapere che "a conti fatti per la prossima stagione invernale il comparto neve avrebbe potuto usufruire della disponibilità idrica necessaria per l'innevamento artificiale delle piste da sci".

Avrebbe potuto, ergo, non potrà.

A pagina 38, invece, tale Simone Inno, consigliere comunale di Presezzo, fa una proposta di semplice buon senso e razionalità: non più di quattro Comuni per l'Alta Valle Brembana, in luogo degli attuali venti.

Sottoscriviamo senza esitazioni, è l'unica strada da intraprendere se si vuole davvero risparmiare risorse e ragionare di sviluppo (serio) del territorio smettendola di pensare che il mondo finisce dove c'è il cartello col nome del paese.

venerdì 3 settembre 2010

Cambiato il vento in Regione?

L'ennesima dichiarazione dell'assessore Daniele Belotti, ripresa in occasione del premio conferito da Legambiente a Ornica, fa ben sperare.

Ci auguriamo che Belotti agisca in base a quel che dice, e che sappia schivare i missili che qualcuno si appresta a lanciargli (confidando sull'aiuto certo dei funzionari di vertice della direzione generale territorio & urbanistica. Come si dice, dagli amici mi guardi Iddio...).

giovedì 2 settembre 2010

E intanto il tempo se vaaaaa......

.....e qui non si sa un bel nullaaaa......

Di chiedere notizie al sciur sindich non ci sfiora neppure il pensiero, se avesse voluto aprir bocca l'avrebbe fatto da tempo. Abilmente camuffati con barba e baffi finti abbiamo avvicinato alcuni piazzatorresi chiedendo lumi sul futuro prossimo venturo. Niente di eclatante, domandine facili, tipo "'sto PII si fa o no?", "ma la convenzione l'hanno firmata?".

Qualcuno si è irrigidito e quasi faceva il segno della Croce, come a scacciare il demonio, un paio hanno dato una risposta del tipo "io niente sacciu".

Tra i più coraggiosi un imprenditore edile che, pur ammettendo di non sapere nulla circa eventuali novità, auspicava che il PII si attuasse, pur esprimendo la propria contrarietà alla distruzione della Tagliata e la delusione per non essere stato ascoltato quando (non ho capito se da amministratore comunale o da rappresentante di qualche gruppo o associazione) aveva suggerito una politica dei piccoli passi riguardo gli interventi sugli impianti e maggiore oculatezza circa l'utilizzo dei fondi pubblici. Questo signore contestava, infatti, l'acquisto della ex Colonia Genovese e la realizzazione dell'anfiteatro, sostenendo che i soldi sarebbero stati meglio utilizzati acquistando gli impianti che ora appartengono ai privati.

Altre persone si sono limitate a dire che non si sapeva nulla, nulla di ufficiale almeno.

L'unica notizia che sembrerebbe data per buona riguarda il prossimo avvio di lavori sugli impianti esistenti. Questione di giorni, forse.

Nessuna certezza, insomma, e qualche indiscrezione ancora sull'abbandono di Alta Quota da parte del socio di minoranza.

Sapete che penso? Che in una situazione così, forse qualcuno in Comune si sta augurando che Legambiente vinca il ricorso. Almeno così potrebbe dar la colpa dei propri insuccessi ai cattivi ambientalisti che dicono sempre no a tutto.

martedì 24 agosto 2010

Facciamo una seduta spiritica?

Chissà mai che il signor Sindaco esca dal sarcofago e dica qualcosa, non pretendiamo un'enciclica, basta un banale comunicato, qualcosa del tipo "i lavori si faranno a partire dal", oppure "i lavori si faranno solo per quanto riguarda ...., e a partire dal", oppure ancora "non si farà più un bel nulla".

Spiritus Ariolianus Piazzatorrensis... uuhhhhhhh!!!!

sabato 21 agosto 2010

Il PII è defunto ma (forse) non lo sa

Come anticipavo ieri in risposta a spauracchio, ecco la spiegazione circa la prematura morte legale del Programma Integrato di Intervento a noi così inviso.

Trascrivo pedissequamente il testo della legge regionale per il governo del territorio:

Legge regionale 11 marzo 2005, n. 12 - Art. 93. (Attuazione dei programmi integrati di intervento)

1. Per l'attuazione del programma integrato di intervento, i soggetti attuatori ed il comune sottoscrivono una convenzione avente i contenuti stabiliti dall’articolo 46, in quanto compatibili con le disposizioni del presente capo. La convenzione prevede altresì i reciproci diritti ed obblighi dei diversi operatori pubblici e privati, nonché i tempi, comunque non superiori a dieci anni, di realizzazione degli interventi contemplati nel programma integrato di intervento.

2. Con la medesima convenzione, o con ulteriore specifico atto, sono stabilite le modalità di gestione delle attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale realizzate e gestite dai soggetti privati, in particolare prevedendo gli obblighi a carico del gestore e le relative sanzioni, le modalità di trasferimento a terzi, le condizioni per l'eventuale acquisizione del bene da parte del comune e le opportune forme di garanzia a favore del comune stesso.

3. Qualora sia necessario, in relazione all'entità od alla rilevanza del programma integrato di intervento, l'attuazione degli interventi ivi previsti può essere frazionata in stralci funzionali, preventivamente determinati.

4. Decorso un anno dalla definitiva approvazione del programma integrato di intervento senza che sia stata sottoscritta dagli operatori privati la convenzione di cui al comma 1, il sindaco diffida i soggetti proponenti a sottoscrivere entro un termine non superiore a novanta giorni la convenzione annessa al programma integrato di intervento; in caso di inutile decorso del termine assegnato, dichiara l'intervenuta decadenza del programma medesimo ad ogni effetto, compreso quello di variante alla vigente strumentazione urbanistica.

5. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 14, comma 12, la procedura di approvazione del programma integrato di intervento si applica anche alle varianti allo stesso.

Allora, se non ricordo male il PII fu definitivamente approvato il 20 marzo 2009, l'avviso fu pubblicato sul BURL il 6 maggio 2009. Ad essere generosi, ma tanto, facciamo pure decorrere da questa ultima data l'anno di tempo per firmare la convenzione. Siamo al 6 maggio 2010, nessuna traccia di firma. Il sindaco Arioli avrebbe dovuto, senza indugio alcuno, scrivere ad Alta Quota mettendola in mora. Facciamo che la lettera sia stata scritta il 7 maggio, protocollata il giorno dopo, spedita quello dopo ancora. Nota la proverbiale lentezza delle poste italiane diciamo pure che la missiva impiega dieci giorni per compiere il tragitto Piazzatorre-Telgate. Siamo al 19 maggio 2010. Novanta giorni scaduti il 17 agosto scorso.

A tale data non ci risulta sia stato firmato un bel nulla, se non altro perché non abbiamo visto i fuochi artificiali (che per inciso, a Piazzatorre han fatto stasera, per festeggiare la fine dell'estate), né sentito la banda suonare.

A sensi di legge il PII è deceduto, resta da firmare l'atto di morte.

A sensi di legge, ma sappiamo che questa parola in Italia fatica a restare nel vocabolario.

martedì 17 agosto 2010

Assistenti di volo prepararsi all'atterraggio

Il volo Alta Quota sarebbe in procinto di atterrare all'aeroporto di ...partenza. Secondo qualcuno che sostiene di avere informazioni di prima mano, l'Alta Quota s.r.l. perde pezzi, un socio se ne sarebbe andato, altri finanziatori (banche?) avrebbero girato i tacchi.

Beninteso, per quel che ne so queste potrebbero essere semplici illazioni buttate lì per far rumore e dare un po' d'aria ai denti; credo che a parte i soci dell'AQ (o, forse adesso, IL socio) gli unici a sapere qualcosa stiano in municipio e, visto che il vociferare incontrollato prosegue da un po' troppo tempo, farebbero cosa buona e giusta, sarebbe ora, a comunicare qualcosa di ufficiale.

Se il PII deve andare avanti è bene si sappia, se è morto, anche.

lunedì 16 agosto 2010

Tu coque Durnwalder!

Non riesco a crederci, pure in Sud Tirolo fan disastri, o rischiano di farli.
No eh, almeno le Dolomiti no!

domenica 15 agosto 2010

Se piove sul bagnato

Un ferragosto climaticamente orribile al nord, uno dei più tristi degli ultimi vent'anni, autunno pieno, per quanto qualcuno ieri ed oggi cercasse di convincersi che fosse estate, pateticamente abbigliato con bermuda e crocs o infradito. Qualcuno spieghi a Bossi e soci che la mitica Padania, climaticamente, fa schifo.

Piove su una stagione turistica con più ombre che luci qui in valle. Al di là delle sparate trionfalistiche dell'Eco di Bergamo, che ieri apriva la testata con un'articolessa sui fasti del turismo nelle valli tra alberghi pieni e seconde case stracolme.

Una mezza balla ovviamente, chi è qua e vuol vedere sa benissimo che siamo assolutamente nell'ordinarietà delle due settimane centrali di agosto, con qualche difficoltà a trovare posto in albergo se non si è prenotato, ma con le seconde case aperte solo al 40-50%. Più che una notizia, quella dell'Eco, una sana velina propagandistica, per darsi un po' di coraggio probabilmente.

Una settimana fa venivano esaltate le code per salire nelle valli, chissà se domani si scriverà di quelle formatesi stasera sulla 470 (notizia certa, ricevuta in diretta telefonica verso le 19), a causa della fuga precipitosa di molti saliti per farsi tre quattro giorni, ora delusi dal maltempo. Io resto, accendo la stufa e provo a far finta che sia novembre, la differenza in fondo non è molta.

In paese i soliti commenti "non ci sono iniziative", "una volta era meglio", "non si muove nulla". Va a spiegare che se le politiche sono le stesse da trent'anni, ovvero ripropongono gli stessi errori, come, qualcuno finalmente, sembra aver capito anche in Regione, non ci sarà nessuna possibilità di rinascita. Va a far capire che altre casette non faranno aumentare il valore della tua, vecchia di venti o trent'anni, è molto più probabile, per mere ragioni di mercato, che lo deprimano ulteriormente. Prova a far ragionare sull'evidenza che una bruttura allucinante come quella genialmente piazzata a Zogno alla confluenza tra la 470 e la strada provinciale 27, è uno dei peggiori biglietti da visita che si possano presentare.

Macché, "tu non capisci".

Io non capirò, va bene, ma spiegatemi cosa capiscono quelli che si esaltano perché qualche rincoglionito polacco prende un low cost da Varsavia per atterrare a Orio e far la spesa all'Oriocenter con tanto di foto ricordo. Spiegatemi come si fa a uscire con titoli che sbrodolano per gli inglesi che vengono, sempre grazie ai low cost, a sciare a Foppolo, ma non ci si preoccupa di capire se poi tornano o se un'esperienza gli è bastata.

A Piazzatorre a ferragosto 2010 ha piovuto sul bagnato. Ve ne siete accorti spero.