Davvero una lettera che non avremo voluto leggere, quella recapitata ieri al nostro indirizzo di posta elettronica.
Da molto tempo, ormai, nessuno di noi due torna a Piazzatorre, e la descrizione di cosa é oggi é persino peggiore di quel che si poteva immaginare.
Forse il capolinea é raggiunto.
Questa la lettera:
"Tra balle di paglia che girano, sospinte dal vento, davanti al saloon e locali che chiudono (a breve si compreranno oltre ai giornali anche frutta e pane all’Oca d’Oro) ecco che l’agonia, nemmeno tanto lenta, di questa (un tempo) perla della Valle Brembana prosegue e sembra giunta, forse, ad un punto di non ritorno. Le feste di Natale più desolanti di sempre si stanno celebrando in un paese fantasma, con presenze che un tempo si registravano, così scarse, solo nella cosiddetta stagione morta. Persiane e tapparelle rigorosamente chiuse sono il segnale che qui, neve o non neve, ormai nessuno più vuole venirci. Altro che cambiare aria, respirare a pieni polmoni in alta montagna fuggendo dalle città inquinate. Disertano anche i titolari di appartamenti, si moltiplicano i cartelli di vendesi ma forse sarebbe meglio dire di svendesi visto che pensare di guadagnare dalla vendita di un immobile è oggi, qui, altamente improbabile. Il paese muore nell’indifferenza e nel silenzio assordante, complice un’Amministrazione comunale (davvero esiste un Sindaco a Piazzatorre?) totalmente inesistente, capace, quale unico gesto di presenza, di far girare un pulmino vuoto per le strade, anch’esse vuote, del paese. Sempre che non si considerino la tombolata di inizio anno in piazza o la befana che arriva sugli sci (ma non servirebbe anche la neve?) come due tangibili segni di vita e di presenza. Interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente? Gli stessi previsti per la cura di boschi e sentieri: zero. Progetti per il futuro? Neanche l’ombra. Iniziative per ridare ossigeno al turismo ed alla villeggiatura? Nessuna. Fatevi un giro per il paese, possibilmente a piedi. Il tour che dalla Foppa arriva al Piazzo, allo splendido capannone del pattinaggio per intenderci, vi renderà edotti dello stato di fatiscenza, di abbandono e di tristezza che ormai avvolgono, come un manto nero, ciò che resta di un paese un tempo vivo. Facciate che cadono a pezzi, strade “abbandonate”, incuria diffusa e mancanza di decoro. Ruderi della colonia bergamasca e di quella genovese da inserire sul gonfalone del Comune. Come si poteva pensare, del resto, che gente abituata a guardare non più in là del proprio naso, incapace di sviluppare il benché minimo progetto a media scadenza, potesse anticipare la crisi dello sci a queste quote, prevedere i problemi della villeggiatura che in parte, anche in zone meno depresse si sono sentiti, ponendovi argine? Mentre altrove si è provato a rilanciare, a creare attrattive con nuove iniziative, convinti che anche in valle Brembana si possa avere e fare fortuna, (basandosi su cose semplici non necessariamente le Terme di San Pellegrino), qui da noi, in paese, si è agito a sproposito, innalzando un anfiteatro della vergogna, un locale per la pro loco allucinante, un centro per la taragna demenziale …………. Potrei indicarne altri dieci di ecomostri. Interessi personali, antipatie, lotte intestine persino tra nuclei della stessa famiglia, hanno ostacolato e impedito, negli anni, qualsiasi forma di sviluppo. Vero che la quota sci, come detto, si alza sempre più e che il futuro del paese non può dipendere, esclusivamente, dalla stagione invernale ma vi sembra possibile condurre un progetto di rilancio serio senza passare dall’unione delle due Torcole? E l’estate? Mercatini tutti i giorni? Che pena. Qui ci sono praticamente nato e continuerò a venirci perché questa è casa mia. Una casa oltraggiata negli anni dalla mancanza di cultura, dall’incapacità e dall’avidità di gente senza cuore e passione, incapace di governare e parimenti di decidere e agire per il bene comune. Chi ci salverà? Dal capezzale di questo paese mi resta una fievole speranza: che il cambiamento, tanto atteso e mai giunto, possa ancora arrivare dalle nuove generazioni, dai ragazzi del posto e da quelli che ancora ci credono e che amano questi boschi. Esorto tutti a svegliarsi e a risollevare una barca ormai prossima ad affondare. Con tutti noi sopra.".
Brutto chiudere l'anno così.