sabato 13 febbraio 2010

Il Regno delle Due Sicilie non è mai finito

Dunque, la novità dei giorni scorsi è che mamma Regione Lombardia, sempre piuttosto sparagnina con i suoi figli, all'approssimarsi delle elezioni per il rinnovo (pressoché certo salvo catastrofi cosmiche) del mandato a Sua Maestà Roberto "il Celeste" Formigoni, apre i cordoni della borsa per investire nelle Valli Orobiche.

La notizia è pubblicata un po' ovunque, per esempio qui, ed ha suscitato il plauso di molti.

I plaudenti hanno le loro buone ragioni, chi si occupa (e preoccupa) di economia pubblica plaude molto meno, anzi, non plaude affatto.

Al di là della mefitica tradizione borbonica, mai abbandonata in seguito, né sotto i Savoia, né con "Lui", né tanto meno con la Repubblica, e consistente nell'ammansire gli elettori d'ogni latitudine, con cospicui doni post natalizi e pre vacanzieri (tanto poi i conti veri si fanno sempre in autunno), due cose preme qui evidenziare.

La prima: sappiano tutti i cittadini lombardi che, volenti o nolenti, saranno loro a finanziare la ricca torta che i comprensori sciistici, finanziati dall'Ambasciatore di Comunione e Liberazione presso il Padreterno, distribuiranno a pochi fortunati "investitori" (i quali ringraziano sin d'ora ed ingrandiscono il caveau).

La seconda: siamo di fronte all'ennesima riprova che nel nostro Paese il concetto di "Mercato" viene puntualmente declinato nella formula "socializzare le perdite, privatizzare i profitti". Gli accordi di programma promossi agli ultimi respiri d'una legislatura regionale sono nient'altro che la copertura delle perdite, e dei falsi investimenti, ascrivibili ai vari salvatori della patria scesi in campo per tenere in vita dei cadaveri (che fossero impianti sciistici o altro non fa differenza). Certo, nella tradizione ciellina questa attività è contemplata alla voce "cure amorevoli", non a quella "accanimento terapeutico", dunque perfettamente conforme ai loro infallibili dettami socio-etico-economici.

Insomma, un signore che neppure potrebbe ricandidarsi, ha ben pensato di utilizzare i nostri soldi per fare la sua campagna elettorale, conquistarsi un po' d'elettori strappandoli alla Lega Nord, fare in modo che i soldi suddetti finiscano puntualmente nelle tasche degli amici suoi (Compagnia delle Opere e via cantando). Niente male, avanti così.

7 commenti:

  1. Nel Regno delle Due Sicilie nessuno emigrava, venivano gli svizzeri a lavorare. Avete portato morte, miseria ed emigrazione! Sarebbe bastato, per scrivere questo articolo, aprire un semplice libro di storia dell'amministrazione.

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  2. Avete? Chi? A chi si riferisce? Ai Mille guidati da Garibaldi? A Nino Bixio? A Cavour? A V.E. I? Insomma, a un sacco di gente che ultimamente in "Padania" non gode di ottima reputazione.
    Caro amico, anonimo, qui non si scrive di storia.
    Il punto non sta nel denigrare un'amministrazione, quella borbonica, che sappiamo fu spesso assai più capace di quella sabauda.
    Il punto sta nel ricordare che quella degenerazione politica oggi chiamata clientelismo, padre della corruzione, trova le sue radici in quella parte del Paese che, geograficamente, costituiva il Regno delle Due Sicilie. Radici assai forti, visto che le foglie sono giunte ottocento chilometri più a nord.

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  3. Magari non fosse finito il Regno delle Due Sicilie!
    Ma che cosa ne sai tu del Regno delle Due Sicilie?
    Quello che hai letto sui libri di storia scritti dai piemontesi?
    Se l'Antico Regno esistesse ancora, è probabile che saresti un nostro immigrato, insiema ai tanti Piemontese, Lombardo(i), Mantovano, Veneziani, Toscano, Trivisano, Marcheggiani, Veneto, Brescia, Genovese, Padovano (sono tutti cognomi meridionali)che per secoli sono emigrati a sud, quando il Sud era il Nord.

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  4. Scusa Mara, stiamo al punto: non si erano ancora raffreddati i cannoni di Gaeta che già scoppiavano i primi scandali finanziari, dalla dilapidazione, in pochissimi mesi, delle risorse finanziarie napoletane a vantaggio degli spechiati patrioti scesi dal nord (cosa denunziata dallo stesso Re Vittorio Emanuele) all'affare delle ferrovie meridionali (da cui nacque la Bastogi e il primo esempio di ruberia per il partito, preconizzato da Mazzini).Ma lo sai che il Regno Sardo, nel 1861 doveva ancora chiudere i bilanci statali dal 1854 in avanti ?
    Questo, fior da fiore...il bue che dice cornuto all'asino...

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  5. Ragazzi! Quando mai ho scritto quel titolo. Qui anziché di Piazzatorre si finisce a parlare di Gaeta e ferrovie meridionali. Va bene così naturalmente, e in fondo è divertente riscoprire che la tanto declamata Unità d'Italia non cessa mai di risvegliari malumori e risentimenti mai completamente sopiti.
    Mi ripeto, poi mollo il colpo, il titolo probabilmente meritava un occhiello, ma intendeva richiamare un singolo malcostume nato laggiù dove stava l'Antico Regno (ok Gianfranco?), senza porsi domande sui responsabili.
    Malcostume che, ribadisco, ha attecchito lungo tutto lo Stivale e sotto ogni regime. Incluso quello ciellino in Lombardia.

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  6. Scusa Mara, e chiudo anch'io, le radici del malcostume e della corruttela dovresti cercarle un pò più vicino a te, ripeto, il Regno di Sardegna (povera terra condannata a rendere "re" quei duchi famelici della Savoia ricevendone in cambio il niente totale...) era letteralmente decotto, o fallito che dir si voglia e, come ogni bancarottiere che si rispetti (si fa per dire) non teneva la contabilità in ordine: sai cosa vuol dire uno Stato che non forma i propri bilanci per ben sette anni ? Leggi un pò cosa scriveva del suo Stato il piemontese Brofferio....

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  7. Vatti a leggere un libro di storia non colonialista e ti renderai conto cosa è successo con il Risorgimento!
    Ah dimenticavo,il Regno delle Due Sicilie non è mai finito,su questo hai ragione!

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