Mentre a Piazzatorre ci si arrovella sulla apertura delle Torcole (solo la Vaga, non anche la Soliva, no nessuna delle due!) in conseguenza del forfait dato dal pur bravo imprenditore bresciano Massimo Botta (che ha ceduto le sue quote a un altro soggetto), non avendo voglia di entusiasmarmi per questa stantìa diatriba (troppo forte l'odore di muffa), mi sono dedicato a leggiucchiare il Programma di Sviluppo Turistico per le Orobie, un documento non recentissimo (risale al 2008).
Trovate il cosiddetto "Documento strategico"
a questo indirizzo. Non sperate contenga chissà quali pensate. Il documento é uno dei numerosi affastellamenti cartacei che ingolfano le scrivanie di sindaci, assessori provinciali, assessori regionali. Caratteristica comune a tutti questi infusi di "strategie" (é pieno di Rommel e Montgomery là fuori, l'avreste mai detto?) é la stereotipazione delle affermazioni: potreste prendere una manciata di documenti strategici, frullarne i contenuti, riassettarli alla meno peggio, e quel che otterreste non si discosterebbe più di tanto dai contenuti di partenza di ognuno.
Guardatevi le pagine 70 e 71, che riguardano l'analisi SWOT per la Valle Brembana, c'é quel che serve per capire cosa non si é fatto e cosa si é fatto di sbagliato. Un po' meno per quanto concerne quel che si potrebbe fare.
Proseguite nella lettura delle varie "strategie" (ancora!) e governance (parolone dietro al quale, come spesso capita con i paroloni, si nasconde la confusione o il nulla), scoprirete che tra "marchi", "tavoli", "agende", "coordinatori" e "monitoraggi", é tutto un profluvio di iniziative che solo in parte, e in misura non sempre significativa, c'entrano col turismo.
Scaricatevi poi le schede d'intervento recate attraverso i "
Piani d'azione", capirete meglio perché questi strumenti, i PST, servono (a chi li fa, ai consulenti tecnici, a chi li valuta, a chi progetterà interventi,
a chi riceverà finanziamenti pubblici per opere d'interesse privato, ecc.) pur senza essere efficaci.
Grande assente di questi piani é il turismo inteso come vocazione, come cultura dell'accoglienza, come consapevolezza di legami tra uomo e territorio. Ecco perché serve voltare pagina, chiedendo agli operatori del settore di smetterla con le lagne rivolte alla politica, chiedendo a quest'ultima di smetterla di costruire ragioni per essere interpellata.