E lo so, può sembrare una bestemmia in chiesa, di questi tempi, spendere parole a favore dell'insediamento di immigrati extraUE anche in località minori delle Alpi (ogni riferimento a Piazzatorre non é casuale).
Eppure se le comunità che vivono in quelle località vogliono poter contare su uno sviluppo duraturo, su forze fresche e su un territorio che non viene abbandonato, non possono evitare di affrontare argomenti a prima vista irricevibili.
Il dato inoppugnabile é che il declino demografico e il conseguente declino economico non fanno differenze di latitudine, altitudine, colore della pelle e lingua. Superare le crisi vuol dire, anche, scendere a compromessi, possibilmente governandoli, non subendoli.
Due scritti, entrambi da leggere e da discutere:
il primo parla di accoglienza dei rifugiati come occasione di rilancio delle "terre alte";
il secondo, di Aldo Bonomi, sociologo piuttosto noto in Lombardia, dedicato a una possibilità da esplorare per la montagna lombarda.
Chiosa finale: che questi scritti siano ospitati su riviste online manifestamente appartenenti a un mondo (politicamente parlando) lontano dal mio quanto la Terra dal Sole, non mi fa né caldo né freddo. Non m'importa il colore del gatto, m'importa che prenda il topo.