Punto di domanda d'obbligo. In tutta la valle vedete alberghi e ristoranti che espongono all'esterno il logo Expo 2015. Giusto, era il minimo, con tutto il battage pubblicitario che gli hanno fatto, e le "pompate" mediatiche per farlo passare come l'evento che avrebbe salvato l'Italia dalla recessione.
Ma dopo il cartello? C'é altro? Viene da dubitarne, e non per colpa di ristoratori e albergatori, sia chiaro, ma semplicemente perché, nei fatti, Expo é un evento venduto come italiano (in termini di ricadute) ma che si sta rivelando tuttalpiù milanese, con qualche modesta concessione a località turistiche sui laghi di Como e Maggiore.
La stragrande maggioranza dei visitatori di Expo va a Expo e torna a casa, anche perché visti i costi por chi vuole passarci una giornata intera, a sera il portafogli rischia di essere desolatamente vuoto.
Che non ci credano troppo neppure coloro che il cartello pure l'hanno messo é fin facile capirlo, in questi giorni molti esercizi sono chiusi per ferie, in attesa di riaprire per la stagione estiva ordinaria.
Insomma, "la grande occasione" non era così grande, pare.
Non a caso la scorsa domenica l'Eco riportava un articolo dedicato al boom di prenotazioni negli alberghi del Sebino, sì, ma non per Expo, per l'evento che nel 2016 vedrà l'artista Christo realizzare un'installazione sul lago, per la quale fiocca interesse fin dagli USA e dal Giappone.
Alla faccia di chi voleva nutrire il pianeta facendo fuori 300 ettari di aree agricole alle porte di Milano.
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