giovedì 28 luglio 2011

Sfoghi inutili

Rispondo all'Anonimo che ha commentato il post precedente alle 16,49 del 28 luglio.

D'impulso le avrei rivolto qualche epiteto, poi ho contato fino a venti e ho deciso di assumere la sua espressione "vivace" come lo sfogo di una persona fortemente delusa.

Con molta serenità, vorrei rivolgerle una domanda: Lei crede davvero che un blog che fa mediamente una trentina di contatti al giorno, abbia la forza di affossare qualcosa? Caro amico, Lei ci sopravvaluta.
Se qualcosa siamo riusciti nel nostro piccolo a fare, quel qualcosa è limitato ad avviare un dibattito sulle scelte del Comune.

Non sappiamo se qualcuno s'è convinto della bontà delle nostre considerazioni, sappiamo invece che dal 2007 ad oggi molte cose sono cambiate, anche a Piazzatorre. Certezze granitiche si sono incrinate, qualche dubbio si è insinuato anche tra chi era fortemente convinto della bontà del PII.

Tutto qua, non avevamo e non abbiamo il potere di cambiare le cose, solo la voglia di contribuire, anche se con punti di vista non conformati a quello mainstream.

Se proprio vuole, caro Anonimo, cercare i responsabili di un eventuale affossamento del paese, si interroghi su come è stata gestita l'operazione PII, e da chi. Valuti se tutte le opzioni furono considerate, se tutte le procedure furono rispettate, se ci si sia mai posti seriamente il problema di come affrontare la cessione delle aree di proprietà comunale (attraverso una gara ad evidenza pubblica e non affidandosi al primo arrivato, presentato da qualche "amico").

Si interroghi, e provi a trovare le risposte, prima di sfogarsi virtualmente.

mercoledì 27 luglio 2011

Te la dò io la risposta...

...caro sciur kikko69, che riferendoti al Comune di Piazzatorre scrivi: cosa dovrebbe fare ancora?.

Mi tocca dartela qua sul blog perché dal forum vallare mi bannano in meno di un secondo.

Cosa dovrebbe fare ancora? Quello che dicevamo qui.

Basta volerlo fare.

lunedì 25 luglio 2011

Comunicazione agli interessati

Squillino le trombe, rullino i tamburi, lo skidome di Selvino è cosa fatta (forse).

Dagli ai Parchi

Per non farci mancare proprio nulla, sollecitati dal commento al post precedente, vi proponiamo un articolo di Franco Vanni, pubblicato sul sito di Edoardo Salzano, che racconta un po' di vicende dei nostri Parchi regionali.

Occhio! Perché l'ultimo capoverso, dedicato al Parco delle Orobie Bergamasche, o è un capolavoro di diplomazia o è frutto di racconti edulcorati. I Sindaci orobici che fanno combaciare "esigenze di caccia, sci, tutela e urbanizzazione", non fanno combaciare proprio un bel nulla. Sono stati infatti bravi a imbrigliare i confini del Parco entro limiti che non rompessero le loro auguste scatole, e consentissero loro di pianificare il territorio comunale come meglio gli pareva (e pare tuttora).

Fantastica, poi, la chiosa finale: "con il commissario regionale perderemo la nostra identità e qui comanderà la gente di pianura".

L'identità, caro Sindaco, ve la siete venduta da decenni in cambio di oneri d'urbanizzazione! Quanto a chi "comanderebbe", fatevi un bell'esame di coscienza su chi "comanda" oggi, ovvero sia su chi condiziona le vostre politiche territoriali, e poi riflettete su come avete davvero considerato quell'ectoplasma che è attualmente il Parco delle Orobie Bergamasche.

Di seguito il testo dell'articolo.


L’alleanza tra sindaci e costruttori per il cemento con vista sul verde
di Franco Vanni


Mentre decine di Comuni seguono con apprensione l’evoluzione della legge sui parchi, c’è chi stappa champagne. Letteralmente. «Il parco è una prigione, qui per fare una veranda in cortile aspetti vent’anni, adesso basta», dice un imprenditore di Gambolò, provincia di Pavia. E a Gambolò, come nelle vicine Bereguardo e Gropello, l’amministrazione spinge per il cemento. «Con la nuova norma – dice un sindaco della zona – diventeremo un posto normale». E ha ragione: il parco del Ticino fino a oggi non è stato mai un posto normale.

Il parco del Ticino non è un posto normale per volere di 30mila abitanti che nel 1974 firmarono perché lungo il fiume fosse creata la prima zona a tutela regionale d’Italia. L’eccezionalità del parco, che ospita 4.932 specie viventi in 91.410 ettari di terreno, è riconosciuta dall’Unesco: è l’unica area protetta regionale che ingloba l’intero territorio dei 58 Comuni che la compongono, comprese abitazioni, chiese, parcheggi e capannoni. E per questo rischia più di tutti. «La previsione della legge per cui i confini del parco potranno essere rivisti - dice Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano - è cucita sul nostro caso. Se ogni sindaco decide dove si può costruire, è la fine».

E la nuova norma, nonostante le smussature chieste da Pd e Lega, dice proprio questo. Rimarrebbe inviolabile la porzione di 22.249 ettari (meno di un quarto del totale) di Parco naturale: le sponde e poco altro. Ed è proprio la labilità dei confini fra parco e "aree di iniziativa comunale", disciplinate dai piani regolatori dei Comuni, a spaventare gli ambientalisti.
Oltre al parco del Ticino, un altro contesto che sarebbe stravolto dalla «ridefinizione dei confini di area» è il parco delle Groane, ente fragile, già al centro di inchieste giudiziarie. Bollate e Garbagnate spingono per costruire abitazioni "vista verde" sul terreno tutelato, ma l’opposizione dell’ente parco - formato dai Comuni e dalle Province del territorio - frena.

«Alle Groane è successo un miracolo - dice Paola Brambilla, presidente del Wwf lombardo - nonostante la fame di terreni edificabili, la zona tutelata si è estesa verso Senago. Ora il rischio è che si scateni la gara a fare marcia indietro». E a minacciare il verde non sono solo le abitazioni.
Il secondo allarme per chi sostiene l’integrità dei parchi è l’introduzione delle deroghe ai vincoli ambientali e paesaggistici per costruire opere di «interesse pubblico», non per forza di interesse nazionale. E cambia tutto. L’esempio è l’impatto che la strada Pedemontana potrebbe avere sulla Pineta di Appiano Gentile, nel Comasco. Se la strada è ritenuta di interesse nazionale - e si sarebbe fatta comunque - lo stesso non vale per gli svincoli che dovrebbero affiancarsi alle strade locali esistenti. «Gli svincoli sarebbero potuti essere fermati dai Comuni - spiega Brambilla - ma essendo nel Piano territoriale regionale guadagneranno quell’interesse pubblico che permetterà di asfaltare le aree protette».

Stessa storia al parco Adda Nord, 34 Comuni in quattro province, interessato dalla Bre-Be-Mi: «All’opera si potrebbero aggiungere bretelle di collegamento, previste dalla Regione, e non ci potremmo fare nulla», dice il presidente del parco, Agostino Agostinelli. La Provincia di Milano, grazie al "bollino" regionale, potrebbe tirare fuori dal cassetto il progetto della tangenziale Ovest nel parco agricolo Sud, bocciato dai Comuni. Ma anche sulle deroghe la partita vera si gioca nel parco del Ticino. E riguarda la terza pista all’aeroporto di Malpensa.

Milena Bertani, presidente del parco, si oppone all’ipotesi cara al Pirellone di dotare lo scalo varesino di un’altra pista: il Cda, nominato dagli enti locali, ha espresso all’unanimità parere negativo. Ora i 16 Comuni interessati dall’opera sperano in uno stop. In particolare, sperano gli abitanti di Lonate Pozzolo, che all’aeroporto dovrebbe cedere 400 ettari. Ma cosa succederebbe se nel Cda del Ticino sedesse uno uomo della Regione, come prevede la nuova legge? «È probabile che il consiglio si sarebbe diviso sul parere, perdendo forza», dice Bertani. Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia, attacca: «Se la Regione entra nel Cda dovrebbe assicurare fondi, ma non sembra così». Per Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd, «Comuni e comunità montane passeranno in secondo piano».

Come nel parco delle Orobie bergamasche, dove i Comuni sono arrivati a fare combaciare esigenze di caccia, sci, tutela e urbanizzazione. Sono pronti a scrivere («in tempi lunghi, tribali», scherza un sindaco) il documento di pianificazione del parco, che manca. «Con il dirigente regionale e l’obbligo di votare uno statuto litigheremo - racconta il sindaco - saremo commissariati, perderemo la nostra identità e qui comanderà la gente di pianura».

venerdì 22 luglio 2011

L'urbanistica sprecata

Riflettiamo su quel che succede in questi giorni dalle parti di un ex sindaco di Sesto San Giovanni, ora vicepresidente del Consiglio Regionale e braccio destro di uno dei capi dell'opposizione in Parlamento.

Riflettiamoci, perché molte delle rogne che le città e, soprattutto, i loro abitanti, sono chiamati a grattarsi periodicamente, discendono dall'uso disinvolto delle procedure urbanistiche.

Disinvolto talora per ignoranza, talora per incapacità, talora per malafede.

Tra gli articoli dedicati a queste vicende ne ho scelto uno pubblicato nella sezione "Milano" del Corriere della Sera del 21 luglio 2011.

Riflettiamoci, ripeto, perché queste vicende sono le stesse da venti e più anni, e se questo disgraziato Paese è bloccato da quasi un ventennio, forse un nesso c'è.


Il tesoro dell’urbanistica
di Edoardo Segantini


La vicenda che vede indagato per concussione e corruzione l'ex sindaco di Sesto San Giovanni e alto esponente pd Filippo Penati suggerisce alcune riflessioni generali sul modo in cui vengono gestiti i grandi progetti di trasformazione urbanistica in Italia. Riflessioni che vanno al di là del «caso Sesto» — dove è stato da poco presentato un bellissimo progetto di Renzo Piano per l'ex area Falck— e prescindono dal merito giudiziario dei fatti, su cui si pronuncerà la magistratura. Lasciamo da parte per una volta il basso livello della classe politica. La prima riflessione è che l'equilibrio tra amministrazioni locali e immobiliaristi è troppo sbilanciato a favore di questi ultimi.

Roberto Camagni, economista urbano del Politecnico di Milano, ha messo a confronto il beneficio che le operazioni urbanistiche trasferiscono al pubblico in Europa, in termini di oneri di urbanizzazione e contributi di costruzione. I risultati sono impressionanti. A Milano e in altre città italiane questo beneficio arriva, al massimo, all'8 per cento del valore del costruito. A Monaco di Baviera raggiunge il 30. Che, tradotto, significa migliori trasporti, parchi, strutture di svago. Grazie a queste risorse, i bavaresi vedono realizzarsi buona edilizia pubblica e social housing per i ceti meno abbienti.

È vero, si obietterà, sono tempi duri anche per il mattone. Ma i costi della crisi devono essere ripartiti più equamente fra i privati e la comunità. Oggi la filiera degli immobiliaristi incamera una quota troppo grande: in questo modo — è un ragionamento del tutto teorico — aumenta proporzionalmente anche la sua capacità corruttiva potenziale. Un'altra considerazione riguarda le tecnostrutture che presiedono alla realizzazione delle opere.

Dal confronto internazionale emerge che le città più dotate— da Monaco a Barcellona (in passato si sarebbe potuto aggiungere anche Milano) hanno apparati di primissima qualità. Ovvio che la tecnostruttura non è un antidoto alla corruzione. Tuttavia un buon ufficio tecnico, orgoglioso della sua reputazione, può portare, se non proprio deterrenza, maggiori capacità di controllo. E qualità. In urbanistica si è passati dai piani regolatori alla trattativa con le forze del mercato. Un passaggio che troppo spesso avviene senza trasparenza. Aprendo nuovi spazi alla corruzione. Serve perciò un meccanismo che fissi l'obbligo di una più alta ricaduta per la comunità e imponga trattative alla luce del sole. Come in Germania, dove le operazioni vanno su Internet. O come in Spagna, dove l'obbligo che una quota consistente delle plusvalías urbanistiche vada a beneficio della Comunidad è scritto addirittura in un articolo della Costituzione.

mercoledì 20 luglio 2011

Delibbbere (con trebbì)

Et voilà, ecco a voi in formato immagine (.jpg) il testo della deliberazione consiliare n. 11/2011, nella quale il consiglio comunale di Piazzatorre prende atto, dalle parole del Sindaco, che Alta Quota vola piuttosto basso, molto basso.

Diciamo che si sta verificando più o meno quello che noi anticipavamo qua. Siamo meglio del Mago Otelma.



martedì 19 luglio 2011

Se anche gli dei remano contro...

Non perderò un solo secondo a linkare il thread dedicato al meteo nel forum vallare, mi limito a dire che a quei malati di mente che si esaltano per fronti freddi, piogge intense, cumuli e stratocumuli, tutti lì a provare orgasmi guardando anemometri e carte isobariche, DAREI UNA RAFFICA DI CALCI NEL CULO!

L'ultima cosa che serve alla montagna in generale, ed ai paesi che dovrebbero vivere di turismo, è un'estate di merda come questa, che chiamare estate è un'offesa alle estati vere.

Non son qua ad esaltare mesate da 35° all'ombra e umidità al 95%, qualche temporale ci può stare, specie su Alpi e Prealpi, ma converrete, spero, che queste settimane ammazzano qualsiasi velleità di turismo, con o senza attrazioni nei paesi e per le valli.

Luglio è bell' e andato, agosto non offre mai molte speranze di tempo stabile e piacevole, che resta, settembre con Fungolandia? Pochino direi.

Stagioni così infami accoppano qualsiasi iniziativa, e anche la piscina con tante belle sdraio e tanti bei lettini, l'idromassaggio e la SPA (come auspicata anche da me, caro 1franz), sotto la pioggia non serve a nulla.

La situazione è già critica per altri motivi, almeno abbiate, meteorologi della domenica, il buon gusto di non esaltare questo schifo di clima.

venerdì 15 luglio 2011

1franz ha ragione

Sì, quando 1franz dice "E' ora di offrire a qualche nuovo imprenditore colonie e tagliata...stavolta un imprenditore che vuole fare turismo (e non solo case) ad al quale cui cedere anche sesp a prezzo simbolico (cioè quel che vale) rimunciando all'affitto della partenza e chiedendo in cambio, alberghi, spa, piscina con area interna ed esterna, impianti nuovi e neve artificiale [...]", ha ragione.

Servono imprenditori che facciano turismo, non attività immobiliare. Serve una nuova gara ad evidenza pubblica, e di livello comunitario, senza paure.

Non è coltivando l'orticello bergamasco che si risanerà la valle Brembana, si deve aprire a chi le cose le sa fare e vuole farle bene, anche se arrivasse da Helsinki piuttosto che da Amsterdam.

Ma occorre buttare a mare quell'aborto di PII costruito sinora, si concordi la buonuscita di Alta Quota, tante grazie e a non rivederci.

Forza amministratori piazzatorresi, provateci.

domenica 10 luglio 2011

Little question

Sì, proprio una domandina piccola piccola, mi sorge spontanea dopo questo fine settimana a Piazzatorre, dal mortorio totale del venerdì, all'animazione del sabato mattina (grazie al mercato), al rilassamento della domenica.

Facciamo finta che il PII fosse partito, che le colonie fossero in fase avanzata di ristrutturazione, che la Tagliata fosse ormai un ex bosco tramutato in cantiere. Provate a immaginare tutto questo. Fatto? Bene, ora ditemi in che modo tutto ciò avrebbe contribuito alla primavera, all'estate, all'autunno piazzatorrese, attraverso quali iniziative, cosa avrebbero sponsorizzato tutte le nuove abitazioni?

Io temo NULLA. Niente, nicht, nada, nothing, rien de rien.

E del resto, perché avrebbero dovuto, se la loro contropartita erano gli impianti di risalita? Attendo smentite basate su elementi oggettivi (su fatti è impossibile, e non lo pretendo).

Avremmo duecento appartamenti in più e non uno straccio d'iniziativa un po' più in grazia di un CRE (tanto per parlare solo dei bambini) affidato a persone volenterose ma di dubbia, dubbissima, professionalità (e a proposito, che diavolo significa che i bambini portati in gita non sono sotto la vostra responsabilità? Lo sono eccome! Scordatevi che quella liberatoria farlocca che fate firmare vi esoneri da responsabilità se succede qualcosa, anche il più scalcinato degli avvocati vi caverebbe la pelle di dosso).

Caro Sindaco, sveglia! A Piazzatorre si può e si deve poter star bene tutto l'anno, non solo quando fa piacere agli sciatori, ai maestri di sci e al sig. Berera, che ho notato aggirarsi tutto soddisfatto e sorridente. Chissà che aveva da sorridere. Mah!

venerdì 1 luglio 2011

Skidome. 2^ puntata

Guarda un po' che si dice in giro! http://www.montagna.tv/cms/?p=35234

Riportiamo l'articolo va, che è alquanto interessante.

SKI DOME DI SELVINO: REALTA' O ANNUNCIO?

BERGAMO — Nonostante la grande enfasi attribuita all’operazione da parte della stampa locale e nazionale, sono molti i punti interrogativi che gravano sulla costruzione dello ski dome di Selvino.
Il progetto, secondo quanto presentato, sarà interrato, coprirà una superficie di 50mila metri quadrati, e sarà composto da due piste innevate con più di 600 metri di discesa e un dislivello di 120 metri. L’impianto porterà la società trentina “Neveland” – della guida alpina ed ex atleta Willy Nardelli, oggi proprietario di un negozio di articoli sportivi -, ad investire 50 milioni di euro a Selvino, a metà strada fra la Valle Brembana e la Valle Seriana. Visto così, un gran bel progetto, per le prospettive occupazionali, anche se di opinabile efficacia poiché a pochi chilometri dalle piste di altri due comprensori sciistici. Ma c’è un ma. Anzi, ce n’è più di uno.
Nei giorni scorsi è stato firmato in Regione un accordo di programma per dare il via al progetto. Piccolo particolare: i terreni su cui costruire l’impianto non sono per il momento nella disponibilità dei soggetti promotori. Impossibile, arrivati a questo punto, che le aree vengano acquisite dal Comune e poi rese disponibili, dal momento che, in quel caso, per l’assegnazione servirebbe una gara pubblica. E infatti sulla questione, l’intesa raggiunta in Regione è molto nebulosa: “L’accordo di programma dà il via alle operazioni, fra cui l’acquisizione delle aree – spiega l’assessore al Territorio Daniele Belotti -, acquisizione dei terreni che dovrà essere quasi totalmente in capo al privato”, precisa.
Solo che il privato è una società a responsabilità limitata – la Neveland, una Srl, appunto – che ovviamente non ha a disposizione l’enormità di capitali (ben 50 milioni di euro) da mettere in un’operazione del genere. E infatti, la società trentina è in cerca di nuovi partner. E anche qui c’è un’anomalia procedurale: una società privata cerca finanziatori per un progetto su un’area che non è sua. E le cose si complicano ancor di più. Perché non avendo a disposizione le aree ed avendo pubblicamente dichiarato un interesse sulle stesse, ora quei terreni leviteranno esponenzialmente di prezzo. Oltretutto per avviare una successiva procedura d’esproprio andrà dimostrata l’utilità pubblica di un simile impianto. E visto che non si tratta di un depuratore, un canale irriguo o quant’altro, ci saranno non poche difficoltà del punto vista giuridico amministrativo.
Esperti sentiti da Montagna.tv spiegano che normalmente, in operazioni di questa portata, si arriva all’accordo di programma con piani finanziari già elaborati, acquisizione dei terreni già fatta o procedure di gara di project financing già espletate. Quasi sempre, inoltre, la costruzione di skydome sportivo di questo tipo è supportata dall’intesa con il Coni e con la federazione di competenza: in questo caso, la Federazione italiana dello sci. Formigoni ha detto che “la struttura potrà ospitare eventi sportivi di rilievo internazionale, come le gare di Coppa Europa”. Solo che la Fisi nazionale, da noi interpellata, di tutta questa operazione non ne sa nulla e non ha alcuna intenzione di rientrarvi. E altrettanto all’oscuro del progetto sono i funzionari bergamaschi e milanesi dell’Expo con cui l’iniziativa sembrava, almeno dagli annunci, coordinata.
Da qui nascono i dubbi dell’opposizione che ieri sera, in consiglio comunale, ha esposto tutte le sue perplessità sul piano finanziario. E infatti, per tutelarsi, il Comune di Selvino ha stabilito che “non sarà possibile l’acquisizione dei terreni da parte del privato, prima della conclusione dell’accordo di programma”.
Detto per inciso, l’apertura di un accordo di programma non significa necessariamente che lo stesso verrà chiuso: può anche essere firmato ma poi non vedere mai la luce. E’ accaduto molto spesso in Bergamasca. Potremmo farvi l’elenco delle grandi strutture “già costruite” negli annunci, con accordi di programma non solo iniziati ma talvolta persino conclusi, ma alla fine mai realizzate. Dunque a Selvino stiamo parlando di un’ipotesi di lavoro. Semplificando: Regione, Provincia, Comune e privato stanno vagliando una possibilità. Con la firma dell’accordo di programma, in pratica, hanno detto: lavoriamoci sopra. Nulla di più.
Certo l’appoggio della Regione, assessore Raimondi e presidente Formigoni in testa, è un buon viatico per l’immagine dell’operazione. Ma trovare 50 milioni di euro o forse più, è tutt’altra questione. “La Regione si occuperà soprattutto di promozione” ha detto Belotti, visto che non può dare contributi a un’iniziativa privata commerciale. Si tratta tuttavia di promozione di qualcosa che è molto, molto futuribile, stando alla situazione attuale. Anche perché è tutto da valutare anche l’impatto ambientale dell’impianto, in una zona di salvaguardia idrogeologica.
Riassumendo e sintetizzando, al momento non ci sono le aree, non ci sono i soldi, non ci sono i finanziatori, non sono state espletate procedure di gara. Per carità, tutto può cambiare in futuro, ma per prevederlo ci vuole una sfera magica che nemmeno il celeste Formigoni e soci hanno fra le mani. E allora di cosa stiamo parlando? Di uno skydome in arrivo o della solita politica degli annunci a mezzo stampa?