domenica 29 maggio 2011

Piccole strategie di rilancio

C'è un tema che non abbiamo mai affrontato più di tanto, e che invece merita la spesa di qualche parola, non fosse altro perché potrebbe essere fondamentale (oggi va di moda dire "strategico") per il rilancio del turismo in valle.

Sappiamo bene quante siano le seconde case, e quanto poco vengano utilizzate. Per una volta non alimenterò la polemica sulla costruzione di nuove seconde case, vorrei riflettere su quelle esistenti. Molte, moltissime di esse potrebbero essere affittate garantendo un utilizzo più costante ed una presenza turistica meglio distribuita nel corso dell'anno.

Tuttavia, le abitazioni affittate sono un'infima minoranza. Se una ragione è la diffidenza di molti proprietari di seconda casa nei confronti dei potenziali affittuari, vi sono altre ragioni meno soggettive e più legate alle condizioni del mercato a limitare la propensione all'offerta. La principale, non vi sono dubbi, è di natura fiscale: non è un caso se il 99 e rotti per cento degli affitti avviene in regime di evasione totale o parziale dell'imposta. E non credo che la cedolare secca aiuterà, leggendo le trentadue pagine di istruzioni dell'Agenzia delle Entrate non ho riscontrato cenni al particolare mercato della residenza turistica.

Anche dal lato della domanda però, si riscontra frustrazione: spesso gli appartamenti offerti sono in condizioni miserevoli e non invogliano a soggiorni che superino il week end o al più la settimana. Per i proprietari rappresentano una fonte di profitto da massimizzare, per i turisti una soluzione d'emergenza.

A mio avviso occorre lavorare, e seriamente, su domanda e offerta sino ad ora inespresse, creando le condizioni perché si incontrino.

Per far ciò serve uno sforzo che deve coinvolgere Stato, Comuni e Comunità Montane.

Lo Stato è della partita per forza di cose, al di là delle fanfalucate sul federalismo fiscale ch'addavenì, spetta ad esso istituire un regime fiscale davvero favorevole all'affitto turistico e dare il "la" ad una azione di start up di agenzie professionali che si occupino non solo o non tanto di trovare l'appartamento, ma di garantirne la qualità e la fruibilità. Ruolo che può ben essere svolto dalle agenzie immobiliari, singole o associate, che abbiano in organico personale qualificato.

Posto che non si può obbligare nessuno ad affittare controvoglia, occorre incoraggiare chi vorrebbe ma non si fida, e a tale scopo una agenzia seria può fare molto, selezionando gli appartamenti e garantendoli, ma anche selezionando la clientela e garantendo per essa nei confronti del proprietario.

Se mi affido a qualcuno che sa valutare correttamente le condizioni del mio appartamento, che sa suggerirmi quali migliorie apportare, che ne attesta la rispondenza a criteri qualitativi ed igienici senza scomodare l'ASL di turno, e che in cambio mi garantisce che non sarà occupato dagli Unni di Attila, forse un pensierino ce lo faccio. E se magari uno Stato meno vorace del solito fa una legge che mi garantisce che l'imposta lorda e omnicomprensiva che pagherò su quanto incassato, non supererà mai e per nessun motivo il 5% di quel che incasso, e in quella stessa legge stabilisce che la provvigione per l'agenzia non può superare anch'essa il 5%, forse le mie ritrosie scompaiono.

Eh, ma in nero prendo il 100%, non il 90%. Vero, però sappi che sempre in quella stessa legge c'è una brutta sorpresa per te evasore incallito: la confisca dell'immobile. Confisca capito? Non sequestro, no, confisca, forever. La tua ex casa, a quel punto, se la rivuoi te la compri all'asta, vedi un po' se ti conviene.

E l'imposta dove va, allo Stato meno esoso ma sempre mangione? No, al Comune dove si trova l'appartamento affittato, che ne gira una piccola quota, diciamo il 10% (lo 0,5% di quello che tu hai incassato) alla Comunità Montana, per finanziare progetti d'interesse vallare.

Secondo me può funzionare.

venerdì 20 maggio 2011

Perché non possiamo non dirci liberisti

Ecco perché, ce lo spiega proprio oggi, dalle pagine del Sole 24Ore, il prof. Roberto Perotti, nel suo articolo "La solitudine di un liberista", di cui riporto uno stralcio.


"[...] Un liberista sa che le nostre città non hanno bisogno di Expo, che scatenano un esercito di parassiti, se non di delinquenti, e distolgono per anni soldi ed energie da un molto più oscuro ma più importante lavoro di risanamento dei quartieri esistenti, che riempia i buchi delle strade, tolga i graffiti dai muri e la spazzatura dalle strade, e faccia funzionare scuole e ospedali. Per questo un liberista è stanco di una classe dirigente che sembra ispirata a un senso di affarismo ossessivo, nel migliore dei casi ingenuo e infantile, nel peggiore interessato e indifferente al bene pubblico. Una classe dirigente per cui sembra non esistere problema che non possa essere risolto con il cemento [...]" .

mercoledì 18 maggio 2011

Che rating vogliamo dare...

...a un titolo che in tre anni fa una strepitosa performance del -17,236%?

 Usiamo i criteri di Moody's, secondo me sono i più facilmente comprensibili:

  • Aaa Livello minimo di rischio
  • Aa Debito di alta qualità
  • A Debito di buona qualità ma soggetto a rischio futuro
  • Baa Grado di protezione medio
  • Ba Debito con un certo rischio speculativo
  • B Debito con bassa probabilità di ripagamento
  • Caa, Ca, C Società insolvente.
La performance è quella dell'afflusso turistico nelle Orobie, secondo l'Osservatorio della Provincia di Bergamo.

Forza traders, datevi da fare.

venerdì 13 maggio 2011

Ma la crisi non era finita?

Certo che no, salvo per i deliranti deficienti che pensano di far crescere il Prodotto Interno Lordo diffondendo ottimismo e cercando inesistenti comunisti o complotti pluto-demo-europei cui addossare la colpa della loro inazione.

Ma tant'è.

Un commento (anonimo, al solito, ebbasta dai!) al post precedente, ma che purtroppo causa le bizze di Blogger non sono riuscita a pubblicare, ci indirizza a questo interessante link, con una chiosa (dell'anonimo commentatore) relativa all'incapacità degli amministratori brembani di capire quel che succede. Aggiungo io: nel mondo reale e non in quello di favola da loro immaginato.

Altrettanto interessante, soprattutto perché pubblicato sulla rivista online della Compagnia delle Opere, "Il Sussidiario", questo articolo che ci parla di come i costi delle abitazioni siano sempre meno legati a logiche di mercato "normale" e sempre più a forme alternative di rapina.

UPDATE IMMEDIATO: il commento che citavo ora sembra comparso. Mah!

sabato 7 maggio 2011

L'urbanistica: un morto vivente

"Uno zombie s'aggira per l'Italia: l'urbanistica.

Quella "scienza trasversale" all'economia, alla sociologia, all'antropologia, grazie alla quale per secoli le nostre città sono cresciute in armonia con il territorio che le ospitava, s'é dapprima persa nelle farneticazioni "funzionaliste" di Le Corbusier e soci, per poi, almeno in Italia, ubriacarsi all'osteria della politica.

Da pratica scientifica e umanistica insieme, a sottoprodotto della mediocrità di legislatori, progettisti, tecnici pubblici, agit-prop d'ogni risma, e diciamolo senza ipocriti buonismi, della cialtroneria che contraddistingue larga parte della popolazione".

Non sono parole mie, per quanto in larga parte le condivida. Sono affermazioni di un amico, funzionario pubblico assegnato all'unità "pianificazione del territorio" di una provincia lombarda. Mi sono soffermato con lui a discutere di cos'è l'urbanistica oggi in Lombardia. Ne è uscito un quadro sconfortante, almeno per chi crede nella necessità che le trasformazioni del territorio non debbano essere, o almeno non debbano solo essere, lasciate alla contingenza economica del momento.

"Paolo, mi di che parliamo? Non so nel resto d'Italia, ma nella nostra regione l'urbanistica non esiste più da un pezzo. Fa conto che già quindici anni fa uno dei vertici dell'INU regionale mi diceva senza parafrasi che l'urbanistica non aveva futuro. Qui è tutto un rincorrere le richieste di chiunque pur di non farsi nemico nessuno, ci portano i PGT basati sul riconoscimento di inesistenti "diritti edificatori pregressi", sulla figlia del macellaio che deve sposarsi e allora bisognava rendere edificabile quel lotto di suo papà. Ormai la prendiamo sul ridere, perché d'incazzarci siamo anche stufi, però la pochezza di tanti amministratori fa davvero ribollire il sangue. Tutta gente convinta d'essere geniale, di adempiere ad una missione che definiscono "difesa del territorio"
, ma svolta a colpi di ambiti di trasformazione piazzati dove capita, senza un disegno, una logica, numeri a casaccio sulle necessità insediative. Anzi, prima si fissa il numero di abitanti che si vuole raggiungere e poi, a ritroso, si costruisce il processo per giustificarlo, in base a trend taroccati! Ti mettono tre centri commerciali uno a ridosso dell'altro, gli dici che quello è un parco commerciale, che non possono autorizzarlo da soli, che devono seguire una procedura regionale, macché, fingono di cascare dalle nuvole, s'incazzano, estraggono il telefono dalla tasca e in faccia a te chiamano l'amico assessore regionale o deputato per dirgli che c'è la solita provincia che mette i bastoni tra le ruote. Capito perché poi ci vogliono abolire? Gli fai notare che le strade non ce la fanno a sopportare il traffico indotto? Ma va là, ecco pronto lo studio di una società specializzata che ti dimostra come tutto funziona a puntino, bastano un paio di rotonde. Numeri taroccati anche qua, ma tanto, lo sai anche tu, sono tre le società che fanno quel tipo di studi nella nostra zona, tutte targate PDL o al massimo con qualche leghista nel CdA, hai voglia! Delle VAS è meglio non parlare, se ne salva se va bene una su tre, giusto per quei comunelli a cui il PGT non interessava neppure granché e allora han fatto pochissime previsioni, per il resto è tutto un giustificare e difendere l'indifendibile. Come dice quell'architetto di cui m'hai parlato? Che le VAS puntano su dati qualitativi e non quantitativi? Troppo buono, i primi non ci sono, i secondi sono farlocchi. Del resto le cosiddette autorità competenti sono una barzelletta, ma lo sai che il decreto di valutazione finale glielo scrive il redattore del rapporto ambientale e quelle lo firmano? Guarda, è uno schi-fo! Poi l'altra chicca, tutti, ma proprio tutti, ti dicono che il loro PGT è a consumo suolo zero, e tu pensi, minchia! siamo diventati tutti come Cassinetta di Lugagnano. Seeee, il fatto è che nella nostra regione non c'è scritto da nessuna parte che cosa si deve intendere per consumo di suolo, non esiste una definizione univoca e accettata, sicché ognuno se la inventa come vuole. Poi tutti si lagnano perché anno per anno è sempre peggio muoversi sulle strade, perché i campi, i prati spariscono e restano solo i boschi (e qui ne abbiamo anche troppi in verità), perché il paesaggio è degradato. E bravi coglioni! Dove eravate quando il vostro sindaco portava avanti quella merda di PGT che avete adesso? Qui qualche pezza ce la mettiamo, ma cosa vuoi, le regione ci ha messo guinzaglio e museruola, e poi i nostri amministratori non hanno un reale interesse a difendere il PTCP, sono i primi a non amare affatto la pianificazione, figurati, molto più comodo non avere piani, almeno le opere le fai quando e dove ti pare, e soprattutto per chi ti pare. Se il sindaco è tuo amico ecco la rotonda sulla provinciale, l'allargamento della strada, la scuola, se non lo è si metta pure in coda".

Rebus sic stantibus.... requiescat in pacem urbanistica.

martedì 3 maggio 2011

Sane letture

Ma qualcuno, tra gli amministratori pubblici, spreca un po' del suo preziosissimo tempo per leggerli questi rapporti?

O i soli a conoscerne i contenuti sono coloro che li hanno commissionati?

Videointervista all'assessore Bonassoli

Il dubbio viene. Almeno a me.


UPDATE DEL 04.05.2011
Incredibile ma vero, il forum vallare riporta la notizia.

domenica 1 maggio 2011

Come dicevamo?

Dunque, si diceva, settimane addietro, che forse fa un po' calduccio ultimamente.

Un commento a quel post ci ha inviato a questo link, nel quale troviamo l'ennesima conferma che qualcosa non va più come un tempo.

Ripeto, posso anche essere d'accordo con chi fa notare che questi fenomeni ci sono sempre stati e che non sono di per sé indicativi di una tendenza irreversibile. Però non mi si venga a dire che questa tendenza non è in atto da troppo tempo per poter essere ignorata.

Soprattutto, non mi si venga a dire che chi "investe" oggi negli impianti di risalita ha fiducia nel ritorno dell'investimento entro i prossimi vent'anni. Con queste premesse climatiche, forse, gli va bene se gli anni diventano quaranta. Ma forse eh!

Perché l'unico ritorno vero e concreto, ribadisco, è quello delle palazze che sostengono gli impianti ben più dei piloni tra cui vengono stesi i cavi.