Parto da questo articolo del Corriere, nel quale le cifre esposte fanno effettivamente impressione.
Se diciotto anni della tua vita se ne vanno per acquistare un bene che ha sì una vita media di circa ottant'anni, ma che ogni 10-15 ti drenerà non poche risorse in manutenzioni sempre più rilevanti, qualcosa non va.
Certo, si può sempre obiettare che un'autovettura (nuova) senza pretese (vita media 6 anni) a volte ti costa due anni di stipendio e con le spese che comporta mantenerla la proporzione diventa senz'altro favorevole alla casa, ma il dato di fondo non cambia: l'abitazione in Italia non è un investimento, è un suicidio finanziario. Troppo ridotto ormai il potere d'acquisto del denaro, rispetto a prezzi di vendita che hanno perso ogni relazione con i costi di costruzione (al lordo di spese tecniche, oneri e quant'altro).
La verità è che la casa è un affare solo per chi la costruisce, e ancor più per chi ne finanzia la costruzione. I cespiti immobiliari finiscono nei bilanci aziendali e li consolidano, le banche lo sanno bene (e fan finta di nulla), imprese di costruzione e immobiliaristi pure, e giocano al rialzo: per ottenere un prestito di 100 dichiarano valori di 200, ecco perché, non c'è crisi che tenga, i prezzi di vendita non scendono o scendono di un'inezia. La bolla immobiliare italiana non è mai scoppiata veramente e forse non scoppierà, ma i precedenti non sono incoraggianti: Spagna, Irlanda, ora il Portogallo, son tutti lì a far da monito. Economie massacrate dallo sviluppo abnorme del settore edilizio, incoraggiato dagli idioti del "se l'edilizia va, tutto va". Sì, certo, ma si va anche a fare in culo qualche volta, e non è detto che lo stellone ci assisterà per sempre.
Peraltro, a dispetto della "edilizia che va", la crescita economica italiana è stagnante da un buon decennio, caso unico tra i Paesi dell'UE.
Ma più la situazione incancrenisce, e più ci si abitua a conviverci, meno si sarà preparati allo scoppio del bubbone. Allora saranno c.... Amarissimi.