C'è un tema che non abbiamo mai affrontato più di tanto, e che invece merita la spesa di qualche parola, non fosse altro perché potrebbe essere fondamentale (oggi va di moda dire "strategico") per il rilancio del turismo in valle.
Sappiamo bene quante siano le seconde case, e quanto poco vengano utilizzate. Per una volta non alimenterò la polemica sulla costruzione di nuove seconde case, vorrei riflettere su quelle esistenti. Molte, moltissime di esse potrebbero essere affittate garantendo un utilizzo più costante ed una presenza turistica meglio distribuita nel corso dell'anno.
Tuttavia, le abitazioni affittate sono un'infima minoranza. Se una ragione è la diffidenza di molti proprietari di seconda casa nei confronti dei potenziali affittuari, vi sono altre ragioni meno soggettive e più legate alle condizioni del mercato a limitare la propensione all'offerta. La principale, non vi sono dubbi, è di natura fiscale: non è un caso se il 99 e rotti per cento degli affitti avviene in regime di evasione totale o parziale dell'imposta. E non credo che la cedolare secca aiuterà, leggendo le trentadue pagine di istruzioni dell'Agenzia delle Entrate non ho riscontrato cenni al particolare mercato della residenza turistica.
Anche dal lato della domanda però, si riscontra frustrazione: spesso gli appartamenti offerti sono in condizioni miserevoli e non invogliano a soggiorni che superino il week end o al più la settimana. Per i proprietari rappresentano una fonte di profitto da massimizzare, per i turisti una soluzione d'emergenza.
A mio avviso occorre lavorare, e seriamente, su domanda e offerta sino ad ora inespresse, creando le condizioni perché si incontrino.
Per far ciò serve uno sforzo che deve coinvolgere Stato, Comuni e Comunità Montane.
Lo Stato è della partita per forza di cose, al di là delle fanfalucate sul federalismo fiscale ch'addavenì, spetta ad esso istituire un regime fiscale davvero favorevole all'affitto turistico e dare il "la" ad una azione di start up di agenzie professionali che si occupino non solo o non tanto di trovare l'appartamento, ma di garantirne la qualità e la fruibilità. Ruolo che può ben essere svolto dalle agenzie immobiliari, singole o associate, che abbiano in organico personale qualificato.
Posto che non si può obbligare nessuno ad affittare controvoglia, occorre incoraggiare chi vorrebbe ma non si fida, e a tale scopo una agenzia seria può fare molto, selezionando gli appartamenti e garantendoli, ma anche selezionando la clientela e garantendo per essa nei confronti del proprietario.
Se mi affido a qualcuno che sa valutare correttamente le condizioni del mio appartamento, che sa suggerirmi quali migliorie apportare, che ne attesta la rispondenza a criteri qualitativi ed igienici senza scomodare l'ASL di turno, e che in cambio mi garantisce che non sarà occupato dagli Unni di Attila, forse un pensierino ce lo faccio. E se magari uno Stato meno vorace del solito fa una legge che mi garantisce che l'imposta lorda e omnicomprensiva che pagherò su quanto incassato, non supererà mai e per nessun motivo il 5% di quel che incasso, e in quella stessa legge stabilisce che la provvigione per l'agenzia non può superare anch'essa il 5%, forse le mie ritrosie scompaiono.
Eh, ma in nero prendo il 100%, non il 90%. Vero, però sappi che sempre in quella stessa legge c'è una brutta sorpresa per te evasore incallito: la confisca dell'immobile. Confisca capito? Non sequestro, no, confisca, forever. La tua ex casa, a quel punto, se la rivuoi te la compri all'asta, vedi un po' se ti conviene.
E l'imposta dove va, allo Stato meno esoso ma sempre mangione? No, al Comune dove si trova l'appartamento affittato, che ne gira una piccola quota, diciamo il 10% (lo 0,5% di quello che tu hai incassato) alla Comunità Montana, per finanziare progetti d'interesse vallare.
Secondo me può funzionare.