Cucinare un piatto che vada un po' più in là di due etti di pasta lessata in acqua bollente salata può essere facile o difficile, per farlo bene però conoscere gli ingredienti non basta. Bisogna sapere le quantità di ognuno di essi, seguire una precisa procedura di preparazione, avere in mente (se si vuole che la ricetta abbia successo) gusti e limiti dei commensali a cui serviremo il piatto.
Ora, Il Sole 24 Ore in un trafiletto di poche righe ci racconta i possibili ingredienti per una ricetta che dovrebbe servire a "cucinare" una perfetta offerta turistica, peccato che manchi tutto il resto.
Peccato che, leggendo bene, si intuisca che lo sguardo dell'articolo va a luoghi che (in Italia) di solito si trovano al di sotto del Po, salvo poche eccezioni. Peccato che il tipo di vacanza descritta sia appannaggio di turisti con ampia disponibilità di spesa e, preferibilmente, senza figli.
Mettendo assieme le due cose il cerchio si restringe, sia dal lato della domanda che da quello dell'offerta. Il tema però si pone anche per le vacanze più economiche e per le località meno "in". Da questo punto di vista la Valle Brembana ha parecchie carte da giocare, soprattutto d'estate e d'autunno (che non vuol dire snobbare l'inverno, ma semplicemente considerare che le possibilità di allettare con percorsi enogastronomici sono maggiori tra maggio e ottobre).
Quindi? Quindi non c'é santi, occorre scrivere il menù, individuare gli ingredienti, stabilirne le dosi, CONCORDARE su chi cucinerà e su chi dovrà essere capocuoco piuttosto che cameriere.
Alla fine, l'offerta integrata, altro non é che organizzazione concordata e condivisa. Esattamente quel che accade in un ristorante di successo, splendido esempio di macchina che funziona perché gli ingranaggi sono bene oliati e messi ognuno nel posto giusto.
C'é un capocuoco per la Valle Brembana?
Nessun commento:
Posta un commento