sabato 25 ottobre 2008

Stazioni sciistiche e attenzione per l'ambiente

Non nascondiamocelo, affermare che realizzare o innovare una stazione sciistica siano azioni prive di conseguenze per l'ambiente è un'azione da raccontaballe patentati. Però, pretendere che l'economia montana possa fare a meno degli sport invernali è una teoria difficile da dimostrare.

Al solito, la virtù sta nel mezzo, in questo caso nel cercare un equilibrio tra le ragioni dell'economia e quelle dell'ambiente, riflettendo a fondo sull'evidenza che quando la prima ritiene di poter fare a meno del secondo, il disastro è dietro l'angolo, non fosse altro perché, e proprio Piazzatorre lo insegna perfettamente (tranne ai suoi amministratori, pare), un ambiente svilito e impoverito dalla cupidigia di chi considera il denaro l'unico argomento degno di guidare le sue azioni, finisce per diventare motivo di ripulsa in coloro (turisti) che si pensava di attrarre e fidelizzare.

Oltreoceano, negli USA, c'è chi l'ha capito da tempo e, per tempo, si è dato da fare per costruire un sistema di gestione ambientale delle stazioni sciistiche, al fine di offrire ai suoi clienti qualche motivo in più per recarsi a sciare in un determinato luogo, che non fosse solo una pista più o meno bella ed impegnativa o uno skilift ultimo modello o un giornaliero / settimanale all inclusive.

Quegli "eccentrici" americani gestori di impianti sciistici, non avvezzi a difendere l'ambiente a forza di bla-bla, lo difendono perché sanno benissimo che da esso traggono il proprio sostentamento, e allora si preoccupano di pianificare urbanisticamente i loro impianti con raziocinio e non calcolando i metri cubi da vendere, si preoccupano che le costruzioni siano gradevoli e tali da non far pensare ad un newyorkese di essere partito da Manhattan convinto di andare in Oregon per ritrovarsi però al Queens solo con un po' di neve in più, prestano la massima attenzione ai consumi di acqua ed energia se devono ricorrere all'innevamento artificiale, gestiscono con attenzione il ciclo dei rifiuti, evitano di rompere le scatole alla fauna selvatica, considerano le foreste non come legna da ardere casualmente messa in verticale e ricoperta da foglie.
Giusto per gradire, se conoscete un po' d'inglese (non serve essersi laureati ad Oxford, garantisco), provate a leggere qui, poi provate a pensare a qualcosa di analogo in Italia. A me non viene in mente nulla di simile, ma magari qualcuno, e lo spero davvero, potrà smentirmi.

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