domenica 1 febbraio 2009

VAS: Vogliamo Ancora Sfangarla. Seconda puntata.

La lettera di Mara al Sindaco di Piazzatorre era quanto mai opportuna.
Io vorrei entrare un po’ nel merito delle considerazioni lette nella “sintesi non tecnica”, non prima di far presente ai suoi autori che, prima di pubblicare un file, è buona regola controllarne le “proprietà”, evitando di mostrare che per Piazzatorre si è usata una base costruita per una VAS svolta su un piano di Madone.

La sintesi del Rapporto ambientale pubblicata sul sito del Comune ha di sicuro un valore, evidentissimo: sancisce senza tanti dubbi che il documento a suo tempo preparato per escludere dalla VAS il programma integrato era un assieme di fantasie, ad essere generosi.

Non è che la sintesi non tecnica del Rapporto ambientale consenta di affermare che si voglia incidere pesantemente sul PII per come lo conosciamo sino ad ora, però qualche timido tentativo almeno lo si vede.

Intanto si ammette quello che era palese per noi, ovvero che il PII ha una forte incidenza ambientale, su ambiti naturali (bosco della Tagliata), su emissioni in atmosfera (inquinamento acustico e da gas di scarico, dovuti al traffico indotto), sulla produzione di rifiuti, sulle risorse idriche (messe a dura prova durante i periodi di maggiore affluenza turistica).

Più in dettaglio:
a) si parla, finalmente senza censure, di “significative condizioni di criticità a livello locale”, che tradotto dal burocratese all’italiano significa che gli interventi previsti dal PII creeranno grossi problemi in alcune zone del paese;
b) si dà atto che a Piazzatorre le seconde case non sono un mito ma una solidissima realtà che, numeri alla mano, è seconda solo ai paesi di Zogno, San Pellegrino Terme, San Giovanni Bianco, e scusate se è poco, visto che stiamo parlando di tre centri che hanno ben altra capacità di assorbire le pressioni insediative;
c) si segnala la tendenza alla saturazione di tutti gli spazi liberi all’interno del fondovalle e la mancanza di connettivo verde tra i diversi settori dell’abitato;
d) vengono evidenziati i problemi “storici” conseguenti all’inadeguatezza della rete stradale.

Citiamo testualmente alcuni passaggi fondamentali della sintesi non tecnica:

Risulta evidente (per come sono stati strutturati i due Comparti del PII) la dicotomia tra gli effetti negativi sulle componenti ambientali derivanti dall’edificazione (realizzazione di edifici, viabilità di servizio, spazi per la sosta, pertinenze, ecc.) di un determinato contesto territoriale rispetto alle opere di miglioramento ambientale e paesaggistico previste, costituite essenzialmente da nuovi spazi verdi e alberature in alcuni settori della rete viaria di servizio ai nuovi lotti.

Il Comparto A […] (si parla del bosco della “Tagliata”, ndr), presenta essenzialmente una triplice vocazione: a) rappresenta una minima fascia ecologica che lega i due versanti della Valle di Piazzatorre; b) separa l’abitato di Piazzatorre in due distinti nuclei; c) risulta l’unico ambito a “verde fruibile” di una certa consistenza in termini di superficie presente all’interno del tessuto edificato, avente i caratteri di area forestale.
La delicatezza dell’ambito lascia quindi intendere la necessità che esso non venga ad essere completamente sacrificato per l’attuazione delle previsioni di PII.


Rispetto al redigendo PGT si evince che l’azione risulta sostanzialmente coerente, eccezione fatta per due obiettivi quali: 1) la tutela e valorizzazione delle risorse forestali; 2) la tutela dei valori ambientali e paesaggistici che, almeno per quanto attiene al Comparto A [località “Tagliata”, ndr] non sono pienamente rispettate.

È in ogni caso assolutamente indispensabile che venga riconfigurata (almeno parzialmente) la disposizione planivolumetrica degli edifici residenziali del Comparto A prevedendo idonee fasce verdi (almeno un paio) a bosco ad andamento “trasversale” in grado di fungere da corridoio ecologico tra i due versanti della valle. Inoltre va garantita al confine nord di detto Comparto A una fascia boscata a raccordo con il confinante territorio di versante inedificato.

Fin qui le “luci”.

Il documento però contiene anche “ombre”, alcune particolarmente pesanti:
sostenere che “la proposta di PII risulta coerente con l’impostazione del redigendo PGT e, nonostante alla scala locale (segnatamente il Comparto A) vi possano essere delle problematicità legate al tema delle risorse forestali, del paesaggio (e per diretta conseguenza quindi anche sull’ecologia dell’area), lo sguardo alla scala comunale permette di confermare una impostazione urbanistica strategica che comporta la completa salvaguardia da trasformazioni del territorio rurale esterno all’abitato”, è un’affermazione che, urbanisticamente, è priva di senso. Quel PII “è” il PGT, non potrebbe essere altrimenti, considerando che la sua potenzialità insediativa è così abnorme (100% della popolazione effettivamente residente) che nessun PGT farebbe di più. Di fatto, stiamo assistendo ad un (l’ultimo? O, Dio non voglia, ce ne potrebbero essere altri?) “assalto alla diligenza” che, a mia memoria, non ha paragoni con nessuno strumento urbanistico né generale né puntuale, almeno in Lombardia.

Ammettere che la trasformazione del bosco della Tagliata è una devastazione e poi proporre come rimedio “la conservazione di fasce boscate filtro verso i confini nord del Comparto A a raccordo con le aree esterne al comparto stesso” e “la previsione di almeno due corridoi ecologici trasversali di ampiezza minima di almeno 10 m da prevedersi all'interno del Comparto A”, è qualcosa di pericolosamente prossimo al ridicolo: un corridoio ecologico degno di questo nome deve avere una profondità non inferiore a 30 m (e son già pochi, molto pochi), due striscie di verde (ma che verde?! non certo l'alto fusto) di dieci metri l’una, sono delle aiuole, perfettamente inutili a mantenere una pur minima funzionalità ecologica.

Sostenere che “Saranno preferibilmente da evitare interventi comportanti alterazioni geomorfologiche nell'ambito della classe di fattibilità 4”, è una raccomandazione che suona un po’ tipo “è preferibile non spararsi alla tempia”: in classe 4 non-si-co-stru-i-sce-nul-la-punto, perché lì il terreno non ha caratteristiche geologiche idonee, e cavarsela con prescrizioni non serve a nulla, se non a farsi coinvolgere nei contenziosi futuri, quando un versante scivola a valle o una casa si riempie di crepe strutturali.

Per quanto ci riguarda, la sostenibilità ambientale del PII di Piazzatorre non c’è e non ci sarà, la riduzione delle criticità ambientali ed urbanistiche potrebbe passare per un suo forte ridimensionamento: totale salvaguardia del bosco della “Tagliata”, bosco d’alto fusto, lo ricordiamo, riduzione quindi delle volumetrie del Comparto A, al più qualche concessione maggiore sul Comparto B (un piano in più all’ex Colonia Bergamasca), che in questa situazione, sarebbe il male minore, una riduzione degli oneri a carico dell’Alta Quota Srl (meno anni di gestione degli impianti di risalita), che si vedrebbe così ridotti i motivi per accampare presunti diritti.

Cari architetti Trussardi e Lorenzi, cara dottoressa Arioli, con il territorio non si gioca, mai.

3 commenti:

  1. Vi seguo da tempo, siete i soli a fornire gli approfondimenti utili per sapere qualcosa di più su cosa ci capiterà.
    Vorrei fare una domanda in relazione a questo pezzo: l'architetto Lorenzi è forse lo stesso che una volta stava alla provincia e adesso è al parco delle orobie come vicedirettore?

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  2. Potrebbe essere lui. Spero sia solo un'omonimia, non sarebbe affatto corretto che una VAS fosse seguita da un rappresentante di uno degli enti territoriali chiamati ad esprimere il parere sul Rapporto ambientale. Ci dovrebbe essere un limite al "me la suono e me la canto" (se la deontologia professionale esiste ancora).

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  3. Di fronte "al" conflitto d'interessi (quell'unico di cui si parla in Italia), passa inosservato un microcosmo di quotidiani conflitti d'interesse grandi e piccoli, tutti perfettamente capaci di calpestare i nostri diritti.

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