giovedì 14 maggio 2009

La crisi dell'urbanistica

Viviamo un momento particolarmente critico rispetto alla cultura e alla prassi urbanistica.

Nella fase attuale, caratterizzata da estrema frammentarietà della normativa urbanistica, molti sono d'accordo sulla necessità di superare la rigidità che ha contraddistinto la pianificazione degli ultimi decenni. Ma questa convinzione non ha spinto a individuare strumenti più moderni per lo sviluppo della comunità, come ci si aspettava, strumenti che richiamino: a) uno sforzo per evitare lo spreco del territorio attraverso un pieno riuso degli spazi già urbanizzati; b) la necessità di governare i mutamenti, convertendoli in occasioni di progresso urbano, anziché subirne le conseguenze.

Molti amministratori, in presenza di un ruolo marginale delle Regioni, si sono dedicati in maniera spropositata ad una forma improvvisata di urbanistica contrattata, spesso senza un'adeguata preparazione. Qualcuno ha deragliato per aver sottovalutato la delicatezza della materia, quando questa viene gestita senza la copertura normativa del Piano Regolatore.

Il passo tra una disinvoltura eccessiva nell'uso della discrezionalità e l'ipotesi di un'attività censurabile in via giudiziaria è stato, purtroppo, breve.

Un altro dato che emerge in maniera chiara riguarda la preponderanza, in molti casi, delle forze imprenditoriali nell'azione di governo dei processi di trasformazione urbana. Una prevaricazione con una pressione trasversale in grado di presentare interessi privati come fossero obiettivi pubblici. In proposito è molto interessante quanto spiegato con estrema lucidità da Edmondo Berselli su Repubblica: "La tecnica prevalente consiste ormai da tempo nel variare quei parametri urbanistici, come le destinazioni d'uso, che possono modificare in modo rilevante il valore di immobili e terreni….. In secondo luogo il rapporto, o finanche la coalizione, con settori economici identificabili, tende a stratificare un insieme di scambi e concessioni che fa riferimento ai partiti, alle maggioranze, ma via via alle correnti e ai circuiti di potere afferenti alle singole personalità politiche".

Ora è importante capire cosa fare per uscire da questa chiazza grigia. Lasciando da parte le patologie nei comportamenti individuali, interessa di più capire come operare per dotare di bussole adeguate le Amministrazioni pubbliche. Occorre riannodare i fili che tenevano assieme le pratiche di buona amministrazione.

Non basta discutere di qualità urbana, va posta all'ordine del giorno anche la qualità e l'adeguatezza degli amministratori. Molti di questi si sono distinti per eccesso di autostima e per carenza di capacità, in un campo popolato da imprenditori agguerriti. Un tema di competenza non solo della politica. Quando non si forniscono risposte adeguate, i problemi amministrativi si trasformano in criticità politiche e, subito dopo, in questione morale. E questo dipende anche dalla “qualità” degli amministratori pubblici.


Testo liberamente tratto da un intervento per A.U.DIS scritto da Luigi Nappo, ex assessore all'urbanistica del Comune di Bergamo.

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