domenica 10 gennaio 2010

Il male comune

Il terzo commento al post Un'altra Valle Brembana e la successiva risposta di Mara mi hanno fatto sorridere amaro. Perché rappresentano, a loro modo, lo scontro di due visioni profondamente diverse di vedere il territorio, il suo sviluppo, la sua economia.

Il commentatore anonimo ha pigiato il tasto della "necessità" di sostenere lo sci affinché Piazzatorre possa tornare ai fasti (o presunti tali) di un tempo, indipendentemente dalle conseguenze per l'ambiente (un "boschetto" di quattro ettari, che volete che sia. Sembra di sentire parlare il Sindaco Arioli!).

Mara ha opposto il richiamo alla vacuità di certi progetti, sia in termini di presupposti che di esiti. Ovviamente sto al 100% con Mara, e con Claudio, e con tutti gli altri, per pochi che siano, che hanno convenuto sul nostro scetticismo e sulla nostra contrarietà al PII. Aggiungerei solo che certi progetti sembrano la metafora della peggiore Italia, quella che garantisce profitti a pochi soggetti privati scaricando i costi sulla collettività (perché, sia chiaro, maltrattare l'ambiente non è un'azione a costo zero, qualcuno i guasti li pagherà in soldoni e, considerato che l'ambiente appartiene a tutti, indovinate un po' chi è quel qualcuno).

Ma sorridevo, amaro, perché la contrapposizione tra i fautori dello "sviluppismo" e quelli delle ragioni del territorio, non è nuova, né isolata, parlando di turismo, sci, montagna.

Sulle Orobie poi, sembrano ormai grandinare iniziative simili a quella di Piazzatorre. Cambiano le valli ma i temi restano, più o meno, sempre quelli.

E al proposito vi propongo una lettura di questo intervento su un altro blog. Si parla del famoso comprensorio unificato Val Seriana-Val di Scalve. Curioso come tra le ragioni dell' "andiamoci piano" si ritrovino elementi trattati anche da noi, in particolare con riguardo ai "numeri" dello sci. Curioso, o solo inevitabile in quanto detti elementi sono difficilmente oppugnabili?

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