Dello sci da discesa praticato nel deserto già sapevamo da tempo. Ora nuove prospettive si aprono: sciare sui rifiuti. Meglio, sull'impianto che li smaltisce. Succederà a Copenaghen, non appena questo progetto verrà realizzato.
Da noi si resta sul tradizionale, si sa, gli italiani son conservatori.
Giusto per non perdere il gusto della polemica, rientro da una trasferta in quel di Rovereto con nuove ed entusiasmanti (si fa per dire) notizie dal mondo della "montagna risorsa economica". Notizie gentilmente carpite cianciando con il cliente durante un buon pranzo (offerto da lui). Parlo di persona seria, imprenditore con fatturato annuo oscillante intorno ai 10 mln di euro, non di un barlafus.
Montagna risorsa economica, ca va sans dire, per quelle due famiglie che controllano le società a loro volta controllanti la realizzazione e la gestione degli impianti di parecchie località del Veneto, del Trentino, del Sud Tirolo (i nomi delle famiglie cercateveli sul web, qui non si fa pubblicità a nessuno, specie a chi non la merita).
In quel Trentino sognato dai fautori del finanziamento pubblico degli impianti di risalita, dove la Provincia Autonoma di Trento inietta liquidità pubblica in impianti privati (all'insegna del vecchio adagio "lo Stato - in questo caso la Provincia - è l'inganno dietro al quale ognuno spera di vivere alle spalle degli altri"), visto che presso alcuni impianti di bassa quota, il perfido global warming fa scherzi un inverno su tre e, ohibò, a 1.500 metri s.l.m. fa sparir la neve e comparir l'erbetta, che ci si è inventati? Facile! Portiamo gli impianti più in alto. Sempre più in altoooo, avrebbe detto il povero Mike Bongiorno.
Le famiglie proprietarie degli impianti, gente misera che aveva bisogno d'aiuto più delle orfanelle salvate dal nostro amato leader, ringraziano sentitamente; la natura e i residenti in loco (alcuni) un po' meno, i turisti estivi (gente arida e senza cuore, mica come quei giovialoni con gli sci ai piedi) che da anni percorrevano angoli di paradiso senza traccia d'intervento umano, meno ancora, hanno storto la bocca e voltato le spalle.
Risultato grandioso, due fave e zero piccioni. Portati impianti e piste oltre i 2.000 m, il destino beffardo fa sì che sempre più spesso l'isoterma di 0° se ne stia beata oltre i 3.000 m, e gli sforzi dei nostri impiantisti vadano in vacca. In compenso: c'è meno gente d'estate. Bene, bravi, bis.
E non è tutto: dicevamo che fiumi di denaro pubblico sono sfociati nel portafoglio privato di una dozzina di persone; dette persone non solo gestiscono gli impianti miracolati dalla caritatevole mano della Provincia di Trento, ma detengono rilevanti quote in società immobiliari e in imprese di costruzioni (ma guarda te che caso) impegnate sia in "valorizzazioni" di lande desolate inutilmente occupate da larici secolari (e che ben si prestano invece ad esser coltivate a villette), sia, APRITE BENE OCCHI E ORECCHIE, in appalti per opere e infrastrutture commissionate da? da? eddai! DALLA PROVINCIA!
E il cerchio si chiude. Olé.
Al prossimo che mi parla di finanziamento pubblico gli rigo la fiancata dell'auto.
Da noi si resta sul tradizionale, si sa, gli italiani son conservatori.
Giusto per non perdere il gusto della polemica, rientro da una trasferta in quel di Rovereto con nuove ed entusiasmanti (si fa per dire) notizie dal mondo della "montagna risorsa economica". Notizie gentilmente carpite cianciando con il cliente durante un buon pranzo (offerto da lui). Parlo di persona seria, imprenditore con fatturato annuo oscillante intorno ai 10 mln di euro, non di un barlafus.
Montagna risorsa economica, ca va sans dire, per quelle due famiglie che controllano le società a loro volta controllanti la realizzazione e la gestione degli impianti di parecchie località del Veneto, del Trentino, del Sud Tirolo (i nomi delle famiglie cercateveli sul web, qui non si fa pubblicità a nessuno, specie a chi non la merita).
In quel Trentino sognato dai fautori del finanziamento pubblico degli impianti di risalita, dove la Provincia Autonoma di Trento inietta liquidità pubblica in impianti privati (all'insegna del vecchio adagio "lo Stato - in questo caso la Provincia - è l'inganno dietro al quale ognuno spera di vivere alle spalle degli altri"), visto che presso alcuni impianti di bassa quota, il perfido global warming fa scherzi un inverno su tre e, ohibò, a 1.500 metri s.l.m. fa sparir la neve e comparir l'erbetta, che ci si è inventati? Facile! Portiamo gli impianti più in alto. Sempre più in altoooo, avrebbe detto il povero Mike Bongiorno.
Le famiglie proprietarie degli impianti, gente misera che aveva bisogno d'aiuto più delle orfanelle salvate dal nostro amato leader, ringraziano sentitamente; la natura e i residenti in loco (alcuni) un po' meno, i turisti estivi (gente arida e senza cuore, mica come quei giovialoni con gli sci ai piedi) che da anni percorrevano angoli di paradiso senza traccia d'intervento umano, meno ancora, hanno storto la bocca e voltato le spalle.
Risultato grandioso, due fave e zero piccioni. Portati impianti e piste oltre i 2.000 m, il destino beffardo fa sì che sempre più spesso l'isoterma di 0° se ne stia beata oltre i 3.000 m, e gli sforzi dei nostri impiantisti vadano in vacca. In compenso: c'è meno gente d'estate. Bene, bravi, bis.
E non è tutto: dicevamo che fiumi di denaro pubblico sono sfociati nel portafoglio privato di una dozzina di persone; dette persone non solo gestiscono gli impianti miracolati dalla caritatevole mano della Provincia di Trento, ma detengono rilevanti quote in società immobiliari e in imprese di costruzioni (ma guarda te che caso) impegnate sia in "valorizzazioni" di lande desolate inutilmente occupate da larici secolari (e che ben si prestano invece ad esser coltivate a villette), sia, APRITE BENE OCCHI E ORECCHIE, in appalti per opere e infrastrutture commissionate da? da? eddai! DALLA PROVINCIA!
E il cerchio si chiude. Olé.
Al prossimo che mi parla di finanziamento pubblico gli rigo la fiancata dell'auto.
E continua la crociata contro lo sci.....allora per sciare invece di far arrivare i turisti dall'estero dobbiamo partire noi italiani per andare in Francia e in Svizzera .....
RispondiEliminaPago un sacco di tasse, uso la sanità privata, non ho figli ed ho fatto scuole e università private. Se dei soldi pubblici vanno negli impianti ne sono solo contento visto che finanzio una caterba di servizi pubblici che non uso, non mi interessano e non condivido...non ultimo da articolo del corriere della sera di oggi le costose cure contro l'aids degli immigrati trans clandestini che si prostituiscono a Milano.
Segnalare evidenti storture nell'uso di denaro pubblico non è una crociata. Qui si parla di sci, si parlasse di bocce o pesca sportiva farei la stessa cosa.
RispondiEliminaLe amministrazioni pubbliche devono usare i nostri soldi per fornire i servizi cui sono tenute, non per sperperarli in qualsivoglia cosa cui NON sono tenute, o per favorire attività economiche private, tanto più quando esercitate a scopo di lucro. Se si pretende che le tasse vengano impiegate per tenere in piedi la bocciofila o la sagra della cavalletta in umido, inutile poi sbraitare se le strade son piene di buche e gli acquedotti perdono il 40% dell'acqua che trasportano.
Chiaro il concetto?
ps: anch'io ho sbottato leggendo il Corriere oggi, se le fa piacere.
All'anonimo che ha studiato in scuole e università private vorrei dire di stare allegro. Le une e le altre godono correntemente di finanziamento pubblico, in forme diverse, talvolta subdole.
RispondiEliminaLe tasse che lui ha pagato e paga vanno quindi anche a servizi che lo riguardano.
Il signore che non usa e non condivide i servizi pubblici forse è uno di quei nullatenenti che girano in Ferrari, ma guai a dirgli che è un evasore totale, ti rispondono che anche loro in fondo pagano l'IVA sulle cose che acquistano. Povera Italia con gente del genere.
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