L'articolo de l'Espresso (comunisti!!! professionisti dell'odio! ahi Silvio, mio antico amor) ripete cose già dette su la Repubblica da Paolo Rumiz, e aggiunge, o specifica, le storie di due casi esemplari, di quelli che è bene rileggere ogni tanto.
Di mio ci aggiungo un terzo caso, valdostano stavolta (non svelo la località perché la causa civile è tutt'ora in corso e vede uno dei soci del mio studio come legale di parte): impianti di risalita da rinnovare, l'imprenditore, un torinese, osteggiato dalle amministrazioni locali ha ceduto tutto ad un gruppo francese. I francesi sono arrivati, trattati come benefattori, non hanno rinnovato un bel nulla, hanno spremuto tutto quel che si poteva spremere, fin lasciando seggiovie con i sedili marci. Non un franco (all'epoca del misfatto l'euro conviveva ancora con le monete nazionali) d'investimento, han preso i profitti che han preso e se ne sono andati.
Dopodiché è intervenuta mamma Region Valleé d'Aoste, che con i soldi dell'autonomia (sono anche miei e vostri, sappiatelo), ha ripianato i debiti, riparato gli impianti, e giusto per decenza avviato la causa presso il Foro competente....Parigi (già, il contratto era un capestro)! Quanto si recupererà? ah ah ah ah ah!!!!!
Prosit.
Sono uno sciatore e non vedo nulla di male nel fatto che Stato, Regioni e Province investano negli impianti di sci unitamente ai privati. Voi siete contrari dicendo sono anche soldi nostri e non possono essere usati in qualcosa che non ci interessa. Seguendo il Vostro ragionamento il pubblico non dovrebbe mettere un centesimo per nessun tipo di attività sportiva...no a piscine, no a piste ciclabili come quella della val brembana, no e no a mille altre cose, comprese tutte le manifestazioni sportive etc.....Io accetterei anche il Vostro ragionamento però lo estendiamo a tutto visto che lo Stato butta una caterba di soldi in milioni di direzioni che per me non hanno alcun interesse nè utilità.
RispondiEliminaAttenzione, non confondiamo piani ed idee o facciamo solo confusione.
RispondiEliminaNon abbiamo mai detto che i denari provenienti dall'imposizione fiscale non debbano essere utilizzati per opere o investimenti, abbiamo detto, come tutti quelli che credono nell'economia di libero mercato, che il pubblico non deve contribuire alle attività del privato.
L'idea che si ritenga opportuno utilizzare denaro pubblico per finanziare imprese, attività, impianti e quant'altro, appartenenti o controllati (non gestiti, controllati) da soggetti privati, quell'idea dicevo, qui non attecchisce e non attecchirà mai.
Vale per gli impianti di risalita come per i campi fotovoltaici, i parchi eolici, la FIAT, la bocciofila e via cantando.
Se il privato intende stare sul mercato ci deve stare con i soldi suoi, se necessita di essere finanziato si rivolga al finanziamento privato.
Diverso è il caso di opere ed interventi pubblici. So bene che ci sono iper-liberisti a cui la parola pubblico fa venire gli sfoghi sulla pelle, io non appartengo a quella famiglia, non trovo scandaloso che strade o piste ciclabili, o la piscina comunale, siano realizzate con i soldi delle imposte (anche perché non mi hanno mai convinto le tesi di chi vorrebbe privatizzare tutto).
Non si può andare avanti a forza di ossimori, se si vogliono meno tasse servono soprattutto meno spese, e lo sperpero di denaro della collettività a favore di pochi che poi ci lucrano è un malcostume da abbandonare.
Se la piscina e la ciclabile può essere fatta dal comune o dalla provincia non vedo perchè comune o provincia non possano essere azioniste o proprietarie di impianti di risalita e comprensori sciistici, che in molte aree delle alpi creano indotto turistico.
RispondiEliminaLe piste ciclabili sono infrastrutture di mobilità esattamente come le strade (le piste sono strade per pedoni e biciclette, nient'altro) che nessun privato si metterebbe a costruire a fini di gestione a reddito. Dovrebbe far pagare pedaggi salati, il che mi sembra scarsamente proponibile.
RispondiEliminaLe piscine, in quanto impianti sportivi di base, come i campi da calcio comunali, rientrano nei servizi "standard", sono considerate, se non ricordo male, opere di urbanizzazione secondaria, al pari dei parcheggi, del verde urbano, delle scuole materne e primarie, delle farmacie, degli ospedali, dei luoghi di culto. Gli impianti di risalita per le piste da sci non rientrano in nessuna di queste categorie. Non sono infrastrutture di mobilità né urbanizzazioni. Appartengono al comparto "leisure", di cui il pubblico non deve (o, meglio, non dovrebbe) occuparsi.
Ricordo comunque che le piscine non vengono praticamente più realizzate se non accorpando ad esse altre attività di fitness/wellness e commercio, in quanto la loro redditività è nulla o negativa (i costi di gestione sono molto elevati e non consentono ampi margini operativi). Non è un caso che di piscine comunali "pure" non se ne facciano più da un pezzo. Le realizzano e gestiscono i privati, che poi convenzionano col Comune prezzi agevolati per i residenti.
Dimenticavo, posto che l'indotto dello sci è fortemente, anche se non totalmente, legato alla stagionalità di questo sport, la redditività degli impianti dev'essere frutto di un preciso business plan nel quale le sinergie attivabili, per esempio, con la ricettività e la ristorazione devono essere frutto di intese che nascano su obiettivi condivisi tra gli operatori. Che devono rischiare del loro, non del nostro.
RispondiEliminaContinua su questo blog la collezione delle perle di saggezza di tanti,troppi professoroni..che chissà perchè non hanno niente di meglio da fare che perdere tempo a scrivere cose che a Piazzatorre nessuno prenderà mai sul serio.
RispondiEliminaPovera Italia..paese di allenatori,giudici e professoroni..e lazzaroni!
Al "lavoratore" di cui sopra: come Lei ha modo di apprezzare, qui si pubblicano anche i commenti meno rilevanti. Come il suo.
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