domenica 10 aprile 2011

Il post di Antonio

Ho deciso di inserire il commento di Antonio in un post tutto suo. Mi sembra lo meriti.

"Non è una questione climatica, è il mondo ad essere cambiato negli ultimi trent'anni. Siamo cambiati noi, l'economia, le aspettative, le speranze.
Le condizioni che avevano fatto grande lo sci in Italia negli anni della Valanga Azzurra non esistono più. Chi è troppo giovane non può ricordare cos'era lo sci allora, quale entusiasmo popolare lo sorreggeva. Finiti quei momenti solo la meteora Tomba (campione assai incompleto e "gonfiato", tanto che io segretamente facevo il tifo per Pirmin Zurbriggen) ha saputo ravvivare l'interesse, poi più nulla.
Ma è un po' il cane che si morde la coda, se mancano i campioni mancano i tifosi e mancando i tifosi la federazione si consuma su sé stessa, diventa troppo autoreferenziale, e le piste diventano una parata di mediocri.
Vi sembra forse che oggi lo sci sia uno sport popolare? Non lo è per numero di praticanti, non lo è per i costi. La povertà avanza, in Italia, anche al Nord, a sciare saranno sempre in meno perché in meno saranno quelli che potranno permetterselo.
A me si stringe il cuore, ma non ci credo che a Piazzatorre rivedremo l'Arioli Sport, la profumeria sotto Cà Berera, il market a Rossanella, la lavanderia, uno sportello bancario degno di questo nome.
Se lo sci sarà sempre più elitario sopravviveranno solo le località più importanti (in più, frequentate da buzzurri arricchiti, ridicoli nell'abbigliamento e odiosi nei comportamenti, fate un giro a Cortina o a Courma se potete e ve ne accorgerete subito, mafiosi russi ovunque), per gli altri resteranno sì e no le piste, per i fine settimana, poi più niente.
Io non ho mai fatto commenti sul progetto di rilancio, non so davvero cosa pensarne. Non vedo nessun futuro roseo per lo sci in generale, con o senza progetti di rilancio".

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