Freschissima reduce dal capodanno trascorso a Piazzatorre, sono rientrata non solo contenta ma anche convinta che le novità ci siano e che, soprattutto, siano positive.
Vediamo cosa mi è piaciuto. Tanto per cominciare la nuova gestione degli impianti: ho visto competenza, voglia di fare, voglia di farcela. Ho visto un'ottima intesa tra gestore del rifugio Gremei, il sig. Berera (sul quale devo ricredermi, poi dirò perché) e il rappresentante (Massimo Fossati) della società subentrata ad Alta Quota. Ho visto maestri di sci bravissimi con i (pochi) bambini che prendevano lezioni (sino a ieri le piste erano chiuse, ma s'era riusciti a garantire ai piccoli la possibilità di provare i primi rudimenti di sci su un fazzoletto di pista a monte del Gremei.
Ho visto da parte di tutti impegno e disponibilità verso gli ospiti.
Ezio (o Enzo, non ho ben capito) Berera. Lo ammetto, non mi aveva mai ispirato molta fiducia, ma erano diversi anni che non salivo al rifugio. Adesso é bastato un giorno per capire che si sta impegnando, che ci crede. La sua gestione è più che buona: é piacevole. Mostra attenzione per i clienti, dà loro una cucina validissima, a prezzi ragionevoli. E le idee non sembrano mancare, a lui come alla società bresciana che si é presa in carico il funzionamento degli impianti.
Lo dico? Lo dico: tutti bravi.
Occhio eh! La mia non è un'apertura di credito in bianco. Vale solo in funzione di quel che ho visto per qualche giorno, per le intenzioni che ho percepito. Se c'é altro, di negativo intendo, al momento non lo so.
Poi la chicca. Frase rubata origliando, pronunciata da una persona ben nota a Piazzatorre (ma della quale non farò il nome per non comprometterla): "Gli impianti vanno gestiti da chi lo sa fare, non da chi ha in mente solo di costruire o tagliare le piante". Musica per le mie orecchie! Quando l'ho colta, avrei voluto schizzare in piedi e correre ad abbracciarne l'autore, ma mi sono trattenuta fingendo indifferenza.
Allora il punto é: se davvero il vento é cambiato o sta cambiando, potremmo essere di fronte alla svolta più rilevante degli ultimi decenni. Che le cose stiano così é presto per dirlo, ma da quel poco che ho colto c'é un progetto vero di gestione impianti, senza contropartita edilizia (fermo restando che gli interventi sulle ex Colonie sono indispensabili, su questo siamo sempre stati d'accordo).
Insomma, in questi giorni, tra scarso innevamento e poca gente in quota, non solo ho potuto ciaspolare e apprezzare la montagan più bella, quella silenziosa, maestosa, che ho sempre amato e che mi ha riportato agli anni dell'infanzia, ho potuto ritrovare una speranza.
Naturalmente é presto per brindare, le dita incrociate sono d'obbligo, anche perché non mancano le ombre. Sul futuro degli impianti non solo le certezze sono poche, anche gli attori in gioco non hanno una visione univoca. C'é scollamento tra chi sta operando in prima persona e chi dovrebbe sostenerne l'azione, lo si percepisce molto chiaramente.
I nemici di Piazzatorre non si annidano tra i Circoli di Legambiente o alla tastiera di un pc scrivendo un blog, vivono e (qualche volta) lavorano a Piazzatorre, proprio in mezzo agli altri che il paese vorrebbero vedere rifiorire, magari senza deturparne ancora l'ambiente naturale.
C'è una prova di forza in corso, si sta svolgendo sottotraccia e i suoi esiti sono del tutto incerti e non scontati. Vincerà la determinazione degli uni o la protervia degli altri? Impossibile saperlo ora. Possiamo solo augurarci che i cementificatori abbiano la peggio, che siano costretti ad abbandonare la partita, lasciando spazio a chi ha idee diverse per il rilancio di un'economia fatta di lavoro e non di appartamenti. Di lavoro, perché, é bene ricordarlo, di sola neve (specie quando ce n'é poca) NON SI CAMPA.
Non ci si deve impiccare allo sci, gli impianti possono rendere, e sopravvivere senza finanziamenti pubblici, se li si tiene in funzione almeno dieci mesi, ma per far ciò servono iniziativa, fantasia, volontà di innovare, tre fattori che tutti insieme, a Piazzatorre, non si vedono da trent'anni.