Tanti, tanti! Per la gioia dei forumendoli vallari che accendono i ceri all'altare dell'Alta Quota e della Jupiter (De Benedetti).
Siamo un esercito di cazzari, non c'è dubbio, e più si è a dir stupidaggini maggiore è la soddisfazione di chi, al contrario, diffonde la Verità. Così ci può dare addosso meglio, no?
Pensa te cosa andavano pubblicando su Leccoprovincia nel febbraio di quest'anno (oh, il commento all'articolo non l'ho inviato io eh!): "Dove il rapporto posti letto in strutture alberghiere e in seconde case è elevato la necessità di offrire proposte di qualità è ovviamente più forte. In Valsassina il turismo è basato in larghissima misura sulla seconda casa. In assenza di un forte settore alberghiero gli stimoli a diversificare e qualificare l'offerta turistica sono meno sentiti, meno immediati. Sono le case vuote, difficili da vendere e ancor più da affittare che spingono a fare qualcosa per ridare valore al 'mattone'. Ma se si pensa di agire sul solo fronte dello sci per risolvere il problema però non si fa altro che ritardare una crisi più grave e profonda. Anche perché altre destinazioni non stanno con le mani in mano". Sostituite pure Valsassina con Val Brembana, l'effetto non cambia.
E con che comunicato se n'è uscito il CAI (Gruppo Regionale Lazio) meno di tre mesi fa? Cose' e pazzi!: "i dati e la letteratura scientifica confermano la maturità del “prodotto sci” e la crisi di domanda del turismo sciistico, in atto da quasi un ventennio a livello globale. In questo quadro, lo spazio per investimenti infrastrutturali per ripristinare, ingrandire e migliorare piste e impianti di risalita è davvero ristretto, soprattutto in Italia, dove esiste già un evidente eccesso di offerta di infrastrutture turistiche per lo sci alpino [questa affermazione, per inciso, l'ha fatta senza troppi peli sulla lingua anche un commentatore del forum vallare, pur favorevole all'intervento di Foppolo]. La domanda si concentra in poche grandi stazioni fortemente competitive, mentre i piccoli comprensori devono realizzare strategie innovative di specializzazione a favore di precisi target (bambini, domanda locale), integrazione delle risorse e di qualità ambientale, limitando entro stretti vincoli di fattibilità economica gli investimenti infrastrutturali".
Siamo un esercito di cazzari, non c'è dubbio, e più si è a dir stupidaggini maggiore è la soddisfazione di chi, al contrario, diffonde la Verità. Così ci può dare addosso meglio, no?
Pensa te cosa andavano pubblicando su Leccoprovincia nel febbraio di quest'anno (oh, il commento all'articolo non l'ho inviato io eh!): "Dove il rapporto posti letto in strutture alberghiere e in seconde case è elevato la necessità di offrire proposte di qualità è ovviamente più forte. In Valsassina il turismo è basato in larghissima misura sulla seconda casa. In assenza di un forte settore alberghiero gli stimoli a diversificare e qualificare l'offerta turistica sono meno sentiti, meno immediati. Sono le case vuote, difficili da vendere e ancor più da affittare che spingono a fare qualcosa per ridare valore al 'mattone'. Ma se si pensa di agire sul solo fronte dello sci per risolvere il problema però non si fa altro che ritardare una crisi più grave e profonda. Anche perché altre destinazioni non stanno con le mani in mano". Sostituite pure Valsassina con Val Brembana, l'effetto non cambia.
E con che comunicato se n'è uscito il CAI (Gruppo Regionale Lazio) meno di tre mesi fa? Cose' e pazzi!: "i dati e la letteratura scientifica confermano la maturità del “prodotto sci” e la crisi di domanda del turismo sciistico, in atto da quasi un ventennio a livello globale. In questo quadro, lo spazio per investimenti infrastrutturali per ripristinare, ingrandire e migliorare piste e impianti di risalita è davvero ristretto, soprattutto in Italia, dove esiste già un evidente eccesso di offerta di infrastrutture turistiche per lo sci alpino [questa affermazione, per inciso, l'ha fatta senza troppi peli sulla lingua anche un commentatore del forum vallare, pur favorevole all'intervento di Foppolo]. La domanda si concentra in poche grandi stazioni fortemente competitive, mentre i piccoli comprensori devono realizzare strategie innovative di specializzazione a favore di precisi target (bambini, domanda locale), integrazione delle risorse e di qualità ambientale, limitando entro stretti vincoli di fattibilità economica gli investimenti infrastrutturali".
Eresia! Eresia! Al rogo! Crucifige!
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