Adesso parlo un po' della città dove vivo, Legnano, perché dopo aver letto un articolo pubblicato sul quotidiano locale "La Prealpina" in edicola oggi, direi che un post ci sta tutto, se non altro per mostrare che le stupidaggini si dicono e si fanno ovunque, e che non sono una buona a sparare solo su paesetti di montagna.
Dunque, verso le 7 di stamane, mentre addentavo una brioche, mi è capitato sott'occhio questo titolo: Legnano - "Case sovraffollate, ne servono altre mille". Usti, penso, nella città dell'Albertone con lo spadone ci sono famiglie dove si lotta per contendersi il letto e non dormire sul tappeto?
Leggendo si scopre che le cose non stanno proprio così, semplicemente aumentano le famiglie, ma calano i componenti per famiglia, nulla di nuovo, ed in sintesi solo il 19% delle abitazioni va strettino a chi le occupa, il 49% è invece abbondante in quanto a dimensioni.
Insomma, alla fine della fiera, i numeri dicono che servirebbero circa 850 alloggi di quattro stanze, da destinare alla fascia bassa del mercato, quella per intenderci che dopo la nascita di un figlio o magari due, non ha soldi per comprare una casa più grande, neanche accedendo a mutui.
Alle solite, sò vent'anni che un po' da tutte le parti si riconosce che servirebbe più edilizia sociale, ma poi al dunque se ne fa ben poca. problema di soldi che non ci sono, ma anche di scarsa volontà di scontrarsi col mercato. Le amministrazioni (Regione in testa, con le sue leggi) preferiscono fare affidamento all'edilizia convenzionata (dove i prezzi son più bassi sulla carta e la differenza col prezzo vero si paga in "nero". E sennò come farebbero certi miei clienti costruttori a denunciare meno di me, molto meno di me, mantenendo un tenore di vita ben più elevato del mio, che già non fa proprio schifo).
Comunque, Legnano è prossima all'adozione del Piano di Governo del Territorio, quindi, quale migliore occasione per riempire la bocca di concetti, anche un po' vetusti, come mix sociale, attenzione alle fasce meno abbienti, riequilibrare il patrimonio edilizio.
E allora via alle nuove previsioni di trasformazione, tutte rigorosamente affidate ad operatori privati, con l'obbligo certo di convenzionare i prezzi per quota parte del realizzato, tanto poi, come avrete capito, nessuno controllerà una fava.
Vabbé, direte, però se 'ste case servono bisogna pur farle. Appunto. Se.
Perché la balla è talmente grossa che proprio non ce la si fa a nasconderla, e difatti, nell'articolo di spalla a quello citato, ecco comparire altri numeri, sui quali in genere si preferisce sorvolare: in città sono già in costruzione altri 1.158 appartamenti, sparsi in 24 cantieri, solo il 35% dei quali viene venduto. I prezzi oscillano tra i 2.150 €/mq ed i 2.800 €/mq. Con tutta evidenza stiamo parlando di appartamenti in posizione non proprio centrale, diciamo pure periferica che facciam prima (in centro con quei soldi ti caccian fuori dall'agenzia). I dati li fornisce una fonte attendibile, il presidente di Erif Real Estate.
E perché non si vendono? Ohibò, perché la gente non riesce a permettersi neppure quei prezzi! Che strano!
Il giornalista timidamente insiste, vuol sapere perché i prezzi non scendono. Risposta: "Gli operatori si stanno comportando bene. Gli sconti arrivano al massimo al 5%, svendere porterebbe al disastro".
Capito?
Ma che cazzo! Di fronte ad un'affermazione del genere io avrei chiesto almeno a quale tipo di disastro si faceva riferimento, e poi, disastro per CHI o per COSA?
Beh, credo che Paolo abbia già spiegato in uno dei suoi post le ragioni della rigidità dell'offerta edilizia, ragioni riconducibili anche a fattori che altri hanno ben individuato. Quando il Presidente di Erif parla di disastro, credo parli pensando innanzitutto ai rischi per il suo portafogli.