Riprendo dal post precedente, provando a proporre le mie personali considerazioni riguardo il quadro emerso dai dati che ho riportato, senza pretesa alcuna di sostituirmi ad economisti e sociologi, ma solo con lo sguardo di chi leggiucchia qua e là ed ha la fortuna, per l'attività che svolge, di incontrare anche molti imprenditori e professionisti.
Il tema che vorrei provare a trattare, brevemente, è quello del ruolo esercitato dall'edilizia nei confronti dell'economia, cercando di capire se essa possa effettivamente essere "motore" di una crescita economica.
Comincio proponendo ulteriori dati: il settore delle costruzioni ha avuto, in Italia, un peso in termini di contributo al P.I.L., oscillante tra il 9% della fine anni '70 ed il 6% dell'anno 2006 (fonte: ISTAT, 2007). Altri (Il Sole 24 Ore, su propria elaborazione) portano la percentuale al 10,5% nell'anno 2007.
Non si può tradurre quel 23% di aziende attive in provincia di Bergamo, appartenenti al settore delle costruzioni, in una precisa percentuale di P.I.L. provinciale, però credo che ipotizzare un loro contributo in misura superiore alla media nazionale non sia azzardato. E' possibile che la quota di P.I.L. attribuibile all'edilizia nella bergamasca sia più vicina a valori spagnoli (18,5% nel 2007) che italiani.
Perché l'edilizia merita tanta attenzione in economia è presto detto: l'edilizia, rispetto alla produzione di reddito, sta nella voce "investimenti" (l'altra grande voce è quella riferita ai "consumi") e gli investimenti sono la componente del reddito maggiormente volatile e quindi la più importante per capire le fluttuazioni del ciclo economico, anticipate, in genere, proprio dalle variazioni del settore edilizio.
L’impatto dell’edilizia è invece meno rilevante per la crescita, seppur con eccezioni notevoli. Nei paesi industrializzati la crescita è, infatti, legata all’innovazione tecnologica, in particolare all’innovazione che sostituisce il capitale con il capitale (
capital saving).
Il settore dell’edilizia, invece, è a basso contenuto di capitale, in particolare di capitale di tecnologia avanzata, pertanto,
NON è strategico per la crescita economica, salvo nei Paesi emergenti ed in quelli con gradi di sviluppo minore, nei quali l’edilizia può svolgere un ruolo trainante di volano e sostenere processi di crescita e sviluppo.
Il settore delle costruzioni è rilevante per le dinamiche e le politiche macroeconomiche anche in relazione agli aspetti legati al ruolo delle abitazioni: beni durevoli e attività finanziarie. E' noto, ad esempio, lo stretto legame
tra tasso d’interesse, inflazione e prezzo delle abitazioni: bassi tassi di interesse reali stimolano la domanda di abitazioni e di proprietà immobiliari in generale, determinandone un tendenziale aumento dei prezzi. Il contrario avviene in caso di alti tassi.
Nei paesi dell’area Euro, i mercati delle abitazioni hanno mostrato differenze marcate. Ad esempio, nel periodo 1997-2004, Spagna ed Irlanda si sono caratterizzate per fortissimi aumenti dei prezzi delle abitazioni, raddoppiati nel primo paese ed addirittura triplicati nel secondo. Nello stesso periodo in Germania i prezzi si sono ridotti (d’altro canto, anche i tassi d’interesse reale nei paesi europei hanno seguito dinamiche differenti).
In sostanza, dove i tassi di interesse erano bassi sono aumentati molto rapidamente i prezzi delle abitazioni. Questi aumenti, in alcuni casi, sono stati fortemente sostenuti: in particolare, in Spagna (la cui economia, ora, si sta sgretolando) e Irlanda sembra essersi sviluppata una bolla speculativa che partendo dal mercato delle abitazioni rischia di estendersi a macchia d’olio in tutti i mercati del credito dei paesi dell’area dell’Euro, in particolare, all’Italia, dove simili dinamiche sono in atto, favorita anche dalla situazione del mercato nord americano.
A seguito della crescita del valore delle garanzie sul credito (abitazioni), le banche sono tentate ad aumentarlo, favorendo così la speculazione. In Europa i tassi di interesse nominali sono controllati dalla BCE e sono gli stessi per tutta l’area, l’espansione del credito avviene, quindi, a tassi nominali costanti e la bolla è incontrollabile. All’esplodere della bolla il rischio è che l’economia transiti in una fase di aggiustamento deflazionistico, nel corso del quale i consumatori scopriranno che il valore del prestito contratto è superiore a quello delle loro case in termini reali, ossia deflazionato.
In estrema sintesi, si può sostenere che il settore dell'edilizia è sì importante per l'economia, ma non nella misura che viene regolarmente spacciata dai suoi attori (pubblici o privati che siano), generalmente inclini a sopravvalutarne la funzione di motore dello sviluppo. Al contrario, quando il comparto costruzioni "sbraga" (superando il limite di guardia dell' 8-10%) e finisce per costituire una voce troppo importante del P.I.L., non appena il vento cambia direzione, da elemento di sostegno di un'economia si trasforma nella peggior zavorra della stessa.
Riportando tutto quanto il discorso alla realtà orobica, non credo ci si possa stupire, visti i numeri in gioco, del fatto che quando ci si pone il problema di sostenere l'economia montana, il "richiamo della foresta" (una foresta di mattoni) si faccia sentire. Credo anche, però, che esso sia indice di una manifesta incapacità di costruire per il territorio uno sviluppo che non sia fondato esclusivamente sulla facile "soluzione" rappresentata dalla svendita del territorio medesimo. Quegli amministratori pubblici che si riempiono la bocca di parole come "ambiente" e "paesaggio" e "sostenibilità" dovrebbero poi agire in coerenza con i nobili pensieri espressi, non appiattirsi sulle proposte (peraltro scontate) di chi vende loro il miraggio di una crescita basata su ricette la cui inefficacia è comprovata.
Se si riconosce, che la montagna ha dei valori che le sono propri, connaturati alla sua orografia, al suo ecosistema, al suo sistema idrico, al paesaggio che raffigura tutto ciò, non si deve, a microfoni spenti, agire come se quei valori fossero semplici sostantivi scappati per caso durante un discorso.
Trasformare un territorio si può, beninteso, utilizzarne le potenzialità non è un qualcosa di sbagliato a priori, ma tra l'utilizzo ragionato e quello insensato corre la differenza tra la valorizzazione e lo spreco.
Postilla: chi volesse documentarsi su quanto possa essere rischioso affidare la crescita economica all'edilizia, può farsi una piccola cultura leggendo questi interventiCrisis? What crisis?In need of supportZapatero seduto su una bomba finanziaria