sabato 31 gennaio 2009

Niente scuse per favore

Pubblico il testo della lettera trasmessa poco fa al Sindaco di Piazzatorre, la dottoressa Federica Arioli.

Dott.sa Arioli,
abbia pazienza, Lei sa bene che riguardo il PII "ex Colonie" il tempo degli scherzi, ammesso sia mai iniziato, è finito.
Non pubblicare sul sito web del Comune il Rapporto ambientale redatto per consentire la valutazione ambientale del programma, limitarsi a pubblicare la Sintesi non tecnica, per la ragione che "Trattandosi di un file di grosse dimensioni non è stato possibile pubblicare in Internet l'intero rapporto ambientale che è invece depositato presso gli uffici comunali", è una scusa che non regge.

Non regge giuridicamente, perché le disposizioni regionali sono chiare (si veda la Deliberazione della Giunta Regionale, n. 6420/2007, Allegato 1m, punto 6.5):
Messa a disposizione del pubblico (fac simile F)

L’autorità procedente mette a disposizione presso i propri uffici e pubblica su web [e, non o] la proposta di variante urbanistica, il Rapporto Ambientale e la sintesi non tecnica, per trenta giorni. Se disponibile, può mettere a disposizione anche una prima proposta di PII/AdP.

L’Autorità procedente provvede inoltre a trasmettere copia integrale della documentazione di cui sopra ai soggetti individuati con l’atto formale reso pubblico, di cui al precedente punto 6.3.

Se necessario, l’autorità procedente, provvede alla trasmissione dello studio di incidenza all’autorità competente in materia di SIC e ZPS.

Non regge tecnicamente, perché sono numerosi i software gratuiti che consentono di dividere un file in più parti, così da poterle scaricare una ad una, per poi ricomporle senza problemi e senza perdita di dati (le segnalo hjsplit, http://www.freebytesoftware.com/download/hjsplit.zip e winrar, http://download.html.it/software/getit/1511/winrar/.
Allora, per favore, provveda. Non dia la sensazione che la trasparenza non è di casa nella Sua amministrazione.
Distinti saluti.
Mara Colombo

E adesso, speriamo bene.

lunedì 26 gennaio 2009

V.A.S. ovvero: Vogliamo Ancora Sfangarla

Chi non muore si rivede, e stavolta il redivivo è la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) del PII, passo obbligato per ogni variante ad un piano urbanistico.

Certo, il Comune di Piazzatorre ne avrebbe fatto volentieri a meno, tant'é che aveva cercato di cavarsela con una verifica d'esclusione ma, si sa, il diavolo fa le pentole e dimentica i coperchi, ed ecco che Provincia e Comunità Montana avevano dovuto ricondurre a più ragionevoli consigli il nostro comunello.

Vabbé, ragionevoli fino a un certo punto, perché presi dalla fregola di prostrarsi ai piedi della Alta Quota S.r.l., gli eroici amministratori piazzatorresi decisero di adottare comunque il PII e di attendere, per l'approvazione, gli esiti della VAS.

Tutto regolare? Secondo loro sì, tanto da scrivere in una lettera inviata ad un nostro anziano ma baldanzoso amico / concorrente (niente nomi, è la privacy bellezza) che, Codice dell'Ambiente alla mano, la legge è dalla loro parte.

Secondo noi, o meglio, secondo un mio acuto collaboratore (lui sì che è un ingegnere vero!) a Piazzatorre leggono solo quello che gli conviene:

Decreto Legislativo n. 152/2006, articolo 11, comma 5 "La VAS costituisce per i piani e programmi a cui si applicano le disposizioni del presente decreto, parte integrante del procedimento di adozione ed approvazione. I provvedimenti amministrativi di approvazione adottati senza la previa valutazione ambientale strategica, ove prescritta, sono annullabili per violazione di legge".

Da quel "di approvazione" il Comune deriva il proprio diritto ad espletare la VAS in parallelo alla pubblicazione del PII adottato.

Vero? Falso? Vero e falso insieme!

La norma nazionale è scritta pensando a piani e programmi in generale, non specificamente a piani e programmi urbanistici, quindi è applicabile nel senso scelto dal Comune solo quando ci si riferisce a piani o programmi che nel loro iter di approvazione NON prevedano una adozione seguita da una pubblicazione per renderli noti al pubblico (esempio: un piano opere pubbliche).

Ma c'è di più.

Sempre il D.lgs. 152/2006, all'articolo 7, comma 2, stabilisce che: "Sono sottoposti a VAS secondo le disposizioni delle leggi regionali, i piani e programmi di cui all'articolo 6, commi da 1 a 4, la cui approvazione compete alle regioni e province autonome o agli enti locali" (piani e programmi dell'art. 6 sono, tra l'altro, quelli elaborati per il settore della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, quindi un PII rientra perfettamente tra questi ultimi).

Capito? In Lombardia per PII et similia valgono le norme regionali. E che dicono queste ultime? Ce lo racconta questa deliberazione della Giunta Regionale, la n. 6420 del 2007, per la precisione l'Allegato 1M, dedicato (anche - punto n. 1 dell'oggetto) ai PII privi di interesse regionale (come quello di Piazzatorre): dal punto 6.6 in avanti è descritta fin troppo bene la procedura da seguire e, guarda un po', non assomiglia a quella seguita dal Comune.

Ora, senza addentrarmi in questioni giuridiche sulla annullabilità degli atti adottati in violazione di norme che recepiscono le direttive comunitarie (dimenticavo di dirvi che la VAS non è un'invenzione italiana ma europea), un semplice ragionamento di logica elementare farebbe capire a chiunque che se faccio la VAS "dopo" avere adottato un piano, mi espongo a due rischi: il primo, meno grave, è che in caso decida di accogliere una o più osservazioni che modifichino in modo sostanziale il piano, la sua valutazione è bell'e andata a farsi friggere e dunque dovrei rifarla daccapo, ripartendo da zero; il secondo, più grave, è che se la VAS si chiude con un provvedimento negativo, tutto il lavoro svolto va a farsi friggere e l'adozione la posso, a quel punto, solo revocare.

Certo, siamo uomini di mondo anche senza avere fatto il militare a Cuneo, siamo più che convinti che il Comune accenderà un po' di ceri ai suoi Santi (vero assessore Fornoni?) affinché l'Autorità competente emetta un bel decreto con molte rose e poche, pochissime spine.

E passiamo allora a parlare del Rapporto Ambientale, o meglio, del suo simulacro, la Sintesi non Tecnica, ché quella ci mette a disposizione il Comune.

Però, vista l'ora, lo faremo nel prossimo post. See you soon.

domenica 18 gennaio 2009

E via un altro, alé!

Un altro PII, altre villette di vacanza. Sempre in Valle Brembana, a Gerosa, frazione Bura.

Per capire cosa è Bura, vi invitiamo a leggere qui.

Ora che avete letto, sarebbe cosa buona e giusta che commentiate: come vi pare, ma commentate; perché, sinceramente, è talmente quotidiano il profluvio di questi programmi integrati di intervento, talmente scontato il loro contenuto, talmente irrazionale la loro disseminazione sul territorio, su qualsiasi territorio, indipendentemente dalla sua condizione, che delle due l'una: o siamo impazziti noi (e allora sarebbe meglio saperlo finché c'è tempo per curarsi), o sono impazziti una caterva di amministratori locali.

Tertium, stavolta datur, Gli amministratori locali non sono impazziti, sono disperati. In tal caso occorrerebbe che a Roma e Milano qualcuno si svegli e, dimenticata per un attimo l'antica amicizia con il costruttore, l'immobiliarista, il non so cosa che gli ha finanziato la campagna elettorale, torni a ricordarsi che i voti li prende anche da un bel po' di gente che non costruisce, né vende, e talvolta nemmeno compra, case e capannoni.

sabato 10 gennaio 2009

E ti pareva

Da quando ho iniziato a seguire la vicenda del PII di Piazzatorre, mi sto chiedendo la ragione dell'entusiasmo malcelato con cui il principale organo di stampa della provincia, L'Eco di Bergamo, scrive di ogni grande trasformazione immobiliare riguardante sia il capoluogo sia i paesi.

Cosicché, spinto da curiosità, ho girovagato qua è là su Google e finalmente ho avuto la risposta.

L'Eco è uno dei quotidiani, il più importante probabilmente, appartenenti alla società editrice S.E.S.A.A.B.

Quella società è controllata a maggioranza assoluta dalla Diocesi di Bergamo, ma una fetta importante del board è rappresentata da Italmobiliare. Vi dice nulla? No? Allora ve lo dico io: Italmobiliare è una holding di partecipazioni quotata alla Borsa di Milano, costituita da Italcementi nel 1946, di cui è diventata la controllante nel 1979.

Tanto per la precisione, l'ing. Carlo Pesenti, attuale consigliere delegato di Italcementi, è stato (o forse è ancora, non sono stato in grado di accertarlo) presente nei Consigli di amministrazione di alcune società fra cui Mediobanca, UniCredito Italiano, Banca Popolare di Bergamo-Credito Varesino, RCS MediaGroup e Sesaab S.p.A. – Editrice de “l’Eco di Bergamo”.

E con un pedegree così, sto ancora a farmi certe domande?

Vorremmo pretendere che i bravi giornalisti de L'Eco non plaudano felici per ogni mattone posato nella bergamasca, sapendo che almeno ad uno dei loro padroni si gonfia il portafogli?

mercoledì 7 gennaio 2009

Opinioni

Quando ero in campagna, col brutto tempo e la neve, ho fatto sci da fondo nei campi, con la vecchia attrezzatura di mio padre. E' molto bello, ma nessuno vuole venire con me, tranne il piccolo e il cane. Sciare in piano, correre sugli sci, sembra ai più una fatica improba. E poi, magari ti prendono per pazzo. E chi se ne frega, dico io. Comunque, tutti in attesa di andare a sciare a Limone, che lo sci alpino è un luna park naturalistico, gli impianti ti portano su e tu scendi a zig zag. In aumento, infatti, gli snow board. Godo nel vedere soffrire gli snow boarders quando devono anche solo sostare un secondo, mettersi in ginocchio per non cadere. Quando sudano per fare un pezzettino in piano. Li odio quando come str.... sfiorano, in precario controllo e ad alta velocità, la gente, i bambini. Quando, incapaci, raspano orrendamente la pista. Idioti. Eppure, è una logica evoluzione dello sci luna park.

Bizblog

Tradimiento!!

Comuni sempre più poveri di risorse, che vedono assottigliarsi le possibilità di manovra, e d’altra parte sono letteralmente assediati da proposte più o meno identiche: il privato “salvatore della patria” di solito con un progetto “complesso”. Non c’è bisogno di sforzarsi molto per trovarne esempi eclatanti, come quello di Foppolo, proprio in una diramazione delle medesima Valle Brembana di Piazzatorre. I personaggi della tragedia sono sempre gli stessi, Comune, Montagne, Privato, e il copione è scritto dai programmi complessi, nel caso specifico quelli lombardi noti come PII. Tragicomico il tono dei cosiddetti documenti urbanistici, dove alla fine di una relazione dai toni accorati che denuncia il degrado del territorio determinato dalle seconde case, si propone …. UN NUOVO GRANDE NUCLEO DI SECONDE CASE, che in omaggio all’approccio internazionale mixed-use avrà anche un bel nucleo commercial-divertente, con annessa grande strada di alimentazione.
Fabrizio Bottini


Ma dottor Bottini, che mi combina??

Mesi di scambi epistolari, una fortunata condivisione di preoccupazioni, quasi una "corrispondenza d'amorosi sensi", e Lei mi tradisce Piazzatorre per Foppolo?

No, non ci sto, sono gelosa. Non accetto che ai Suoi studenti proponga come caso di studio (in negativo, immagino) il PII di Foppolo e non quello di Piazzatorre.

Scherzo, tranquillo.

Seriamente, invece, sa che Le dico? Che i Suoi studenti, oggi, impareranno la lezione, ma domani non la applicheranno, anzi...

Non simme 'e Napule, ma tenimmo famiglia uguale. Sarà il motto della maggior parte di loro, vedrà.

Mesi fa scrissi una lettera alla redazione di AL, la rivista degli architetti lombardi. Muoveva, quella nota, dalla citazione di molti luoghi comuni dell'architettura ("si deve progettare rispettando l'ambiente", "valorizzare il paesaggio", "città più vivibili", "borghi più belli", e via cantando), per giungere a chiedere come si potessero conciliare così belle prediche con i pessimi razzolamenti di tanti progettisti. Aspetto ancora la risposta.

Chissà, magari sul prossimo numero della rivista.
Cordiali saluti.

martedì 6 gennaio 2009

Il peso del mattone (2)

Riprendo dal post precedente, provando a proporre le mie personali considerazioni riguardo il quadro emerso dai dati che ho riportato, senza pretesa alcuna di sostituirmi ad economisti e sociologi, ma solo con lo sguardo di chi leggiucchia qua e là ed ha la fortuna, per l'attività che svolge, di incontrare anche molti imprenditori e professionisti.

Il tema che vorrei provare a trattare, brevemente, è quello del ruolo esercitato dall'edilizia nei confronti dell'economia, cercando di capire se essa possa effettivamente essere "motore" di una crescita economica.

Comincio proponendo ulteriori dati: il settore delle costruzioni ha avuto, in Italia, un peso in termini di contributo al P.I.L., oscillante tra il 9% della fine anni '70 ed il 6% dell'anno 2006 (fonte: ISTAT, 2007). Altri (Il Sole 24 Ore, su propria elaborazione) portano la percentuale al 10,5% nell'anno 2007.

Non si può tradurre quel 23% di aziende attive in provincia di Bergamo, appartenenti al settore delle costruzioni, in una precisa percentuale di P.I.L. provinciale, però credo che ipotizzare un loro contributo in misura superiore alla media nazionale non sia azzardato. E' possibile che la quota di P.I.L. attribuibile all'edilizia nella bergamasca sia più vicina a valori spagnoli (18,5% nel 2007) che italiani.

Perché l'edilizia merita tanta attenzione in economia è presto detto: l'edilizia, rispetto alla produzione di reddito, sta nella voce "investimenti" (l'altra grande voce è quella riferita ai "consumi") e gli investimenti sono la componente del reddito maggiormente volatile e quindi la più importante per capire le fluttuazioni del ciclo economico, anticipate, in genere, proprio dalle variazioni del settore edilizio.

L’impatto dell’edilizia è invece meno rilevante per la crescita, seppur con eccezioni notevoli. Nei paesi industrializzati la crescita è, infatti, legata all’innovazione tecnologica, in particolare all’innovazione che sostituisce il capitale con il capitale (capital saving).

Il settore dell’edilizia, invece, è a basso contenuto di capitale, in particolare di capitale di tecnologia avanzata, pertanto, NON è strategico per la crescita economica, salvo nei Paesi emergenti ed in quelli con gradi di sviluppo minore, nei quali l’edilizia può svolgere un ruolo trainante di volano e sostenere processi di crescita e sviluppo.

Il settore delle costruzioni è rilevante per le dinamiche e le politiche macroeconomiche anche in relazione agli aspetti legati al ruolo delle abitazioni: beni durevoli e attività finanziarie. E' noto, ad esempio, lo stretto legame
tra tasso d’interesse, inflazione e prezzo delle abitazioni: bassi tassi di interesse reali stimolano la domanda di abitazioni e di proprietà immobiliari in generale, determinandone un tendenziale aumento dei prezzi. Il contrario avviene in caso di alti tassi.

Nei paesi dell’area Euro, i mercati delle abitazioni hanno mostrato differenze marcate. Ad esempio, nel periodo 1997-2004, Spagna ed Irlanda si sono caratterizzate per fortissimi aumenti dei prezzi delle abitazioni, raddoppiati nel primo paese ed addirittura triplicati nel secondo. Nello stesso periodo in Germania i prezzi si sono ridotti (d’altro canto, anche i tassi d’interesse reale nei paesi europei hanno seguito dinamiche differenti).

In sostanza, dove i tassi di interesse erano bassi sono aumentati molto rapidamente i prezzi delle abitazioni. Questi aumenti, in alcuni casi, sono stati fortemente sostenuti: in particolare, in Spagna (la cui economia, ora, si sta sgretolando) e Irlanda sembra essersi sviluppata una bolla speculativa che partendo dal mercato delle abitazioni rischia di estendersi a macchia d’olio in tutti i mercati del credito dei paesi dell’area dell’Euro, in particolare, all’Italia, dove simili dinamiche sono in atto, favorita anche dalla situazione del mercato nord americano.

A seguito della crescita del valore delle garanzie sul credito (abitazioni), le banche sono tentate ad aumentarlo, favorendo così la speculazione. In Europa i tassi di interesse nominali sono controllati dalla BCE e sono gli stessi per tutta l’area, l’espansione del credito avviene, quindi, a tassi nominali costanti e la bolla è incontrollabile. All’esplodere della bolla il rischio è che l’economia transiti in una fase di aggiustamento deflazionistico, nel corso del quale i consumatori scopriranno che il valore del prestito contratto è superiore a quello delle loro case in termini reali, ossia deflazionato.

In estrema sintesi, si può sostenere che il settore dell'edilizia è sì importante per l'economia, ma non nella misura che viene regolarmente spacciata dai suoi attori (pubblici o privati che siano), generalmente inclini a sopravvalutarne la funzione di motore dello sviluppo. Al contrario, quando il comparto costruzioni "sbraga" (superando il limite di guardia dell' 8-10%) e finisce per costituire una voce troppo importante del P.I.L., non appena il vento cambia direzione, da elemento di sostegno di un'economia si trasforma nella peggior zavorra della stessa.

Riportando tutto quanto il discorso alla realtà orobica, non credo ci si possa stupire, visti i numeri in gioco, del fatto che quando ci si pone il problema di sostenere l'economia montana, il "richiamo della foresta" (una foresta di mattoni) si faccia sentire. Credo anche, però, che esso sia indice di una manifesta incapacità di costruire per il territorio uno sviluppo che non sia fondato esclusivamente sulla facile "soluzione" rappresentata dalla svendita del territorio medesimo. Quegli amministratori pubblici che si riempiono la bocca di parole come "ambiente" e "paesaggio" e "sostenibilità" dovrebbero poi agire in coerenza con i nobili pensieri espressi, non appiattirsi sulle proposte (peraltro scontate) di chi vende loro il miraggio di una crescita basata su ricette la cui inefficacia è comprovata.

Se si riconosce, che la montagna ha dei valori che le sono propri, connaturati alla sua orografia, al suo ecosistema, al suo sistema idrico, al paesaggio che raffigura tutto ciò, non si deve, a microfoni spenti, agire come se quei valori fossero semplici sostantivi scappati per caso durante un discorso.

Trasformare un territorio si può, beninteso, utilizzarne le potenzialità non è un qualcosa di sbagliato a priori, ma tra l'utilizzo ragionato e quello insensato corre la differenza tra la valorizzazione e lo spreco.

Postilla: chi volesse documentarsi su quanto possa essere rischioso affidare la crescita economica all'edilizia, può farsi una piccola cultura leggendo questi interventi

Crisis? What crisis?

In need of support

Zapatero seduto su una bomba finanziaria

Il peso del mattone (1)

La lettura di un commento ad un post che la sezione bergamasca di Legambiente ha dedicato all'articolo di Paolo Rumiz, qui citato da Mara, mi ha invitato a scrivere questo intervento.

Comincerei proprio riportando il commento di cui sopra, previa piccola premessa. E' un commento del signor Paolo Locatelli, membro di Legambiente, quindi è un commento di "parte". Con Legambiente, personalmente, non ho pressoché nulla da spartire, è un'associazione che non mi sta né simpatica né antipatica, fa il suo gioco ed è giusto che lo possa fare. Nel caso specifico devo dire che concordo su quasi tutto il contenuto del commento, ho più d'una perplessità sulla conclusione, quando Locatelli cita la "tropicalizzazione del clima", ma sul resto non ho rilievi da fare. Eccovi il testo:

"[...] nel versante dell’ALTA VALSERIANA-VAL DI SCALVE c’è in ballo il progetto del comprensorio sciistico Colere-Valbondione-Gromo su cui in questi mesi ci stiamo mobilitando e per cui abbiamo costituito il coordinamento “OrobieVive” coinvolgendo WWF, Italia Nostra, Mountain Wilderness, FAB (www.floralpinabergamasca.net su cui c’è tutta la documentazione) e vari cittadini e singole persone. Attualmente la Provincia di Bergamo ha avviato la VAS per rendere demanio sciabile l’area che sarà interessata ai progetti dei nuovi impianti e delle nuove piste. Tra le altre cose mi sono occupato di stilare una semplice tabellina in cui, rielaborando le visure camerali fornitemi da Roberto Moneta di OrobieVive, ho fatto uno schema dei bilanci delle singole stazioni sciistiche riportando anche la ragione sociale delle stesse. Ebbene si scopre che già da tempo risultava evidente alla prova dei fatti e cioè che gli impianti e i vari comprensori fungono da specchietto per le allodole per il vero business che è quello delle seconde case o villini (Per chi fosse interessato/a ci scriva e la faremo avere). A titolo esemplificativo il 25% della forza lavoro dell’alta valseriana è concentrata pensate un nel settore dell’edilizia. Quindi il quarantennale modello di sviluppo che ha caratterizzato le nostre valli è ancora imperante ed è quello sci-seconde case. Se non conoscete le zone, andatevi a vedere gli spiazzi di Gromo,
Lizzola e Colere stessi per vedere quali villaggi fantasma stanno diventando e con gru continuamente in azione! Siamo, dati alla mano, al 70-80 % di seconde case. Non si è mai voluto investire su altro che non su questo. Da sindaci geometri e presidenti di comunità montane architetti logicamente non possiamo aspettarci altro. Se si punta a questo modello, ed ancora le amministrazioni locali, le comunità montane e la provincia stanno facendo, si escludono altri modelli di sviluppo: ad esempio questo sistema ha causato, sempre in alta valseriana, la chiusura del 15% degli alberghi negli ultimi 15 anni. Se si fanno seconde case e lavora l’edilizia si penalizza l’accoglienza altra, cioè gli alberghi… figuriamoci se ci mettiamo a parlare di albergo diffuso, b&b, affitta camere…. ci ridono in faccia come stanno facendo!
Interessante poi è notare nella tabellina come nel caso di Valbondione e in piccola parte di Colere (ma ciò che conta è far rilevare che il comune è socio della società che gestisce gli impianti al di là della piccola quota) le amministrazioni comunali entrano direttamente nella gestione degli impianti: non sono queste forme di assistenzialismo con denaro pubblico? Chi e come ripiana le perdite? Quando poi si devono rilasciare autorizzazioni di qualsiasi tipo chi controlla quello che dovrebbe essere il controllore? esiste di fatto un conflitto di interessi per i comuni che fanno questo tipo di pratiche.

Comunque non voglio dilungarmi troppo e passo al secondo versante e cioè quello della conca della Presolana e cioè parlo di CASTIONE DELLA PRESOLANA e del MONTE PORA. Anche lì zitta zitta l’amministrazione comunale sta avviando dei Piani Integrati di Intervento (PII Fiat e PII Cabrini su http://www.comune.castione.bg.it)per far sì che le famose ex-colonie di cui questo paese è dotato (una dozzina) divengano appartamenti. Si parla di almeno 200 nuovi appartamenti. Già Castione della Presolana è al top nella classifica stilata dal dossier CIPRA relativo alle seconde case. Ma c’è di più. Il comune ha deciso di stanziare parte dell’avanzo di bilancio (qualche migliaio di euro) per comprare quote azionarie (diventando cioè imprenditore a sua volta in un settore rischioso come quello del turismo sciistico - delibera pora in allegato). Le abbondanti nevicate di queste settimane non devono farci perdere di vista il dato fondamentale: i cambiamenti climatici in atto si misurano sul medio lungo periodo e questo è un dato di fatto! C’è da considerare poi la questione della TROPICALIZZAZIONE del clima che causa comunque degli sbalzi termici anomali: in alta valseriana è capitato lo scorso anno a Novembre che 40 cm di neve si sciogliessero dopo 3 giorni a causa dell’innalzamento improvviso e inaspettato delle temperature. Questi episodi che ora sono sporadici aumenteranno sempre più nell’ambito dei cambiamenti climatici in corso. Teniamo inoltre presente la questione dell’impatto ambientale delle seconde case con problemi legati all’approvvigionamento idrico (c’è già stato un precedente in cui si era fatto ricorso alle autobotti per mancanza di acqua), della produzione e smaltimento dei rifiuti. Senza dimenticare l’innevamento artificiale. Nonostante questo il comune delibera di costruire nuove piste sotto i 1600 mt (Pista Scanapà)

Per il momento fermiamoci."
.

Sì, fermiamoci, non per riposare, ma per cercare di capire qualcosa in più. Il tema cruciale, ovunque sulle Alpi, ma particolarmente in Italia e specialmente in Lombardia, è quello del ruolo giocato dall'edilizia a dai suoi attori (amministratori pubblici, imprese, progettisti, utenti finali) nella formazione del P.I.L. di un territorio.

Qui il riferimento va alla bergamasca in generale, non sono riuscito a costruire una relazione specifica per il solo territorio orobico, ma i dati che riporterò mi sembrano assai significativi. Fonte dei dati è la Camera di Commercio di Milano, dalla quale apprendiamo che, al terzo trimestre del 2008, in provincia di Bergamo erano registrate 85.929 imprese attive, delle quali 19.911 afferenti al settore delle costruzioni. Il "mattone" si piazza quindi al primo posto (nonostante un fortissimo aumento delle ore di cassa integrazione erogate dopo il Ferragosto 2008) tra i settori dell'economia bergamasca, seguito a breve distanza dal commercio (19.617 aziende) e poi, con notevole distacco, dalle attività manifatturiere (13.489 aziende). Giusto per fornire un dato ulteriore, piuttosto significativo direi, si pensi che il settore alberghiero e della ristorazione (includente quindi, oltre agli alberghi, pizzerie, tavole calde, bar) è al sesto posto con 4.172 aziende, alle spalle di "agricoltura, caccia e silvicoltura" (5.550 aziende).

Al prossimo post il seguito e le conclusioni.

domenica 4 gennaio 2009

Com'era verde la mia valle




Affinché nessuno possa dire, un giorno, di non aver saputo, pubblico un paio di immagini del bosco in località "Tagliata", quello che verrà raso al suolo per lasciare posto a nuove incantevoli villette e palazzine. La strada che si vede non lo attraversa, ci passa subito a sud.

Come si vede è un bosco d'alto fusto, a prevalenza di conifere (abeti, ma non solo), non è, insomma, un boscaccio malcresciuto su qualche campo abbandonato in pianura, invaso da robinie.

Ci tengo a mostrare queste immagini, perché sono certissima che una volta tagliato e sradicato tutto quanto, compariranno quelli che "ma io non avevo capito...", "ma io non credevo...", "ma io non pensavo...".

Ecco, ora hai modo di sapere, di capire, di pensare.

Per fortuna non sono l'unica a rifiutare l'idea che il mantenimento degli impianti di risalita debba passare attraverso la "potatura" di un ettaro d'abeti: un partecipante al forum di Valbrembanaweb si è reso conto che (almeno) la "Tagliata" non è giusto sia distrutta. Il suo intervento, che nasce da un articolo di "la Repubblica", lo potete leggere in questa pagina.

Bravo signor gigiat, non la conosco ma sono contenta che ci sia. E brava anche a eleunaemme, altra forumista, che scrive: "Sui metri cubi di cemento che si vogliono costruire....Li si che viene da pensare. Di case, palazzine, semi vuote ce ne sono a migliaia.
Vedere i condomini praticamente vuoti salendo a San Simone è desolante ad esempio.
E' un vecchio discorso....Servono alberghi non nuove abitazioni/residence"
.

La neve, la neve!

Neve, tanta, bella. Il dicembre appena trascorso, e la sua coda a Capodanno (l'Epifania probabilmente ci metterà anche lei del suo), hanno regalato alle Alpi un innevamento come non se ne vedevano da anni. Neve vera, abbondante, di ottima qualità.

Siamo contenti, ci piace la neve sulle montagne; alla faccia di chi ci descrive come nemici dello "sviluppo" della montagna, noi replichiamo che le montagne senza neve e i ghiacciai senza ghiaccio ci deprimono. Pura questione estetica se volete, ma non solo. Neve e ghiaccio sono una riserva d'acqua per la pianura, ogni tanto è bene ricordarlo, visto che qualcuno sembra pensare che l'acqua si produce aprendo un rubinetto.

Siamo contenti per le nevicate, e anche per il buon afflusso, in alcuni casi ottimo, di sciatori ed appassionati di sport invernali nelle varie località. Non potrebbe essere altrimenti visto che c'eravamo anche noi.

Eh, già, abbiamo contribuito a raggiungere quel numero tanto sbandierato sulla cronaca locale, ottomila pass a Piazzatorre, che a qualcuno fa già immaginare un radioso futuro per il rinnovando comprensorio unificato (il fatto che non c'erano code per salire sulle quadriposto non scompone il lietopensante brembano).

Non si illuda. Questo inverno assomiglia sempre più ad un inverno vero, ma non è scontato che i prossimi avranno lo stesso aspetto. Ma, soprattutto, grattata via l'indoratura in superficie (cosa che i giornalisti nostrani non fanno più da tempo immemore), se si analizzano un po' più a fondo le cose, si arriva facilmente a leggere una realtà meno entusiasmante.

E' possibile, forse vero, che le seconde case di Piazzatorre fossero "piene" all'incirca per il 40% (vogliamo tenere buono il dato pubblicato da L'Eco di Bergamo), ma è altrettanto vero che l'afflusso maggiore di persone, in paese, lo s'è visto il 27-28 dicembre ed il 2 gennaio, segno, nel migliore dei casi, che Natale e San Silvestro tengono ancora banco in città, ma più probabilmente (il che è peggio), che il soggiorno "lungo" è sempre più un ricordo per la maggior parte di quella "classe media" di piccoli proprietari che un tempo faceva la settimana bianca, ora fa tre-quattro giorni quando va bene.

Inutile, quindi, e sbagliato, soprattutto, sbrodolarsi addosso per gli esiti della prima parte di questa stagione 2008-2009, basandosi sull'apertura di S. Ambrogio e sulle vacanze di fine anno. Rivediamo gli entusiasmi dopo lunedì 12 gennaio, quando a sciare a Piazzatorre ci saranno quattro fortunatissimi gatti pensionati o in ferie posticipate. E poi attendiamo l'andamento dei fine settimana successivi, fino a marzo, quando gli effetti della crisi economica, se tale è davvero, avranno iniziato a manifestarsi non solo sulle articolesse dei quotidiani, ma nei portafogli.

Forse allora si sarà costretti ad ammettere che nulla di nuovo è comparso sotto il sole che ha irradiato le piste innevate: lo sci è un complemento di un'offerta turistica montana, non la portata principale, e sbilanciare l'offerta su impianti di risalita e comprensori unificati (tra un po' qualcuno proporrà il Comprensorio Unico Alpino, se quello orobico o lombardo non bastassero), non risolve il problema dell'economia montana, lo rinvia.

A tutti i superficialoni lietopensanti, vorremmo infine far notare che, anche un afflusso limitato al pieno negli alberghi e ad un non stratosferico 40% di residenti in seconda casa, ha riportato alla luce problemi mai risolti di Piazzatorre, da ricondurre all'inadeguatezza delle sue infrastrutture: le strade malamente percorribili perché occupate da automobili in sosta, i pochi marciapiedi inutilizzabili in quanto usati per accumularvi la neve tolta dalla strada, i pochi parcheggi stracolmi. Lo sapete quanto sarà il contributo del PII a risolvere questi problemi? Uno strapuntino, ecco quanto. E quando, trascorsi i dieci anni della gestione convenzionata col Comune, gli ineffabili immobiliaristi spariranno dall'orizzonte dell'alta valle, Piazzatorre si ritroverà nuovamente a dover decidere sul "che fare" del suo futuro, con impianti ormai vecchiotti e con un po' di territorio in meno. A quel punto cosa si venderà, qualche dirupo?