martedì 6 gennaio 2009

Il peso del mattone (2)

Riprendo dal post precedente, provando a proporre le mie personali considerazioni riguardo il quadro emerso dai dati che ho riportato, senza pretesa alcuna di sostituirmi ad economisti e sociologi, ma solo con lo sguardo di chi leggiucchia qua e là ed ha la fortuna, per l'attività che svolge, di incontrare anche molti imprenditori e professionisti.

Il tema che vorrei provare a trattare, brevemente, è quello del ruolo esercitato dall'edilizia nei confronti dell'economia, cercando di capire se essa possa effettivamente essere "motore" di una crescita economica.

Comincio proponendo ulteriori dati: il settore delle costruzioni ha avuto, in Italia, un peso in termini di contributo al P.I.L., oscillante tra il 9% della fine anni '70 ed il 6% dell'anno 2006 (fonte: ISTAT, 2007). Altri (Il Sole 24 Ore, su propria elaborazione) portano la percentuale al 10,5% nell'anno 2007.

Non si può tradurre quel 23% di aziende attive in provincia di Bergamo, appartenenti al settore delle costruzioni, in una precisa percentuale di P.I.L. provinciale, però credo che ipotizzare un loro contributo in misura superiore alla media nazionale non sia azzardato. E' possibile che la quota di P.I.L. attribuibile all'edilizia nella bergamasca sia più vicina a valori spagnoli (18,5% nel 2007) che italiani.

Perché l'edilizia merita tanta attenzione in economia è presto detto: l'edilizia, rispetto alla produzione di reddito, sta nella voce "investimenti" (l'altra grande voce è quella riferita ai "consumi") e gli investimenti sono la componente del reddito maggiormente volatile e quindi la più importante per capire le fluttuazioni del ciclo economico, anticipate, in genere, proprio dalle variazioni del settore edilizio.

L’impatto dell’edilizia è invece meno rilevante per la crescita, seppur con eccezioni notevoli. Nei paesi industrializzati la crescita è, infatti, legata all’innovazione tecnologica, in particolare all’innovazione che sostituisce il capitale con il capitale (capital saving).

Il settore dell’edilizia, invece, è a basso contenuto di capitale, in particolare di capitale di tecnologia avanzata, pertanto, NON è strategico per la crescita economica, salvo nei Paesi emergenti ed in quelli con gradi di sviluppo minore, nei quali l’edilizia può svolgere un ruolo trainante di volano e sostenere processi di crescita e sviluppo.

Il settore delle costruzioni è rilevante per le dinamiche e le politiche macroeconomiche anche in relazione agli aspetti legati al ruolo delle abitazioni: beni durevoli e attività finanziarie. E' noto, ad esempio, lo stretto legame
tra tasso d’interesse, inflazione e prezzo delle abitazioni: bassi tassi di interesse reali stimolano la domanda di abitazioni e di proprietà immobiliari in generale, determinandone un tendenziale aumento dei prezzi. Il contrario avviene in caso di alti tassi.

Nei paesi dell’area Euro, i mercati delle abitazioni hanno mostrato differenze marcate. Ad esempio, nel periodo 1997-2004, Spagna ed Irlanda si sono caratterizzate per fortissimi aumenti dei prezzi delle abitazioni, raddoppiati nel primo paese ed addirittura triplicati nel secondo. Nello stesso periodo in Germania i prezzi si sono ridotti (d’altro canto, anche i tassi d’interesse reale nei paesi europei hanno seguito dinamiche differenti).

In sostanza, dove i tassi di interesse erano bassi sono aumentati molto rapidamente i prezzi delle abitazioni. Questi aumenti, in alcuni casi, sono stati fortemente sostenuti: in particolare, in Spagna (la cui economia, ora, si sta sgretolando) e Irlanda sembra essersi sviluppata una bolla speculativa che partendo dal mercato delle abitazioni rischia di estendersi a macchia d’olio in tutti i mercati del credito dei paesi dell’area dell’Euro, in particolare, all’Italia, dove simili dinamiche sono in atto, favorita anche dalla situazione del mercato nord americano.

A seguito della crescita del valore delle garanzie sul credito (abitazioni), le banche sono tentate ad aumentarlo, favorendo così la speculazione. In Europa i tassi di interesse nominali sono controllati dalla BCE e sono gli stessi per tutta l’area, l’espansione del credito avviene, quindi, a tassi nominali costanti e la bolla è incontrollabile. All’esplodere della bolla il rischio è che l’economia transiti in una fase di aggiustamento deflazionistico, nel corso del quale i consumatori scopriranno che il valore del prestito contratto è superiore a quello delle loro case in termini reali, ossia deflazionato.

In estrema sintesi, si può sostenere che il settore dell'edilizia è sì importante per l'economia, ma non nella misura che viene regolarmente spacciata dai suoi attori (pubblici o privati che siano), generalmente inclini a sopravvalutarne la funzione di motore dello sviluppo. Al contrario, quando il comparto costruzioni "sbraga" (superando il limite di guardia dell' 8-10%) e finisce per costituire una voce troppo importante del P.I.L., non appena il vento cambia direzione, da elemento di sostegno di un'economia si trasforma nella peggior zavorra della stessa.

Riportando tutto quanto il discorso alla realtà orobica, non credo ci si possa stupire, visti i numeri in gioco, del fatto che quando ci si pone il problema di sostenere l'economia montana, il "richiamo della foresta" (una foresta di mattoni) si faccia sentire. Credo anche, però, che esso sia indice di una manifesta incapacità di costruire per il territorio uno sviluppo che non sia fondato esclusivamente sulla facile "soluzione" rappresentata dalla svendita del territorio medesimo. Quegli amministratori pubblici che si riempiono la bocca di parole come "ambiente" e "paesaggio" e "sostenibilità" dovrebbero poi agire in coerenza con i nobili pensieri espressi, non appiattirsi sulle proposte (peraltro scontate) di chi vende loro il miraggio di una crescita basata su ricette la cui inefficacia è comprovata.

Se si riconosce, che la montagna ha dei valori che le sono propri, connaturati alla sua orografia, al suo ecosistema, al suo sistema idrico, al paesaggio che raffigura tutto ciò, non si deve, a microfoni spenti, agire come se quei valori fossero semplici sostantivi scappati per caso durante un discorso.

Trasformare un territorio si può, beninteso, utilizzarne le potenzialità non è un qualcosa di sbagliato a priori, ma tra l'utilizzo ragionato e quello insensato corre la differenza tra la valorizzazione e lo spreco.

Postilla: chi volesse documentarsi su quanto possa essere rischioso affidare la crescita economica all'edilizia, può farsi una piccola cultura leggendo questi interventi

Crisis? What crisis?

In need of support

Zapatero seduto su una bomba finanziaria

2 commenti:

  1. Condivido pienamente l'analisi e rilancio.
    Non solo il settore edilizio non è strategico come leva di sviluppo ma diviene pesante deterrente per un necessario cambio di rotta mirato ad un diverso modello di sviluppo in bergamasca.
    E' tempo di cominciare seriamente ad investire risorse umane ed economiche sulla produzione di servizi e non più di beni, specificatamente immobili. Se già il settore dell'edilizia si concentrasse sulla costruzione e ristrutturazione utilizzando solo criteri di bio-architettura, risparmio ed efficienza energetiche e gradualmente puntasse ad edifici di classe a++ o addirittura oro (passive house) sarebbe già un passo in avanti. Ma purtroppo abbiamo una classe dirigente (tutta) miope e con interessi privati da tutelare ed un mercato immobiliare sostanzialmente governato da logiche speculative. Quindi passiamo oltre e continuiamo a sognare che qualcosa cambi.

    Vorrei invece soffermarmi sulla questione del turismo. Sono convinto che il turismo possa diventare il settore trainante solo se prima di tutto si riesce a dar vita ad un importante cambiamento culturale e di mentalità: dobbiamo puntare a creare un reale sistema turistico che sia accogliente, di qualità e sostenibile. Sistema ACCOGLIENTE perchè bisogna che la cordialità diventi (anche) una caratteristica professionale per i bergamaschi. Per fare ciò si deve puntare alla formazione dei giovanissimi (a partire dagli indirizzi delle scuole superiori), all'aggiornamento degli operatori attuali e a programmi di ri-formazione, o meglio nuova formazione, per tutti coloro che il settore industriale lascerà a casa nei prossimi mesi-anni. Su questo tema sarebbe bello far sì che gli imprenditori che hanno "tradito" la valle per delocalizzare le loro attività in posti dove il costo del lavoro è più basso, pagassero ai comuni (come garanti del bene comune) delle somme dignitose e proporzionali al numero dei licenziati. (questo passaggio meriterebbe un approfondimento che rimando ad altro post. Così come altro tema che accenno ma di cui rimando l'approfondimento è quello del microcredito e di un nuovo ruolo del sistema bancario locale)

    Tornando al sistema turistico, questo deve essere di QUALITA' perchè il contesto territoriale e paesaggistico deve essere conservato e valorizzato e non devastato o consumato. Dobbiamo imparare a non dare alcun prezzo (di vendita) al valore e alla bellezza intrinseci ed insostituibili del nostro territorio. E quindi per un amministratore, e per i cittadini tutti, il progetto di rilancio di Piazzatorre e aggiungo anche di San Pellegrino non devono essere accolti con tappeti rossi ma come un'offesa. Che spariscano le speculazioni e aumenti la qualità di vita dei residenti innanzitutto e aumenterà anche il richiamo e l'appetibilità per i turisti.

    Sistema SOSTENIBILE a livello economico e sociale oltre che ambientale perchè è la comunità locale nella sua interezza che deve investire e scommettere su progetti imprenditoriali locali ed in rete che rispettino l'identità, la cultura e soprattutto il futuro collettivo.

    Insomma deve essere fatto un forte lavoro sull'offerta turistica come conseguenza dell'avvio e della diffusione di quelli che io chiamo "progetti di cooperazione allo sviluppo locale", una sorta di auto-mutuo-aiuto sistemico e che parte dalle persone.

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  2. Ti consiglierei di leggere "Polo Nord"...per vedere le ulteriori implicazioni dell'edilizia: riciclaggio, speculazione, clientele..ecc..cose che certo non fanno bene all'economia ma solo alle tasche di pochi!
    ;-)

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