Faccio ammenda, persino ad un segugio come me erano sino ad ora sfuggiti due documenti frutto di ricerche e valutazioni economiche affrontate nella vicina Svizzera per avere un quadro più completo sul "se" e sul "quanto" rendano le attività sportive invernali e gli impianti di risalita, e su quale sia la loro incidenza nell'economia turistica delle località interessate.
Il primo documento è un piccolo abstract di poche pagine, si intitola "Successo e competitività dal turismo alpino", risale al 2006/2007, e lo trovate qui.
Il secondo documento è più corposo, sono quasi cento pagine, si intitola "Impianti di risalita in Ticino. Rapporto finale 2008", scaricabile qui.
In quest'ultimo certi numeri sono da brivido. Fuori da ogni metafora, la gestione degli impianti è un bagno di sangue finanziario. Non trovo paragoni con nessun'altra attività privata, e persino pensando allo scassato settore pubblico fatico a trovare attività così insostenibili economicamente (salvo Alitalia e Ferrovie dello Stato, ma lì siamo ad altri livelli di follia, inarrivabili).
Non aggiungo altri commenti, vi invito a leggere da soli entrambi i documenti. Vi prego di soffermarvi, in particolare, sul Capitolo 8, nel quale troverete interessanti conclusioni sulla formidabile capacità di queste strutture in quanto a creazione di ricchezza e posti di lavoro (se riuscirete a non strapparvi i capelli postate un commento).
Soprattutto, rivolgo l'invito a quegli amministratori pubblici che, presto o tardi, saranno chiamati a sostenere, con denaro pubblico (cioè di tutti!) la sopravvivenza dei "nuovi" comprensori sciistici, ovunque essi siano e a qualunque società di gestione facciano capo.
Il primo documento è un piccolo abstract di poche pagine, si intitola "Successo e competitività dal turismo alpino", risale al 2006/2007, e lo trovate qui.
Il secondo documento è più corposo, sono quasi cento pagine, si intitola "Impianti di risalita in Ticino. Rapporto finale 2008", scaricabile qui.
In quest'ultimo certi numeri sono da brivido. Fuori da ogni metafora, la gestione degli impianti è un bagno di sangue finanziario. Non trovo paragoni con nessun'altra attività privata, e persino pensando allo scassato settore pubblico fatico a trovare attività così insostenibili economicamente (salvo Alitalia e Ferrovie dello Stato, ma lì siamo ad altri livelli di follia, inarrivabili).
Non aggiungo altri commenti, vi invito a leggere da soli entrambi i documenti. Vi prego di soffermarvi, in particolare, sul Capitolo 8, nel quale troverete interessanti conclusioni sulla formidabile capacità di queste strutture in quanto a creazione di ricchezza e posti di lavoro (se riuscirete a non strapparvi i capelli postate un commento).
Soprattutto, rivolgo l'invito a quegli amministratori pubblici che, presto o tardi, saranno chiamati a sostenere, con denaro pubblico (cioè di tutti!) la sopravvivenza dei "nuovi" comprensori sciistici, ovunque essi siano e a qualunque società di gestione facciano capo.
In tutta sincerità, e con la massima serenità possibile, se ero scettico, ma tutto sommato speranzoso, circa le capacità taumaturgiche degli impianti di risalita e delle piste da sci in relazione al risanamento ed al rilancio di una piccola località turistica come Piazzatorre, ora sono un po' più pessimista.
Infine, un messaggio ed un appello liberista: cari sciatori, se volete gli impianti, manteneteveli da soli, grazie.
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