- le seconde case hanno ridisegnato il paesaggio fisico delle montagne;
- due condizioni, opposte tra loro, ne caratterizzano l'uso. Da un lato il sottoutilizzo da parte di famiglie con figli non più piccoli, dall'altro la conversione in abitazioni per persone orami ritirate dalla vita attiva;
- la scelta della seconda casa come investimento non risponde a logiche di razionalità economica (tradotto, non è affatto un investimento);
- la presenza di abitazioni secondarie produce in linea di massima più costi che benefici sulle società e le economie locali;
- all'afflusso di capitali ed alle opportunità di lavoro nel settore immobiliare si oppone l'incremento dei prezzi degli immobili, con conseguente marginalizzazione dei soggetti a minore capacità di spesa, giungendo a parossismi, nel caso delle stazioni turistiche più importanti, che vedono l'espulsione dei residenti dal mercato immobiliare;
- le seconde case costruite ex novo provocano ingente consumo di suolo e compromissione delle risorse paesaggistiche e ambientali;
- all'incremento di abitazioni in seconda casa si accompagna la costruzione o il potenziamento di urbanizzazioni e servizi, i cui costi ricadono per lo più sulle comunità locali (nel caso di Piazzatorre non è così semplicemente perché nessuna amministrazione si è minimamente preoccupata di dotare il paese di servizi!);
- i posti di lavoro eventualmente creati sono per lo più stagionali e/o sottopagati.
Le ricerche citate nell'articolo dimostrano quello che intuitivamente sosteniamo anche noi: i benefici economici sono decisamente più legati alla presenza di alberghi che non di seconde case.
Tutto ciò ha effetti pesantissimi proprio sulla gestione e la redditività degli impianti sciistici, quegli stessi impianti che a Piazzatorre si vorrebbe tenere in piedi con iniezioni di seconde case, in relazione al tipo di utenza di queste ultime, sbilanciato sui fine settimana e condizionato dalle vacanze scolastiche.
E' evidente l'assenza di politiche pubbliche volte a governare il fenomeno delle seconde case e non semplicemente a subirlo dando per scontata la necessità di tali abitazioni, politiche che peraltro non possono essere assimilate tout court a quelle del turismo e che devono muovere dalla inevitabile considerazione per lo stock immobiliare esistente, in massima parte risalente agli anni '70 - '80 del secolo scorso, e per il quale sono necessarie misure di globale ristrutturazione non tanto, o non solo, edilizia, ma urbanistica ed in un'ottica di lungo periodo.
A dieci anni di distanza dalla pubblicazione dell'articolo possiamo con relativa certezza affermare che nulla è cambiato: le medicine che si continuano a somministrare al paziente, sono le stesse che l'hanno portato al coma.
Qui il link all'articolo.
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