domenica 7 settembre 2008

Seconde case: sogno o incubo?

Quello delle seconde case è un tema che riguarda l'intero arco alpino o quasi, forse ancora la Slovenia è risparmiata dall'assalto degli interessi immobiliari - finanziari ben noti nel resto delle Alpi, dalla Francia all'Austria.
Un tema che sempre più spesso si è tramutato in problema, mano a mano che nelle comunità locali (ahi noi, non sembra essere il caso di Piazzatorre), aumentava la consapevolezza che il territorio, risorsa prima del luogo, rischiava di essere irrimediabilmente depauperato.
Sia chiaro, la nostra posizione non è pregiudizialmente o ideologicamente avversa alla realizzazione di un'edilizia residenziale turistica nelle località montane (ma lo stesso vale per quelle marine o lacustri), tuttavia, siamo convinti che se una quota "fisiologica" di seconde case può contribuire a sostenere l'economia di un luogo, quando quella quota supera, e di gran lunga, il livello fisiologico, che noi approssimiamo ad un numero di posti letto in seconda casa pari a quello dei residenti effettivi in una data località, allora il fenomeno diviene "patologico" ovvero sia negativo.
Un recente dossier della CIPRA (CipraInfo, n. 87, Giugno 2008) affronta l'argomento con dovizia di dati e completezza di esposizione.
Trovate l'intera pubblicazione, in formato pdf ed in lingua italiana a questo link.
Qui riportiamo un estratto dall'editoriale della rivista, invitando tutti, soprattutto gli amministratori pubblici, a leggerla integralmente. Siamo certi che le informazioni in essa pubblicate risulteranno interessanti per tutti.

[...] le località turistiche sentono sempre più i problemi che la costruzione di seconde case comporta. I posti letto vengono utilizzati per poche settimane all'anno e spesso tutti nello stesso periodo, come a Natale. Ciò significa che tutte le infrastrutture, quali strade, energia, ecc., devono essere allestite in modo tale che, oltre ai locali e agli ospiti degli alberghi, anche tutti i proprietari di seconde case abbiano sempre strade e parcheggi sufficienti, anche se per 50 settimane all’anno quasi non si fanno vedere. Data la brevità della loro permanenza, danno uno scarsissimo contributo alla valorizzazione dell’economia regionale. Il Sindaco di un comune turistico francese ha fatto il punto della situazione, affermando che «molti dei nostri comuni turistici oggi non vivono più di turismo, ma di edilizia». È legittimo dubitare che il paesaggio e l'economia regionale siano in grado di sopportare tutto ciò [...]".
Andreas Goetz, Direttore CIPRA International

2 commenti:

  1. Che cavolo significa livello fisiologico? Che dato sarebbe quello di posti letto in seconda casa pari al numero di residenti effettivi? Dove l'avete trovato o come l'avete calcolato? Se proprio siete contro un progetto almeno pubblicate dati che abbiano fondamento. E poi sapete solo criticare, dove sono le vostre proposte alternative? ammesso ne abbiate.

    RispondiElimina
  2. Grazie per l'intervento Luca.
    Replico puntualizzando che l'indicazione di un livello "fisiologico" è basata non su dati, ma su una valutazione. Lo spazio di un commento non è adatto a spiegare i concetti di fondo, per cui ti rinvio ad un post che dedicherò ad una risposta completa. Idem per quanto riguarda proposte alternative: ne abbiamo, le descriveremo. A presto.

    RispondiElimina