Piazzatorre è un paese della Valle Brembana, in provincia di Bergamo. Era una località turistica parecchio in voga. Ora vive forti difficoltà e deve rinascere. Un progetto immobiliare di "rilancio turistico", secondo noi sbagliato, al momento sembra fermo, e non è detto che ciò sia un male, anzi. Per salvare gli impianti sciistici si può, si deve, fare dell'altro. Si può farlo uniti. MAIL: salviamopiazzatorre@gmail.com
giovedì 22 dicembre 2011
Orobic Carebbean Xmas 2011
Cià, che preparo il costume da bagno.
mercoledì 21 dicembre 2011
Housing sociale? Uhm, magari no
Ricevo e pubblico una mail ricevuta alcuni giorni fa.
"Spett. ing. Landoni,
sono [...], architetto presso l'ALER di Milano, le scrivo in relazione al tema trattato nel blog SalviamoPiazzatorre, che seguo da tempo in quanto frequentatore della località. Più specificamente, il mio interesse va alla discussa operazione di realizzazione di alloggi residenziali presso l'area chiamata Bosco della Tagliata, che Lei avversa adducendo ragioni di tipo ambientale-paesaggistico.
Premetto che comprendo le tesi esposte nel blog dai suoi redattori, tuttavia, ritengo utile proporre un approccio diverso e aprire un confronto su un'ipotesi che, magari per deformazione professionale, potrebbe risultare di interesse generale.
Che la trasformazione dell'area in esame possa effettivamente presentare criticità di ordine ambientale è più di un'ipotesi, ma credo occorra considerare che la tutela ambientale può non essere un valore assoluto ove si promuovano interventi che, pur invasivi, siano rivolti a soddisfare esigenze non meramente speculative o ludiche.
In tal senso, a mio personale avviso, il sacrificio dell'area verde sarebbe ammissibile qualora l'esecuzione delle nuove residenze si legasse a un intervento di prevalente gestione pubblica e volto ad arricchire il patrimonio di "social housing" ovvero edilizia residenziale sociale.
Ritengo, infatti, che la proprietà pubblica dell'area ben si presti a tale tipo di intervento, nell'ambito del quale potrebbero, in virtù dell'assoluta assenza di spinte speculative, essere adottate misure di maggiore salvaguardia del bosco, limitandone la trasformazione, assicurando al contempo la realizzazione di alloggi non più di seconda abitazione, bensì di abitazione primaria assegnata nel rispetto delle graduatorie aperte, che riguardano sia soggetti appartenenti a categorie che non possono accedere al mercato a prezzo calmierato, sia soggetti con maggiore capacità di spesa. L'effetto sarebbe, in definitiva, di assicurare quel fattore di coesione sociale che solo, come giustamente avete in più occasioni richiamato, l'aumento di residenti stabili è in grado di consolidare.
Proporrei pertanto un'azione proattiva nei confronti dell'Amministrazione Comunale di Piazzatorre, per porre in discussione l'ipotesi da me illustrata.
Nell'attesa di un Suo cortese riscontro alla presente, porgo cordiali saluti".
Ho atteso qualche giorno, prima di pubblicare questa lettera, perché, confesso, l'avevo presa per uno scherzo. A seguito di un iniziale controllo presso l'ALER di Milano e di un successivo confronto telefonico con l'autore della stessa, ho potuto verificare che scherzo non era, quindi ben volentieri la porto a conoscenza dei lettori.
Ciò premesso, accertato anche che l'iniziativa dell'architetto è personale e non risponde ad alcuna analoga posizione dell'Azienda, di comune accordo con l'autore ho deciso di non pubblicare le sue generalità, al fine di non creare difficoltà e imbarazzi ad alcuno.
Nel merito, la mia opinione è piuttosto critica: posto che non ritengo sia la natura dell'intervento edilizio a ridurre l'impatto ambientale dello stesso, mi sembra alquanto poco probabile che l'ALER di Bergamo sia disposta a gettarsi in una simile operazione, non fosse altro perché i costi di cantieramento iniziali sforerebbero tutti i loro standard, ma soprattutto perché credo che prima di realizzare alloggi a carattere sociale in una località come Piazzatorre, posta in un luogo a ridotta accessibilità (nel senso che stiamo pur sempre parlando di un paese d'alta valle collegato solo da una strada provinciale e a circa venti chilometri dal primo centro di una certa rilevanza, San Pellegrino), occorrerebbe sapere con certezza chi tra i soggetti in graduatoria fosse disposto a prendere alloggio stabile lassù.
Vede architetto, il tema fondamentale resta quello del "motivo" per cui una famiglia decide di trasferirsi in una località lontana dai grandi centri urbani e sostanzialmente priva di efficaci collegamenti di mobilità. O questa famiglia ha interessi economici in loco o ha la fortuna di non dover lavorare altrove o di non dover lavorare affatto (ma allora, in quest'ultimo caso, non dovrebbe essere nelle graduatorie per indigenti, giusto?). Come si pensa di conciliare le esigenze lavorative degli ipotetici assegnatari degli alloggi?
Io vedo solo una possibilità, escludendo la deportazione forzata ovviamente, che credo riservata ad altri Paesi e altri tempi: la creazione di opportunità di lavoro stabile in Piazzatorre o nelle immediate vicinanze. Le cronache, è vero, ci hanno parlato di una famiglia che pur lavorando a Milano ha deciso di trasferirsi in alta valle, affrontando una durissima quotidiana esperienza di pendolarismo, ma appunto si tratta di UNA famiglia, statisticamente irrilevante direi.
In sintesi, o si parte da un elemento generatore di attività stabile e di indotto alla stessa collegata (la mia idea l'ho già illustrata prendendomi improperi, non sto a ripeterla), o anche la più virtuosa delle operazioni di social housing rischia di costituire solo un ingiustificabile spreco di fondi pubblici.
Io la penso così, ma ovviamente siete liberi di dire la vostra.
"Spett. ing. Landoni,
sono [...], architetto presso l'ALER di Milano, le scrivo in relazione al tema trattato nel blog SalviamoPiazzatorre, che seguo da tempo in quanto frequentatore della località. Più specificamente, il mio interesse va alla discussa operazione di realizzazione di alloggi residenziali presso l'area chiamata Bosco della Tagliata, che Lei avversa adducendo ragioni di tipo ambientale-paesaggistico.
Premetto che comprendo le tesi esposte nel blog dai suoi redattori, tuttavia, ritengo utile proporre un approccio diverso e aprire un confronto su un'ipotesi che, magari per deformazione professionale, potrebbe risultare di interesse generale.
Che la trasformazione dell'area in esame possa effettivamente presentare criticità di ordine ambientale è più di un'ipotesi, ma credo occorra considerare che la tutela ambientale può non essere un valore assoluto ove si promuovano interventi che, pur invasivi, siano rivolti a soddisfare esigenze non meramente speculative o ludiche.
In tal senso, a mio personale avviso, il sacrificio dell'area verde sarebbe ammissibile qualora l'esecuzione delle nuove residenze si legasse a un intervento di prevalente gestione pubblica e volto ad arricchire il patrimonio di "social housing" ovvero edilizia residenziale sociale.
Ritengo, infatti, che la proprietà pubblica dell'area ben si presti a tale tipo di intervento, nell'ambito del quale potrebbero, in virtù dell'assoluta assenza di spinte speculative, essere adottate misure di maggiore salvaguardia del bosco, limitandone la trasformazione, assicurando al contempo la realizzazione di alloggi non più di seconda abitazione, bensì di abitazione primaria assegnata nel rispetto delle graduatorie aperte, che riguardano sia soggetti appartenenti a categorie che non possono accedere al mercato a prezzo calmierato, sia soggetti con maggiore capacità di spesa. L'effetto sarebbe, in definitiva, di assicurare quel fattore di coesione sociale che solo, come giustamente avete in più occasioni richiamato, l'aumento di residenti stabili è in grado di consolidare.
Proporrei pertanto un'azione proattiva nei confronti dell'Amministrazione Comunale di Piazzatorre, per porre in discussione l'ipotesi da me illustrata.
Nell'attesa di un Suo cortese riscontro alla presente, porgo cordiali saluti".
Ho atteso qualche giorno, prima di pubblicare questa lettera, perché, confesso, l'avevo presa per uno scherzo. A seguito di un iniziale controllo presso l'ALER di Milano e di un successivo confronto telefonico con l'autore della stessa, ho potuto verificare che scherzo non era, quindi ben volentieri la porto a conoscenza dei lettori.
Ciò premesso, accertato anche che l'iniziativa dell'architetto è personale e non risponde ad alcuna analoga posizione dell'Azienda, di comune accordo con l'autore ho deciso di non pubblicare le sue generalità, al fine di non creare difficoltà e imbarazzi ad alcuno.
Nel merito, la mia opinione è piuttosto critica: posto che non ritengo sia la natura dell'intervento edilizio a ridurre l'impatto ambientale dello stesso, mi sembra alquanto poco probabile che l'ALER di Bergamo sia disposta a gettarsi in una simile operazione, non fosse altro perché i costi di cantieramento iniziali sforerebbero tutti i loro standard, ma soprattutto perché credo che prima di realizzare alloggi a carattere sociale in una località come Piazzatorre, posta in un luogo a ridotta accessibilità (nel senso che stiamo pur sempre parlando di un paese d'alta valle collegato solo da una strada provinciale e a circa venti chilometri dal primo centro di una certa rilevanza, San Pellegrino), occorrerebbe sapere con certezza chi tra i soggetti in graduatoria fosse disposto a prendere alloggio stabile lassù.
Vede architetto, il tema fondamentale resta quello del "motivo" per cui una famiglia decide di trasferirsi in una località lontana dai grandi centri urbani e sostanzialmente priva di efficaci collegamenti di mobilità. O questa famiglia ha interessi economici in loco o ha la fortuna di non dover lavorare altrove o di non dover lavorare affatto (ma allora, in quest'ultimo caso, non dovrebbe essere nelle graduatorie per indigenti, giusto?). Come si pensa di conciliare le esigenze lavorative degli ipotetici assegnatari degli alloggi?
Io vedo solo una possibilità, escludendo la deportazione forzata ovviamente, che credo riservata ad altri Paesi e altri tempi: la creazione di opportunità di lavoro stabile in Piazzatorre o nelle immediate vicinanze. Le cronache, è vero, ci hanno parlato di una famiglia che pur lavorando a Milano ha deciso di trasferirsi in alta valle, affrontando una durissima quotidiana esperienza di pendolarismo, ma appunto si tratta di UNA famiglia, statisticamente irrilevante direi.
In sintesi, o si parte da un elemento generatore di attività stabile e di indotto alla stessa collegata (la mia idea l'ho già illustrata prendendomi improperi, non sto a ripeterla), o anche la più virtuosa delle operazioni di social housing rischia di costituire solo un ingiustificabile spreco di fondi pubblici.
Io la penso così, ma ovviamente siete liberi di dire la vostra.
venerdì 16 dicembre 2011
Equivoci senza commedia, ovvero, dello sviamento dei fatti
In tutta sincerità, devo ringraziare il nostro lettore Macky, perché i suoi interventi stimolano ad argomentare di più e meglio le nostre ragioni.
Il punto, caro Macky, è che al di là di storie del passato, più o meno ben raccontate e pertinenti, storie che tutto sommato sono presenti in tutti i paesi e le città, sulle quali quindi credo non valga darsi troppa pena, noi ci confrontiamo con alcuni FATTI:
- é un FATTO che il programma integrato di intervento preveda la distruzione totale del bosco della Tagliata;
- é un FATTO che il Comune non abbia mai sino ad oggi assunto impegni per stralciare quella previsione;
- é un FATTO che, pur con tutte le evoluzioni societarie intervenute, l'operatore "Alta Quota" é tutt'altro che scomparso dalla scena.
Ora, di fronte a questi FATTI, sostenere che l'attuazione di quel programma possa comportare danni ambientali solo in ipotesi, é fare un'affermazione priva di logica, nel senso che illogicamente, appunto, si nega la consequenzialità degli eventi.
La "trasformazione" della Tagliata in una coltivazione di villette, qualora avvenisse, sarebbe un danno ambientale certo, non ipotetico, e nemmeno mitigabile.
Possiamo anche smettere di parlare dello sci, se questo offende o ferisce, possiamo limitarci a ribadire il concetto fondamentale, ovvero sia, che quando una comunità ostinatamente lega la propria vita ad un determinato fattore pur nella consapevolezza che esso non può reggersi solo sulle proprie gambe, quella comunità si autocondanna, in primis, a subire ricatti, in prospettiva a perdersi definitivamente.
Vogliamo credere alle favole e raccontarci che un operatore immobiliare sia giunto a Piazzatorre spinto dal desiderio di diversificare la propria attività? Per quel che vedo, io affermo che quell'operatore ha, legittimamente beninteso, approfittato di una situazione di debolezza del Comune e, in ragione di tale debolezza, formulato una "proposta indecente".
Il dubbio: ma allora, lo sci abbisogna dell'edilizia, o è una scusa per consentire all'edilizia di crescere ancora dove è già cresciuta a dismisura?
La curiosità: fatto 100 di un'annualità del PIL prodotto in Piazzatorre, ai tempi "d'oro" dell'espansione edilizia connessa al turismo invernale (anni '70 e '80), quanto di quel PIL era dovuto allo sci e al suo indotto, e quanto invece a mattoni e cemento, e al loro indotto?
Vede Macky, io non nego che nel web si trovino, come Lei afferma, articoli e interventi che attribuiscono allo sci la capacità di costituire un "motore" economico. Forse ci sono. Certamente però, e dopo tre anni credo di poterlo affermare con ragionevole certezza, il rapporto quantitativo tra tali articoli e quelli che sostengono, con FATTI, la tesi opposta non è di 1:1, è di 1:N, con N >3!.
Mi passi allora la metafora: se nelle recensioni di un ristorante quattro su cinque sono negative, io in quel ristorante non ci entro.
mercoledì 14 dicembre 2011
Brutti esempi
Vi ricorderete senz'altro delle Olimpiadi Invernali disputate a Torino qualche anno fa, sì dai, quelle del curling e altre amenità da ghiaccio. Altrettanto ricorderete le lodi sperticate verso la città, i paroloni tipo "rinascita", "cool Torino", "una Mole di vita", ecc.
Beh, è passato appena qualche anno, della signora Christillin, bravissima organizzatrice di quell'evento, sembra non ricordarsi più nessuno, e che ne é rimasta di tutta quella gloria da neometropoli ai piedi delle Alpi?
Ben poco pare, stando a quanto ci racconta Affari Italiani in un articolo di pochi giorni fa.
Occhio all'inizio dell'articolo: "Ai torinesi le Olimpiadi Invernali del 2006 sono state vendute
come un’opportunità irrinunciabile per la rigenerazione del tessuto
sociale ed economico. A cinque anni da quell’evento, però,
Torino si ritrova comune più indebitato d’Italia: i piani di
“riqualificazione” e le strutture olimpiche sono state pagati solo in
parte da Stato e privati; non sapendo come riutilizzarle, la maggior
parte delle nuove strutture destinate alle discipline sportive
(specialmente i siti e gli alberghi di montagna) sono rimaste un “costo”
tanto che per alcune si ipotizza già lo smantellamento; troppi locali,
in primis il “villaggio degli atleti” che sta letteralmente cadendo a
pezzi, sono rimasti inutilizzati, mentre centinaia di costosissimi
“addobbi” olimpici sono divorati dalla ruggine nei magazzini comunali" [...] "Gli amministratori attuali e quelli che hanno promosso e gestito
l’evento possono controbattere che è ancora presto per stilare un
bilancio finale. Eppure, l’accumulazione di debiti sempre più onerosi
non può lasciare indifferente la cittadinanza, specialmente le nuove
generazioni che, insieme a figli, nipoti e pronipoti, saranno costretti
ad accollarseli. Nel frattempo, l’amministrazione comunale prova a far cassa vendendo ai
privati immobili di prestigio e, soprattutto, fette di territorio
potenzialmente edificabile tanto che, nei prossimi vent’anni, la
popolazione sarà travolta da una valanga di cemento (mi ricorda qualcosa, ndr) [...]".
Insomma, pur a fronte di premesse ottime, di un'organizzazione ineccepibile, di un battage pubblicitario coi fiocchi, di un marketing senza rivali, il palloncino s'é sgonfiato. Perché?
Eccesso di ambizione? Business plan sballati? Sciatta gestione post evento? Cosa si può trarre da questi fatti, per evitare di incorrere nei medesimi (cattivi) risultati?
Il resto dell'articolo prosegue con altri fulgidi esempi di strepitose operazioni immobiliari che tanto successo riscutono presso i torinesi (almeno presso qualcuno, specie se di cognome fa Agnelli). E anche questo mi ricorda qualcosa.
Il resto dell'articolo prosegue con altri fulgidi esempi di strepitose operazioni immobiliari che tanto successo riscutono presso i torinesi (almeno presso qualcuno, specie se di cognome fa Agnelli). E anche questo mi ricorda qualcosa.
lunedì 12 dicembre 2011
Factotum ski area
Oggetto sociale: - la gestione di
impianti sciistici e delle attività annesse e connesse, ivi compresa la
gestione di rifugi, il commercio all'ingrosso, al dettaglio, a mezzo internet
(e-commerce) ed in qualsiasi altra forma, la produzione, la riparazione, la
manutenzione, il montaggio e il noleggio di sci, attrezzatura sciistica,
motoslitte biciclette, motocicli, ciclomotori, tricicli, quadricicli (in
particolare quad) e mezzi similari, nuovi ed usati, previo rilascio delle
eventuali autorizzazioni necessarie, nonché loro componenti, parti di ricambio
ed accessori, il commercio di abbigliamento sportivo in genere; - l'esercizio e
gestione di alberghi, ristoranti, trattorie, mense, tavole calde, pizzerie,
sale da bar, caffè, pasticcerie, discoteche o simili, con annessi locali di
gioco e svago e l'inerente commercio al dettaglio e all'ingrosso di bevande
alcooliche e analcooliche, liquori, sciroppi, essenze ed estratti, prodotti
alimentari, freschi e conservati, anche del genere di latteria, pasticceria, panetteria
e gelateria, prodotti simili o assimilati, con annessa rivendita di generi di
monopolio, giornali, riviste e periodici, nonché la prestazione di servizi di
ristorazione e bar al di fuori dei propri locali (catering); - l'acquisto, la
permuta, la vendita, anche frazionata, la costruzione, la ricostruzione e il
restauro, anche in economia e per appalto di edifici di qualunque tipo e di
opere edilizie in genere, la locazione (non finanziaria), l'affitto, la
gestione e amministrazione di immobili di qualunque tipo acquisiti a titolo di
proprietà o attraverso contratti di leasing; - l'acquisto, l'affitto e la
concessione da privati, dallo stato e da enti pubblici o privati di terreni da
adibire a cave di ghiaia, terra, sabbia, argilla ed altri materiali lapidei, nonché
gestione, sfruttamento e esecuzione di lavori mediante l'utilizzo dei materiali
estratti; lottizzazione di terreni con esecuzione di opere di urbanizzazione; -
l'assunzione, tanto in proprio che per conto terzi, di lavori edili, stradali
ed idraulici in genere, di commesse, appalti ed incarichi tecnici; l'assunzione
di concessioni, anche in appalto, di lavori di terra, demolizioni, sterri,
lavori stradali, opere di difesa, sistemazione idraulica e similare, nonché
tutti i lavori civili ed edili in genere; lavori di meccanica generale, lavori
di carpenteria metallica e in legno per l'edilizia, la lattoneria,
l'installazione, manutenzione e riparazione di impianti idraulici, termici e
sanitari ad uso industriale e civile; - l'assunzione di lavori di trasporto e
spedizioni in genere sia in proprio che per conto terzi, lavori di
facchinaggio, movimentazione merci, comprese le attività preliminari e
complementari, svolte anche con l'ausilio di mezzi meccanici o diversi; lo
stoccaggio e il riciclaggio di materiali inerti di recupero, rifiuti di ogni
genere e tipo, con esclusione dei rifiuti "radioattivi". la società
potrà avvalersi dell'opera di professionisti nel rispetto della legge 23.11.39
n. 1815 e pertanto non costituiscono oggetto della società le attività
professionali riservate ai professionisti iscritti negli albi previsti dalla
legge. essa potrà compiere tutte le operazioni commerciali, industriali e
finanziarie - comunque in via non prevalente e non nei rapporti con il pubblico
- mobiliari ed immobiliari che saranno ritenute necessarie ed utili per il
conseguimento dell'oggetto sociale e potrà assumere, non allo scopo del
collocamento, partecipazioni ed interessenze in altre società od imprese aventi
oggetto analogo o connesso al proprio. potrà prestare fideiussioni, avalli e
garanzie reali a favore dei soci e di terzi nei confronti di istituti ed enti
finanziari.
Questo sopra riportato, é l'oggetto sociale, cioé il novero delle attività, di Piazzatorre Ski Area.
Più che di una società per la gestione di impianti sciistici, sembra quello di una holding: sport, commercio (anche all'ingrosso!), costruzione, estrazione e vendita di terre e rocce, lavori stradali, trasporti, gestione rifiuti (salvo quelli radioattivi, bontà loro), compravendita di immobili, ristorazione, noleggio e riparazione di moto (!). Strano, mancano attività di servizio, tipo, che so, dog sitter, badante, estetista. Dettagli.
Se fosse tutto vero, direi che per le imprese di Piazzatorre è arrivato un concorrente temibile
mercoledì 7 dicembre 2011
Cose da sapere
Mentre c'é chi lamenta la disdetta di prenotazioni, c'è anche chi non teme la mancanza di neve. Posto che le lamentele degli albergatori vanno sempre prese con beneficio d'inventario, è vero, caro Anonimo, quel che lei dice, ovvero "se non ci sono alternative allo sci il turismo montano crolla".
Il punto è esattamente questo: non impiccarsi alla monocoltura dello sci.
Ma poi, e vengo al tema di questo post, siamo davvero certi che al turista invernale interessi soprattutto la presenza di impianti e strutture per lo sport, o di piste adatte a tutti i livelli?
E se vi dicessi che la prima voce interessa solo al 14,4% dei turisti, e la seconda a uno striminzito 7,8%? Non mi credereste vero?
E fareste male, perché invece é proprio così. Chi lo dice? Una ricerca commissionata da Regione Lombardia, svolta da Lorienconsulting e presentata il 19 ottobre scorso.
A dire la verità sul sito di Regione Lombardia ho trovato solo uno scarno comunicato stampa, però la presentazione con gli esiti della ricerca dovreste ancora trovarla a questo indirizzo.
Comunque sia, sappiate che per quanto le attività prevalentemente praticate in montagna dal turista invernale siano costituite da sport vari, sci in testa (45,3%), il fattore prevalente per la scelta della località è un mix di "paesaggio - natura - montagna" (53,7%).
Il relax, come fattore di scelta, si piazza al terzo posto (39,6%), subito dopo il prezzo (45,1%).
Le facilities come i locali per il divertimento, le strutture per il benessere, i luoghi per lo shopping, messe tutte insieme arrivano appena al 21,9%.
La presenza di strutture ricettive è un fattore di scelta assai più rilevante (20,1%) della proprietà di un alloggio (4,9%); per quanto in Lombardia si rilevi un uso più massiccio di case in proprietà/affitto (36,7%), l'albergo resta la soluzione prevalente (50,6%), probabilmente, aggiungo io, perché ti permette di non inchiodarti sempre allo stesso luogo.
Ah, e per quanto riguarda l'importanza della pubblicità, posto che quella più efficace sembra ancora essere quella televisiva (14,3%), sappiate che il 70,2% dei turisti non se la ricorda proprio (nemmeno dopo averla vista).
Di seguito vi allego qualche slide tratta dalla presentazione, ma se potete scaricatevela per intero, é sempre una lettura istruttiva.
Il punto è esattamente questo: non impiccarsi alla monocoltura dello sci.
Ma poi, e vengo al tema di questo post, siamo davvero certi che al turista invernale interessi soprattutto la presenza di impianti e strutture per lo sport, o di piste adatte a tutti i livelli?
E se vi dicessi che la prima voce interessa solo al 14,4% dei turisti, e la seconda a uno striminzito 7,8%? Non mi credereste vero?
E fareste male, perché invece é proprio così. Chi lo dice? Una ricerca commissionata da Regione Lombardia, svolta da Lorienconsulting e presentata il 19 ottobre scorso.
A dire la verità sul sito di Regione Lombardia ho trovato solo uno scarno comunicato stampa, però la presentazione con gli esiti della ricerca dovreste ancora trovarla a questo indirizzo.
Comunque sia, sappiate che per quanto le attività prevalentemente praticate in montagna dal turista invernale siano costituite da sport vari, sci in testa (45,3%), il fattore prevalente per la scelta della località è un mix di "paesaggio - natura - montagna" (53,7%).
Il relax, come fattore di scelta, si piazza al terzo posto (39,6%), subito dopo il prezzo (45,1%).
Le facilities come i locali per il divertimento, le strutture per il benessere, i luoghi per lo shopping, messe tutte insieme arrivano appena al 21,9%.
La presenza di strutture ricettive è un fattore di scelta assai più rilevante (20,1%) della proprietà di un alloggio (4,9%); per quanto in Lombardia si rilevi un uso più massiccio di case in proprietà/affitto (36,7%), l'albergo resta la soluzione prevalente (50,6%), probabilmente, aggiungo io, perché ti permette di non inchiodarti sempre allo stesso luogo.
Ah, e per quanto riguarda l'importanza della pubblicità, posto che quella più efficace sembra ancora essere quella televisiva (14,3%), sappiate che il 70,2% dei turisti non se la ricorda proprio (nemmeno dopo averla vista).
Di seguito vi allego qualche slide tratta dalla presentazione, ma se potete scaricatevela per intero, é sempre una lettura istruttiva.
martedì 6 dicembre 2011
Citazioni
"Ogni superficie infrastrutturata, che si usi o no, costa in termini di gestione e manutenzione. A differenza del suolo naturale o agricolo. I costi sono sostenuti dalla comunità. Se la comunità non c’è, non è sufficientemente numerosa, o non è produttiva, non ci sarà nessuno in grado di accollarsi quei costi in futuro. Pertanto esiste il rischio che le previsioni di trasformazione non soddisfatte determinino comunque un peso economico cospicuo su un’economia già debole"[1].
[1] Tratto dal Rapporto Ambientale redatto per la Valutazione Ambientale Strategica del PTCP di Milano
Parole molto sensate, non trovate? Soprattutto, validissime anche in riferimento al paese cui pensa questo blog.
Ci vediamo domani, con la pubblicazione di un dossier piuttosto interessante. Buona serata.
domenica 4 dicembre 2011
Eh sì, qui diciamo proprio un sacco di cazzate
Dobbiamo proprio prenderne atto: siamo dei gran cazzari. Vi abbiamo raccontato un sacco di balle. Ricordate? Lo sci è in crisi. Balla. Il clima cambia, gli inverni diventano un pochino più tiepidi. Balla.
Le seconde case sono una palla al piede per la montagna. Balla.
Non avevamo capito nulla.
L'ho realizzato solo oggi, leggendo prima le previsioni meteo per l'Immacolata, e poi questo articolo pubblicato su espansione (il mensile de il Giornale) nel numero dello scorso novembre, articolo che racconta di come i frequentatori delle località sciistiche italiane, nell'inverno 2010-2011 sono scesi da 10,86 a 10,25 milioni con un volume d’affari in calo dell’8,8%, stando ai dati di Federalberghi. Ma è evidentemente solo un caso isolato.
Articolo che, ancora, dà ampio spazio al sig. Franz Perathoner, direttore di Dolomiti Superski, avete presente no, quella modesta realtà che gestisce solo 450 impianti, e il cui direttore quindi non è che possa essere considerato un esperto nel ramo. Ciò nonostante "espansione" riesce a fargli dire cose turpi, tipo che quella delle seconde case è "una politica dissennata" che va "a scapito di infrastrutture pensate per ospitare un giro più ampio di clientela. Questa è la scure che si abbatte sul giro d’affari di località che si riempiono il sabato e domenica svuotandosi per il resto della settimana".
Ovviamente non sto a riportare l'articolo per intero, non voglio certo tediarvi con le sciocchezze ivi pubblicate, ci mancherebbe.
Un vero dilettante allo sbaraglio questo Perathoner. Bisogna invitarlo in Val Brembana per fargli finalmente capire come funzionano le cose!
sabato 3 dicembre 2011
Zombie!
Utilissimo il commento di un anonimo lettore, che ringrazio. Utilissimo perché ci mostra come un cadavere giuridico, il Programma Integrato di Intervento "ex Colonie", sia artificialmente risorto grazie al provvedimento che la giunta comunale di Piazzatorre ha adottato, sin dal 17 ottobre scorso, in splendida e totale riservatezza (basti dire che è stato pubblicato omettendone l'oggetto, sic!), per affidare ad un professionista esterno il fantasmatico incarico (per 5.000 eurozzi lordi circa, praticamente un tozzo di pane secco trattandosi di un incarico di tipo urbanistico) volto a progettare misteriose "Unità minime di intervento" presso il Comparto "A" (formato dall'ex colonia genovese e dal bosco della Tagliata) del PII.
Questo provvedimento ci dice una serie di cose:
- il Comune è ancora proprietario della "genovese" e della Tagliata;
- lo è perché la convenzione del PII approvato nel 2009 NON E' MAI STATA FIRMATA;
- lo scempio della Tagliata è sempre dietro l'angolo;
- l'illegittimità regna sovrana incontrastata nel Comune (essendo il PII defunto per legge, non c'era alcuna possibilità di affidare l'incarico, dal momento che questo riguarda una "sub-pianificazione" di qualcosa che giuridicamente non esiste più da oltre un anno);
- questa oscura manovra amministrativa è il possibile, se non probabile, indizio che dietro lo "splendido" accordo tra Comune - Alta Quota - SESP, si cela uno "scambione" tutt'altro che trasparente e tutt'altro che foriero di buone notizie.
E' tutto? No, non è tutto.
In realtà la deliberazione della giunta comunale di Piazzatorre ci dice anche un'altra cosa: che è una giunta disposta a tutto pur di garantire la sopravvivenza degli impianti di risalita, ergo, della Piazzatorre "estiva" le frega poco o nulla, e la cui azione amministrativa è ispirata a forte sprezzo del ridicolo. Perché, considerato che i 16.000 mq di SLP residenziale non vengono messi in discussione, e dunque salvo improbabili concentrazioni volumetriche di sei piani fuori terra sull'area dell'ex Colonia, la Tagliata sparirà, scrivere nel disciplinare d'incarico che scopo dello stesso è "sensibilizzare la pianificazione e le costruzioni delle Unità Minime d’Intervento [...]" a una serie di belle cosette tra cui il "[...] rispetto dell’ambiente e della sensibilità paesaggistica", è segno che il senso del ridicolo non appartiene al signor sindaco (d'ora in avanti "s" minuscola) e ai suoi assessori.
CE LO DITE COME CAZZO PENSATE DI RISPETTARE L'AMBIENTE E IL
PAESAGGIO FACENDO FUORI IL BOSCO DELLA TAGLIATA?
sabato 26 novembre 2011
Impermeabili, inossidabili, indecenti
Tre parole nel titolo per dire quel che penso dei nostri (in)degni rappresentanti che siedono ai piani alti di Piazza Città di Lombardia, 1 - Milano.
I sedicenti liberali di cui sopra, gli alfieri della sussidiarietà, della libertà d'iniziativa e d'impresa, i paladini del mercato nelle loro auliche dichiarazioni ai giornalisti, spente le telecamere e riposti i taccuini, agiscono secondo le più consolidate tradizioni stataliste del paese, nell'alveo di quella miriade di provvedimenti clientelari "romani" che hanno portato l'Italia non sull'orlo "della" ma dentro "la" bancarotta.
Impermeabili alla crisi economica, inossidabili di fronte all'impietoso giudizio dei mercati, indecenti nei loro privilegi foraggiati col denaro dei contribuenti, eccoli erogare l'obolo che sosterrà l'economia delle valli per i decenni a venire.
I soldi di tutti usati non nell'interesse di tutti, ma per quello dei pochi. Ricordatevene quando il ticket per i vostri esami sanitari costerà un po' più dell'anno prima, quando l'abbonamento per il pullmann che porta vostro figlio a scuola raddoppierà dopo l'ulteriore sforbiciata (si mormora di 400 mln di €) che colpirà il trasporto pubblico locale nel 2012, quando il treno pendolari che trascina al lavoro sarà ancora un po' più sporco e un po' meno puntuale.
E ricordateve anche voi, a Roncobello, quando quei 15 milioni saranno passati sotto il vostro naso senza manco lasciarvi il tempo di sentire il loro odore.
Ricordatevene, visto che una nuova glaciazione sembra piuttosto in là da venire, quando i nuovi sfavillanti impianti di risalita vi consentiranno di ammirare piste d'erba:
I sedicenti liberali di cui sopra, gli alfieri della sussidiarietà, della libertà d'iniziativa e d'impresa, i paladini del mercato nelle loro auliche dichiarazioni ai giornalisti, spente le telecamere e riposti i taccuini, agiscono secondo le più consolidate tradizioni stataliste del paese, nell'alveo di quella miriade di provvedimenti clientelari "romani" che hanno portato l'Italia non sull'orlo "della" ma dentro "la" bancarotta.
Impermeabili alla crisi economica, inossidabili di fronte all'impietoso giudizio dei mercati, indecenti nei loro privilegi foraggiati col denaro dei contribuenti, eccoli erogare l'obolo che sosterrà l'economia delle valli per i decenni a venire.
I soldi di tutti usati non nell'interesse di tutti, ma per quello dei pochi. Ricordatevene quando il ticket per i vostri esami sanitari costerà un po' più dell'anno prima, quando l'abbonamento per il pullmann che porta vostro figlio a scuola raddoppierà dopo l'ulteriore sforbiciata (si mormora di 400 mln di €) che colpirà il trasporto pubblico locale nel 2012, quando il treno pendolari che trascina al lavoro sarà ancora un po' più sporco e un po' meno puntuale.
E ricordateve anche voi, a Roncobello, quando quei 15 milioni saranno passati sotto il vostro naso senza manco lasciarvi il tempo di sentire il loro odore.
Ricordatevene, visto che una nuova glaciazione sembra piuttosto in là da venire, quando i nuovi sfavillanti impianti di risalita vi consentiranno di ammirare piste d'erba:
(le tre immagini soprastanti non riguardano registrazioni svolte in Valle Brembana. Ne ho cercate ma non ne ho trovata neppure una. Riportano dati del Centro Geofisico Prealpino di Varese - Campo dei Fiori, e di una zona centrale di Milano. Rispetto alle Orobie cambiano i valori, non le tendenze, essendo queste ultime comuni a gran parte dell'Europa Centro - Mediterranea).
mercoledì 23 novembre 2011
I puntini sulle "i"
L'ultimo post di Mara ha scatenato una ridda di commenti piuttosto accesi. Io vorrei raffreddare un po' il clima, credo sia opportuno.
Vorrei soprattutto mettere, come dico nel titolo, i puntini sulle "i", ossia evidenziare una serie di fattori, personali e no.
Il primo punto è questo: sono personalmente contento che a Piazzatorre la vicenda "impianti" abbia preso la piega che le cronache più recenti ci hanno descritto. E sono sicuro che anche la mia socia è contenta. Lo scrivo senza ironie, senza fronzoli, senza voler dire una cosa intendendone un'altra.
Credo che la riapertura degli impianti, assicurata almeno per questa stagione, sia positiva comunque vada la stagione, non fosse altro perché l'aria di Piazzatorre era ormai sin troppo avvelenata, e la nuova bella notizia è un aliseo benefico.
L'altra buona notizia é che l'accordo per la riapertura vede protagonista della gestione una società già avvezza alla conduzione di strutture di questo tipo, non degli avventurieri. Le credenziali di tale società sembrano ottime, e questa è un'altrettanto ottima premessa di successo per la stagione invernale che si avvicina.
Fin qui le luci.
Siccome, però, al ruolo di scassamaroni non vengo meno, non posso dimenticare che le ombre non se ne sono andate del tutto.
Dalle dichiarazioni del sindaco Arioli riportate dalla stampa (e ancora una volta brilla per assenza la comunicazione ufficiale e istituzionale, non sostituibile da un'intervista) sembrerebbe che il futuro acquisto degli impianti da parte del Comune (ahi, ahi, politica interventista dello Stato di Pantalone!) dovrà essere finanziato attraverso interventi edilizi nell'alveo del PII che noi detestiamo.
Lo ribadisco: se tali interventi riguarderanno le ex Colonie, saranno solo benvenuti. Se fosse riproposto anche il folle scempio della Tagliata saremo ancora in prima linea, elmetto in testa, a sparare a zero su chiunque appoggerà questa sesquipedale stupidaggine.
Ci auguriamo, inoltre, che il passo compiuto dall'amministrazione comunale sia solo il primo di un cammino, possibilmente celere, che riguardi il ruolo di Piazzatorre da aprile a novembre, perché va bene l'entusiasmo di queste ore, ma poi le ore, i giorni, le settimane passano, e senza politiche per il "sopra zero gradi", quelle per il "sotto zero gradi", da sole di strada ne fanno poca. Detto in altri termini, occhio ai fuochi di paglia.
Ulteriore richiamo ai naviganti: gli accordi che vedono partecipare un ente locale, sono tali solo se formali, redatti in forma scritta, approvati dall'organo competente. Caro Sindaco, Lei è avvisato: niente pastrocchi all'italiana, niente volemose bene, vada in Consiglio, riferisca il dovuto e porti la convenzione tra Comune-Alta Quota-SESP. E poi, per favore, una volta nella vita, si decida a dare asilo alla trasparenza e alla comunicazione e pubblichi tutto quanto sul sito comunale, non sull'ECO, sul forum vallare o sul sito dell'ufficio turistico, no, proprio sul sito del Comune. Grazie.
Vorrei soprattutto mettere, come dico nel titolo, i puntini sulle "i", ossia evidenziare una serie di fattori, personali e no.
Il primo punto è questo: sono personalmente contento che a Piazzatorre la vicenda "impianti" abbia preso la piega che le cronache più recenti ci hanno descritto. E sono sicuro che anche la mia socia è contenta. Lo scrivo senza ironie, senza fronzoli, senza voler dire una cosa intendendone un'altra.
Credo che la riapertura degli impianti, assicurata almeno per questa stagione, sia positiva comunque vada la stagione, non fosse altro perché l'aria di Piazzatorre era ormai sin troppo avvelenata, e la nuova bella notizia è un aliseo benefico.
L'altra buona notizia é che l'accordo per la riapertura vede protagonista della gestione una società già avvezza alla conduzione di strutture di questo tipo, non degli avventurieri. Le credenziali di tale società sembrano ottime, e questa è un'altrettanto ottima premessa di successo per la stagione invernale che si avvicina.
Fin qui le luci.
Siccome, però, al ruolo di scassamaroni non vengo meno, non posso dimenticare che le ombre non se ne sono andate del tutto.
Dalle dichiarazioni del sindaco Arioli riportate dalla stampa (e ancora una volta brilla per assenza la comunicazione ufficiale e istituzionale, non sostituibile da un'intervista) sembrerebbe che il futuro acquisto degli impianti da parte del Comune (ahi, ahi, politica interventista dello Stato di Pantalone!) dovrà essere finanziato attraverso interventi edilizi nell'alveo del PII che noi detestiamo.
Lo ribadisco: se tali interventi riguarderanno le ex Colonie, saranno solo benvenuti. Se fosse riproposto anche il folle scempio della Tagliata saremo ancora in prima linea, elmetto in testa, a sparare a zero su chiunque appoggerà questa sesquipedale stupidaggine.
Ci auguriamo, inoltre, che il passo compiuto dall'amministrazione comunale sia solo il primo di un cammino, possibilmente celere, che riguardi il ruolo di Piazzatorre da aprile a novembre, perché va bene l'entusiasmo di queste ore, ma poi le ore, i giorni, le settimane passano, e senza politiche per il "sopra zero gradi", quelle per il "sotto zero gradi", da sole di strada ne fanno poca. Detto in altri termini, occhio ai fuochi di paglia.
Ulteriore richiamo ai naviganti: gli accordi che vedono partecipare un ente locale, sono tali solo se formali, redatti in forma scritta, approvati dall'organo competente. Caro Sindaco, Lei è avvisato: niente pastrocchi all'italiana, niente volemose bene, vada in Consiglio, riferisca il dovuto e porti la convenzione tra Comune-Alta Quota-SESP. E poi, per favore, una volta nella vita, si decida a dare asilo alla trasparenza e alla comunicazione e pubblichi tutto quanto sul sito comunale, non sull'ECO, sul forum vallare o sul sito dell'ufficio turistico, no, proprio sul sito del Comune. Grazie.
giovedì 17 novembre 2011
Le virtù teologali
Fede, speranza, carità. Sono le tre virtù teologali. Doti indispensabili a chi si concede il lusso di voler bene a Piazzatorre.
Aggiungiamo, per non farci mancare proprio nulla, una quartà virtù: la pazienza, secondo la definizione che ne dà Sant'Agostino: "la pazienza retta, degna di lode e del nome di virtù, è quella per la quale con
animo equo tolleriamo i mali, per non abbandonare con animo iniquo quei beni,
per mezzo dei quali possiamo raggiungere beni migliori. Pertanto chi non ha la
pazienza, mentre si rifiuta di sopportare i mali, non ottiene d’essere esentato
dal male ma finisce col soffrire mali maggiori. I pazienti preferiscono
sopportare il male per non commetterlo piuttosto che commetterlo per non
sopportarlo; così facendo rendono più leggeri i mali che soffrono con pazienza
ed evitano mali peggiori in cui cadrebbero con l’impazienza".
Cari amici (stavo per scrivere cari fratelli e sorelle, visto il titolo del post) abbiate fede, abbiate speranza, siate caritatevoli, e soprattutto fate scorta di pazienza.
Vedrete che prima o poi il Comune si deciderà a sfruttare quel povero sito web che possiede, per fornire tutte le informazioni del caso.
Che dite, é demoralizzante o no aprire un sito istituzionale "aggiornato" a due anni fa? Non fa specie che l'informazione debba essere elemosinata su portali e su forum?
Quanto a questi ultimi, qui non ce l'abbiamo con il forum vallare, semmai con le licenze che si concedono alcuni suoi amministratori, e per i motivi che avevo spiegato qui.
Checché ne dicano, un forum é un posto dove la discussione DEVE essere libera, e anche le idee non gradite devono trovare spazio, venendo criticate se si hanno gli argomenti per farlo, oppure lasciandole decantare se non si ha la capacità di ribattere con argomentazioni decenti.
Restiamo convintissimi dell'utilità del forum vallare, anche perché é gestito a livello locale, a differenza, é solo un esempio, di questo blog, che viene scritto da me e Paolo quando e dove capita, e non può avere il livello di aggiornamento che solo chi vive in valle é in grado di garantire.
Lunga vita dunque al forum di valbrembanaweb, ma sia chiaro, qua non solo non ci sentiamo inferiori a loro, se non per numero di lettori (anche perché qui si tratta un solo thread, non diverse decine). Paradossalmente in questo che é un blog personale, dove pertanto siamo perfettamente autorizzati a scrivere quel che ci pare (nei limiti del codice penale) e a censurare i commenti non graditi, non essendo questo un luogo di discussione ma di proposizione della nostra posizione per-so-na-le, qui dicevo NON E' MAI STATO CENSURATO UN SOLO COMMENTO E LA DISCUSSIONE E' PIU' LIBERA. TOTALMENTE LIBERA.
Alla faccia di chi si autodefinisce credibile e difende la propria supposta credibilità a colpi di censura.
Checché ne dicano, un forum é un posto dove la discussione DEVE essere libera, e anche le idee non gradite devono trovare spazio, venendo criticate se si hanno gli argomenti per farlo, oppure lasciandole decantare se non si ha la capacità di ribattere con argomentazioni decenti.
Restiamo convintissimi dell'utilità del forum vallare, anche perché é gestito a livello locale, a differenza, é solo un esempio, di questo blog, che viene scritto da me e Paolo quando e dove capita, e non può avere il livello di aggiornamento che solo chi vive in valle é in grado di garantire.
Lunga vita dunque al forum di valbrembanaweb, ma sia chiaro, qua non solo non ci sentiamo inferiori a loro, se non per numero di lettori (anche perché qui si tratta un solo thread, non diverse decine). Paradossalmente in questo che é un blog personale, dove pertanto siamo perfettamente autorizzati a scrivere quel che ci pare (nei limiti del codice penale) e a censurare i commenti non graditi, non essendo questo un luogo di discussione ma di proposizione della nostra posizione per-so-na-le, qui dicevo NON E' MAI STATO CENSURATO UN SOLO COMMENTO E LA DISCUSSIONE E' PIU' LIBERA. TOTALMENTE LIBERA.
Alla faccia di chi si autodefinisce credibile e difende la propria supposta credibilità a colpi di censura.
lunedì 14 novembre 2011
Mi spezzo ma non comunico
Giusto per non smentire la tradizione piazzatorrese secondo la quale, nella comunicazione, la trasparenza è una malattia e l'ufficialità è una malattia grave, ecco che puntuale arriva un'anticipazione dei soliti bene informati.
Vigliacca la miseria se il Comune si decide a cambiare registro e a informare su quel che fa giorno per giorno e non solo dopo l'esito delle sue azioni.
Cos'é? Se tutto va bene si stappa lo champagne, se tutto va male almeno non si sa di chi é la colpa? E' questa la consegna?
Nota a margine: con i suoi commenti, il nostro (ex?) lettore Azeglio ottiene una nuova gran bella figura (si fa per dire).
domenica 13 novembre 2011
Fare la "O" col bicchiere
Riprendo il
tema avviato dal commento di una anonima lettrice, che poneva la più classica
delle domande: cosa fare?
Mi scuso
anzitempo se, per quanto cercherò di evitarlo, userò termini inglesi entrati
nell’uso corrente del linguaggio aziendale.
Quello che
vi descriverò da qui in poi non è una ricetta miracolistica, né l’uovo di
Colombo, ma una sintesi di cose piuttosto ovvie, tanto che alla fine molti di
voi diranno “lo sapevo anch’io”.
Comincerei
col dire che chiedersi cosa “fare” dovrebbe essere l’ultimo dei nostri
pensieri, l’ultimo passo di un processo che parte da chi/cosa vogliamo “essere”,
ovvero quale futuro auspichiamo (in questo caso per Piazzatorre). La partenza é
costruire la vision.
Chi sono
gli attori di questa costruzione? In una comunità così piccola viene da dire “tutti”,
o almeno una quota qualificata della popolazione effettivamente residente, perché
se è vero che il Comune ha il compito istituzionale di esercitare (anche) le
funzioni che riguardano lo sviluppo economico, è altrettanto vero che in una
realtà di 400 anime interpellare e ascoltare chi ha qualcosa da dire non è un’impresa
improba e, soprattutto, è fondamentale per giungere ad una vision condivisa, senza la quale è perfettamente inutile iniziare a
fare qualsiasi cosa.
Decidere
cosa si vuol essere (una località per solo turismo invernale? una per solo
turismo estivo? una località “quattro stagioni”? altro?) significa compiere una
scelta indicandone i motivi a supporto. Se la scelta fondamentale non è condivisa,
al primo cambiamento di vento crolla tutto quanto.
Alla
determinazione della vision consegue
la fissazione degli obiettivi, che devono essere chiari, raggiungibili,
misurabili. Dire “vogliamo rilanciare Vattelapesca” non è un obiettivo, è una
dichiarazione d’intenti, bella finché si vuole, ma tutt’altro che concreta. Obiettivi
sono, per esempio, fissare il numero di visitatori che si intende avere in determinati
periodi dell’anno, stabilire quali servizi si intendono erogare e con quali
standard, quali requisiti di attrattività devono essere conseguiti e in quali
tempi, ecc.
Anche per
gli obiettivi è essenziale la condivisione. Stabilirli sulla base di una
volontà politica legata alla maggioranza di turno è sbagliato: vale quanto
sopra, se per qualsiasi motivo i numeri vengono meno, il rischio dello
scatafascio è altissimo.
Ma allora a
che serve un’amministrazione comunale se deve condividere tutto? Sbagliato! Non
tutto, solo vision e obiettivi, cioè le
variabili non negoziabili, stabilite le quali spetta alla maggioranza decidere
il “come” raggiungere gli obiettivi ed il risultato connesso allo vision.
Il “come” è
fatto di una sequenza precisa: politiche, strategie, attività.
L’inglese
ci viene in aiuto, perché in quella lingua l’italiano “politiche” viene
tradotto con policies quando si parla
di linee di condotta e con politics
quando ci si riferisce alle attività proprie della politica. Qui si parla di policies.
“Politica
dell’accoglienza”, giusto per fare un esempio diretto, non è ancora una
strategia, né un’espressione di cose di fare, è, piuttosto, un tassello del puzzle che compone un modello di
sviluppo turistico. “Politica per la residenzialità” è un altro. “Politica per
l’attrattività”, “politica per le attività e l’indotto”, ecc…, sono tutte linee
di condotta che un’amministrazione, un consorzio, una società, scelgono di
seguire sulla base di motivazioni, che sono tenute ad esplicitare.
Le
strategie sono gli “strumenti”, gli “attrezzi” che si intendono usare per
sviluppare le politiche. La pubblicità, suggerita da Macky in più interventi, è
una strategia; l’ispirazione ad un modello presunto più efficiente è una
strategia; l’avvalersi della negoziazione con altri soggetti è una strategia;
proporre pacchetti vacanze è una strategia; scegliere la ricettività alberghiera
è una strategia (opposta alla strategia che punta alla residenza in seconda casa).
Le attività
sono la traduzione nel “pratico” delle strategie, ovvero sia quel “cosa” che si
chiedeva all’inizio. Un “cosa” che, per essere fatto, esige di essere definito
anche nel “come” (esempio pubblicità: rivolta a quale pubblico; con quali
mezzi; a quali costi; entro quali tempi), nonché nel “chi” (i soggetti che
dovranno occuparsene).
Avete già
capito quindi che per poter decidere se “cosa” fare affinché una località
turistica si riprenda dallo sfacelo, serve stabilire una serie di altre “cose”.
Trait d’union di tutto questo ambaradan è la comunicazione, che deve essere costante,
precisa, il più possibile trasparente, e ufficiale.
Comunicazione non solo verso l’esterno (i possibili utenti), ma anche all’interno
dell’organizzazione o del gruppo che sta seguendo il “progetto”.
Adesso
ditemi voi a quali dei punti che vi ho esposto rispondeva il PII, ditemi se per
Piazzatorre, al di là della mera dichiarazione d’intenti inerente il “rilancio”,
sono mai stati definiti una vision, degli
obiettivi, delle politiche. Ci si è affidati ad una sola strategia (la
programmazione negoziata, e con un soggetto non avvezzo a “produrre” turismo),
che riproponeva attività note e stranote, lasciando la comunicazione alle voci
da bar. Poteva avere successo un progetto così gestito? Certo che sì. Bastava
avere un culo pazzesco.
venerdì 11 novembre 2011
E dimettersi no?
Secondo Alberto Mazzoleni, Presidente della Comunità Montana Valle Brembana, la montagna ha troppi vincoli.
Vediamo un po', analizziamo i fatti e non le opinioni.
Troppi vincoli rispetto a cosa? Qual è il parametro di riferimento?
I boschi, per esempio, sono vincolati ope legis, però questo vincolo vale indifferentemente su tutto il territorio nazionale, quindi no, la pietra dello scandalo non possono essere i boschi.
La fasce fluviali e lacustri sono vincolate anch'esse, ma vale quanto sopra. Ancora una volta non sono questi elementi a fare la differenza.
I territori compresi nei parchi regionali allora, ecco, questa potrebbe essere una penalizzazione, però se penso, per esempio, che la città di Gallarate (Gallarate!) é interamente compresa nel Parco del Ticino, e che l'area urbana di Piazzatorre é esterna al Parco delle Orobie Bergamasche, ancora una volta mi dico che l'elemento penalizzante deve stare per forza altrove.
I territori alpini oltre quota 1.600 m e quelli appenninici oltre quota 1.200 m sono vincolati, effettivamente questo fa una certa differenza, soprattutto per chi vuol costruirsi un'abitazione o un'azienda oltre quelle altezze. Abbiamo trovato un possibile colpevole della penalizzazione a carico della montagna: l'altezza!
I circhi glaciali sono vincolati, ma é un problema minore direi.
I vulcani sono vincolati, ma escluderei la presenza di vulcani in Valle Brembana, i giornali ne avrebbero parlato. I vulcani non penalizzano le Orobie.
Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Interesse Comunitario (SIC) sono una bella palla al piede, ammettiamolo. Però, accidenti, anche questi sono sparsi ovunque lungo lo Stivale, e a tutte le quote, e in più, aprite bene le orecchie, non vengono individuati perché un oscuro funzionario di Bruxelles si sveglia una mattina, prende un volo Ryan Air, atterra ad Orio, sequestra un furgone di cottimisti e lo dirotta su per le valli apponendo vincoli a destra e a manca. No, non funziona così. Funziona che qualche amministratore locale o provinciale o regionale valuta che una determinata area abbia i requisiti per essere protetta, fa una proposta in tal senso, e dopo un iter che spesso dura anche due-tre anni, se tutti i soggetti interpellati convengono che quell'area sia effettivamente delicata, allora la si classifica come ZPS o SIC.
Nemmeno ZPS e SIC possono quindi essere classificati come killer della montagna.
Ho come la sensazione che ci sia in giro un altro genere di killer: quelli che non sanno presentare i progetti.
Vediamo un po', analizziamo i fatti e non le opinioni.
Troppi vincoli rispetto a cosa? Qual è il parametro di riferimento?
I boschi, per esempio, sono vincolati ope legis, però questo vincolo vale indifferentemente su tutto il territorio nazionale, quindi no, la pietra dello scandalo non possono essere i boschi.
La fasce fluviali e lacustri sono vincolate anch'esse, ma vale quanto sopra. Ancora una volta non sono questi elementi a fare la differenza.
I territori compresi nei parchi regionali allora, ecco, questa potrebbe essere una penalizzazione, però se penso, per esempio, che la città di Gallarate (Gallarate!) é interamente compresa nel Parco del Ticino, e che l'area urbana di Piazzatorre é esterna al Parco delle Orobie Bergamasche, ancora una volta mi dico che l'elemento penalizzante deve stare per forza altrove.
I territori alpini oltre quota 1.600 m e quelli appenninici oltre quota 1.200 m sono vincolati, effettivamente questo fa una certa differenza, soprattutto per chi vuol costruirsi un'abitazione o un'azienda oltre quelle altezze. Abbiamo trovato un possibile colpevole della penalizzazione a carico della montagna: l'altezza!
I circhi glaciali sono vincolati, ma é un problema minore direi.
I vulcani sono vincolati, ma escluderei la presenza di vulcani in Valle Brembana, i giornali ne avrebbero parlato. I vulcani non penalizzano le Orobie.
Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Interesse Comunitario (SIC) sono una bella palla al piede, ammettiamolo. Però, accidenti, anche questi sono sparsi ovunque lungo lo Stivale, e a tutte le quote, e in più, aprite bene le orecchie, non vengono individuati perché un oscuro funzionario di Bruxelles si sveglia una mattina, prende un volo Ryan Air, atterra ad Orio, sequestra un furgone di cottimisti e lo dirotta su per le valli apponendo vincoli a destra e a manca. No, non funziona così. Funziona che qualche amministratore locale o provinciale o regionale valuta che una determinata area abbia i requisiti per essere protetta, fa una proposta in tal senso, e dopo un iter che spesso dura anche due-tre anni, se tutti i soggetti interpellati convengono che quell'area sia effettivamente delicata, allora la si classifica come ZPS o SIC.
Nemmeno ZPS e SIC possono quindi essere classificati come killer della montagna.
Ho come la sensazione che ci sia in giro un altro genere di killer: quelli che non sanno presentare i progetti.
martedì 8 novembre 2011
Dear Macky...
...veniamo a noi.
Dunque, vediamo un po', se per Lei va bene partirei a raccontare un po' di Piazzatorre, che da qui indicherò PZT, per far prima.
PZT fu una di quelle località che per un buon quindicennio dopo la fine della SGM (la prendo un po' lunga, abbia pazienza), sonnecchiava tranquilla nella sua valle, viveva di quel poco che l'economia di una zona manifestamente depressa le concedeva, vedeva pochi (ma probabilmente buoni) turisti, piuttosto sciuri, oltre ai ragazzi che dalla città venivano deportati (ops, pardon) entusiasticamente accompagnati nelle colonie estive. Nulla di più o di meno di molte altre località montane sparse per la Penisola.
Facciamo un salto di altri quindici anni. Primi anni '70 del secolo scorso. PZT scopre una "vocazione" più spiccata per il turismo invernale, arriva un po' in ritardo rispetto ad altre località più rinomate ma arriva. E qui faccio il primo appunto: in realtà, non è PZT a scoprire il turismo, é l'esatto contrario, e perché? Perché sono gli anni in cui lo sci comincia a uscire dall'aura elitaria che lo contraddistingue, e la voglia di mettere gli sci ai piedi comincia a diffondersi presso un pubblico più vasto, quello che non può permettersi Cortina, ma che ha abbastanza denari per fare qualcosa in più della gitarella fuori porta la domenica.
Qualche anno ancora e lo sci, complice la "Valanga Azzurra" diventa "popolare" quasi come il calcio. Ricordo come fosse oggi che i bambini che non potevano venire in montagna a sciare, provavano qualcosa di analogo ai loro coetanei odierni ai quali i genitori non regalano l'iPhone.
Quegli anni sono quelli in cui il boom edilizio ha iniziato a modificare massicciamente l'aspetto di PZT. E' stata un'onda lunga, durata fino a tutti gli '80 direi, se la memoria non mi tradisce.
Comunque, PZT era a quel punto effettivamente una località, se non rinomata, senz'altro piacevole, e vivace direi, almeno per gli standard dell'epoca.
Cosa è accaduto da lì in avanti? Due cose, fondamentalmente, anzi, tre. Una a livello "Alpi", ovvero un calo dell'interesse verso gli sport invernali, dapprima meno sensibile poi sempre più marcato.
A fine anni '90 il patatrac era ormai prossimo, e puntualmente si è verificato dopo qualche anno. Nel 2002, forse 2003, PZT era ben avviata su un binario morto, complice se vuole un ricambio generazionale che NON ha visto il subentro a diverse attività presenti in paese, le quali conseguentemente hanno chiuso una dopo l'altra. Intendiamoci, il ricambio non c'é stato anche perché la redditività di quelle attività era via via divenuta sempre più marginale.
Ho quasi finito eh, resista Macky.
Nel 2006, credo, fu eletta sindaco Federica Arioli, una donna giovane, preparata, sulla quale io stessa avevo posto molte speranze. Federica era partita molto bene secondo me, aveva portato una ventata di rinnovamento. Non è stata seguita. E' stata osteggiata, ha dovuto scendere a patti con una parte della minoranza consiliare, digerire un "ribaltino" indegno, e infine, forse esausta anch'essa, ha ceduto al "richiamo della foresta", cioè alla proposta di curare il malato (PZT) con la medicina che, alla fine dei conti, l'aveva steso definitivamente: ulteriore indiscriminata crescita edilizia.
Qui contestiamo ferocemente lo strumento utilizzato per dare il "la" a tale crescita, un Programma Integrato di Intervento che oltre a cose accettabilissime e sensate (la riqualificazione dei due rottami rappresentati dalle ex Colonie) prevede una demenziale villettopoli sull'area dove ora sorge il bosco urbano della "Tagliata".
Io non lo so se questo blog ha contribuito a rompere quel "bel" giocattolo di cui in tanti si erano subito innamorati (il PII), so che per aver osato criticarlo e combatterlo ci siamo presi dei crociati, degli integralisti, dei talebani, degli oscurantisti, ecc. ecc.
Le nostre proposte, diceva? Il blog le riporta. L'ultima è piuttosto recente, l'ha formulata Paolo, prendendosi ovviamente un sacco di pernacchie. Altre le troverà in post più vecchi, a partire dal 2009 credo, forse anche da prima.
Tutte regolarmente ignorate, ma nessuno, ripeto nessuno, ha sinora presentato proposte d'altro tipo.
Sostanzialmente ci si sta impiccando allo sci come elemento salvifico, ignorando ostinatamente numeri e documenti che danno ampia dimostrazione circa il fatto che gli sport invernali devono essere ormai visti come un complemento ad un'offerta turistica più strutturata ed estesa all'intero anno, o almeno a sua larga parte (si veda i tag "Sport invernali e turismo").
Cosa vorrei? Quello che tutti (credo) vogliono: una Piazzatorre più bella, più accogliente, più ordinata, più viva IN PRIMO LUOGO PER CHI CI ABITA, perché, checché qualcuno ne pensi, io credo che chi decide di vivere in montagna meriti più rispetto di quello che noi turisti mediamente concediamo con sufficienza, trattando questi luoghi con la stessa filosofia "usa, consuma e getta" che utilizziamo per una qualsiasi forma di divertimento. Disprezzo chi dichiara senza vergogna "ho comprato la casa per usarla due settimane l'anno, e va bene così, di tutto il resto non mi frega nulla".
Lo so bene che è più facile a dirsi che a farsi, ma levarsi la cazzuola dalla testa è un passo fondamentale per cominciare a fare qualcosa di buono. Molti villeggianti (non sto nemmeno parlando di me, pensi) hanno chiesto non so quante volte di essere maggiormente ascoltati, non si pretendeva il voto amministrativo, ma almeno una considerazione maggiore. Si è preferito dar loro in pasto lo "zuccherino" dell'unificazione degli impianti (pur benedetta sia chiaro) per nascondere l'assenza di qualsivoglia altra progettualità che non fosse quella legata alla speculazione edilizia.
Salvare gli attuali impianti di risalita vale qualsiasi prezzo ambientale? Per noi no.
Macky, creda, lo so che costruire un programma turistico è tutt'altro che facile, anni fa sono stata advisor per un Consorzio italiano, a partecipazione mista pubblico-privata, che gestiva un'area turistica, estiva e invernale, grande penso quanto mezza provincia di Bergamo, ricordo ancora l'imbarazzo che dovevo nascondere rispetto alla pochezza e alla vacuità delle proposte contenute nel loro Piano di Sviluppo, c'era da chiedersi se davvero quell'enorme contesto avesse una vocazione turistica o se la si stesse inventando di sana pianta. Si figuri se non comprendo le difficoltà di PZT, ma comprendere non significa dover giustificare la mancanza di strategie, di politiche, di linee d'azione che non siano quelle utilizzate negli ultimi trent'anni del secolo scorso.
Dunque, vediamo un po', se per Lei va bene partirei a raccontare un po' di Piazzatorre, che da qui indicherò PZT, per far prima.
PZT fu una di quelle località che per un buon quindicennio dopo la fine della SGM (la prendo un po' lunga, abbia pazienza), sonnecchiava tranquilla nella sua valle, viveva di quel poco che l'economia di una zona manifestamente depressa le concedeva, vedeva pochi (ma probabilmente buoni) turisti, piuttosto sciuri, oltre ai ragazzi che dalla città venivano deportati (ops, pardon) entusiasticamente accompagnati nelle colonie estive. Nulla di più o di meno di molte altre località montane sparse per la Penisola.
Facciamo un salto di altri quindici anni. Primi anni '70 del secolo scorso. PZT scopre una "vocazione" più spiccata per il turismo invernale, arriva un po' in ritardo rispetto ad altre località più rinomate ma arriva. E qui faccio il primo appunto: in realtà, non è PZT a scoprire il turismo, é l'esatto contrario, e perché? Perché sono gli anni in cui lo sci comincia a uscire dall'aura elitaria che lo contraddistingue, e la voglia di mettere gli sci ai piedi comincia a diffondersi presso un pubblico più vasto, quello che non può permettersi Cortina, ma che ha abbastanza denari per fare qualcosa in più della gitarella fuori porta la domenica.
Qualche anno ancora e lo sci, complice la "Valanga Azzurra" diventa "popolare" quasi come il calcio. Ricordo come fosse oggi che i bambini che non potevano venire in montagna a sciare, provavano qualcosa di analogo ai loro coetanei odierni ai quali i genitori non regalano l'iPhone.
Quegli anni sono quelli in cui il boom edilizio ha iniziato a modificare massicciamente l'aspetto di PZT. E' stata un'onda lunga, durata fino a tutti gli '80 direi, se la memoria non mi tradisce.
Comunque, PZT era a quel punto effettivamente una località, se non rinomata, senz'altro piacevole, e vivace direi, almeno per gli standard dell'epoca.
Cosa è accaduto da lì in avanti? Due cose, fondamentalmente, anzi, tre. Una a livello "Alpi", ovvero un calo dell'interesse verso gli sport invernali, dapprima meno sensibile poi sempre più marcato.
Due a livello locale: a) non si è fiutato il vento che cambiava, non si sono cambiate strategie e proposte per consolidare il ruolo turistico del paese. Tutto o quasi restava ancorato al mito della "seconda casa"; b) i dissapori tra famiglie e tra gruppi d'interessi locali hanno avuto il sopravvento sull'interesse generale.
A fine anni '90 il patatrac era ormai prossimo, e puntualmente si è verificato dopo qualche anno. Nel 2002, forse 2003, PZT era ben avviata su un binario morto, complice se vuole un ricambio generazionale che NON ha visto il subentro a diverse attività presenti in paese, le quali conseguentemente hanno chiuso una dopo l'altra. Intendiamoci, il ricambio non c'é stato anche perché la redditività di quelle attività era via via divenuta sempre più marginale.
Ho quasi finito eh, resista Macky.
Nel 2006, credo, fu eletta sindaco Federica Arioli, una donna giovane, preparata, sulla quale io stessa avevo posto molte speranze. Federica era partita molto bene secondo me, aveva portato una ventata di rinnovamento. Non è stata seguita. E' stata osteggiata, ha dovuto scendere a patti con una parte della minoranza consiliare, digerire un "ribaltino" indegno, e infine, forse esausta anch'essa, ha ceduto al "richiamo della foresta", cioè alla proposta di curare il malato (PZT) con la medicina che, alla fine dei conti, l'aveva steso definitivamente: ulteriore indiscriminata crescita edilizia.
Qui contestiamo ferocemente lo strumento utilizzato per dare il "la" a tale crescita, un Programma Integrato di Intervento che oltre a cose accettabilissime e sensate (la riqualificazione dei due rottami rappresentati dalle ex Colonie) prevede una demenziale villettopoli sull'area dove ora sorge il bosco urbano della "Tagliata".
Io non lo so se questo blog ha contribuito a rompere quel "bel" giocattolo di cui in tanti si erano subito innamorati (il PII), so che per aver osato criticarlo e combatterlo ci siamo presi dei crociati, degli integralisti, dei talebani, degli oscurantisti, ecc. ecc.
Le nostre proposte, diceva? Il blog le riporta. L'ultima è piuttosto recente, l'ha formulata Paolo, prendendosi ovviamente un sacco di pernacchie. Altre le troverà in post più vecchi, a partire dal 2009 credo, forse anche da prima.
Tutte regolarmente ignorate, ma nessuno, ripeto nessuno, ha sinora presentato proposte d'altro tipo.
Sostanzialmente ci si sta impiccando allo sci come elemento salvifico, ignorando ostinatamente numeri e documenti che danno ampia dimostrazione circa il fatto che gli sport invernali devono essere ormai visti come un complemento ad un'offerta turistica più strutturata ed estesa all'intero anno, o almeno a sua larga parte (si veda i tag "Sport invernali e turismo").
Cosa vorrei? Quello che tutti (credo) vogliono: una Piazzatorre più bella, più accogliente, più ordinata, più viva IN PRIMO LUOGO PER CHI CI ABITA, perché, checché qualcuno ne pensi, io credo che chi decide di vivere in montagna meriti più rispetto di quello che noi turisti mediamente concediamo con sufficienza, trattando questi luoghi con la stessa filosofia "usa, consuma e getta" che utilizziamo per una qualsiasi forma di divertimento. Disprezzo chi dichiara senza vergogna "ho comprato la casa per usarla due settimane l'anno, e va bene così, di tutto il resto non mi frega nulla".
Lo so bene che è più facile a dirsi che a farsi, ma levarsi la cazzuola dalla testa è un passo fondamentale per cominciare a fare qualcosa di buono. Molti villeggianti (non sto nemmeno parlando di me, pensi) hanno chiesto non so quante volte di essere maggiormente ascoltati, non si pretendeva il voto amministrativo, ma almeno una considerazione maggiore. Si è preferito dar loro in pasto lo "zuccherino" dell'unificazione degli impianti (pur benedetta sia chiaro) per nascondere l'assenza di qualsivoglia altra progettualità che non fosse quella legata alla speculazione edilizia.
Salvare gli attuali impianti di risalita vale qualsiasi prezzo ambientale? Per noi no.
Macky, creda, lo so che costruire un programma turistico è tutt'altro che facile, anni fa sono stata advisor per un Consorzio italiano, a partecipazione mista pubblico-privata, che gestiva un'area turistica, estiva e invernale, grande penso quanto mezza provincia di Bergamo, ricordo ancora l'imbarazzo che dovevo nascondere rispetto alla pochezza e alla vacuità delle proposte contenute nel loro Piano di Sviluppo, c'era da chiedersi se davvero quell'enorme contesto avesse una vocazione turistica o se la si stesse inventando di sana pianta. Si figuri se non comprendo le difficoltà di PZT, ma comprendere non significa dover giustificare la mancanza di strategie, di politiche, di linee d'azione che non siano quelle utilizzate negli ultimi trent'anni del secolo scorso.
lunedì 7 novembre 2011
Aiuto! C'é un blog in libertà!
Un insidioso essere alieno s'aggira per la Valle Brembana seminando zizzania tra i suoi abitanti, incutendo timore in molti di loro, minacciando la quiete della valle.
Lo strano essere è imperscrutabile, infido, si mimetizza, assume sembianze umane per avvicinare malcapitati valligiani, ghermirli e, infine, divorarli.
Le autorità invitano alla calma e assicurano che la situazione è sotto controllo, ma nessuno si fida più, la gente rincasa presto la sera, spranga porte e finestre e si raccoglie davanti al pc sperando in una sola, rassicurante notizia: salviAMO Piazzatorre è stato ucciso dai guardaccia!
Usti, siamo proprio più pericolosi dell'orco Shrek, eh sì,occhio che vi tritiamo le ossa e ci facciamo il sapone.
Bah, che dire, nell'Italia di oggi essere considerati inutili e fastidiosi é motivo d'orgoglio, visto che in tali categorie vengono quotidianamente fatti rientrare tutti i "rompicoglioni" che costringono il prossimo a sfruttare i neuroni che il buon Dio ha avuto la generosità di assegnargli.
Quindi no, no cari infastiditi, il blog non lo chiudo, se non altro perché non avete nemmeno fatto lo sforzo (per par condicio) di chiedere la chiusura di quest'altro ormai anch'esso (per i vostri angusti parametri) inutile e fastidioso thread sul forum vallare.
In realtà, però, non lo chiudo perché sono convinta che ogni luogo di discussione abbia un senso, anche ove non scaturiscano folgoranti idee, non si postino commenti degni del Nobel per la letteratura, non si trovi la soluzione alle sfighe del mondo. Tra mille cazzate una mezza roba buona prima o poi salta comunque fuori.
Non lo chiudo perché, checché si ritenga, il PII non è sepolto, é (forse) accantonato, e per quanto io sia stracerta che giuridicamente non possa più essere convenzionato, in quanto decaduto, sono altrettanto stracerta che Regione e Provincia mai e poi mai prenderanno carta e penna per mettere nero su bianco tale dettaglio al Comune. Sono, altresì, ragionevolmente convinta che il redigendo PGT rischi di riproporre la medesima pirlata tale e quale (senza, quindi, quelle modifiche che noi fastidiosi auspichiamo da sempre).
Su una cosa devo convenire col nostro affezionato commentatore Azeglio: la mediocrità del "bar sport" è, purtroppo, così diffusa (e non da ieri) nel nostro maleamato Paese, relativamente a qualsiasi argomento, che anche qua, sia detto senza offesa per nessuno, la si riscontra in qualche intervento.
Rivendico, tuttavia, l'ostinata convinzione che sia giusto pubblicare ogni contributo che qui arriva, se i suoi contenuti rispettano i limiti dettati dall'educazione, dalla decenza, dalla consapevolezza che l'illazione pesante, la diffamazione, la calunnia non sono giustificabili dietro l'anonimato che Blogger garantisce. Se mi accorgo che un'affermazione non comprovata o comprovabile, o offensiva, rischia di essere inequivocabilmente riconducibile ad una persona fisica o ad altro soggetto, la blocco. Se non dovessi accorgermene, siete cortesemente pregati di segnalarmelo e nel giro di ventiquattr'ore la cancello.
Tutto ciò premesso, ribadisco, non siamo qui solo per contestare. Avete, se gradite, ampia possibilità di PRO-POR-RE la vostra personale ricetta per far sì che Piazzatorre risalga la china lungo la quale sta scendendo. Enjoy the fligth.
sabato 5 novembre 2011
Da oggi cambiamo un po'
Il cambiamento è un atto fondamentale per chiunque e per qualunque attività, sempre.
Senza cambiamento non c'è evoluzione, non c'è miglioramento, si può tirare avanti, non crescere.
I vostri commenti sono stati l'occasione per compiere una piccola svolta per questo blog.
Da oggi non ci sarà più solo la contestazione di un'idea che (per noi) resta sbagliata, né solo la proposta di ciò che (sempre noi) riteniamo migliore e possibile (AVVISO AI NAVIGANTI: chi sostiene che qui proposte non ne sono mai state fatte, è in errore, quindi, togliete pure la puntina da quel disco).
Il blog diventa anche una cassetta postale: depositateci le VOSTRE proposte alternative a quello "splendido" PII che, a Dio piacendo, non avrà prosecuzione (almeno non nella forma attuale si spera).
Da qui in avanti avete l'occasione di lanciarvi nelle idee, anche le più strampalate, in una sorta di brainstorming via web.
Buttatevi, tanto male non vi farete, nessuno è qui a dare voti, tutti teniamo a che Piazzatorre diventi una località più bella e attraente di quanto lo sia ora.
Solo una cosa: siate INNOVATIVI, non fossilizzatevi sull'unico modello di sviluppo che è stato portato avanti per trent'anni. I suoi esiti li conoscete già.
Se volete potete scrivere anche al nostro indirizzo di posta elettronica mailto:salviamopiazzatorre@gmail.com, le vostre lettere le pubblico poi io.
Buon divertimento, e speriamo ne esca qualcosa di utile.
venerdì 4 novembre 2011
Il problema di Piazzatorre? E' il nostro nome (!)
Il "pobblema" di Palemmo era il "ciaffico". Qual' è quello di Piazzatorre?
IL NOME DI QUESTO BLOG
Ora, Ennio Flaiano vorrà perdonarmi se lo cito: "la situazione è drammatica, ma non seria".
Se si arriva a sostenere che il problema di cui Piazzatorre soffre è il nome di un blog o, comunque, la cattiva pubblicità che quel (questo) blog farebbe al paese, allora temo che nell'Alta Valle Brembana la confusione regni sovrana (fa anche rima).
A fare cattiva pubblicità sarebbe il mio blogghino da cinquanta lettori in media la giorno? Salviamo Piazzatorre come spauracchio per i potenziali turisti? Cari amici e nemici, abbiate pazienza, ci state sopravvalutando.
Adesso vi dico io alcune cosette che di sicuro fanno cattiva pubblicità a Piazzatorre:
- le fazioni in cui è divisa,
- l'assenza di strategie amministrative degne di questo nome,
- l'improvvisazione e l'estemporaneità delle scelte (l'anfiteatro incompiuto resta un emblema, degno di un paese sito in qualche regione italiana posta qualche parallelo più a sud),
- la pervicacia nel somministrare al malato le stesse medicine che l'hanno portato al coma,
- la fideistica venerazione verso le taumaturgiche proprietà dello sci di rappresentare quel "vento in poppa" che dovrebbe gonfiare le vele del paese,
- l'incapacità di scrollarsi di dosso le reminiscenze di un passato che, in quanto tale, non può rappresentare il futuro (guardatevi pure le foto di un giovane Pippo Baudo che fa finta di salire sulla bidonvia stando ben attento a non gualcire il vestitino stirato. Trattenete le lacrime di commozione se potete),
- l'incuria verso ciò che c'é (primum manutenere deinde costruire),
- l'indifferenza per il disastro urbanistico attuale,
- la scarsa lungimiranza che fa considerare i foresti più o meno alla stregua di un bancomat (per contro, non mi stancherò di denunciare l'odiosità di quei foresti che prendono Piazzatorre per il loro parco giochi privato),
- l'arretratezza culturale di alcuni (quelli a cui l'espressione ambiente naturale fa venire gli sfoghi sulla pelle, per curare i quali occorre un unguento a base di malta cementizia).
Direi che ce n'é abbastanza per dichiarare l'assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste, di questo blog dall'accusa di cattiva pubblicità nei confronti di Piazzatorre.
Ciò premesso, venendo alle numerose richieste di cambiamento del nome: per quel che ho appurato cambiare nome comporta il cambiamento dell'indirizzo web, e questo sarebbe il meno, ma soprattutto, la perdita dell'indicizzazione di tutto quello scritto da tre anni a questa parte.
Spiacente, non me la sento. Non me la sento, e vorrei essere creduta, per rispetto soprattutto a chi ebbe per primo l'idea di questo blog, vi contribuì, e per primo lo abbandonò per causa di forza maggiore.
Prometto però che qualche cambiamento, se non nel titolo almeno nell'introduzione, lo apporterò a breve. Anche perché i vostri commenti mi fanno ben sperare che possa esserci una svolta nella funzione di questo blog, nella direzione di una più ampia apertura alla raccolta di idee per aiutare Piazzatorre.
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